Enzo Maresca e l’amore di Siviglia

Enzo Maresca e l’amore di Siviglia

Luglio 27, 2022 0 Di Philip Supertramp

Dopo una lunga carriera da calciatore, Enzo Maresca oggi è collaboratore tecnico del Manchester City di Guardiola. In questo pezzo ripercorriamo la sua esperienza al Siviglia, dove ha trovato l’amore di una grande città, ma non solo.

Un italiano a Siviglia

Era il 16 luglio del 2005 e finalmente, dopo 100 anni di storia del club, arrivava nella capitale andalusa il primo giocatore del Bel Paese. Quel giorno a Siviglia c’erano intorno ai 35 gradi, una temperatura che probabilmente al nuovo acquisto avrebbe ricordato casa. Il direttore tecnico Monchi, dopo aver preso Palop e Kanoute, aveva concluso con la Juventus per Enzo Maresca sborsando 2,5 milioni di euro (alla fine del mercato arrivò anche Saviola).

Il centrocampista campano aveva giocato l’ultimo campionato alla Fiorentina, ma una volta finita la stagione la Viola aveva deciso di non riscattarlo. Capello, l’allora allenatore dei bianconeri, ritenne che con Emerson, Vieira, Blasi e Giannichedda al centro del campo, non ci fosse più spazio per il 25enne. Quello stesso giorno sui giornali andalusi le preoccupazioni erano due. I locali notturni erano stufi del bottelon (tipica festa universitaria spagnola, in cui si compra da bere il pomeriggio al supermercato e durante la sera si beve per strada e non nei locali) e Julio Baptista stava per essere ceduto in Premier League al Tottenham o all’Arsenal (alla fine andò ai Gunners). I Sivigliani non sapevano che il box to box italiano, grazie alla sua personalità, tecnica e visione di gioco, sarebbe stato la soluzione a entrambi i problemi.

L’esordio di Enzo Maresca

Il 28 Agosto si iniziò a fare sul serio con la Liga. La squadra di Juande Ramos affrontò in casa il Racing Santander. In quella partita i nuovi acquisti Palop e Kanoute partirono tra i titolari, mentre l’ex Juventus entrò nel secondo tempo insieme al “Conejo” Saviola. Oltre al portiere valenciano in difesa giocavano Dani Alves, Aitor, Sergio Ramos e David; In centrocampo Jesus Navas, Marti, Renato e Antonio López; In attacco in coppia con il francomalese c’era Kepa. La partita finì 1-0 con gol di testa di Kepa. Ci furono tante emozioni per i tifosi, tornati allo stadio per la prima giornata, ma poca concretezza sotto porta. Il “Capo” giocò una mezz’ora e poco dopo il suo ingresso in campo provò un tiro da fuori area che finì a pochi centimetri dal palo destro.

Il primo derby non si scorda mai

Il 19 Novembre si giocava, in un Sanchez-Pizjuan esaurito, la prima sfida stracittadina per Maresca. L’italiano aveva giocato fino a quel momento solo il derby di Torino, ma sapeva, grazie all’atmosfera che si respirava in città e ai giocatori più esperti, cosa significasse per tutti i tifosi quella partita. Proprio il capitano Javi Navarro al minuto 23 si fece espellere per un calcio a Dani e lasciò la propria squadra in 10.

I tifosi cantarono a gran voce e non smisero di incitare i propri beniamini: da quel momento erano loro l’undicesimo giocatore in campo. Martì, tre minuti dopo l’inizio del secondo tempo, andò a battere una punizione nei pressi dell’area del Betis. Il tiro andò a colpire la mano di Joaquin e per l’arbitro non ci fu dubbio: rigore per il Siviglia. Gli “hinchas” biancorossi erano nervosi, gli ultimi due rigori tirati erano stati sbagliati da Luis Fabiano e Kanoute, volevano sapere chi si sarebbe preso la responsabilità di calciare. Dagli unici metri si presentò allora Enzo Maresca, che partì da poco fuori l’area di rigore e, dopo una rapida rincorsa, calciò con sicurezza alla sua sinistra: Contreras rimase spiazzato e il Sanchez-Pizjuan ruggì per il gol.

Tutti felici, tranne Juande Ramos, che si arrabbiò, perché il centrocampista si era tolto la maglietta ed era stato ammonito. Il mister, che sentiva molto il derby visto che aveva allenato anche il Betis, esplose al minuto 85 quando le sue paure diventarono realtà: Maresca ferma un contropiede dei “verdiblancos” e l’arbitro estrae il secondo cartellino giallo. Siviglia in 9. La squadra di Serra Ferrer ci crede e al minuto 95 ha tutte le carte in tavola per raggiungere il pareggio: punizione da poco fuori area di Assunçao (quinto nella classifica marcatori sui calci di punizione di tutti i tempi della Liga), tiro forte ma non troppo angolato e a salvare tutto ci pensa Palop. L’arbitro fischia la fine della partita e Maresca è già diventato un idolo di tutti i “nervionenses”.

Enzo Maresca: l’eroe della finale

Dopo aver vinto contro lo Schalke 04 grazie ad un gol di Puerta al minuto 100, il 10 maggio 2006 il Siviglia per la prima volta nella storia giocava una finale europea.

Enzo Maresca e Antonio Puerta esultano dopo il gol di quest'ultimo allo Schalke (ABC de Sevilla)

Enzo Maresca e Antonio Puerta esultano dopo il gol di quest’ultimo allo Schalke (ABC de Sevilla)

La partita si sarebbe svolta davanti a 40mila spettatori (di cui 10mila andalusi) a Eindhoven nel Philips Stadium e l’avversario era il Middlesbrough, che faceva dell’attacco il suo punto di forza con Viduka e Hasselbaink. Juande Ramos sorprese tutti e negli undici di partenza mise Luis Fabiano, non ritenendo Kanoute pronto a giocare i 90 minuti, insieme al capocannoniere della competizione Saviola (6).

In porta c’era la certezza Palop, la difesa era formata da Daniel Alves, Javi Navarro, Escudé e David e in mezzo al campo Martí e Maresca, con Jesús Navas e Adriano sulle fasce. Fin dall’inizio il Siviglia cominciò a controllare la partita attraverso il suo gioco fatto di passaggi, attento a non perdere la palla, soprattutto perché davanti aveva un avversario che del contropiede faceva la sua arma preferita. Le azioni più pericolose arrivavano dalle fasce: prima Adriano e poi al minuto 25 Dani Alves, che con un cross inaspettato dalla trequarti trovò Luis Fabiano, che di testa la mise dove Schwarzer non poté arrivare, 1-0.

Quando iniziò il secondo tempo Kanoute entrò per Saviola e McClaren si giocò la terza punta inserendo l’altro italiano Maccarone. Gli inglesi, questa volta, partirono forte e proprio Big Mac fu il primo a cercare un gol da posizione impossibile. Più tardi ci provò Hasselbaink con una punizione e infine Palop salvò su Viduka. Il Siviglia non si scompose e prima provò un tiro con Adriano, tra i più attivi in campo, e poi con Jesus Navas. Proprio quest’ultimo al minuto 78 la mise in mezzo per Kanoute. Schwarzer respinse, ma non poté nulla sul tap-in di Maresca.

Passarono solamente 5 minuti e la storia si ripeté: cross di Jesus Navas, Kanoute l’appoggiò di testa indietro e Maresca segnò la sua doppietta personale. Vincenzo “el torero” si trasformò in eroe della serata. Dopo 58 anni “los nervioneses” poterono festeggiare un’altra coppa. Alla festa si unì anche Kanoute con il 4-0, che raggiunse Saviola a 6 gol. Questa volta a tirare d’esterno fu proprio l’autore della doppietta e l’attaccante realizzò dopo la respinta del portiere. La coppa Uefa per la prima volta nella storia era biancorossa. Non sarebbe stata l’ultima. Maresca, alla fine della partita, venne premiato come miglior giocatore della finale. Donò tutti i 10mila euro all’ospedale San Juan de Dios. Sempre più il numero 25 stava entrando nei cuori dei suoi nuovi tifosi.

Una Puerta en el cielo

Era il 25 agosto del 2007 e il pluricampione Siviglia ( Coppa del Re, seconda Coppa UEFA di fila e Supercoppa Spagnola) giocava nel Sanchez Pizjuan la prima partita di campionato contro il Getafe. Il terzino sinistro Puerta, alla mezz’ora del primo tempo, cadde, si rialzò, traballò e cadde una seconda volta, soccorso disperatamente prima da Dragutinovic, poi dai sanitari. Al 90esimo la partita finì 4-1, ma nell’aria non si respirava felicità e allegria per la prima vittoria, bensì preoccupazione.

Cosa sarà successo ad Antonio? Fuori dal club non si trapelava nulla, se non che il presidente Del Nido chiese alla UEFA di rimandare la partita di qualificazione alla Champions League contro l’AEK Atene. Il 28 agosto alle 14:30 (60 ore dopo), il ventiduenne Antonio Puerta, dopo ripetuti attacchi cardiaci, fu dichiarato morto.

Tutta la squadra che era in Grecia, visto che la UEFA all’inizio gli aveva negato il permesso, volò di notte di ritorno alla capitale andalusa. La società, in accordo con la famiglia, decise di preparare la camera ardente nella cappella del Sánchez Pizjuán con la bandiera del Siviglia intorno alla bara.

Il tatuaggio di Enzo Maresca dedicato ad Antonio Puerta (foto dall’account FB Biris Norte)

L’italiano e lo spagnolo avevano legato molto e per Vincenzo, come per tutti i compagni, fu un gran colpo perdere l’amico. Maresca in memoria di Antonio decise di tatuarsi sulla spalla delle ali con il numero 16 (numero di maglia di Puerta) e accanto la frase “para siempre”.

“Dire Siviglia è come amare” (Alejandro Sanz)

Il famoso cantautore parlava così della capitale andalusa e, probabilmente, Enzo Maresca sarà d’accordo. Il centrocampista, nei suoi quattro anni nel sud della Spagna, ha trovato l’anima gemella, Maria Jesus Pariente. Lì è nato il primo dei suoi tre figli.
Ma a Siviglia il ragazzo di Pontecagnano, provincia di Salerno, ha trovato l’amore non solo in una donna, ma di un’intera città. I tifosi nervionenses non potranno mai dimenticare i suoi gol, che hanno regalato notti indimenticabili alla metà biancorossa di Siviglia. E soprattutto i “grandi” gesti fuori dal campo.
Quelli che oltre a far diventare un idolo, ti fanno entrare nel cuore delle persone. E Maresca, senza dubbio, è entrato en el corazón de todos los sevillanos. Restandoci per sempre.

 

Testo di Philip Supertramp, redattore per F&L e autore della pagina Facebook Serie A vs La Liga

Immagine di copertina: blog en 20 minutos