Cinque domande agli autori del libro “Scegli. Lotta. Vinci!”
Aprile 30, 2022Cari amici di Football&Life, facciamo oggi cinque domande a Mauro Pepe e Massimo Bencivenga, autori del libro “Scegli. Lotta. Vinci!” Otto storie di uomini e donne che hanno plasmato il loro destino. Qui il link all’acquisto.
Ne parliamo su Football&Life perché tre di queste storie riguardano sportivi (e segnatamente Tim Duncan, Leo Messi e Wilma Rudolph), e anche perché sono storie ispirazionali, buone per tutti, visto e considerato che ci sono anche scienziati (Maria Skłodowska in Curie) e imprenditori (Elon Musk e Jack Ma).
Storie buone per imparare a cercare di fare un miglio in più. Il miglio che fa la differenza.
In piena coerenza con il loro essere un po’ atipici, i due hanno scelto di rispondere in maniera alternata e
congiuntamente solo all’ultima domanda.
1) Come nasce l’idea del libro e cosa lega tutti questi personaggi?
Mauro: L’idea nasce dalla passione mia e di Massimo per le storie di uomini e donne che hanno ottenuto grandi risultati partendo da situazioni oggettivamente svantaggiose. Abbiamo sempre amato leggere e raccontare non tanto i loro risultati, pur straordinari, ma altresì il lato umano, la sfera intima e profonda, alcova di desideri e paure.
Abbiamo sempre amato leggere e raccontare i sogni e le disillusioni, le ascese e le cadute di quelli che hanno provato a fare sempre un miglio in più. Il miglio che fa la differenza. E per fare quel miglio in più tutti questi personaggi (e tanti altri) hanno dovuto sviluppare delle abilità, delle skills per usare un linguaggio più moderno. Acquisizioni che quasi mai son state indolori.
Del resto: dal fuoco viene l’acciaio, scriviamo nel libro. I personaggi son legati dal filo rosso inerente il fatto che si son trovati ad affrontare una difficoltà oggettiva, per alcuni eccessivamente destabilizzante, e dal fatto d’esser riusciti, grazie al carattere, al temperamento e alla tenacia, a dotarsi delle necessarie abilità mentali per riuscire ad emergere e a vivere una vita piena ed appagante. Il successo non è rappresentato solo dal successo finanziario, ma anche, forse soprattutto, dalla piena autorealizzazione delle proprie potenzialità. Detto ciò, il libro è nato così, un po’ per caso e poi…si è quasi scritto da solo.
2) Di Wilma Rudolph abbiamo parlato tanto nelle nostre conversazioni. Sono diversi gli atleti
afroamericani che hanno creato uno spartiacque non solo sportivo ma anche politico, eppure lei
viene spesso sottaciuta. Credi sia un problema di genere?
Massimo: Mi piacerebbe risponderti di no, ma credo che la risposta migliore sarebbe sì, probabilmente trattasi di problema di genere. E di media, che oggi son più numerosi e pervasivi. Una come Wilma oggi avrebbe, per fascino, carisma e doti sportive, ben pochi rivali, pound for pound, al mondo. E avrebbe milioni di follower. Ma che sia riuscita lei, la ventesima figlia di Ed il facchino, a far mangiare per la prima volta insieme neri e bianchi a una festa, in quel Tennessee che tenne a battesimo il Klu Klux Klan, è qualcosa che non le toglierà nessuno.
Di contro, molti atleti delle minoranze, diciamo così, fanno oggi meno di altri in passato per cercare di migliorare
lo status quo. Da questo punto di vista gli attuali atleti son più frivoli e pusillanimi (forse il vero peccato capitale, anche se a rigore capitale non lo è!) degli atleti dei sessanta.
3) Musk è un vincente atipico. Un genio con tanti lati oscuri. Puoi anticipare di più su quanto scritto?
Mauro: L’uomo è sicuramente divisivo, amato e idolatrato, detestato e odiato, senza mezze misure. Niente di nuovo sotto il sole, questi sentimenti hanno accompagnato tutte le persone che hanno lasciato delle impronte epocali su questo scoglio vagante nello spazio. E Musk, in molti ambiti, ha deciso di cambiare le regole del gioco. Un privato in grado di fare la concorrenza alla NASA era, sic et simpliciter, qualcosa di semplicemente inconcepibile.
Eppure è successo. E se non altro posso dire che gli abbiamo portato fortuna. Di lui abbiamo scritto nel 2018, ma è nel 2022, grosso modo in sincrono con l’uscita del libro, che è diventato l’uomo più ricco del mondo. Più che anticipare qualcosa, vorrei porre l’accento sul fatto che, al pari di altri ricconi del passato come Rhodes o Rockfeller, lui ha sì diversificato le sue attività, ma, e qui sta la differenza, la sua diversificazione non è tanto tesa al mero profitto, quanto al fatto che (tutti) i suoi progetti son coerenti con la sua Mission personale. Una Mission che persegue con il fanatismo di un domenicano e l’intelligenza di un gesuita. Una Mission che andrà oltre la sua stessa vita: ossia provare a trovare una nuova casa per il genere umano.
4) Madame Curie è un’icona della Scienza, una delle donne più famose della Storia. Eppure a suo
tempo non è stato facile emergere per lei dall’ombra. Le cose oggi sono cambiate nel giusto
riconoscimento delle donne? O vale il detto che una donna deve lavorare il doppio per esserne
riconosciuto la metà?
Massimo: Nel libro riporto le immortali parole di Gauss rivolte a Sophie Germain, che dovette fingersi uomo per studiare matematica. Il problema rimane. Solo recentemente il grande pubblico ha cominciato ad aver percezione del ruolo di Rosalind Franklin in una delle scoperte epocali: il DNA. Eppure per Rosalind non ci fu il Nobel. Viceversa, per Maria ci furono ben due Nobel (non male per una che, fosse rimasta in Polonia, non avrebbe potuto frequentare l’Università), ma rischiò di non andare di persona a ritirarne nemmeno uno.
La prima volta perché incinta e la seconda volta venne sconsigliata dall’andarci perché oggetto di uno scandalo, diciamo così, sentimentale. La seconda volta volò in Svezia. La gravidanza e una questione di cuore, pur nella sua eccezionalità, Maria incappò in stereotipi femminili, troppo femminili. Vicissitudini sempiterne e comuni a tante, troppe altre donne, di Scienza e non, spesso costrette a rinunciare, a stare un passo indietro.
5) Qual è la Storia di Sport in cui ti riconosci di più, che avresti voluto vivere da spettatore o co-
protagonista in tempo reale?
Mauro: Domanda complicatissima. Posso dire quella che mi avrebbe emozionato. E allora dico che mi sarebbe piaciuto essere accanto ad Andrea Devicenzi mentre questi, con una gamba sola, scollinava (per modo di dire, altro che collina!) su Machu Picchu. Essere accanto a lui mentre, come mi ha raccontato, pur perdendo la percezione della strada, del tempo e del luogo, continuava a pedalare spinto dal fuoco della consapevolezza di star vivendo una emozione purissima, una di quelle per le quali val la pena vivere e soffrire.
In pregio alla domanda, voglio raccontare un’altra storia di redenzione vissuta in prima persona. Redenzione sportiva, s’intende. Qualche anno fa venne in piscina (sono mental coach anche per la Time Limit, società casertana di nuoto agonistico) da noi, dal Trentino, un nuotatore in pessime condizioni psicofisiche, sottopeso, demotivato. Nel primo allenamento, mi resi conto di due cose: in primis che non era in condizione; e poi che era disposto a tutto, anche a sentirsi male in acqua, pur di finire quel primo allenamento.
Mi ricordò la tenacia di Elon Musk in quella escursione in bici sui monti della California, dove Elon non era affatto in condizione di affrontare la scalata, ma avrebbe preferito morire piuttosto che scendere di sella. Ricordo che mi girai verso Andrea Sabino, allenatore della Time Limit e ora anche nel giro della nazionale, e gli dissi che avevamo tutto quello che desideravamo per fargli recuperare il tempo e lo smalto perduto. Tredici mesi dopo quel ragazzo trentino divenne campione italiano dei 200 m stile libero e ottenne il pass per Tokyo. Lui è Stefano Ballo, ma per tutti ormai è S…Ballo!
Massimo: Difficile rispondere. Troppo facile dire qualcosa come «essere al fianco di Bikila che corre scalzo!» o a bordo ring a vedere Hagler-Leonard. O accanto a Pertini mentre dice: «Non ci prendono più». E allora dico che mi sarebbe piaciuto essere in Germania un giorno di Settembre, il giorno in cui mia madre mi vide schizzare fuori casa urlante e con le lacrime agli occhi. Mi guardò con la tenerezza che di solito si riserva ai bambini esclusi dai giochi. O dalla vita dei grandi.
O a quelli che non vogliono crescere. Già, perché piangevo e ridevo a un tempo come sanno fare i bambini in quel Settembre del 2002, ma avevo 26 anni quando la nazionale femminile di pallavolo mise a terra il punto che le laureò campionesse del mondo per la prima volta.
Nel libro il dono, l’attenzione agli altri e la condivisione fan spesso capolino ed ecco perché gli autori
hanno deciso di regalare, a quanti comprano il libro, anche un videocorso da remoto sulle 20 abilità del
successo. Un corso che, a pagarlo, avrebbe un valore di 147 euro. Nel video Mauro spiega come registrarsi per usufruire della risorsa.