Senegal-Egitto infiamma l’Africa in meno di due mesi

Senegal-Egitto infiamma l’Africa in meno di due mesi

Febbraio 4, 2022 0 Di Luca Sisto

Quando Clinton Njie ha calciato fuori il rigore dell’ultima chance per rientrare in gioco del Camerun, si è materializzato lo scontro fra Senegal ed Egitto per la finalissima della Coppa d’Africa. Solo 12 giorni fa, le due selezioni venivano sorteggiate per disputarsi il playoff di accesso ai Mondiali. Domenica 6 febbraio sarà quindi la prima sfida in finale di Coppa fra le due nazionali. Decima finale per l’Egitto, che conta 7 titoli, più di chiunque in Africa, e che ha tolto ai padroni di casa del Camerun la possibilità di avvicinarsi nell’albo d’oro (resta a 5). Una rivincita, per Salah e compagni, rispetto alla sconfitta del 2017 contro i Leoni Indomabili.

Per la verità, il XXI secolo per il Camerun contro l’Egitto era stato “maledetto” fino a quel momento. Stesso dicasi per il Marocco. Il Senegal, dal canto suo, è alla sua terza finale, in un torneo fino ad oggi indigesto per una nazionale storicamente molto quotata. Nel 2019 la sconfitta contro l’Algeria. Nel 2002 era stato il Camerun a trionfare. Lo stesso Camerun aveva eliminato ancora ai rigori il Senegal nel cammino per la vittoria del 2017.

L’Egitto è tornato prepotentemente grazie alla guida tecnica del portoghese Queiroz. Un gioco per nulla spumeggiante, se si esclude la bella prova contro il Marocco, rimontato e battuto ai supplementari. L’Egitto ha stentato parecchio ai gironi, perdendo dalla Nigeria. Ha battuto ai rigori Costa d’Avorio e Camerun, dopo aver imposto uno 0-0 più in fase difensiva che altro. Se escludiamo i tempi supplementari (al 118′ l’Egitto è andato a un passo dal gol) e, nei 90 minuti, un errato retropassaggio che aveva messo in serie difficoltà Onana, mai l’Egitto ha dato l’impressione di poter battere il Camerun prima dei rigori. Rigori, per la verità, che già avevano condannato alla sconfitta il Camerun nel 1986 contro gli egiziani.

L’impressione di tutti, ieri, è stata che quella Coppa non dovesse restare a Yaoundé. Per tutto quello che è accaduto durante questa competizione e nei giorni scorsi. L’Egitto non ha fatto altro che mettere i Leoni Indomabili di fronte al proprio destino.

Tifosi Camerun

Coloratissimi tifosi del Camerun (foto bluewin.ch) Leggi anche “Ottavi di finale Coppa d’Africa: grandi contro piccole e altri guai”

Una coppa maledetta? Forse sì, se riflettiamo con le categorie di pensiero a cui siamo abituati nell’amato continente africano. I rigori si sbagliano, certo. Così come l’incrocio dei pali di Ngadeu-Ngadjui di testa, che grida vendetta. O come il destro da oltre trenta metri di Oum, che ha scheggiato i pali della porta difesa egregiamente dal portiere dello Zamalek Gabaski. Fortunato nei 120 minuti, bravo poi a parare i tiri dal dischetto di Moukoudi e Siliki e ad ipnotizzare Njie.

Gabaski che ha fatto di tutto per esserci dopo l’infortunio patito contro il Marocco. E che già subentrando al titolare El-Shenawy aveva neutralizzato il rigore dell’ivoriano Bailly. Insomma, chiamatelo come vi pare. Karma, destino. Sia esso “stregoneria” o semplice blocco mentale, i giocatori del Camerun ce l’hanno messa tutta per superare il complesso Egitto, ma “it just wasn’t meant to be”. I camerunensi hanno atteso 50 anni per riorganizzare la Coppa d’Africa, ma un po’ come i brasiliani coi Mondiali hanno mancato di nuovo l’appuntamento con la vittoria.

Torna in mente la parabola dell’Argentina del ’90 (proprio i Mondiali italiani avevano alimentato il mito di Roger Milla e dei Leoni Indomabili, arrivati fino ai quarti dopo l’uscita di scena da imbattuti nell’82 contro l’Italia), a guardare il percorso degli egiziani. Il secondo portiere (fu Goycochea), due vittorie ai rigori e una di misura, a sorpresa, contro i rivali regionali.

I senegalesi di Aliou Cisse sperano di trionfare nell’epilogo dello stadio Olembe, come fu per la Germania in quei Mondiali. Anche se questa è la Coppa d’Africa, per i tifosi locali è la Coppa che conta di più. I tifosi e gli appassionati europei, pensando solo al club, la snobbano. Per gli africani i Mondiali sono una competizione in cui il bello è esserci. Basti pensare che l’Egitto a Russia 2018 ha perso tutte e tre le partite del girone, persino contro l’Arabia Saudita, e non ha mai superato il primo turno o i gironi dei Mondiali, pur avendo partecipato per la prima volta nel 1934. Il Senegal, quantomeno, è arrivato fino ai quarti nel 2002.

Senegal-Egitto sarà anche e soprattutto Salah contro Mané, ovvero due delle stelle più luminose del Liverpool. Ma se il Senegal ha individualità complessivamente migliori (Edouard Mendy, Koulibaly, Idrissa Gueye), la compattezza dell’Egitto nelle competizioni secche fa paura.

Storia e tradizione si mischieranno all’attualità di due superpotenze continentali. L’una in rappresentanza del nordafrica, l’altra dell’Africa subsahariana. In fondo, è anche giusto così.

 

Immagine di copertina: liverpool.com