Pazza Inter e quella clamorosa rimonta contro la Samp
Settembre 15, 2022Quando Antonio Conte si insediò sulla panchina dell’Inter, nell’agosto del 2019, il suo primo intervento da leader dello spogliatoio non fu tanto di natura tecnica, quanto di natura artistica.
A San Siro, infatti, prima di ogni partita dei neroazzurri risuonavano dagli altoparlanti dello stadio le note di “Pazza Inter Amala”, brano registrato nel 2002 e intonato dagli stessi calciatori di quel tempo. Da Bobo Vieri al Chino Recoba, passando per Nicola Ventola e Capitan Zanetti.
Mister Conte decise dunque di togliere dalla scaletta prepartita il pezzo, che ormai era stato adottato come un vero e proprio inno dalla tifoseria. Il concetto di “Pazza Inter” non entusiasmava l’allenatore pugliese, che alle sue squadre ha sempre preferito sentire abbinare termini come concretezza e fame. La pazzia non rientrava certo tra le doti che avrebbe voluto vedere in campo dalla sua nuova squadra.
Il DNA della Pazza Inter
La reazione della tifoseria, come prevedibile, non fu compatta ed uniforme. Una parte del tifo neroazzurro sostenne Conte nella scelta, ritenendo giusta la strada del rigore tattico per arrivare al dominio in patria e ad una nuova vita in Europa. Un’altra si limitò a storcere il naso con scetticismo, sostenendo che il DNA di una squadra non si può cambiare in un batter d’occhio. Specie se il fautore del cambiamento è stato, da giocatore e da allenatore, una bandiera della Juventus.
Già, il DNA.
Quello dell’Inter ha sicuramente nascosto tra le sue pieghe un gene impazzito. Facilmente riconoscibile sia nelle vittorie che nelle sconfitte della Beneamata per lunghissimi anni.
Le partite, e dunque le stagioni, dei neroazzurri sin dall’inizio degli anni ’90 sono state contraddistinte in più occasioni da saliscendi emozionali vertiginosi.
Gran parte di questi episodi da montagne russe si devono anche alla tipologia di gestione societaria condotta da Massimo Moratti, diventato proprietario dei neroazzurri all’inizio della stagione 94/95. Al tramonto di una stagione che avrebbe anticipato molti dei temi morattiani, con la vittoria della Coppa UEFA del 1994 contro il Casino Salzburg. Nonostante un campionato disastroso, chiuso al tredicesimo posto in campionato e con una salvezza raggiunta alla penultima giornata.
«Non l’abbiamo mai considerata un’azienda. L’abbiamo sempre considerata una passione e basta. Era difficile rimanere indifferenti, anche se seguivamo la squadra. Un conto però è seguirla da tifosi, dove la sofferenza finisce la domenica sera, un conto è seguirla da responsabile della società.»
L’apice della follia?
Una squadra seguita con una passione così smodata, e spesso limitante nella rincorsa agli obiettivi stagionali, non poteva che diventare Pazza, per definizione.
Prima dell’avvento nel 2008 di Josè Mourinho, forse il primo normalizzatore della filosofia neroazzurra, l’Inter cambiò 14 allenatori in 14 anni. Perse una finale di UEFA ai rigori nel ’97 contro lo Schalke 04 e ne vinse una l’anno successivo, strapazzando la Lazio sotto i colpi di Zanetti, Zamorano e Ronaldo. Fu protagonista di un finale di stagione thrilling nel ’98, quando vide sfilar via lo Scudetto dopo l’epocale scontro Ronaldo-Iuliano in area di rigore al Delle Alpi contro la Juventus. Spazzò via il Real Madrid a San Siro grazie ai colpi di Roberto Baggio in un’annata pessima. Raggiunse l’apice della follia perdendo all’Olimpico di Roma per 4-2 all’ultima giornata, in quell’ormai proverbiale 5 Maggio del 2002, scivolando da prima a terza in classifica in 90 minuti e ritardando ancora l’appuntamento con lo Scudetto che mancava da 12 anni.
Non è un caso, quindi, che la canzone boicottata da Conte parlasse di Pazza Inter, di sofferenza, di imprevedibilità, ma anche di grande amore.
Inter-Sampdoria 3-2: il non plus ultra della Pazza Inter
Tuttavia, l’esempio forse più fulgido di Pazza Inter doveva ancora arrivare, quando i calciatori si riunirono in sala di registrazione con gli spartiti davanti.
E’ il 9 Gennaio 2005.
L’Inter di Roberto Mancini è ancora imbattuta in campionato, ma nelle prime 17 partite di campionato ha raccolto ben 12 segni X. I giornali fanno presto a coniare il termine di “pareggite”. Un nuovo morbo che sembra affliggere i neroazzurri impedendo loro di spiccare il volo verso le zone altissime della classifica, cannibalizzate dalla Juventus di Fabio Capello.
A San Siro arriva la Sampdoria di Novellino. I blucerchiati non perdono da 2 mesi e vogliono rendere la vita dura ai neroazzurri, che si scaldano sotto le immancabili note di Pazza Inter.
Al tramonto del primo tempo, Max Tonetto sbuca a sinistra alle spalle di Emre, approfittando di un pallone di prima recapitatogli da Aimo Diana e supera Toldo. E’ una beffa, visto che nel primo tempo l’Inter aveva prodotto almeno 3 grosse occasioni da gol, tutte disinnescate da un Antonioli in giornata di grazia.
L’assedio neroazzurro prosegue nella ripresa, nel tentativo di raggiungere il pari. Ma Antonioli continua il suo show negando in più occasioni il gol a Stankovic, Adriano e Vieri.
Al minuto 83 poi, San Siro viene gelato dal bielorusso Kutuzov, che trafigge Toldo ancora su assist di Diana, dopo una cavalcata innescata da un tacco geniale di Flachi.
Punteggio sullo 0-2 a 6 minuti dalla fine, è la mazzata che ucciderebbe qualsiasi squadra. Pierluigi Pardo, in telecronaca per Sky insieme a Salvatore Bagni, parla imprudentemente di “partita in cassaforte” per i doriani. Ma non stiamo forse parlando della Pazza Inter?
Quello che succede da lì alla fine dell’incontro ha poche spiegazioni che ricadono nella sfera del razionale. Anche perché il tempo sembra correre veloce per poi inspiegabilmente dilatarsi, creando una bolla di assurdo dove l’Inter trova la miglior definizione possibile di sé stessa.
Al minuto 87 Obafemi Martins sprinta in area su un filtrante di Recoba, beffa una difesa forse un po’ pigra della Samp e con l’esterno sinistro bacia il palo e segna il gol dell’1-2. Niente capriole per festeggiare, si va dritti a centrocampo col pallone in mano per ripartire velocemente.
Per i tifosi interisti è ora di cambiare telecronista. Da Pierluigi Pardo si passa a Roberto Scarpini, che ricorda che “nulla è impossibile per questa Inter”.
Novellino inserisce Carrozzieri per Flachi abbassando il baricentro e consegnandosi alle offensive neroazzurre, spinte da uno stadio che è passato in un amen dalla disperazione alla speranza.
Minuto 90. Martins lotta su un pallone vagante in area di rigore, Antonioli esce dai pali ma il nigeriano si inventa un cross in rovesciata quasi impossibile, che trova Vieri a pochi passi dalla porta. Anche se in condizioni precarie di equilibrio, il bomber non può sbagliare. E’ 2-2, San Siro esplode, Vieri si toglie il cerchietto e lo lancia via. Scarpini si lancia in un temerario quanto profetico “andiamo a vincerla!”
L’Inter della pareggite non si accontenta. Vuole i 3 punti e schiaccia la Samp, con il cronometro che corre all’interno del recupero.
Minuto 93. Karagounis mette dentro un pallone da destra, la difesa doriana respinge in qualche modo con un campanile al limite dell’area che finisce sui piedi di Stankovic, girato con le spalle alla porta. Una posizione che gli vieta di calciare in porta, ma che gli consente di avere una visione quasi mistica: verso di lui sta arrivando Recoba, forse il simbolo dell’era Moratti. Amato alla follia dal presidente e dai tifosi. Dotato di un talento smisurato e di un mancino secco come il fulmine ma insieme morbido come la seta. Mai però baciato dal dono della continuità. Stankovic pensa bene di accarezzare la palla col collo del destro, lasciandola lì per il Chino e togliendosi subito di mezzo.
Recoba ha lo spazio per tirare e non ci pensa nemmeno. Tutti i 94 minuti precedenti sembrano essersi giocati solo per arrivare a questo momento: è un sinistro laser, che finisce la sua corsa nell’angolino alla destra di Antonioli e completa una rimonta mai vista, da 0-2 a 3-2 negli ultimi 7 minuti.
Un freddo pomeriggio di gennaio milanese si è trasformato in un racconto epico. Un sogno ad occhi aperti a cui nessuno vuole credere. Un rollercoaster di emozioni che fa volare cappelli e giacche allo stadio e le sedie nei circoli e nei bar.
Inter-Samp è l’epitome della Pazza Inter. Sette minuti che raccontano 20 anni di gestione Moratti e contrassegnano per sempre il DNA di una squadra. Con buona pace di Antonio Conte.
Testo di Nicola Luperini, per la rubrica “La Tana del Lupo”. Pisano, content editor per Sottoporta – il calcio internazionale, cura per Football&Life gli argomenti più caldi della settimana sul calcio italiano, dalla Serie A al calcio minors.
Immagine di copertina: account twitter “Ultima Freccia”