Feyenoord-Borussia Dortmund 2002: una grande classica UEFA

Feyenoord-Borussia Dortmund 2002: una grande classica UEFA

Maggio 24, 2022 0 Di Andrea Indovino

La casa del Feyenoord è lo Stadion Feijenoord, noto come ‘de Kuip’, la ‘vasca’ in italiano. Costruito nel 1937, è stato ammodernato in più fasi, l’ultima in occasione dei Campionati Europei del 2000 che si sono disputati in Olanda e in Belgio. Ha ospitato qualcosa come 200 partite degli Orange, e detiene il primato del maggior numero di finali di Coppe Europee disputate, ben dieci.

L’ultima risale al maggio 2002, ed ironia della sorte, a giocarsi quell’edizione della Coppa Uefa fu proprio il Feyenoord, che riuscì ad sollevare il trofeo al cielo dopo aver sconfitto il Borussia Dortmund per 3-2. E’ anche l’ultimo successo fuori dai confini nazionali per il club olandese, che dunque, da vent’anni ,è all’asciutto di trofei continentali.

Ma riavvolgiamo il nastro della memoria. Non si può certo pensare che a Rotterdam si sia guardato con eccessivo ottimismo al percorso in Europa ai nastri di partenza della stagione 2001/02, tanto più che proprio l’anno precedente il Feyenoord era stato eliminato a sorpresa, nel turno preliminare di Champions League (1-2 ed 1-1), dal non certo irresistibile Sturm Graz, per poi uscire ai sedicesimi di Coppa Uefa, ancora sconfitto (2-2 ed 1-2) dai tedeschi dello Stoccarda, pur avendo concluso l’Eredivisie in seconda posizione, sia pur a ben 17 punti di distanza dal PSV Eindhoven.

Il girone Champions del Feyenoord

Tale piazzamento in patria fa scattare automaticamente la presenza all’edizione 2001-02 della Champions League. Un girone tutto sommato accessibile per gli olandesi, fatta eccezione per il ‘mostro’ Bayern Monaco. Decisamente ingiocabile un po’ per tutti. E in effetti i bavaresi non ebbero alcun problema, anzi giocarono al risparmio per tenere le batterie più cariche possibile per la fase ad eliminazione diretta. Sparta Praga e Spartak Mosca le altre avversarie. Ma quel Feyenoord di Paul Bosvelt, Robin Van Persie, Jon Dahl Tomasson e Pierre Van Hooijdonk non può aver timore di rischiare di non superare il turno contro avversari sulla carta abbordabili.

E invece accadde l’inesplicabile: il Feyenoord crollò rovinosamente a Praga (0-4), addirittura fu sconfitto dallo stesso Sparta in casa 2-0, e la vittoria all’ultima giornata contro i russi dello Spartak servì alla squadra allenata da Bert Van Marwijk ad assicurarsi quantomeno un posto in Coppa Uefa. Van Marwijk che ad eccezione di due titoli vinti dalle parti del ‘de Kuip’, ha collezionato un’infinità di delusioni, insuccessi, sia con squadre olandesi che europee. Prima di tentare invano di indorare la pillola in Arabia Saudita e negli Emirati Arabi Uniti per addolcire una carriera da ‘cinque’ striminzito.

Il cammino in Coppa Uefa di Feyenoord e Borussia Dortmund

Sorteggiato contro il Friburgo per la prima doppia sfida ad eliminazione diretta, il Feyenoord si impose con fatica all’andata, con il minimo scarto grazie ad un centro del maratoneta giapponese Ono ad 8’ dal termine, per poi vedersela brutta al ritorno in terra tedesca dove, sotto 0-2 ad inizio ripresa, fu salvato da una magistrale punizione di Pierre van Hooijdonk (appena rientrato in Olanda dopo una stagione agrodolce al Benfica) e dall’acuto del brasiliano Leonardo che scacciò gli incubi con il punto del 2-2 siglato a 4’ dal fischio finale, apponendo di fatto la ceralacca al passaggio del turno.

Fra i tanti calci di punizione realizzati in carriera da Pierre van Hooijdonk, quello della finale di Coppa Uefa contro il Borussia Dortmund resterà senza dubbio nella memoria collettiva (foto tratta da youtube)

Va avanti il Feyenoord, e vanno avanti anche altre due olandesi: Roda e PSV Eindhoven. Ma il rischio derby svanisce per il club di Rotterdam che pesca agli ottavi di finale i Rangers Glasgow. Ad Ibrox è pari e patta, un 1-1 che rimanda il discorso qualificazione al ‘de Kuip’.

E in effetti al ritorno succede di tutto con i padroni di casa che non fanno trascorrere una serata tranquilla ai propri tifosi: 0-1 immediato, prima di portarsi sul 3-1 ad inizio ripresa con la doppia firma di van Hooijdonk . Ma il 3-2 degli scozzesi a metà secondo tempo lascia tutti con il fiato sospeso fino al triplice fischio dell’arbitro, che manda in visibilio i caldi tifosi olandesi.

Quarti di finale: derby olandese

Biglietto per i quarti conquistato, ed ancora insidia derby, con il PSV. Evitato la prima volta, ma non la seconda. Sfida fratricida tra olandesi, con gara di andata nella città della Philips. Milan – Hapoel Tel Aviv, Borussia Dortmund – Slovan Liberec e Inter – Valencia completano il prelibato tabellone.

Pronostici rispettati con Milan, Inter e Borussia Dortmund che avanzano in semifinale, mentre l’equilibrio regna sovrano tra Feyenoord e PSV: 1-1 all’andata, identico risultato anche al ritorno, con van Hooijdonk che timbra il cartellino in entrambe le sfide. Kezman all’andata e Van Bommel al ritorno spingono invece il PSV a giocarsi tutto ai supplementari, poi ai calci di rigore, dove i giocatori di van Marwijk si dimostrano infallibili, meno Gakhokidze che canna la sua chance gettando negli inferi la squadra di Eindhoven. Van Hooijdonk viene eletto uomo copertina del doppio confronto. Un attaccante speciale. Valore aggiunto. Ma cosa aveva di così speciale? Un’eleganza molto particolare, per chi faceva del fisico e del colpo di testa le proprie armi migliori. Ma soprattutto un’abilità innata: i calci di punizione. Da fermo, l’olandese fu una sentenza negli anni, un’abilità che ha poi saputo lasciare agli eredi. Un nome su tutti: Wesley Sneijder.

Inter e Milan sulla strada di Feyenoord e Borussia Dortmund

Feyenoord, Inter, Milan, Borussia Dortmund. Una poltrona per quattro. Con un possibile derby meneghino all’orizzonte, che però non si concretizza, almeno fino all’anno successivo, al piano di sopra, in Champions.

L’urna decide di frapporre l’Inter al Feyenoord, e mentre il Milan crolla sotto i colpi dei tedeschi, gli uomini di van Marwijk riescono nell’impresa di uscire vittoriosi da San Siro, grazie ad un autogol sfortunato di Cordoba. Al ‘de Kuip’ i fatti volgono subito al meglio per gli olandesi che passano con l’ennesimo gol della competizione di van Hooijdonk – capocannoniere della Coppa Uefa 2001-02 con 8 gol – su assist di un giovane Van Persie impiegato abitualmente in fascia. Poi il raddoppio in contropiede di Tomasson indirizza la qualificazione.

Notte fonda per l’Inter, che comunque ha la forza di rialzarsi, inaspettatamente, e con orgoglio riesce a pareggiare quell’incontro con Cristiano Zanetti e Kallon, per poi mettere addirittura paura ai 50000 in ‘vasca’ negli ultimi, palpitanti minuti di recupero.
Ma la storia è questa, l’Inter non compie il miracolo, e in finale al de Kuip ci finiscono proprio i padroni di casa, e il Dortmund.

La finalissima Feyenoord-Borussia Dortmund al de Kuip

La finale che non t’aspetti. La prima Finale, da quando la stessa è fissata in gara unica, che vede scendere in campo una squadra sul proprio terreno. L’ultimo ostacolo per il Feyenoord è rappresentato dai tedeschi, che nei turni precedenti spazzarono via ogni rivale, con merito ed autorità: il Dortmund di Jens Lehmann, del centrale difensivo Jurgen Kohler, del Capitano Stefan Reuter, dell’elegante Tomáš Rosický, e dei tre tenori Marcio Amoroso, Ewerthon e Jan Koller.

Una finale gravida di attese. Lo si nota sin dal riscaldamento. Con i calciatori olandesi intenti a prepararsi sotto gli occhi vigili di van Marwijk. Capitan Bosvelt accenna qualche progressione, Van Persie palleggia a lungo col compagno di reparto Ono. Paauwe cerca la concentrazione corricchiando, fermandosi all’improvviso, poi cambiando direzione e scattando, come se stesse seguendo un immaginario centravanti avversario.

Ma anche l’attesa più snervante, l’immediata vigilia, quei minuti infiniti che portano al calcio d’inizio, si consuma, e l’arbitro Vitor Melo Pereira può dare inizio alle ostilità.

Questo il tabellino della finale dell’8 maggio 2002

FEYENOORD: Zoetebier; Gyan, Van Wonderen, Paauwe, Rzasa; Kalou (Elmander, 76), Bosvelt, Ono (De Haan, 85), Van Persie (Leonardo, 63); Tomasson; Van Hooijdonk;

B.DORTMUND: Lehmann; Evanilson, Worns, Kohler, Dede; Ricken (Heinrich, 70), Reuter; Rosicky; Ewerthon (Addo, 61), Koller, Amoroso;

Le formazioni iniziali (immagine tratta da wikipedia di dominio pubblico)

Paura di scoprirsi, equilibrio e tanti duelli individuali in ogni zona del campo. La prima mezzora fila via liscia, senza particolari emozioni, poi l’uomo più esperto in campo, il centrale difensivo Kohler, decide di scrivere il suo nome nel libro nero della finale. Commette una grave ingenuità facendosi soffiare il pallone da Tomasson per poi atterrarlo da dietro quando ormai il danese si apprestava a trafiggere Lehmann, con conseguente assegnazione del calcio di rigore ed altresì espulsione per l’ex Campione del Mondo. Dagli undici metri van Hooijdonk non perdona, e concede addirittura il bis poco prima dell’intervallo, questa volta trasformando chirurgicamente un calcio di punizione dai trenta metri.

Ma si sa, i tedeschi sono duri a morire. Ed anche in quell’occasione non alzano bandiera bianca sotto i primi colpi. Resilienza. Dal nulla Amoroso accorcia le distanze agli albori del secondo tempo, guadagnandosi e trasformando un calcio di rigore. Tomasson ristabilsce immediatamente le distanze bucando la difesa giallo-nera col suo gioco migliore: l’elusione della trappola del fuorigioco, e la freddezza glaciale, da buon danese, sotto porta.

Koller riporta i suoi ad un gol di scarto, autore di una precisa conclusione che va a morire nell’angolino della porta difesa dall’incolpevole Zoetebier. 3-2 a mezzora abbondante dal termine.

I tedeschi ci provano in tutti i modi, alternando azioni studiate in allenamento e costruite con raziocinio, a palloni lunghi gettati nell’area avversaria. Ma il Feyenoord con grinta, cuore e tanto mestiere, si difende con buona organizzazione e riesce a laurearsi campione.

Così, dopo ventotto anni dall’ultima vittoria, i biancorossi di Rotterdam conquistano nuovamente il trofeo. È il capitano Paul Bosvelt (oggi direttore tecnico del Go Ahead Eagles) ad alzare la coppa sotto il cielo di Rotterdam. Quella notte, nessuno poteva immaginare che sarebbe stato l’ultimo trofeo internazionale del Feyenoord e, più in generale, di una squadra olandese in Europa.

Almeno per i successivi 20 anni.

 

Testo di Andrea Indovino: scrive di calcio internazionale per F&L e per la rivista Sottoporta Review. Content editor per Non Solo Premier e News on the Blues.

Immagine di copertina tratta dall’account Twitter ufficiale del Feyenoord