Perdomo e il “gol del terremoto”

Perdomo e il “gol del terremoto”

Settembre 11, 2022 0 Di Juri Gobbini

Vudjadin Boskov non era certo uno che le mandava a dire. Le sue massime e i suoi aforismi sono diventate delle perle destinate a rimanere nella storia, come quando disse che “Gullit era cervo uscito da foresta” oppure che era “meglio perdere una partita per 6-0 che sei partite per 1-0”. Tuttavia, vi fu una frase, detta prima di un derby fra Sampdoria e Genoa, che marchiò a fuoco il destinatario di quella battuta, José Perdomo.

“Se sciolgo mio cane, gioca meglio di Perdomo”, proferì Boskov. Il cane in oggetto era un aggressivo e indomito pastore tedesco, mentre Perdomo un centrocampista uruguaiano molto, ma molto lento per i ritmi del calcio italiano.

Perdomo era arrivato dal Peñarol nell’estate del 1989 per mano dell’agente Paco Casal. Una specie di Jorge Mendes ante litteram, soprattutto per quanto riguardava il calcio uruguayano. L’agente fu infatti protagonista di molte trattative con vari club delle Serie A. Grazie a lui arrivarono al Genoa anche Rubén Paz e Carlos Alberto “Pato” Aguilera, e successivamente Casal portò in Italia anche altri giocatori charrúas come Nelson Gutierrez, Enzo Francescoli, Jose Oscar Herrera, Dario Silva, Fabian O’Neill, Ruben Sosa e Alvaro Recoba.

Un curriculum di tutto rispetto

Molti di quelli sopracitati risultarono un successo, ma per Perdomo l’avventura genoana durò lo spazio di una stagione. Il giocatore era stato il capitano dell’Uruguay che aveva vinto la Coppa America del 1987, anno in cui conquistò anche la Coppa Libertadores con il Peñarol di Oscar Washington Tabarez.

Malgrado il buon curriculum, Perdomo si rivelò un giocatore totalmente inadatto alla Serie A: 25 partite, tutte da titolare, 9 cartellini gialli, una espulsione e un posto più che meritato nella lista dei “bidoni” del calcio italiano. Per Franco Scoglio un anno di Perdomo fu abbastanza. In estate sia lui che l’altro uruguaiano Rubén Paz fecero le valigie, i loro posti da straniero presi rispettivamente dal brasiliano Branco e dal ceco Tomas Skuhravý, due destinati a diventare delle leggende nella sponda rossoblù di Marassi.

José Perdomo al Genoa (immagine tratta da Sky Sport)

José Perdomo al Genoa (immagine tratta da Sky Sport)

Perdomo vivacchiò ancora in Europa prima di tornarsene in Sudamerica, tentando la sorte in altri campionati. Nell’estate 1990 trovò un ingaggio con il Coventry, dove giocò appena quattro gare. Nella primavera del 1991 fu chiamato in Spagna da un pericolante Betis Sevilla. Perdomo esordì nel derby contro il Sevilla, timbrando il suo unico gol europeo con una magistrale punizione. Fu un “golazo” inutile, vista la sconfitta per 3-2 e la retrocessione del Betis a fine stagione.

Bocciato dai grandi palcoscenici, Perdomo tornò a testa bassa in Sudamerica. Dopo il Mondiale del 1990 aveva perso anche il posto in nazionale, e a 26 anni sembrava già un giocatore sul viale del tramonto. Non ci fu nessuna grande squadra ad aspettarlo, e a ricordarsi di lui fu il tecnico Gregorio Pérez. Pérez vanta in carriera numerose panchine, fra cui quella del Cagliari – dove durò appena sei giornate, nella stagione 1996-97 – ma nel 1991 era alla guida del Gimnasia La Plata, la seconda squadra della città dopo il glorioso Estudiantes, con cui disputa il Clásico platense.

Il Clásico platense: equilibrio a dispetto del palmares

Nonostante le due squadre vantino una lunga militanza in Primera (91 stagioni per l’Estudiantes, 82 per il Gimnasia), la differenza di palmares fra il Pincha e il Lobo è impressionante. L’Estudiantes conta infatti sei titoli nazionali e ben quattro Coppe Libertadores, mentre il Gimnasia ha in bacheca due soli trofei: la Coppa del Centenario dell’AFA del 1995, e il Campionato del 1929, ottenuto quando ancora il fútbol argentino era amateur.

Tuttavia, sin dalla prima sfida del 27 agosto 1916, il Clásico platense ha sempre riservato un certo equilibrio. Delle 184 sfide ufficiali in tutte le competizioni, l’Estudiantes si è imposto 66 volte, il Gimnasia 50, mentre in 68 occasioni le due squadre si sono spartite la posta in palio.

Ovviamente, come tutte le rivalità, anche quella fra il Pincha e il Lobo ha regalato momenti storici da consegnare alla memoria dei tifosi. Nel 2006, per esempio, si registrò la maggior vittoria in goleada per l’Estudiantes. La squadra guidata allora da Diego Simeone, con Juan Sebastian Veron in campo, si impose per 7-0, con un’altra vecchia conoscenza del calcio italiano come José Luis Calderónmeteora nel disastroso Napoli della stagione 1997-98 – protagonista con una tripletta.

Di quella squadra faceva parte anche il portiere Mariano Andujar, che dopo aver giocato a lungo anche in Serie A da qualche anno è tornato a difendere la porta dell’Estudiantes, prendendo parte al pirotecnico 4-4 del dicembre scorso giocato al Juan Carmelo Zerillo, tana del Gimnasia.

Quel maledetto Napoli 1997-1998 e una retrocessione cult

José Perdomo e il gol del terremoto: una punizione entrata nella storia

Tuttavia, ci fu un gol entrato nella leggenda. E a segnarlo fu proprio l’uruguaiano Perdomo il 5 aprile 1992, nella settima giornata del Torneo Clausura. Si giocava allo stadio Jorge Luis Hirschi, in casa dell’Estudiantes, e sul punteggio di 0-0, al minuto 54, il Gimnasia beneficiò di una punizione una decina di metri dal limite dell’area, in posizione non troppo centrale. Sul punto di battuta si presentò Perdomo. L’esecuzione fu impeccabile, forte e precisa. La palla scavalcò la barriera e andò a piazzarsi sull’angolo basso alla destra del portiere Arturo Marcelo Yorno, che tardò a reagire, forse convinto che il centrocampista avversario la volesse scodellare a centro area.

La marcatura di Perdomo permise così al Gimnasia di imporsi nel Clásico platense. Malgrado l’assenza di posta in palio – le due squadre terminarono il torneo all’ottavo (Gimnasia) e diciassettesimo posto (Estudiantes) – il gol fece esplodere i festeggiamenti da parte dei tifosi del Lobo. Una celebrazione talmente esagerata che mosse addirittura le lancette del sismografo dell’Osservatorio Astronomico de La Plata. Questo malgrado si giocasse nello stadio rivale, con una capienza di 25000 spettatori di cui circa 10000 tifosi del Gimnasia. Ovviamente il movimento tellurico durò pochi secondi e non causò nessun danno. Ma questo bastò e avanzò per essere registrato e classificato come del sesto grado Richter.

Il calcio argentino è pieno zeppo di storie curiose e aneddoti particolari che alimentano leggende e miti legati al mondo del fútbol. E il gol di Perdomo, ribattezzato come il “Gol del Terremoto”, è senza dubbio una di queste.

 

Testo di Juri Gobbini, autore della pagina Facebook Storia del Calcio Spagnolo e del libro “La Quinta del Buitre”.

Immagine di copertina tratta da IzquierdaDiario.es