Spotify Barcellona: il nuovo pilastro dei catalani
Giugno 2, 2022 0 Di Philip Supertramp“We’re going on the town now looking for easy money” (Easy Money, Bruce Springsteen).
“We Made it, we made it, Daniel!!” Queste sono state le prime parole di un entusiasta Joan Laporta a Daniel Ek (Fondatore di Spotify) quando alle 14:30 del 3 aprile si concludeva la prima storica assemblea telematica del Barcellona.
La felicità del presidente del Barça era del tutto giustificata. Era stato appena approvato l’accordo, da quasi mezzo miliardo, tra il club e il gigante musicale svedese. I voti: 625 a favore, 49 in contro e 27 schede bianche. Del resto, lo stesso Laporta fu il primo presidente a decidere nel 2006 che la “camiseta blaugrana” dovesse presentare uno sponsor. Fu una scelta molto importante e che fece scalpore. Il Barcellona, squadra storica fondata nel 1899, fino a quel momento non aveva voluto che il Club avesse a che fare con niente all’infuori dell’istituzione sportiva più importante di Catalogna.
Il Real Madrid, grande rivale dei catalani, il primo patrocinio lo ebbe nel 1982 con Zanussi e tre anni dopo con la Parmalat.
Questa nuova ricerca di uno sponsor per il Barça, inizialmente prese una piega particolare, almeno a livello economico. Il 7 settembre del 2006 Laporta e UNICEF firmarono un contratto di sponsorship per cui, però, chi riceveva soldi era la ONG, non il club. L’accordo, infatti, prevedeva che la società blaugrana pagasse 1,5 milioni l’anno a UNICEF e, inoltre, si impegnasse a portare avanti progetti sociali in paesi del terzo mondo, soprattutto in Angola, Malawi e nell’Eswatini a livello di educazione, sport e di sensibilizzazione sull’HIV/AIDS.
La fine della prima era Laporta: dall’UNICEF al Qatar e infine a Rakuten
Nel 2010, però, Laporta perse le elezioni della presidenza a favore di Sandro Rosell. Il nuovo presidente, a partire dalla stagione 2011/12 decise che la scritta UNICEF sarebbe apparsa solamente dietro la maglietta e si alleò economicamente con il Qatar, che gli avrebbe portato nelle casse 30 milioni di euro.
Questo provocò un gran disappunto a livello societario. Ma l’imprenditore catalano cercò di nascondere la polvere sotto il tappeto affermando che anche la “Qatar Foundation” fosse una fondazione nata per aiutare i più disagiati del paese arabo. In realtà, due anni più tardi, sulla maglietta di Messi e compagni non appariva più la scritta “Foundation” bensì “Airways”. Tutto per 35 milioni l’anno.
Nel 2017 Bartomeu, che per le dimissioni di Rosell era diventato presidente, grazie alla collaborazione di Gerard Pique, amico di Mikitani (fondatore di Rakuten), riuscì a trovare un accordo per 55 milioni con la multinazionale giapponese di e-commerce. Quest’accordo nel 2019, a causa del Covid, portò a far diminuire drasticamente la cifra di 25 milioni.
Ma ritorniamo al 3 aprile. E ripartiamo dalle parole di Juli Guiu (vicepresidente di marketing del club) subito dopo l’accordo con Daniel Ek:
“Non solo è il miglior accordo di sponsorizzazione della storia a livello economico, ma anche qualcosa che avrà un impatto internazionale nella cultura, nello sport e nel divertimento. Non sarà solamente uno stadio di calcio, bensì un’«icona»”.
Si può capire dalla dichiarazione di Guiu che l’accordo non prevede solo il design delle magliette, ma è qualcosa di più grande.
La scritta Spotify apparirà sulla “camiseta blaugrana” maschile e femminile, da gioco e da allenamento, per un totale di 65 milioni l’anno.
Per confrontare questa cifra con altre realtà possiamo vedere come il Real Madrid guadagni 70 milioni da Emirates, mentre Manchester United e City una quindicina in meno da TeamViewer ed Etihad Airways.
Spotify Camp Nou, il tempio del Barça cambia denominazione
La grande rivoluzione di cui parla il vicepresidente di marketing è lo Spotify Camp Nou. Dal primo luglio lo storico stadio fondato nel 1957 cambierà di nome. Questo accordo prevede una riforma del Camp Nou e dei dintorni del quartiere, che prenderà il nome di “Espai Barça”. I lavori dureranno circa quattro anni e in questo quadriennio la piattaforma musicale sborserà 5 milioni per il nome, ma se la ristrutturazione sarà finita per il 2025 i restanti 8 anni il Barcellona guadagnerà 20 milioni l’anno.
Non è la prima volta che Spotify si avvicina al mondo calcistico. Oltre ad avere già contrattato vari accordi con Boca Juniors, Santos e Sao Paulo, difatti, il presidente Daniel Ek un anno fa cercò di comprare l’Arsenal (squadra di cui è tifoso) senza però riuscirci. Ma, in quel momento, venne fuori la notizia che il nuovo presidente, Joan Laporta, stava cercando un nuovo sponsor e allora decise che, se non avesse potuto comprare la sua squadra del cuore, avrebbe almeno fatto da sponsor alla sua seconda squadra preferita.
Il multimilionario svedese sa che, in ogni caso, questo accordo gli porterà dei benefici. La piattaforma musicale fu lanciata sul mercato nel 2008 e a oggi ha 406 milioni di fruitori, di cui il 33% sono Europei.
L’accordo prevede che l’uniforme della squadra in determinate partite potrà cambiare per rendere omaggio a distinti artisti del mondo. Dall’immagine che ha fatto uscire il club il 3 aprile si può vedere che, oltre a vari giocatori come Piquè, Pedri o Alexia Putellas, apparivano musicisti come: Justin Bibier, Shakira, The Weekend, o gli indù Jonita Gandhi e Raval o la brasiliana Ludmilla.
Nella Liga questa iniziativa non è una novità. Tra il 2003 e il 2005 Enrique Cerezo, che oltre a essere presidente dell’Atletico de Madrid, è il leader del settore cinematografico spagnolo, dopo aver firmato un accordo con la Columbia Pictures fece promuovere vari film sulla maglietta dei Colchoneros. Spiderman 2, Hellboy, Resident Evil 2, Hitch, Big Fish, xXx e molti altri ancora.
Spotify Barcellona: un accordo esclusivo
A causa di questo accordo tra Ek e Laporta i giocatori culers non potranno promuovere nient’altro che possa avere a che fare con la musica (Amazon Music, YouTube, Deezer, Apple Music etc.). Questo problema lo ebbe proprio il Barcellona con Messi. Il fenomeno argentino promuoveva in una pubblicità, insieme a Kobe Bryant, la Turkish Airlines, fino a quando Rosell firmò il contratto con Qatar Airways. Da quel momento l’ex numero 10 del Barça dovette rescindere il proprio contratto con la linea aerea turca.
“Mes que un club”. Queste sono le parole che si leggono entrando al Camp Nou e sono il motto del Barcellona. I Blaugrana si sono sempre sentiti qualcosa di più di un club, una società che “promuove e partecipa alle attività sociali, culturali, artistiche… frutto di una tradizione permanente di fedeltà e servizio ai soci, ai cittadini e alla Catalogna” (Articolo N4, Statuto Rifondazione 1908, Presidente: Joan Gamper).
Da questo possiamo capire per quale motivo Laporta nel 2006 decise di collaborare con UNICEF, piuttosto che guadagnare soldi da un altro sponsor e adesso, in un momento di grande crisi per il club, abbia scelto una piattaforma musicale e culturale come Spotify (la multinazionale svedese presenterà la sua applicazione in catalano che è la lingua del club e della catalogna).
Poco tempo fa Joan Laporta affermò: “I pilastri del Barça sono: Cruyff, La Masia, Cataluña e UNICEF”. Dal primo luglio a questa frase si aggiungeranno Spotify e i suoi 435 milioni di euro.
Testo di Philip Supertramp, redattore per F&L e autore della pagina Facebook Serie A vs La Liga
Immagine di copertina tratta da hardwareupgrade.com