Chievo Verona: post fata resurgo

Chievo Verona: post fata resurgo

Agosto 17, 2022 0 Di Alessandro Amodio

Il Chievo Verona agli albori del nuovo millennio fu una realtà calcistica che ebbe una risonanza mediatica in grado di travalicare i confini nazionali. In tutto il mondo calcistico si parlava della “favola Chievo Verona”.

Il calcio italiano viveva il colpo di coda dei fasti degli anni ’80-’90. Era il periodo delle “sette sorelle” prima che si sciogliessero come un gelato all’equatore, fra fallimenti ed illeciti sportivi.

Dopo sette stagioni consecutive nel campionato cadetto, il 3 giugno 2001 arrivò la storica promozione in serie A dei “mussi volanti” . Gli artefici di quella cavalcata trionfale furono il presidente Campedelli ed il tecnico Gigi Del Neri.

Esordio in Serie A e la qualificazione in Champions

La formazione titolare della squadra clivense è una delle poche che ricordo a memoria (Lupatelli, Moro, Lanna, D’Anna, D’Angelo; Eriberto, Corini, Perrotta, Manfredini; Corradi, Marazzina). Ad inizio campionato, chiunque pronosticava una mesta retrocessione in B dei veronesi.

Invece la stagione della banda di Del Neri fu trionfale, sul campo la migliore annata della storia gialloblù. Il punto più alto fu la sera del 15 Dicembre 2001: a San Siro si sfidavano nell’anticipo del sabato sera, l’Inter della sfavillante coppia Vieri-Ronaldo, una delle poche gare in cui hanno giocato insieme dal primo minuto, contro la terribile matricola veronese.

La spuntò il Chievo che, grazie alle reti della coppia gol Corradi-Marazzina, sbancava San Siro issandosi al primo posto.

La stagione si chiuderà con il quinto posto ed una storica qualificazione in Coppa Uefa. Sul campo è stato il miglior risultato mai raggiunto per la squadra clivense in massima serie, ma non il migliore in assoluto. Nella stagione 2005/2006 a seguito dello scandalo calciopoli, che ridisegnò totalmente la classifica, i veronesi si ritrovarono catapultati al quarto posto. Posizione che dava diritto a partecipare ai preliminari di Champions League.

Preliminari di Champions: il Point Break

Nonostante il sorteggio non proibitivo, che li contrapponeva ai campioni di Bulgaria del Levski Sofia, la musichetta della Champions al Bentegodi ha suonato solo una volta.

Dopo la gara di andata persa per 2-0, al ritorno a Verona davanti a circa 25mila spettatori, il sogno di vedere una squadra di un piccolo quartiere giocatore la massima competizione europea svanì già nel primo tempo, quando i veronesi andarono sotto 1-0. Nella ripresa i bulgari raddoppiarono e per il Chievo non ci fu ormai più nessuna speranza. A nulla servì la doppietta di Amauri, protagonista della precedente stagione, che qualche giorno dopo sarebbe passato al Palermo di Zamparini.

Quel preliminare di Champions è stato il punto in assoluto più alto della storia del Chievo, ma già si intravedevano le prime crepe. Una squadra incompleta e un mercato non proprio scoppiettante erano solo il preludio a quello che sarebbe successo. A fine stagione il Chievo retrocederà in Serie B.

Il ritorno in massima serie è stato immediato, ma la squadra clivense non sarà più quella favola meravigliosa che fece entusiasmare l’Italia pallonara da Nord a Sud. Anzi divenne, per larghi tratti, una squadra antipatica, anonima con operazioni di mercato al limite della trasparenza.

La favola Chievo era solo uno sbiadito ricordo nella mente di qualche nostalgico. Così il 14 aprile 2019 la vittoria del Napoli, con doppietta di Koulibaly, sancì la retrocessione dei clivensi, la seconda dalla massima serie. Tuttavia, a differenza della prima, l’ambiente era logoro e demotivato e del presidente Campedelli si erano stancati tutti. A cominciare dai tifosi.

Seguiranno un paio di campionati in B fino al fallimento della società avvenuto nel 2021.

La rinascita e la disputa Pellissier – Campedelli

Pur non avendo preso parte alla prima stagione in massima serie, quella del miracolo quinto posto, Sergio Pellissier è il simbolo e la bandiera del Chievo.

Record man di presenze e di gol con la maglia bianco(giallo)blu, il valdostano ha legato tutta la sua carriera a questi colori e dopo il fallimento ha fondato la Clivense FC iscrivendola al campionato di terza categoria.

Nella foto la formazione della Clivense che ha vinto il campionato. Si notano lo striscione degli storici ultras North Side e la presenza in campo di Pellissier (foto ripresa dal sito ufficiale Clivense Fc)

Nell’ultima partita di campionato Pellissier, a due anni dal ritiro dal calcio giocato, è sceso in campo contro il Pozzo. Cinque a zero il risultato finale con doppietta del Pelliccia, che nel post gara ha dichiarato: “è sempre dura rimettersi a giocare quando si è fuori forma, anche in terza categoria.” Nella sua prima storica stagione agonistica la Clivense ha vinto il campionato di Terza Categoria.

La Clivense ha ben altre ambizioni: dopo l’acquisizione del titolo sportivo del San Martino Speme parteciperà al campionato di Eccellenza Veneta. Inserita nel girone A si segnala, fra le altre, la presenza del Bassano che ha militato per tanti anni in C.

Se Pellissier ha raccolto le ceneri del Chievo, l’artefice principale di quel miracolo, Luca Campedelli non si è arreso all’idea di veder sparire per sempre il nome Chievo Verona dalla mappa calcistica. Dopo una stagione in cui i gialloblù (quelli autentici?) hanno proseguito l’attività nel solo settore giovanile e la sezione femminile, ecco che sono ritornati.

Dopo varie vicende giudiziare riguardo all’esclusione, legittima o meno, Campedelli non si è mai arreso. Le sue parole la dicono tutta:

“Senza il Chievo per me non c’è ragione d’esistere”

In attesa delle sentenze della giustizia amministrativa che faranno luce sulla vicenda, non è stato fermo con le mani in mano. Dopo aver acquisito il titolo del Sona, ha riscritto il Chievo Verona (Sona) al campionato di Serie D.

Chievo Verona e Clivense quale futuro?

Molte piazze sono ripartite dalla quarta serie per poi ritornare nel calcio che conta più forti di prima, vedi Salernitana, Bari, Palermo e altre. Chissà. Magari un giorno rivedremo i mussi tornare in serie A, oppure quella meravigliosa cavalcata di una piccola squadra di un quartiere di Verona, al di là della diga, resterà solo un ricordo di un calcio che non c’è più e che ha saputo regalarci il suo canto del cigno nel nuovo millennio.

Questo sdoppiamento di identità fra Clivense e Chievo Sona non farà il bene di nessuno. Speriamo quindi che la querelle possa rientrare e magari si possa stupire ancora il grande calcio con la favola Chievo, senza che ciò sfoci nel solito campanilismo provinciale (o di quartiere, nel caso di specie).

 

Immagine di copertina tratta da Getty Images