Osimhen le dà e le prende

Osimhen le dà e le prende

Marzo 22, 2022 0 Di Luca Sisto

Davvero buffo. Ogni volta che Osimhen finisce a terra, rotolandosi per una qualche ragione, sembra di rivivere gli anni ’50. Mi ricorda tanto la storia dello svedesone Hasse Jeppson, “Mister 105 milioni (di lire)”, che quando cadeva al suolo dopo uno scontro, i tifosi al San Paolo si guardavano attoniti, restando per un attimo in silenzio. Al centravanti che fece persino gol all’Italia nei Mondiali del 1950, quelli per noi del dopo-Superga, sono legati diversi aneddoti relativamente al suo periodo napoletano, tanto da entrare nell’immaginario collettivo di un intero popolo: “è caduto ‘o banco ‘e Napule”, esclamavano i tifosi quando subiva fallo e stramazzava al suolo. Dato che quei famosi 105 milioni, necessari al patron Achille Lauro per acquistarlo dall’Atalanta, nella mente di qualcuno corrispondevano all’intero bilancio dell’istituto bancario cittadino.

Lauro al tempo, oltre che armatore ed editore, era il sindaco che amava dominare Napoli e la sua flotta dall’alto del suo palazzo, oggi uno dei principali hotel della città. Jeppson era la sua carta elettorale, perché prima di Berlusconi nessun politico aveva legato il suo nome alla città attraverso la squadra di calcio come Lauro. Lo Scudetto non arrivò, Jeppson non era Maradona, che sarebbe giunto oltre trent’anni più tardi. E il Napoli divenne famoso per essere una buona squadra, con la dubbia capacità di comprare la ciliegina, ma senza la torta.

Accadde, ad esempio, lo stesso con l’acquisto di Beppe-gol Savoldi, altro Mister-cifra in denaro, 2 miliardi in questo caso, mai troppo apprezzato da Vinicio, che gli preferiva l’uomo squadra Clerici. Nel frattempo, dagli anni ’50, l’imprecazione “mannaggia Jeppson” è diventata di uso comune nel linguaggio napoletano, per quanto oggi chi la conosce e, goliardicamente, la pronuncia, deve aver avuto un nonno o un papà particolarmente tifosi del club partenopeo.

Osimhen: la ciliegina sulla torta finalmente buona

Il Napoli di Osimhen è una discreta torta. L’attaccante nigeriano non è mai stato concepito da Aurelio De Laurentiis come il piatto principale. Per quanto, i 50 milioni più 20 in giocatori di dubbio valore, offerti ai francesi del Lille per portarlo a Napoli, sono, come furono per Jeppson e Savoldi, una cifra record per le casse del club. L’hanno voluto, fortemente, Gattuso e Giuntoli per creare un calcio più fisico e verticale, in una squadra che ha raggiunto le sue migliori fortune attraverso il possesso palla sarrista.

Curiosamente, il “verticalista” Spalletti ha stravolto questo concetto riportando il Napoli, con Lobotka e Fabian Ruiz, a giocare un calcio fatto di possesso palla. Basti vedere le statistiche relative al numero di passaggi completati dai due centrocampisti azzurri. Laddove il terzo uomo, Zielinski o Zambo Anguissa, è quello deputato a correre maggiormente col pallone tra i piedi. Il centrocampista camerunense, ad esempio, perfettamente inserito in questo Napoli a trazione africana, che ha esultato per la Coppa d’Africa vinta dal Senegal di Koulibaly, è il calciatore con più dribbling completati a partita, due di media. Davanti a Insigne e Osimhen. Il nigeriano, dopo aver realizzato 10 reti in 24 partite nella stagione d’esordio, tolte Atalanta e Bologna tutte nel girone di ritorno, si è migliorato con 11 reti in 20 gare, quando ne mancano 8 alla fine.

Questo vuol dire che, fra covid e infortunio alla spalla patito in nazionale, nel 2020-21 ha saltato la bellezza di 14 partite. In questa stagione, è già a quota 10 gare out, che diventeranno 11 per l’attuale squalifica. Osimhen lotta, picchia e viene picchiato. In media, all’incirca un fallo e mezzo a partita da quando è in Italia (1.4 fatti, 1.6 subiti). Sono cinque le ammonizioni, fra sgomitate e proteste, uno il cartellino rosso, alla prima giornata, a metà primo tempo contro il Venezia.

Una media punti da Scudetto con il nigeriano, da metà classifica senza

La media punti con e senza Osimhen è emblematica. In contumacia sono 17 in 10 partite (1.7 a partita). Col centravanti nigeriano sono 46 in 20 (2.3 a partita), sempre relativamente alla stagione in corso. Il Napoli di Osimhen si è perso un tardo pomeriggio milanese, quando l’attaccante si è scontrato con Milan Skriniar dell’Inter, fratturandosi il volto. Un infortunio che, unitamente al covid, l’ha costretto a saltare la Coppa d’Africa con la Nigeria. Il Napoli uscì sconfitto da San Siro, ma vinse la gara successiva contro la Lazio con un sonoro 4-0 e un Mertens in grande spolvero, nella serata in cui si ricordava Maradona.

Il momento che ha cambiato la stagione di Osimhen e del Napoli, lo scontro con Skriniar (foto IPA via skysport)

Il pareggio col Sassuolo, in una partita in cui si infortunarono Fabian Ruiz e Koulibaly, i migliori fino a quel momento, fece il resto. Col centrocampo svuotato gli azzurri hanno vinto a Milano contro i rossoneri, ma hanno accumulato tre sconfitte interne contro Atalanta, Empoli e Spezia prima della sosta natalizia. Si temeva tanto la Coppa d’Africa con la partenza di KK e Zambo Anguissa. Ma è fra novembre e dicembre che il Napoli di Spalletti ha lasciato per strada i punti Scudetto. Dopo aver vinto le prime 8 gare della stagione.

Con il centravanti nigeriano tornato in servizio, gli azzurri hanno perso la partita dell’anno contro il Milan in casa. Sono usciti dall’Europa League contro lo straripante Barcellona di Xavi. Ma hanno recuperato una media punti sufficiente per oltrepassare l’Inter in crisi e inseguire alla disperata un Milan alla massima efficienza, che dopo il derby di ritorno ha capito di poter vincere lo Scudetto dopo 11 anni.

Come gioca Osimhen

Osimhen ha realizzato, dicevamo, 11 gol n questo campionato. Cinque di testa e sei di destro. Tutti da dentro l’area di rigore, che occupa in modo leggermente diverso rispetto alla passata stagione, nella quale era leggermente più statico e partecipava meno al gioco. Spalletti crede molto nella sua capacità di lottare e venire incontro al pallone per far salire la squadra. In una recente, al solito esilarante conferenza stampa, l’allenatore toscano è tornato a parlare del centravanti nigeriano, definendolo “un top che può diventare toppissimo”. E sottolineando come, talvolta, lavori troppo quei palloni che riceve nella trequarti avversari, cincischiando e perdendo l’attimo giusto per riaprire la giocata sugli esterni e andare dentro.

Heatmap di Osimhen 2020-21 (fonte Sofascore). Il calciatore era molto meno coinvolto e tendeva a decentrarsi sulla sinistra o ricevere in posizione statica molto dentro l’area

Heatmap di Osimhen 2021-22 (fonte Sofascore). L’attaccante nigeriano partecipa molto di più al gioco, venendo spesso incontro al pallone in posizione centrale, o spostandosi a sinistra col pallone tra i piedi per lasciare spazio agli inserimenti dei centrocampisti e associarsi con Insigne.

Contro l’Atalanta, nella scorsa stagione, Osimhen ha realizzato l’unico gol da fuori area. Rispetto al 2020-21, spicca l’incremento nelle reti segnate di testa, fondamentale in cui Osimhen è largamente migliorato. Il nigeriano riesce a sfuggire molto bene alla marcatura dei difensori, e sia Politano che Mario Rui sono bravissimi nel pescarlo. Se Osimhen non segna di testa, va a segno attaccando il primo palo sui cross radenti dal fondo di Di Lorenzo e compagni. In Europa League ha segnato tre gol, due al Leicester, fantastici, il primo su azione personale e il secondo di testa. Uno, ininfluente, nella sconfitta interna contro lo Spartak Mosca.

Sono invece 4 i rigori conquistati, più di chiunque in serie A, tutti realizzati da Insigne. Nessun assist, a fronte di un netto miglioramento in zona gol rispetto alla passata stagione, nella quale ha sprecato il doppio delle opportunità da rete. In buona sostanza, un Napoli che vuole aspirare a vincere qualche trofeo non può prescindere dalla presenza di Osimhen in campo, meglio se con i due esterni offensivi più vicini a lui e con gli esterni bassi a dare ampiezza. Osimhen ha bisogno di associarsi ai compagni. Tutto il contrario di come talvolta è stato utilizzato, lanciandolo sulla corsa con i reparti totalmente sfilacciati. Non ha infatti realizzato nessun gol in questo modo nella stagione corrente, creando i presupposti per la rete dei compagni solo contro la Sampdoria nella gara d’andata. L’unica nella quale ha conquistato una rete col suo pressing.

Nella passata stagione correva molto di più a vuoto cercando di disturbare la costruzione avversaria. Spalletti gli chiede un lavoro maggiore sulle linee di passaggio per non sfiancarlo. La fase di aggressione sui portatori di palla del Napoli resta forse l’aspetto maggiormente disfunzionale della squadra. Ma anche in fase di costruzione, quando i difensori azzurri vengono attaccati, spesso Osimhen si trova isolato davanti.

Osimhen è una plusvalenza certa, ma il Napoli deve tenerlo per vincere

Le due doppiette nelle ultime due gare al Bentegodi contro l’Hellas e in casa contro l’Udinese sono valse 6 punti agli azzurri. La squalifica giunta per un dubbio fallo di mano nell’ultima azione dei friulani, priverà il Napoli del suo miglior giocatore nella gara di Bergamo, dopo la sosta. Prima c’è un Mondiale da raggiungere, con la Nigeria opposta al Ghana nei playoff. Osimhen ha imparato a non ascoltare i fischi e i “buu” dei razzisti in Italia. Sta cercando di adattare la sua tempra al lavoro sul rettangolo verde, piuttosto che delirare contro le provocazioni in campo e dagli spalti.

Se Il Napoli vorrà cavare qualcosa dal suo futuro, è necessario trattenere Osimhen in ogni modo e impostare una squadra in grado di servirlo al meglio, come accaduto nelle ultime uscite. La sconfitta col Milan è lontana, anche se quei 3 punti potrebbero risultare decisivi. Ma la lotta per la Champions infuria. Ed è questo l’obiettivo che il Napoli deve blindare. Prima di gettarsi nel rush finale e inseguire un sogno insperato Scudetto. Titolo che, non è un caso, mai è arrivato senza Diego Armando Maradona. Il suo nome e la sua statua, allo stadio, sono lì a ricordarci quanto sia stato difficile.

 

Immagine di copertina: SSC Napoli Official Facebook Account