L’Argentina e la Selección fantasma per le qualificazioni a Germania 1974
Maggio 31, 2022Argentina e Italia si sfideranno in occasione della “Finalissima”, una gara secca fra i vincitori degli Europei e quelli della Copa America.
La sfida potrebbe essere un premio di consolazione per gli Azzurri, che hanno fallito la qualificazione a un Mondiale per la seconda volta consecutiva. Un disastro sportivo che ha fatto improvvisamente dimenticare la gioia dell’Europeo, ottenuto appena 12 mesi fa.
Al contrario degli Azzurri, l’Argentina ci sarà in Qatar. Per l’Albiceleste sarà la diciottesima partecipazione in una Coppa del Mondo. Eccezion fatta per le tre edizioni dove nemmeno si inscrisse alle qualificazioni, l’unica occasione in cui venne fatta fuori nelle eliminatorie sudamericane fu nel 1970.
L’Argentina e il disastro delle qualificazioni per i Mondiali del 1970
A differenza di oggi, dove si gioca un girone unico, all’epoca la Conmebol metteva in palio i tre posti mediante tre gironi, due da tre e uno da quattro. L’Argentina fu inserita nel Gruppo 1 assieme a Perù e Bolivia. Un girone sulla carta non troppo difficile, che però si rivelò subito insidioso.
Era il Perù di Héctor Chumpitaz, Teófilo Cubillas, Hugo Sotil con il mitico brasiliano Didi come tecnico. Fu l’inizio dell’epoca dorata del calcio peruviano. Ciò nonostante, fino a quel momento la nazionale bicolor era un’incognita. Non si era ancora mai qualificata per un Mondiale e aveva saltato la Coppa America del 1967, in quanto il paese era ancora alle prese con la ricostruzione dopo il terribile terremoto che aveva colpito Lima nell’ottobre del 1966.
L’Argentina partì subito male, perdendo in entrambe le trasferte. A nulla valse la vittoria casalinga con i boliviani visto che il Perù impose il pari al Monumental, lasciando così l’Argentina all’ultimo posto di un girone che – sulla carta – avrebbe dovuto vincere a man basse. Va ricordato che in quegli anni il fútbol argentino stava dominando senza rivali la scena sudamericana, almeno a livello di club. Dal 1964 al 1975 solo in due occasioni la Coppa Libertadores fu vinta da una squadra non argentina, con Peñarol e Nacional Montevideo a interrompere il dominio di Independiente, Racing ed Estudiantes.
La mancata qualificazione, comunque, non fu frutto del caso o di una partita storta. Come spesso accaduto, anche di recente, la panchina della Selección argentina è sempre stato un posto circondato dal filo spinato, e quegli anni non rappresentarono una eccezione. Nella Coppa America del 1967, dove l’Argentina si classificò seconda, il tecnico fu l’ex pugile Jim Lopes – all’anagrafe Alejandro Galán – che fu seguito da ben cinque differenti allenatori nel biennio seguente: Carmelo Faraone, Renato Cesarini, Humberto Maschio, José Maria Minella e Adolfo Pedernera, colui che rimase in carica per le qualificazioni al Mondiale.
A Pedernera non bastò lo status di leggenda del calcio argentino per mantenere il posto di tecnico dell’Albiceleste. Dopo due anni con Juan José Pizzuti al timone, nel 1973 l’AFA si rivolse a un altro grande crack del passato, Omar Sivori, per tentare la qualificazione al Mondiale.
Sivori era stato membro della nazionale che aveva vinto la Coppa America nel 1957, formando con Maschio, Antonio Angelillo, Oreste Corbatta e Osvaldo Cruz un quintetto chiamato “Los Ángeles Carasucias” – gli “Angeli con la faccia sporca” – soprannome preso in prestito dall’omonimo film del 1938, quello con James Cagney e Humphrey Bogart.
La nascita della Selección fantasma
Una volta sorteggiati i gironi di qualificazione al Mondiale 1974, però, Sivori e l’Argentina si trovarono di fronte nuovamente un vecchio problema. La Bolivia e i 3600 metri di altura di La Paz. Uno scoglio che è quasi sempre stato insormontabile, malgrado il netto divario fra le due nazionali. Chi non si ricorda la famosa vittoria boliviana per 6-1 del 2009 con Maradona in panchina e Messi in campo? O quella per 2-0 nel 2017, che di fatto costò il posto a Eduardo Bauza?
Prima di essere costretto a lasciare l’incarico, Maschio aveva in mente di affrontare la gara di La Paz usando una squadra “speciale” per giocare in altura e un’altra per la successiva trasferta in Perù. Ma l’idea non fu implementata dal suo successore Pedernera, con i disastrosi risultati sopracitati.
Quattro anni più tardi, però, Sivori e l’AFA decisero di usare quella tattica, anche perché l’Argentina arrivò alla trasferta di La Paz con l’acqua alla gola e l’impossibilità di commettere passi falsi. L’Albiceleste aveva infatti vinto con la Bolivia a Buenos Aires e pareggiato ad Asuncion contro il Paraguay, la terza squadra del gruppo 2. I paraguaiani erano riusciti a vincere in Bolivia, il che obbligava gli argentini a vincere le restanti due partite per qualificarsi. Fu in quel momento che entrò in scena la Selección Fantasma.
Il piano era nato già qualche mese prima. A metà agosto del 1973, infatti, 16 giocatori vennero spediti in ritiro ai 3400 mt de La Quiaca, nella provincia di Jujuy, giusto al confine con la Bolivia. Anche se dovettero subito traslocare a Tilcara in quanto l’hotel scelto originariamente era in fase di ristrutturazione.
Per l’occasione vennero coinvolti nomi di secondo piano e giovani in rampa di lancio. Fra loro il portiere Ubaldo Fillol, Jorge Troncoso, Rubén Glaria, Rubén Galván, Marcelo Trobbiani, Ricardo Enrique Bochini, Mario Alberto Kempes, Reinaldo “Mostaza” Merlo e Aldo Poy. A guidarli Miguel Ignomiriello, l’assistente di Sivori, visto che la Selección principale si trovava in Europa per disputare alcune amichevoli non ufficiali contro squadre di club, fra cui Atletico Madrid e Las Palmas.
Una spedizione in sordina
La spedizione partì subito sotto cattivi auspici. I giocatori ricevettero le divise ufficiali da parte dell’AFA pochi minuti prima di salire sull’aereo che li avrebbe portati a San Salvador de Jujuy e furono costretti a cambiarsi nell’autobus che li aveva portati all’aeroporto. Nelle immagini di repertorio della televisione argentina si nota che l’uniforme data a Osvaldo Cortés era due o tre taglie più grande. Intervistato sulla scarsa pianificazione da parte della Federazione, Fillol fu tagliente nella risposta: “Mi demoralizza come si stanno organizzando le cose e come vengono trattati i giocatori argentini.”
Il soggiorno a Tilcara fu surreale e il gruppo ebbe presto la conferma di essere stato mandato letteralmente allo sbando. Da qui il soprannome di “Fantasma” in quanto invisibile. Giocarono persino su questo aspetto, scattando una foto in versione “fantasmi”, che possiamo apprezzare nella copertina tratta da El Grafico.
In pochi, nel resto del paese, sapevano che quella squadra si trovava lì. Un solo dirigente accompagnava la spedizione e solo molto tempo dopo la federazione mantenne le promesse economiche.
Qualcuno, come Merlo, decise di tornare subito a casa, mentre gli altri tennero duro fra le numerose difficoltà. In successive interviste i giocatori racconteranno poi di come erano costretti a lavarsi i panni da soli, in quanto in possesso di una sola muta. Di come l’alloggio e il vitto fossero scadenti. E delle autentiche sfacchinate per spostarsi nel campo di allenamento di Humahuaca.
Il mese di ritiro si mostrò da subito devastante. E freddo, visto che di notte la temperatura scendeva a -5 gradi. Inizialmente, erano state previste solo due amichevoli. Ma pur di racimolare qualche soldo per poter comprare cibo decente, pagare l’alloggio e sopravvivere alla meno peggio furono organizzate altre partite, e Kempes e soci varcarono persino i confini andando a giocare in Perù e in Bolivia. Alle fine le amichevoli ufficiali giocate furono sette.
L’epilogo in chiaroscuro della Selección Fantasma
Il giorno della gara, il 23 settembre 1973, la Selección Fantasma venne rinforzata con il portiere Daniel Carnevali, il difensore Ángel Bargas, il centrocampista Roberto Telch e l’attaccante Rubén Ayala. Qualcuno, dopo un mese di ritiro in quelle condizioni, non la prese affatto bene. Come “El Pato” Fillol, che patì l’esclusione in favore di Carnevali.
Il piano alla fine funzionò. Dopo 17 minuti, l’Argentina si portò in vantaggio con un gol dell’attaccante del Velez Oscar Fornari, alla sua prima e unica apparizione con l’Albiceleste. La Bolivia provò a rifarsi sotto, ma gli argentini resistettero portando a casa una preziosa vittoria di misura. Due settimane più tardi, la qualificazione ai Mondiali del 1974 fu sigillata dal 3-1 del Monumental contro il Paraguay.
Per Sivori, il matrimonio con la Selección non fu dei più fortunati. “El Cabezón” venne sostituito da Vladislao Cap per il Mondiale di Germania. La vittoria della “Selección Fantasma” in Bolivia, poi, passò del tutto inosservata in Argentina. Il 23 settembre 1973 ci furono le elezioni alla presidenza che videro il ritorno al potere di Juan Domingo Perón, di recente rientrato nel paese dopo un esilio durato quasi vent’anni. Una vittoria stracciante, quella di Perón, il quale ottenne il 61,86% contro il 24,42% del suo principale rivale Ricardo Balbin, diventando così presidente argentino per la terza volta. Davanti alle gesta del vecchio condottiero, anche il calcio finì in secondo piano.
Testo di Juri Gobbini, autore della pagina Facebook Storia del Calcio Spagnolo e del libro “La Quinta del Buitre”.
Immagine di copertina: El Grafico