Serie C: applausi per Bari, Modena e Sudtirol

Serie C: applausi per Bari, Modena e Sudtirol

Aprile 26, 2022 0 Di Redazione

In serie C, dopo Bari esultano il Modena e il Sudtirol.

La nostra redazione ha dedicato uno spazio allo storico traguardo della squadra altoatesina, ma non solo. Simone Rinaldi, da bolognese, ha voluto omaggiare il Modena a modo suo, raccontando la storia delle rivalità cittadine emiliane. Per quanto riguarda La Bari, parliamo della famiglia De Laurentiis e delle prospettive di cessione del club.

Il ritorno del Modena in cadetteria e la rivalità con Reggio Emilia(di Simone Rinaldi)

Dunque i “Canarini” ce l’hanno fatta. Dopo anni di tribolazioni, compresa l’onta di essere la terza squadra della provincia, i Gialloblù della Città della Motta (da “Mutína” nome con cui fu battezzata dai Romani che si riferivano al fatto che nella zona, un tempo paludosa, gli indigeni vivessero in palafitte) tornano in una dimensione più consona alla squadra dove militarono i vari Brighenti, Ghezzi, Cinesinho, Belinazzi, Cuoghi, Enrico Chiesa, Frutti, Ballotta, Sculli, Granoche e via declinando.

Pensi a Modena e ti viene in mente Piazza Grande con la Torre della Ghirlandina, il simbolo cittadino ed il Duomo che qualcuno ha definito, a giusta ragione “un film di pietra”. Alla vivace atmosfera cittadina con la giovialità delle genti emiliane, alle vette appenniniche del Cimone e dell’Abetone, alla cucina grassa, ai fenomemali motori Ferrari e Maserati, alla piccola media industria tessile e delle ceramiche nella grande pianura che degrada verso il Po.

Ma qui ci vado cauto perché (anche calcisticamente) Sassuolo e soprattutto Carpi sono un’altra cosa. Suona infatti come monito l’annuncio che si sentiva (almeno fino alla costituzione della Stazione Mediopadana dell’Alta Velocità) quando a Modena si arrivava in treno e una voce recitava in modo stentoreo: “Modena, stazione di Modena” e si affrettava ad aggiungere “Per Carpi, Suzzara, Mantova si cambia!”.

Il Modena esulta per la promozione dopo la vittoria per 4-0 sul Pontedera (foto tratta da Corriere di Bologna)

Una promozione che per il calciofilo modenese (anche quello magari bifedista che si ricorda di avere una squadra solo in questi momenti, mentre si fa contemporaneamente sedurre dal fascino delle milanesi o della Juve) ha un sapore ancora più dolce in quanto strappata coi denti ai rivali di sempre della Reggiana. Già, perché nonostante entrambe le tifoserie siano comunque “distratte” da altri derbies ancora più sentiti (Parma per la Reggiana e Bologna per il Modena) tra Canarini e Granata esiste un forte antagonismo con ragioni storiche e campaniliste.

Può essere un controsenso che proprio nella zona in cui venne innalzato, in epoca risorgimentale, il primo Tricolore Italiano (ancora custodito a Reggio) ci si divida per dialetti e campanile ma è così. Ciò origina dal Medioevo quando, in epoca comunale, le città vicine erano spesso in lotta tra loro per motivi politici o economici. In quel tempo piccole battaglie di poche decine di uomini erano all’ordine del giorno e il fiume Secchia non mancava mai colorarsi di rosso sangue. Spesso più che vere battaglie, erano più simili a risse.

Per i modenesi i reggiani erano (e sono) delle “Teste Quadre”, cocciuti ed un po’ testoni mentre in riva all’Enza il modenese era detto “Nusón”. La parola provenien dal dialetto “nòsa” che è traducibile in italiano con “noce”. Secondo i reggiani, a Modena si battezzava con l’olio di noce. Ma era davvero così

La realtà è che quel periodo il territorio modenese era ricchissimo di alberi di noce, che venivano coltivati con molta cura perché fonte di ricchezze e commerci, soprattutto con la vicina Toscana. Il legname era molto utile nella fabbricazione dei mobili, mentre il frutto era considerato un cibo prelibato, soprattutto se accompagnato col miele, e per questo costava mentre l’olio di noce, ottenuto dalla spremitura dei frutti in appositi frantoi veniva utilizzato come combustibile e se ne produceva in tale quantità che a Modena si diceva che vi fosse più olio che acqua.

E ancora, all’epiteto di “Testa Quèdra” rivolto dal vicino il vero “Arsàn” risponderà sempre che è vero perché ne rivolta, in maniera polemica, il significato in “Estrema tenacia e grande carattere (curiosamente, tra l’altro, quello che decantano i modenesi nel loro motto cittadino “Avia Pervia” ossia, per quanto sia impervia la strada ci sarà sempre un modo per percorrerla) ma soprattutto perché “loro là ce l’hanno tonda solo perché gliela hanno rosicchiata i pidocchi!”

Complimenti dunque al Modena (beh, da bolognese mica tanto, diciamo complimenti a palle strette) ed auguri (come sopra) anche alla Regia perché si faccia onore ai playoff.

Ma soprattutto Viva l’Italia delle migliaia di campanili, viva le rivalità calcistiche e, lasciatemelo dire Viva l’Emilia!

L’impresa del Sudtirol: il frutto di una lunga programmazione (di Alessandro Amodio)

Correva l’anno 2000. Leopold Goller, che aveva già preso la presidenza dell’allora Fc Sudtirol-Alto Adige da qualche anno, decide di spostare la squadra, dopo la prima storica promozione in C2, da Bressanone a Bolzano.
L’intento era quello di essere la società di riferimento non solo della città di Bolzano ma di tutta la provincia autonoma. Anche la denominazione cambiò. Via le parole italiane Alto Adige, rimane solo Sudtirol e sappiamo bene da quelle parti quanto ci tengono alla lingua.

Sudtirol

Il Sudtirol festeggia la promozione in B (foto Il Post.it)

Il 24/04/2022 il sogno del compianto Goller si è avverato. Il Sudtirol, con la vittoria al Nereo Rocco contro la Triestina ha raggiunto la promozione in B. Con tanto di record alla voce gol subiti. Solo 9, per una difesa imperforabile. Nonostante ciò, fino alla fine il Padova ha creduto nello sgambetto, ma si accontenterà della roulette russa dei playoff.

Sarà la prima volta per una squadra altoatesina nel campionato cadetto a girone unico. L’unico precedente era l’FC Bolzano che milotò in B nel 47-48, ma non era a girone unico e la B fu allargata con le migliori società della C.
Ora con la promozione del Sudtirol, la Valle d’Aosta resta l’unica Regione Italiana a non aver mai avuto una squadra almeno in B.

Il progetto della società altoatrsina è serio, poche settimane fa sono terminati i lavori di riqualificazione dello Stadio Druso di Bolzano, ora pronto ad ospitare il campionato cadetto. Magari questa promozione in serie B sarà solo un punto di partenza. Le premesse sembrano esserci tutte ma ora è giusto che la città e i ragazzi di Javorcic si godano la festa. Per il resto c’è tempo.

La Bari, De Laurentiis e l’incognita della multiproprietà (di Luca Sisto)

B come Bari. L come La Bari, ma anche come Luigi, di cognome De Laurentiis. Il ritorno in cadetteria della più grande città italiana a non aver mai avuto rappresentazione nelle coppe europee di calcio, un record poco invidiabile ma che lascia il tempo che trova, resta una buona notizia per il sud. A patto che se ne decidano presto le sorti future.

Il caso Lotito-Salernitana è ancora fresco. I Granata si sono ritrovati ad un minuto dalla cancellazione del titolo sportivo, a campionato in corso. Oggi, sembra assurdo, sono in lotta per restare in serie A. Cosa sarebbe successo se Lotito avesse anteposto gli interessi della città e del club ai suoi? Miracoli di Davide Nicola nel salernitano a parte, la famiglia De Laurentiis, se vuol bene alla piazza di Bari (gemellata con Salerno, fra l’altro), deve vendere subito. Dovrà, in ogni caso, rendere esecutiva la cessione del club entro il 2024.

I “piani alti” del calcio nostrano hanno provato per una volta a rendere legge ciò che dovrebbe essere buon senso. Vedremo. Ipotesi più remota, al momento, la scelta di cedere il Napoli, che pure, stante la partecipazione d’abitudine alle Coppe e una piazza altrettanto calorosa, avrebbe una quotazione di mercato con almeno uno zero in più.

Dopo due deludenti stagioni, i tifosi baresi, che hanno subito l’onta del fallimento e della D, prima che sulle spoglie dei galletti si gettasse la famiglia De Laurentiis, hanno potuto finalmente festeggiare la tanto agognata serie B.

Ancora ho nella memoria la “macchietta” corallina, un tifoso che per chi bazzica per le strade di Torre del Greco è personaggio noto, che si becca un daspo in diretta nazionale dopo che la Turris aveva sconfitto il Bari in D. Curioso come ciò si sia ripetuto anche in C, con la vittoria dei corallini nella scorsa stagione che volle dire salvezza, contro un Bari remissivo.

Il San Nicola in festa⁷

Tutto ciò è ora lontano ricordo sulle calde sponde dell’Adriatico pugliese. E siam certi, il sogno è la seconda lettera del nome della città. A, come bAri.

E chissà che il San Nicola (presagio di un Nicola che torna, vedi poche righe più su) non possa tornare lo stadio che a Italia ’90 ebbe la gloria di fare da sfondo alla finale per il terzo posto dei Mondiali (che ci vide purtroppo protagonisti ma che segnò il titolo di capocannoniere di Totò Schillaci). E che nel 1991 ospitò la finale di Coppa Campioni, quella vinta ai rigori dalla Stella Rossa sul Marsiglia.

 

Immagine di copertina: Gagno, portiere del Modena, festeggia con la curva dopo l’incredibile gol decisivo da 90 metri all’Imolese (foto tratta da Modena Today).