Make it or Brekalo

Make it or Brekalo

Febbraio 20, 2022 0 Di Luca Sisto

Quando Josip Brekalo ha puntato Juan Cuadrado, sull’out di sinistra dell’attacco del Toro, lo spazio fra la zona di partenza del dribbling e la linea di fondo era piuttosto risicato. Forse troppo, persino per un piccolo funambolo croato di 1.74, baricentro basso e gambe sottili e rapidissime.

Cuadrado non è un fenomeno in difesa, ma nel complesso, in giro, non ci sono molti esterni destri migliori di lui. Non ce ne sono capaci di giocare, indifferentemente, ala, terzino, esterno a tutta fascia. Parliamo di un calciatore esperto, di assoluto livello. Brekalo non ha avuto paura, non ne ha per definizione, di giocare l’uno contro uno. Cuadrado ha risposto eseguendo una giocata difensiva da manuale: ovvero, ha accompagnato lo scatto di Brekalo verso il fondo, sul piede “debole”, senza concedere il centro. Non sembrava esserci, pertanto, un margine sufficiente per effettuare un cross pericoloso al centro dell’area, tanto più che, in corsa e di sinistro, lo stesso traversone sarebbe partito dalla linea di fondo. Novantanove volte su cento, quella palla finisce in calcio d’angolo, o preda del centrale che copre il primo palo.

“O la va o la spacca”, avrà pensato Brekalo, che in inglese suona, con un’espressione molto più “nice”, onomatopeica, “make it or break it”. Il Toro era sotto, nel derby, e quando sei indietro nel punteggio contro la Juventus, devi rischiare la giocata. In questo senso, pochi in serie A, nella stagione corrente, hanno il senso cinetico della giocata di Josip Brekalo. L’ala croata ha crossato di sinistro, teso, all’indietro. Alex Sandro ha bucato l’intervento di testa e il Gallo Belotti ha fatto ciò che gli riesce meglio. Ha colpito la palla come un attaccante dovrebbe fare, in mezza rovesciata di sinistro, alla meno peggio. Bastava girarla in porta. Battuto Szczesny, 1-1.

Dopo l’assist, e prima della sua uscita dal campo, Brekalo ci ha pure riprovato, stavolta puntando il centro. Un qualcosa che tenta spesso soprattutto nelle incursioni e nei tagli senza palla, quando generalmente predilige raccogliere l’assist dell’altro calciatore deputato a dare ampiezza nel Toro, l’ivoriano Singo (chiedere informazioni al Venezia, a cui Brekalo quest’anno ha segnato due gol, pur regalando solo un punto ai granata), il quinto a destra del sistema di Ivan Juric. Quest’ultimo, dopo le imprese della scorsa stagione a Verona, ha portato il suo calcio in Granata. E Brekalo, croato come lui (e come Tudor, che ha raccolto l’eredità dell’ex Genoa all’Hellas), è un po’ quello che Antonin Barak ha rappresentato con Juric, e continua con lo stesso profitto a svolgere per il buon Igor.

Brekalo si è visto negare il centro dai bianconeri, e con un tocco astuto ha servito l’accorrente Mandragora alle sue spalle. La bordata del centrocampista granata, mai rimpianto per la verità dalla dirigenza juventina, che l’ha usato come una qualunque delle tante pedine che muove in giro per la penisola, ha sfiorato il palo e, di conseguenza, una possibile clamorosa vittoria in rimonta.

Poco male. Il Toro si tiene il punto, la Juventus, si saprà domenica ad orario di pranzo, ne guadagna uno sull’Atalanta, sconfitta a Firenze. Per Brekalo, a fronte di 6 reti, questo nel derby è il primo assist ufficiale. La cosa in realtà non deve sorprendere. Impiegato principalmente come ala sinistra, o trequartista di sinistra, Brekalo tende maggiormente ad accentrarsi per cominciare e rifinire l’azione negli ultimi 25 metri, che non a crossare nel mezzo. Tanto più che Belotti di campo ne ha visto poco, in questa sua ultima stagione in granata, da capitano prossimo ai saluti. E i gol del croato sono stati preziosi, una sorpresa non indifferente, nello score complessivo della truppa torinista.

La heatmap stagionale di Josip Brekalo (fonte: sofascore)

Un calciatore preso in prestito oneroso, mezzo milione di euro abbondante, dal Wolfsburg, con riscatto fissato a 10 milioni, negli ultimi istanti del mercato estivo. Costo del cartellino analogo a quello pagato dai tedeschi per aggiudicarselo dalla Dinamo Zagabria, non più tardi di sei anni fa. Brekalo aveva persino salutato la città della Bassa Sassonia con un assist vincente per Nmecha nella trasferta di Berlino, contro l’Hertha, il 21 agosto.

Prima di passare al Toro, dopo che il procuratore Fali Ramadani l’aveva offerto, pare, sia al Milan che al Napoli. Due squadre che, ad oggi, farebbero carte false per accaparrarselo nella prossima stagione. Col Napoli che perderà Insigne e il Milan che a sinistra ha Rafael Leão, un calciatore in continua crescita ma con limiti oggettivi che ne fanno più una possibile grande plusvalenza, che non il futuro del club. Il Toro riscatterà quasi certamente il croato sborsando i 10 mln pattuiti col Wolfsburg. Ma lo rivenderà almeno al doppio, se dovesse arrivare l’offerta giusta.

I tifosi granata, però, sperano che Brekalo resti e diventi un simbolo del club, con l’obiettivo di puntare, da titolare, ai Mondiali di Qatar 2022. Quando la Croazia, nel 2018, era tornata dalla Russia con la medaglia d’argento al collo, Brekalo si era fatto riprendere mentre a Zagabria festeggiava, da tifoso, l’arrivo dei suoi beniamini. Poco dopo avrebbe esordito in nazionale.

Agli ultimi Europei il classe ’98 aveva trovato meno spazio di quanto si aspettasse, cominciando dal primo minuto solo contro la Repubblica Ceca, prima di essere sostituito all’intervallo. E giocando da subentrato gli ultimi 15-20 minuti delle altre gare (contro Inghilterra e Spagna), più i supplementari nella sconfitta contro le Furie Rosse. Con buona pace del milanista Ante Rebic e del fratello della Divina Blanka, Nikola Vlasic, questo Brekalo ci sembra un calciatore imprescindibile persino per i vice-campioni del mondo in carica.

Una nazionale, per la verità, già andata più volte oltre le aspettative e con un numero consistente di veterani a fine ciclo. L’ultimo gol con la maglia a scacchi risale al marzo dello scorso anno, contro Malta, nelle qualificazioni ai Mondiali. E sorprende come il Wolfsburg abbia rinunciato a lui, nonostante il quarto posto della scorsa stagione, valso la Champions, e le 7 reti all’attivo, fra cui una clamorosa tripletta all’Union Berlino.

Brekalo ha però dimostrato che la scelta, coraggiosa, di ripartire dall’Italia, ha pagato. “Make it or…Brekalo”, parafrasando. E, alla fine dei conti, ha “spaccato”.

 

Immagine di copertina: Toro news