Intervista a Federico Turriziani, allenatore italiano in Canada
Agosto 15, 2022Può darsi che il calcio nordamericano susciti un sentimento di rifiuto per i romantici. Per molti la MLS (Major League Soccer) è solo un campionato dove alcuni veterani vanno a svernare, attratti da qualche dollaro extra e dalla possibilità di allungare un paio d’anni la propria carriera. Lorenzo Insigne, Federico Bernardeschi, Giorgio Chiellini e Gareth Bale sono solo gli ultimi di una lunga lista che nel tempo ha visto atterrare negli States i vari David Beckham, Zlatan Ibrahimovic, Thierry Henry, Raúl, Frank Lampard, Steven Gerrard, Wayne Rooney, Didier Drogba, Andrea Pirlo o Kaká.
Ma è sbagliato considerare il calcio – o soccer come lo chiamano da quelle parti –come qualcosa nato esclusivamente dopo il Mondiale del 1994. Quello fu, senza dubbio, il punto di partenza per la definitiva organizzazione di un campionato con un piano serio e a lunga scadenza, facendo leva sugli errori commessi in precedenza. La NASL (North American Soccer League) aveva già provato ad importare il grande calcio negli States, coinvolgendo stelle del calibro di Franz Beckenbauer, George Best, Johan Cruijff, Bobby Moore, Giorgio Chinaglia, Eusebio e Pelé. Tuttavia, allora era mancata un po’ di lungimiranza. Così, con le prime difficoltà economiche e con la fisiologica perdita di interesse dopo i fasti iniziali, gli americani avevano chiuso la baracca.
Il Club Roma Soccer in Ontario
Fu proprio negli anni Sessanta, esattamente nel 1967, a St. Catharines – città canadese di circa 130000 abitanti, capoluogo della regione del Niagara e situata a 15 km dalle famose cascate – che la folta comunità italiana fondò il Club Roma Soccer, il cui nome attuale è St. Catharines Roma Wolves. La squadra porta i colori giallorossi e, come se non bastasse, ha un lupo come simbolo, oltre che uno stemma molto simile a quello della Roma.
Il club nasce inizialmente come punto di ritrovo della comunità italiana, posto dove celebrare eventi di ogni tipo in stile “sagra paesana”. Ma anche luogo di attività ricreative, come giocare a carte o a bocce. Il DNA del nostro Paese è ben presente in tutti gli angoli, e per diventare membri del club occorre essere italiani o provenire da una famiglia con discendenza italiana. Ovviamente, il calcio non poteva non essere presente.
I St. Catharines Roma Wolves militano attualmente nel girone dell’Ontario della League One, il secondo scalino del calcio canadese dopo la CPL (Canadian Premier League) e il terzo livello del calcio nordamericano, capeggiato dalla MLS, dove competono i Vancouver Whitecaps, Montreal e naturalmente Toronto, che da qualche settimana può vantare la presenza in squadra di Insigne, Bernardeschi e Domenico Criscito.
Dagli appennini all’Ontario: la storia di Federico Turriziani
I tre non sono però gli unici italiani che masticano calcio in Ontario, prima di loro era già atterrato da quelle parti Federico Turriziani, 41 anni umbro di Perugia, che dallo scorso anno siede proprio sulla panchina dei Wolves.
“Toronto, durante la pandemia, aveva smesso di investire. Di fatto, dalla partenza di Sebastian Giovinco e Jozy Altindore, la squadra non aveva più stelle in rosa” ci racconta Turriziani. “Adesso sono tornati a spendere, e l’arrivo di Insigne e Bernardeschi ha rilanciato la squadra, che così può tornare in corsa per playoff.”
Insigne e Bernardeschi che sono andati entrambi a segno nelle ultime due vittorie contro Portland e Nashville, così come Jonathan Osorio, uno dei giocatori più importanti della nazionale canadese che troveremo al prossimo Mondiale.
“Il calcio qui in Canada è in forte crescita. Si sono qualificati per il Qatar dopo molti anni di assenza da una Coppa del Mondo, e sia Toronto che Vancouver saranno sedi del prossimo Mondiale. Speriamo che gli Azzurri si qualifichino e che possano giocare qua, perché vi è una grossa comunità italiana in questa zona”.
Un calcio che rimane comunque uno sport secondario. “Lo sport principale è ovviamente l’hockey su ghiaccio, poi vi sono basket e baseball. Il calcio è molto seguito, anche se non certo con la stessa passione e morbosità come noi lo viviamo in Italia. È visto principalmente come uno sport: le famiglie vanno allo stadio, passano la giornata, si godono l’evento. Indipendentemente dal risultato, la gente torna a casa contenta.”
Il che ovviamente consente ai giocatori, anche i più famosi di respirare un’aria differente, come succede a Insigne. “Insigne si sta ambientando. Non è facile passare da Napoli a Toronto, ma credo stia godendo un po’ di anonimato. Al contrario di qua, a Napoli difficilmente poteva uscire indisturbato a fare una passeggiata con moglie e figli. Sul campo è arrivato con l’etichetta da superstar, anche se all’inizio ha dovuto recuperare da un infortunio. La MLS è un campionato molto più fisico e meno tecnico, ma credo che lui e Bernardeschi, due provenienti dalla Serie A e vincitori dell’Europeo l’anno scorso, faranno compiere un grosso salto di qualità al Toronto. In fin dei conti giocatori di questo calibro non vi sono nelle altre squadre, tolti ovviamente Bale e Carlos Vela [e Gonzalo Higuain].”
Chi non è arrivato da superstar, è comunque Turriziani, anche se non è la prima volta che atterra a queste latitudini. Nel 2015 aveva guidato l’Under21 degli York Region Shooters e successivamente aveva collaborato assieme a Davide Massafra alla nascita dell’Academy Empire United Niagara, una realtà locale della formazione di giovani calciatori che, grazie proprio ai contatti italiani, ha avviato una recente collaborazione con il Perugia.
Per Turriziani, ogni nuova proposta è vista come una nuova sfida, e in carriera non si è mai tirato indietro davanti a nulla. Dopo gli inizi con la formazione juniores del San Sisto, nei campionati dilettanti umbri, Turriziani è passato per i settori giovanili di Cesena e Catania, ha allenato la Centese in Eccellenza, fino ad entrare nello staff di Gianni De Biasi con un ruolo di Match Analyst della nazionale dell’Azerbaijan, con Benny Carbone e Claudio Bellucci come compagni d’avventura.
Turriziani e “le rotte del calcio fuori schema”
“Le rotte del calcio fuori schema”: così ha chiamato le proprie esperienze Turriziani nel suo blog Socceroad, in cui si possono trovare non solo pezzi della sua vita da “allenatore-viaggiatore”, ma anche le storie di gente come lui, che insegna calcio nel mondo, lontano dai fari della notorietà.
“Sinceramente, sono orgoglioso di come si è sviluppata la mia carriera. Non tutte le esperienze sono state positive, ma fa parte del gioco e ogni avventura mi ha insegnato qualcosa, facendomi crescere. A St. Catharines ho preso in mano un progetto che coinvolge i giovani, visto che abbiamo un’età media di vent’anni, e il più anziano è un classe 1999. Però c’è molto entusiasmo.”
I Wolves, per alcuni anni, avevano cessato le attività senior, concentrandosi solo nel settore giovanile. Poi, nel 2021, gli sforzi dell’head of operations del club, Carmine Provenzano, sono stati premiati e la prima squadra è stata ammessa alla League One dell’Ontario assieme ad altri tre club, un’altra dimostrazione che in Canada il soccer è in forte espansione. È stato proprio Provenzano, assieme al technical director Massafra a puntare su Turriziani e affidargli questo nuovo progetto.
“Abbiamo un bellissimo campo d’erba naturale, uno dei pochi del campionato, e nelle partite casalinghe ci seguono sempre 600-700 spettatori. Disponiamo di strutture fantastiche, ulteriori campi sintetici, palestre. Roba da far invidia a squadre professionistiche. Anche i membri del mio staff sono italiani, visto che ho cercato il più possibile di portare dentro al club una mentalità europea. Siamo riusciti, con tutti il limiti culturali – visto che il calcio non è per i nordamericani il primo sport – a creare un buon gruppo e i ragazzi hanno risposto bene. Ma ci sono aspetti ancora da migliorare, come la cultura dell’alimentazione, per esempio.”
Siamo ad agosto, in Europa è tempo di debutti, mentre in Nordamerica la stagione è oramai agli sgoccioli. “A marzo abbiamo cominciato la preparazione, mentre ad aprile è iniziato il campionato, che si concluderà quest’anno il 20 agosto, e al termine del quale me ne tornerò in Italia a ricaricare le pile. Il mio lavoro, infatti, non è solo allenare, anzi, sono parte attiva del club. Assisto ai meeting, gestisco le relazioni con i media, ho un intero staff sotto di me, e tutto questo mi impegna quasi 24h al giorno. Oggi per esempio [in Canada sono solo le 12] ho una riunione, poi una seduta video sugli avversari e per ultimo l’allenamento con i ragazzi.”
Interrogato sui progetti futuri, Turriziani ha le idee chiare: “Il nostro è un programma triennale. Quest’anno è stata una stagione di transizione ma l’obiettivo è crescere ancora e magari portare i Wolves in CPL”. Il suo momentaneo ritorno in Italia non lo troverà però inoperoso. Turriziani collabora infatti attivamente anche con la Viterbese Academy, sinergia che ha permesso al giovane canadese Anthony Aromatario di essere aggregato alla squadra militante nel girone C della Lega Pro. Un vita, quella di Turriziani, che ruota per intero intorno al pallone. Perché, come disse una volta Arrigo Sacchi, “il calcio è la cosa più importante delle cose meno importanti.”
Testo di Juri Gobbini, autore della pagina Facebook Storia del Calcio Spagnolo e del libro “La Quinta del Buitre”.
Immagine di copertina tratta dal profilo FB di Federico Turriziani.