Le imprese di Davide Nicola e Stefano Pioli hanno una base comune
Maggio 31, 2022La storica salvezza della Salernitana, la prima in Serie A dopo due tentativi andati a vuoto, porta la firma dello specialista: Davide Nicola. Lo Scudetto numero 19 del Milan, è targato Stefano Pioli, che da allenatore non si era mai neppure avvicinato ad un traguardo simile.
Davide Nicola e Stefano Pioli, prima dei successi in panchina, hanno conosciuto dalla vita un dolore enorme, che ne ha segnato l’esistenza. Nicola ha perso il figlio, per un incidente in bici, grande passione di famiglia. Pioli era l’allenatore della Fiorentina quando, nel mezzo di una stagione anonima, che tanti avrebbero fatto volentieri a meno di ricordare, se ne andava il capitano Davide Astori. Per Pioli, come un figlio. Lo spirito di Davide, riferisce Stefano, lo guida ancora oggi, e lo stesso si può dire di Nicola, che a maggior ragione ha ottenuto dal calcio, in piccolissima ma significativa parte, ciò che la vita gli ha tolto. Tutto, perché questo è un figlio per un genitore.
Una telefonata può distruggerti
A metà degli anni Novanta, Massimo Lopez si prestava, con la sua inimitabile verve, ad uno spot rimasto nella storia. Condannato alla fucilazione, chiedeva come ultimo desiderio di poter effettuare una telefonata. La quale, ovviamente, non sarebbe mai terminata.
La realtà di Nicola e Pioli è invece ben diversa.
È il luglio del 2014. Davide ha appena interrotto il suo rapporto col Livorno di Spinelli. Un club che era riuscito a riportare in serie A, ma non a salvare, rimediando un esonero a metà stagione, per poi essere invano riportato al capezzale dei labronici. È una giornata afosa, apparentemente anonima e somigliante ad un qualsiasi giorno d’estate di una calma cittadina italiana. Una telefonata raggiunge casa Nicola. Alessandro, 14 anni, uno dei suoi cinque figli, ha avuto un incidente in bicicletta. Un autobus lo ha sorpassato e, non si sa bene per quale maledetto motivo, il ragazzo ha perso il controllo della bici finendo fatalmente sotto la posteriore del mezzo.
È da quel momento che Davide Nicola cambia completamente il suo modo di pensare e di vivere. Alla forza della moglie, della figlia e degli altri tre maschietti, si affianca una spinta superiore, divina. Ogni pedalata, ogni gesto, sarà in funzione di un’entità eterna, di un figlio che solo fisicamente non c’è più. Ciò che non ti distrugge, può renderti pressoché invincibile.
Stefano Pioli allena la Fiorentina con risultati altalenanti, è la stagione 2017-18. La squadra gioca bene, mostra ottime capacità organizzative nella costruzione dal basso. Tende a subire qualche gol di troppo, Pioli ne parla spesso col capitano, Davide Astori. Sono preoccupati per l’atteggiamento della squadra nella seconda parte della stagione, che non decolla, con la Viola pericolosamente vicina alle zone calde della classifica.
Un mattino di marzo, polizia e ambulanza irrompono nel cortile dove è in ritiro pre-partita la squadra. “Mister Pioli…” – sì? – “Per favore ci segua…”
“Sembrava stesse dormendo”, dirà Stefano. Mentre Saponara gli va incontro disperato, e Federico Chiesa distrugge la sua stanza prendendo a calci qualunque cosa gli si presenti a tiro.
Impossibile dire cosa abbia provato Pioli. Neppure il diretto interessato riuscirà mai a spiegarlo. In alcune culture, la scomparsa di una persona cara, non necessariamente un familiare, crea una corrispondenza d’anime, nella quale le persone riescono a trasformare sconforto e disperazione in una forza che non pensavano di avere.
La Fiorentina di Pioli si salverà con largo anticipo, giocando la seconda parte di campionato nel nome di Davide. Nel frattempo la carriera di Pioli sembra ad un bivio. Imboccherà quello giusto, che porta di nuovo a Milano, stavolta sponda rossonera.
“Sono Davide Nicola: risolvo problemi”
“Bene, se sono qui vuol dire che c’è un problema, giusto? E io risolvo problemi, ma dovete ascoltarmi, abbiamo poco tempo e c’è bisogno di punti. Mancano 9 giornate, salvezza a quota 33, ci servono 20 punti. Questa è una squadra da serie A, corretto? Più o meno, ok. Quindi abbiamo sicuramente un portiere matto, una difesa che fa acqua da tutte le parti e un centravanti alto due metri e lento come un bradipo. Perfetto, datemi tutti gli stracci che avete per asciugare la fase difensiva, e recuperate l’olio dal magazzino per lubrificare le polveri”.
Il Mister Wolf di Pulp Fiction, ruolo che Tarantino affida con particolare acume ad Harvey Keitel, è uno specialista del problema solving, capace di tirare fuori le persone da situazioni particolarmente complesse. Parafrasando come sopra, quello su cui diversi allenatori italiani hanno costruito reputazione e carriera. Promozioni, sì, ma soprattutto salvezze che sembravano impossibili.
Quando Davide Nicola arriva a Crotone, con i pitagorici appena promossi in A per la prima volta nella storia, il club non può neppure usufruire del proprio stadio, lo Scida, che necessita di una messa a punto per la massima serie. Ivan Juric, l’artefice della promozione, ha fatto le valigie conscio dell’estrema difficoltà di mantenere una categoria che a Crotone sembrava un miraggio.
Del resto, l’inizio è tragicomico. Il Crotone mette insieme 9 punti nel girone d’andata. Ma la dirigenza se ne assume le responsabilità e Davide Nicola resta al suo posto. È la svolta. Nel girone di ritorno, con un finale di campionato oltre ogni aspettativa, il Crotone realizza 25 punti, 20 dei quali nelle ultime 9 di campionato, con un inseguimento al quartultimo posto, occupato dall’Empoli, che si concretizza col sorpasso all’ultima giornata. Il Crotone batte 3-1 la Lazio allo Scida, l’Empoli perde col Palermo già retrocesso e va in B.
Nicola mantiene fede ad una promessa fatta alla vigilia della vittoriosa gara contro l’Inter, che ha letteralmente cambiato le marce alla mountain bike crotonese sul pazzo circuito della serie A. “Se ci salviamo torno a Torino in bicicletta”.
Promessa mantenuta, coprendo in 9 tappe 1300 km, con ingresso al Filadelfia di Torino fra gli applausi.
L’impresa non è casuale: Nicola la dedica al figlio scomparso tre anni prima.
Il miracolo Crotone e il personalissimo giro d’Italia di cui Davide Nicola si rende protagonista, viene patrocinato dall’Associazione Vittime della Strada, con l’intento di fare luce sulla tematica della sicurezza stradale.
Stefano Pioli: tutte le volte in cui poteva essere cacciato
Nella corsa ad ostacoli della serie A 2021-22, nessuno dei tre condottieri delle squadre di vertice aveva mai vinto uno Scudetto da allenatore, al netto di Spalletti, che però aveva ottenuto tale traguardo solo in Russia, allo Zenit, dopo aver fatto incetta di gradini più bassi del podio in Italia.
“Mai superato il trauma di Davide. Ma so che lui è con me, mi guida ancora oggi”. Si esprimeva così Stefano Pioli in un’intervista del novembre scorso. E non era la prima volta che riaffermava la memoria di Astori come spinta interiore. Non deve sorprendere che il Milan abbia vinto questo Scudetto, non solo grazie ai giovani talenti in campo, i Leão, Tomori, Kalulu, Theo, Kessié, Bennacer, Tonali e il fenomenale portiere Maignan, reduce dall’impresa Lille; misti ad un vecchio volpone d’area come Giroud. Ma anche e soprattutto grazie alla convinzione nei propri mezzi che hanno saputo trasmettere personaggi come Ibrahimovic, più ai box che in campo in questa stagione; Kjaer, che di aiutare a risolvere situazioni complicate se ne intende. E certamente lo stesso Pioli, capace ormai di raggiungere una maturità tattica e mentale decisiva per offrire ai suoi la giusta convinzione di credere nello Scudetto.
Quante volte, in questi anni di Milan, ha rischiato di essere cacciato da una proprietà devota alla speculazione e ai grandi nomi, ma è stato salvato da dirigenti capaci come Paolo Maldini? Gente di campo, non certo casuale.
Ventidue dicembre 2019, Atalanta-Milan 5-0. Il covid ancora non era arrivato in Italia, ma Pioli era in procinto di fare le valigie. Fu salvato da Maldini e dai suoi giocatori, e da gennaio in poi, pausa lockdown permettendo, il Milan ha costruito un percorso vincente. E che dire di Rangnick, che nei piani della proprietà avrebbe dovuto sostituirlo questa estate? Con tutto il rispetto per il santone che ha lanciato il progetto Red Bull in Europa, ne avrebbe beneficiato un Milan che stava cercando di compattare lo spogliatoio dopo le partenze di Donnarumma e Calhanoglu? Difficile dirlo, ma propendiamo per il no. Anche perché i risultati parlano da soli.
Salernitana-Milan: l’incontro d’anime e il punto d’oro di Davide Nicola
Dopo Crotone, Nicola ha salvato le sue due squadre del cuore. Prima il Genoa, col quale aveva vissuto gli anni migliori da calciatore. Poi i granata, club per cui faceva il tifo sin da bambino.
Ma per quanto Sabatini avesse rifondato sul mercato una squadra che alle 23:59 del 31 dicembre 2021 era in procinto di ritirarsi dal campionato, l’impresa Salernitana sembrava impossibile. Caos societario, chiedere informazioni all’onnipresente Lotito, risolto più che in extremis. Otto miseri punti nel girone d’andata. Due cambi allenatore. E una nuova proprietà targata Iervolino sì ambiziosa, ma che certo, nonostante il calore della piazza, non pretendeva di terminare un campionato tanto disastrato davanti a club come Genoa e Cagliari.
Nicola esordisce contro il Milan, lanciato dalla rocambolesca vittoria nel derby, il 19 febbraio 2022. La partita termina 2-2 e sembra più un incontro d’anime e di destini che si incrociano, che una vera e propria manifestazione sportiva. Da allora le due squadre non si voltano più indietro. Sono 18 punti in 15 giornate per la Salernitana, che si salva nonostante la sconfitta casalinga per 0-4 contro l’Udinese all’Arechi nell’ultima giornata. Non ne approfitta il Cagliari, che impatta a zero contro il già retrocesso Venezia. E per la prima volta nella storia della Salernitana, al terzo tentativo, i granata mantengono la A.
Il Milan, dopo Salerno, va a vincere a Napoli 1-0 senza subire un tiro in porta. Ci pensa una zampata di Giroud a spedire in testa il Milan. Proprio il francese, che aveva rimontato praticamente da solo l’Inter nel derby di inzio febbraio, quando i nerazzurri erano sopra di 7 punti e in vantaggio a fine primo tempo, virtualmente a +10 sui cugini.
Mi piace pensare che quella sera di febbraio all’Arechi, un risultato che apparentemente non serviva a nessuna delle due squadre, abbia invece rappresentato non solo un punto decisivo per la salvezza della Salernitana, ma anche un punto di svolta per il Milan, che da allora avrebbe sbagliato pochissimo. A differenza di Napoli e Inter.
E, aggiungo, mi piace pensare che Alessandro e Davide si siano incontrati quella sera, da qualche parte nell’universo. Che abbiano guardato la partita, e benedetto quel punto che sembrava non muovere nulla. E che invece sarebbe tornato tanto utile ad entrambe le squadre.
Immagine di copertina: Francesco Pecoraro (getty images)