Il Var non ha risolto il vero problema
Marzo 17, 2022L’introduzione del Var, col quale conviviamo in serie A più o meno pacificamente da diverse stagioni, non ha risolto il vero problema, quello della fiducia nella classe arbitrale italiana.
Non è cosa da poco. Quando, sull’1-0 per il Torino contro l’Inter, Ranocchia è intervenuto su Belotti in area di rigore, in campo ad arbitrare c’era Marco Guida. Nativo di Pompei, ma cresciuto a Torre Annunziata, alla cui sezione arbitrale appartiene, Guida è stato un recordman di precocità nella sua carriera come direttore di gara. Non solo, è internazionale sia come arbitro che come Video Match Official (qui per consultare la lista ufficiale 2022). Al Var c’era Davide Massa, appena passato alla categoria Elite, della sezione di Imperia.
Immediatamente, consultando il replay, tutti si sono accorti del fatto che Ranocchia non fosse intervenuto sul pallone, ma direttamente sull’uomo. Massa, al termine di una conversazione di 57 secondi con Guida, ha rassicurato l’arbitro di campo esattamente del contrario. Ovvero che il difensore interista avesse colpito prima il pallone e poi il piede di Belotti. Sono indiscrezioni, ma è evidente come, avendo Guida giudicato regolare l’intervento, se avesse optato per l’on field review, l’entità del contatto non sarebbe stata discriminante. Quello di Ranocchia è fallo, da rigore, poiché Belotti perde l’equilibrio e frana a terra, per di più nella fase conclusiva dell’azione. Una giocata che avrebbe potuto portare il Torino sul 2-0. La partita ha avuto l’epilogo che conosciamo, con Sanchez che ha pareggiato negli istanti finali di gara, scatenando le proteste dei granata.
Come è stato possibile un simile errore, nonostante la presenza del Var? Decisioni arbitrali più o meno sbagliate sono parte integrante dello sport. Il Var avrebbe dovuto limitare errori, polemiche e assicurato un’accuratezza decisionale quanto più vicina alla realtà oggettiva dei fatti di campo. Con tutte le esagerazioni che ciò comporta. Abbiamo impiegato decenni per sviluppare l’utilissima Goal Line Technology. Fosse esistita nel recente passato, non avremmo mai sentito parlare del gol fantasma di Muntari, tanto per cominciare.
Il fuorigioco con il Var viene indagato al centimetro. Pur andando probabilmente, parere personale, contro lo spirito del gioco, laddove porzioni millimetriche del corpo, autorizzate a toccare il pallone, costringono a segnalare dei fuorigioco in partenza pur non offrendo alcun vantaggio logico nello sviluppo dell’azione. Argomento complesso, spinoso, e chi scrive è consapevole che lasciare tutto questo all’interpretazione arbitrale non migliorerebbe il dibattito, ma troverebbe l’appoggio dei calciatori. Esultare per un gol, col Var, può essere talvolta controproducente. In buona sostanza, non si può stare tranquilli finché gli avversari non sono autorizzati a ribattere nel cerchio di centrocampo.
Dove il Var ha fatto forse più danni degli arbitri di campo, è sull‘interpretazione dei falli di mano. Un esempio pratico recente, il rigore assegnato al Barcellona in Europa League, giusto per allontanarci un attimo dalla serie A, ma non troppo, contro il Napoli. Juan Jesus sfiora impercettibilmente la palla con la punta delle dita. La sfera finisce tra le mani del portiere azzurro. Passano oltre trenta secondi e l’arbitro di campo viene invitato a rivedere l’azione al Var, ed è rigore. In questo caso l’applicazione del regolamento è oggettiva. Ma ha senso? Nessuno si era accorto del tocco di Juan Jesus. Non c’era stata la benché minima protesta. La sfera non aveva cambiato traiettoria o velocità.
Ciò che però il Var non è proprio riuscito a risolvere, è un problema che in realtà non gli appartiene, ma che ci coinvolge tutti. Tifosi, giornalisti, sportivi, atleti. La nostra fiducia nel “sistema”, nella classe arbitrale. Quell’idea che i più forti avranno sempre ragione, con o senza Var. Quella che un tempo si chiamava “sudditanza psicologica”, perché in qualche modo andavano giustificati i patimenti delle “piccole”, con una pacca sulla spalla e il sorriso, appena abbozzato, somigliante a un ghigno beffardo, di chi non aveva altre spiegazioni per l’ennesimo torto arbitrale. E guai, quando il torto lo subiscono le grandi.
Guida e Massa sono arbitri eccellenti. Hanno sbagliato e, a quanto pare, pagheranno con una sospensione di circa un mese. Non essendo gli arbitri una categoria professionistica in Italia, i due continueranno tranquillamente a svolgere la propria professione in questo mese. Che, si badi, non è quella di arbitro. Questo non vuol dire che non siano “professionalizzati”. Non parliamo di conti in banca, ma di sviluppo delle skills arbitrali. Purtroppo, è un “mestiere” che per il 99% dei direttori di gara non dura abbastanza anni, un po’ come i calciatori che però, mediamente, in rapporto a chi li dirige, guadagnano cifre fuori mercato, non comparabili. Si dice spesso che, come un attaccante sbaglia davanti la porta, come un portiere può commettere un errore, così un arbitro può valutare male un episodio.
Ma è sufficiente per pulirci la coscienza e continuare a credere nel gioco? La risposta non dipende né dalla bravura degli arbitri attuali, né dall’obiettività del Var. La risposta è nella nostra fiducia verso il gioco che tanto amiamo. E non c’è Collina o Var Irrati (considerato eccellenza nel ruolo) che possa risolvere questo eterno dilemma.
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