Fernando Gago in panchina è il futuro?
Maggio 15, 2022Fernando Gago e il Racing Avellaneda hanno mancato l’appuntamento con la storia. Ma l’ex Boca sembra davvero un predestinato della panchina, perché in Argentina il pproceso e il bel gioco vengono ancora preferiti ai risultati.
“Avremmo meritato la vittoria, la squadra ha giocato la partita come andava giocata. Poi ci sono stati i rigori, lì c’è bisogno di fortuna. Mi riempie di orgoglio vedere come abbiamo interpretato la gara oggi”.
Le dichiarazioni di Gago sono quelle di un uomo fiero dei suoi ragazzi, senza rimpianti per ciò che avrebbe potuto essere, e non è stato.
Sabato ha perso contro il Boca Juniors nella semifinale della Copa de la Liga Profesional per 5-4 ai rigori. È stata una partita in cui l’Academia ha cercato di dominare il gioco per tutti i 90 minuti creando varie occasioni gol, ma, nonostante ciò, non è riuscita a segnare agli Xeneizes.
Per Fernando “Pintita” Gago è stata una gara molto sentita, visto che affrontava la squadra dove è cresciuto. Alla domanda sul suo passato ha risposto: “L’ho sempre detto, io sono cresciuto nel Boca e tutta la mia vita calcistica l’ho vissuta lì. Oggi mi è toccato affrontarli come avversari e, ovviamente, avrei voluto vincere. Quello che è successo precedentemente non avrebbe cambiato ciò che provo oggi né la mia storia con il club”.
Fernando Gago da calciatore: ispirato da grandi Maestri in panchina
Sull’altra panchina c’era seduto un suo ex compagno di squadra dei tempi del Boca, Sebastian Battaglia. Sebastian e Fernando formavano una gran pareja di centrocampo nel 2005. Riuscivano a trovarsi perfettamente a proprio agio grazie a caratteristiche completamente diverse. L’attuale allenatore del Boca era il capitano, un centrocampista ordinato, box to box per dirla all’inglese. Mentre Pintita, che a quei tempi veniva paragonato a Redondo per il suo tocco e i suoi capelli lunghi, era l’organizzatore del gioco, con continui passaggi corti e lunghi, ma senza mai perdere la sfera, sempre in controllo.
L’argentino si è ritirato dal calcio giocato a 34 anni, a causa dei frequenti infortuni patiti in carriera. I suoi anni in Europa non sono stati certo di secondo piano. L’ex Boca arrivò nel 2006 al Real Madrid, durante un mercato invernale, insieme ad altri due giovani dalle belle speranze: Higuain e Marcelo. Quest’ultimo, del resto, lascerà il club madridista quest’anno dopo esserne diventato il calciatore più titolato.
Dal canto suo, Gago, dopo cinque anni con i “merengues“, non trovava più spazio in campo. Prima con Pellegrini e poi con l’arrivo di Mourinho e con la presenza di Xabi Alonso, Diarra e Khedira, maturò la decisioni di trasferirsi in prestito alla Roma.
L’argentino, grazie anche alle idee di gioco di Luis Enrique, fu titolare indiscusso insieme a De Rossi e Pjanic. Proprio dal ct delle Furie Rosse, sostiene di aver tratto ispirazione: “Luis Enrique è stato un punto di riferimento nella maniera di allenare, e di creare e comprendere il gioco”.
A fine anno, con l’addio dell’allenatore spagnolo e il ritorno di Zeman sulla panchina giallorossa, Gago non venne riscattato e tornò a Madrid, ma fu solo di passaggio perché lo acquistò il Valencia. Nella squadra “taronja” rimase solamente un anno, in cui venne definito uno dei peggiori acquisti della storia, a seguito del quale tornò in patria.
Allenatore giovanissimo ma solo nella carta d’identità
A 36 anni il ragazzo nato a Ciudadela è stato assunto come allenatore dall’Aldosivi, ma l’inizio dell’avventura nel nuovo ruolo non fu dei migliori. Delle 26 partite dirette ne ha perse ben 16 ed è stato costretto a dare le dimissioni. Fu però il Racing a credere in lui. Anche con la squadra di Avellaneda la partenza fu abbastanza disastrosa (cinque sconfitte su otto partite). Tuttavia il presidente Victor Blanco decise di continuare a puntare su di lui nella stagione successiva.
Il presidente spagnolo non avrebbe potuto prendere una decisione migliore, perché la sua squadra fino a sabato era rimasta imbattuta. Il Racing, nella fase a gironi della Copa, è arrivato primo con 8 vittorie e 6 pareggi davanti a River Plate, Defensa y Justicia e Argentinos Junior. Nell’altro gruppo a passare sono stati Estudiantes, Boca, Tigre e Aldosivi. Ai quarti il Pintita si è trovato ad affrontare l’ex squadra allenata e ha vinto per ben 5-0, per poi arrivare alla fatidica semifinale di ieri contro il Boca persa ai rigori.
Questa finora la carriera di questo giovane allenatore – che alla domanda: “Che tipo di calcio vuole fare?” – ha risposto: “Voglio che la mia squadra sia la protagonista della partita, ma il bello del calcio è che ci saranno momenti in cui finirò con dieci difensori”.
Sì Fernando, questo è il bello del calcio e, come canta Ligabue, per te “il bello deve ancora venire”.
Testo di Philip Supertramp, autore della pagina Serie A vs La Liga
Immagine di copertina: El Gráfico