Quando il Real Madrid sfidò l’Atletico Tetuan in Marocco
Agosto 24, 2022Il 6 Gennaio del 1952 a Tetuan (Marocco), l’intera città era in fibrillazione. E non certo per l’arrivo dei Re Magi, bensì per la partita del pomeriggio. Per poter appoggiare i loro beniamini e per ammirare Zarraga, Pahiño e Molowny.
Per la prima volta nella storia il Real Madrid giocava una partita ufficiale in terra africana contro l’Atletico Tetuan, nello stadio Varela, primo stadio dell’antico continente secondo la rivista People, fondato dal Marchese di Varela nel 1913.
Dopo un buon inizio dei Blancos con gol di Roque Olsen, la squadra di casa, grazie all’aiuto dei 10mila caldissimi tifosi, riuscì a ribaltare il risultato. Finito il primo tempo, sorprendentemente l’Atletico Tetuan era avanti di due gol grazie alla doppietta di Julián García e al gol di Narciso Martí Gimeno. Nel secondo tempo i “merengues” riacciuffarono il risultato, con il gol di Joseito e la doppietta di Olsen all’89esimo, e grazie a un arbitraggio definito “scandalosamente parziale” che costò all’arbitro una multa di 500 pesetas.
Forse vi starete chiedendo: cosa ci faceva una squadra marocchina nella Liga spagnola?
Il 27 novembre del 1912, l’ambasciatore francese Geoffray e il Re Alfonso XIII firmavano il trattato franco-spagnolo, nel quale sancivano che la zona nord del Marocco sarebbe divenuta protettorato del governo spagnolo. La capitale del protettorato era Tetuan. Comprendeva la zona del Rif e Yebala, oltre alle città di Ceuta e Melilla, che già facevano parte della Spagna. Molti giornalisti definirono la zona nord del Marocco donata dalla Francia un “autentico vespaio” o “un regalo avvelenato”. La verità è che la situazione non era delle più semplici e, difatti, dall’inizio 1913 e per i successivi 15 anni il governo spagnolo inviò più volte l’esercito.
La nascita dell’Atletico Tetuan
Tra i primi provvedimenti della Spagna, vi fu un censimento dell’intera popolazione. Nella capitale vivevano 18533 abitanti: di cui 11623 musulmani, 4250 ebrei e 3006 cristiani. Nel limite del possibile il governo cercò di modernizzare il territorio del suo protettorato costruendo interi nuovi quartieri, strade che univano le varie città (Tetuan con Ceuta), ospedali, stazioni dei treni, scuole e moschee. Nel frattempo, i militari, durante il tempo libero, fondavano squadre di calcio e si sfidavano tra loro, fino a quando nel 1933 Fuente de Villavicencio fondò l’Atletico Tetuan.
Il militare era un ex giocatore dell’Atletico Madrid e notò che tra i suoi colleghi molti erano buoni calciatori e decise di creare una squadra con i colori dei colchoneros. Maglietta a righe bianche e rosse e pantaloncini blu. Lo stemma invece fu disegnato da José Bacigalupe, un altro militare amante dell’Athletic Bilbao, che in onore alla sua squadra del cuore realizzò uno scudo simile a quello dei Leoni Baschi, ma con raffigurata la moschea di Sidi Baraka e una stella al centro.
La squadra iniziò a giocare a livello regionale nel campionato ispano-marocchino, fino a quando vinse il campionato del 1948-49 e venne promossa in Seconda Divisione. Dopo due anni nella seconda categoria nazionale, grazie al fatto che giunse prima davanti al Salamanca di tre punti, riuscì nell’impresa di diventare la prima e unica squadra africana a giocare nella Liga.
Un’amara retrocessione in una stagione indimenticabile
L’Atletico Tetuan in quella stagione vinse solamente sette partite e arrivò ultimo, retrocedendo insieme alla Cultural Leonesa e al Huesca. La squadra marocchina, essendo l’unica squadra africana del campionato, a ogni trasferta dovette attraversare lo stretto di Gibilterra e spesso percorrere mille chilometri con un camioncino da undici posti. Garcia racconta al giornale El País: “Quando giocavano nel Nord il viaggio poteva durare vari giorni e si fermavano a metà strada per giocare qualche amichevole”.
Alarcon (uno dei pochi calciatori ancora in vita): “Quell’anno guadagnai 50mila pesetas. Mi pagano di più ora da pensionato in un mese che in cinque anni da calciatore”. Fu un anno difficile, ma pieno di soddisfazioni come la vittoria per 4-1 all’Atletico Madrid del grande calciatore marocchino, nazionale francese, Ben Barek. E come dimenticare i quarti di coppa contro il Barcellona di Kubala.
Epilogo: scomparsa e resurrezione dell’Atletico Tetuan
Il 13 gennaio del 1956, il Consiglio dei ministri spagnolo negoziò con il Marocco la fine del protettorato. Sette mesi dopo si sciolse l’Atletico Tetuan e si fuse con il Ceuta, formando l’Atletico Ceuta. Di contro venne fondato l’Atletico Moghreb de Tetuan, che continuò a mantenere i colori, lo stadio e il simbolo della squadra creata da Fuente de Villavicencio.
Come detto all’inizio, la capitale era abitata da musulmani, cristiani ed ebrei. Durante le partite nello stadio Varela si poteva assistere a un bellissimo spettacolo di unione di persone di diversa religione, ma con la stessa fede calcistica. Tra guerre mondiali e guerre civili spagnole, l’Atletico Tetuan fu un grande esempio di umiltà, spirito di squadra e di integrazione per tutti gli abitanti di quello spicchio di Mediterraneo.
Testo di Philip Supertramp, redattore per F&L e autore della pagina Facebook Serie A vs La Liga
Immagine di copertina tratta da una raccolta fotografica de El País