Elza Soares e Mané Garrincha: storia di un amore tormentato

Elza Soares e Mané Garrincha: storia di un amore tormentato

Gennaio 21, 2022 0 Di Davide Tuniz

Elza Soares e Mané Garrincha. Un amore difficile, in cui non sono mancati i momenti di odio. E il 20 gennaio che ritorna, tragicamente. In questo scritto dell’esperto di questioni brasiliane, il nostro amico Davide Tuniz (Sottoporta), ripercorriamo la storia della loro unione.

Per uno di quegli strani scherzi del destino, il numero 20 è uscito tre volte sulla ruota della lunga vita di Elza Soares.

Una delle più grandi cantanti brasiliane di sempre se ne è andata il 20 gennaio, esattamente lo stesso giorno in cui, 39 anni prima, si era spento il più grande amore della sua vita, Manoel Francisco dos Santos, che tutti chiamavano Garrincha, ma che per lei fu sempre Neném. E ancora il 20 gennaio, nel 1986, aveva perso l’unico figlio nato dalla relazione con Garrincha, Manoel Francisco dos Santos Júnior, che tutti, inevitabilmente chiamavano Garrinchinha, morto affogato a 9 anni.

Sulla vita extra campo e sui problemi con l’alcool dell’”angelo dalle gambe storte” sì è scritto moltissimo, spesso tralasciando le conseguenze che questi ebbero sulla vita delle persone che gli erano vicine, come se la condizione di “campione maledetto” finisse per essere, in qualche modo, “essenziale” al suo talento.

Nata a Rio de Janeiro, l’infanzia spensierata nel quartiere di Agua Santa si interrompe bruscamente quando a 12 anni un amico del padre tenta di violentarla. Quest’ultimo costringe i due a sposarsi perché “il matrimonio era l’unico modo di ripulire il suo onore macchiato”. L’onore era naturalmente quello del padre. Elza ricorderà sempre gli anni di questa convivenza forzata come caratterizzati da “violenza fisica e sessuale”. A 13 anni dà alla luce il primo figlio e a 15 anni il secondo: entrambi moriranno dopo poche settimane di fame. Il marito era malato di turbercolosi, che lo ucciderà dopo qualche anno, ed Elza lavorava solo qualche ora in una fabbrica di sapone. “Giocavo con gli aquiloni e le biglie con mio figlio in braccio: Ero bambina e mamma allo stesso tempo” ricorderà.

Nascono altri cinque figli, una delle quali, Dilma, viene sequestrata dalla coppia a cui Elza chiedeva di occuparsi quando era al lavoro. La rivedrà solo 30 anni dopo. Quando il marito muore Elza ha 21 anni e decide di partecipare ad un concorso di canto in cui il giudice era Ary Barroso, uno dei più grandi compositori brasiliani, autore della famosissima “Aquarela do Brasil”. Elza sale sul palco con vestiti lisi e capelli spettinati, Barroso la squadra con aria schifata e la apostrofa tra le risate del pubblico: “Ragazza mia, ma da che pianeta vieni?” “Dallo stesso da cui viene lei, signor Barroso: il pianeta fame”. Poi canta e le risate diventano applausi scroscianti per una voce divina. “È nata una stella” dice Barroso dopo l’esibizione.

Elza e Garrincha si conobbero nel 1962 ad un allenamento del Botafogo, dove lei, già cantante famosa, si era recata insieme all’allora compagno di vita, il batterista Milton Banana, grande tifoso della “estrela solitaria”. Garrincha era sposato con Nair Marques, con la quale ebbe otto figli. La passione fu immediata e dopo qualche mese di frequentazioni segrete, ammisero la relazione. Si sposarono nel 1966 nell’ambasciata boliviana, quando la carriera di Garrincha era già declinante, al contrario di quella di Elza, che fu vittima di una campagna di stampa denigratoria, dopo l’accusa, come è classico, di essere una rovina famiglie e la responsabile del declino del campione.

In realtà Garrincha aveva iniziato già un’altra relazione: quella con l’alcool. Elza sopportò 16 anni di un rapporto abusante, vittima di aggressioni fisiche e psicologiche, tradimenti e crisi di gelosia. In una di queste Garrincha le rompe i denti. Nel 1969 mentre sono in viaggio tra Rio e S. Paulo hanno un incidente in cui muore la madre Rosália Maria Gomes. Garrincha, che era al volante ubriaco, è accusato di omicidio colposo, ma verrà assolto. Continuamente perseguitati da stampa e opinione pubblica devono cambiare casa diverse volte dopo aver sofferto minacce e lanci di pietre e bottiglie quando il nuovo indirizzo veniva scoperto.

Si trasferiscono in Italia dove Garrincha spera di trovare un ingaggio, ma le frontiere per gli stranieri sono chiuse: mentre lui si allena a Tor Vajanica, impietosamente descritto dai giornali brasiliani mentre “inciampa nel suo stesso suo peso, con la sua mancanza di velocità, la sua mancanza di lucidità nel gioco e i suoi dribbling una volta sensazionali non sono altro che penosi tentativi“ , lei incanta con la sua voce nei teatri del Belpaese. Si spostano in Francia, a Mané viene offerto un contratto dai parigini del Red Star, ma questa volta è Elza a opporsi: “è una squadretta, Neném dovrebbe portarsi a casa la divisa per lavarsela, ma vi immaginate!”

Ma più rimaneva lontano dal calcio giocato e più Garrincha sprofondava nella dipendenza: nel 1971 a Basilea, durante un’amichevole per beneficienza gli presentano Stanley Matthews, “Cavaliere dell’Impero britannico e amico personale della regina”. “Cavaliere della Regina…è una cosa che dà soldi?” chiede Garrincha nell’imbarazzo generale. Si ritira nel 1972 quando ormai ha smesso di essere un calciatore da molto tempo. Promette alla sua “Crioula” che se rimane incinta smetterà di bere. Nel 1976 nasce Manoel Francisco dos Santos Júnior: Garrincha mantiene la promessa per pochi mesi: una sera Elza rientra e lo trova completamente ubriaco che fa penzolare per una gamba a testa in giù il figlio neonato.

Non ce la fa più e chiede il divorzio. Durante le udienze di separazione rinuncia a qualsiasi richiesta economica verso l’ex marito, chiedendo ed ottenendo solamente la custodia del figlio. Garrincha morirà nel 1983. Elza soffrirà ancora una perdita: quella del figlio Gilson nel 2015. Troverà altri compagni, ma non si sposerà più. Nel 1999 la BBC la elegge “voce brasiliana del millennio”.

Durante i mondiali del 2014 le fu chiesto in un’intervista alla BBC se provasse più odio o amore per Garrincha: “penso ai momenti d’amore. Cerco di dimenticare i momenti di odio, perché la cosa peggiore del mondo è l’odio. Poi penso ai momenti di quell’amore, che è stato bellissimo.”

 

Testo di Davide Tuniz

Immagine di copertina: foto da rivista brasiliana, su gentile concessione di Davide Tuniz.