Julio Iglesias: il portiere che lenì il dolore con la musica

Julio Iglesias: il portiere che lenì il dolore con la musica

Settembre 22, 2022 0 Di Juri Gobbini

Se c’è in Spagna una città che ha rappresentato- e rappresenta ancora – il turismo di massa, questa è senza dubbio Benidorm. La città alicantina, simbolo della Costa Blanca, si trasformò negli anni Sessanta da villaggio di pescatori a un conglomerato di cemento, il tutto per accogliere i tanti turisti stranieri desiderosi di playas y fiestas una volta che il dittatore Franco aveva deciso finalmente di aprire le porte del Paese. Il soprannome di “New York del Mediterraneo” può suonare a prima vista come un complimento, ma tutti quei grattacieli sono in realtà il simbolo della selvaggia e incontrollata espansione urbanista.

Il concorso canoro di Benidorm

Fu proprio per promuovere la città di Benidorm che nel 1959 si decise di creare un concorso canoro, prendendo spunto dal Festival di Sanremo. Al contrario del suo simile italiano, il Festival di Benidorm non ha però avuto grossa fortuna nell’arco della storia. L’entusiasmo iniziale andò infatti affievolendosi, e i problemi e l’inconsistenza organizzativi videro il concorso canoro perdere piano piano prestigio. Tanto che, nel 2006, si decise di cancellarlo del tutto, dopo che anche in precedenza non si era disputato fra il 1986 e il 1993.

A distanza di ben 16 anni, lo scorso gennaio, si è deciso comunque di ripristinare la manifestazione, anche se con un nome differente, Benidorm Fest, la cui canzone vincitrice – SloMo”, interpretata dall’ispano-cubana Chanel – ha poi rappresentato la Spagna all’Eurovision Song Contest. Tuttavia, negli anni Sessanta, con gli spagnoli anche loro desiderosi di libertà malgrado la dittatura, il Festival di Benidorm ebbe un buon riscontro di successo. Ad accedere al concorso non furono poi solo artisti spagnoli, tanto che le prime due edizioni furono appannaggio di due cileni, Monna Bell e Arturo Millán. Mentre parteciparono pure alcuni artisti italiani come Bobby Solo e Tony Dallara, il quale vinse l’edizione del 1967.

Nel 1968 riuscì ad imporsi invece a un giovane madrileno, con la canzone La Vida Sigue Igual [“La vita va avanti lo stesso”, la cui versione italiana è stato però intitolata “Se lei non c’è”] pezzo che lui stesso aveva composto durante una lunga convalescenza dopo un brutto incidente stradale. Lo sconosciuto ragazzo in questione era Julio Iglesias, che poi ne avrebbe fatta di strada, diventando un mostro sacro della musica spagnola e un artista di fama internazionale.

Julio Iglesias, portiere per vocazione, cantante per caso

Julio Iglesias fu però cantante per caso. La sua passione era infatti il calcio, e il suo sogno principale era quello di diventare un giorno il portiere del Real Madrid, club nel quale militava da ragazzo. Inizialmente Julio Iglesias era entrato nelle giovanili del club madrileno come attaccante, ma rapidamente venne convertito in portiere. Il suo nome era iniziato a circolare nell’ambiente. I dirigenti del club stavano monitorando attentamente la sua progressione. E sembrava che l’ascesa alla prima squadra fosse stato solo questione di tempo. Forse già nella stagione 1963-64. Tuttavia, i tanti sogni di gloria del giovane madrileno furono infranti la notte fra il 21 e 22 settembre 1963, un giorno prima del suo ventesimo compleanno.

Julio Iglesias dà il calcio d'onore prima di un Clasico (foto el Mundo)

Julio Iglesias dà il calcio d’onore prima di un Clasico (foto el Mundo)

Sembrava una serata come un’altra, di quelle da passare assieme agli amici, tutti coetanei. Invece, la tragedia era solo dietro l’angolo. Al rientro, verso le 2 di notte, l’auto nella quale viaggiavano sbandò. L’impatto fu tremendo. Nessuno di loro perse la vita, ma qualcuno ebbe gravi conseguenze. Come Julio Iglesias, rimasto incosciente e risvegliatosi solo in ospedale.

La prima diagnosi fu agghiacciante. I medici lo avvertirono che difficilmente sarebbe tornato a camminare. Julio Iglesias rimase semi-paralizzato per quasi due anni, ma alla fine riuscì a rimettersi in piedi grazie alla fisioterapia e gli enormi sforzi. Durante la lunga degenza in ospedale gli venne regalata una chitarra, e la musica divenne così un alleato importante nel processo di recupero. Iniziò a scrivere canzoni e a improvvisare qualche accordo. Il tutto per allievare le sofferenze fisiche e spirituali. Anche perché quell’incidente, oltre a fargli rischiare la vita, aveva troncato i suoi sogni di gloria e la prospettiva di poter difendere un giorno la porta del Real Madrid.

Terminata la convalescenza, Julio Iglesias se ne andò per un periodo in Inghilterra con l’obiettivo di imparare l’inglese. Per racimolare qualche soldo iniziò a cantare nei pub, di solito interpretando cover dei successi del momento. Credendo che avrebbe potuto avere una piccola parte nel mondo musicale spagnolo, al rientro in Spagna contattò una casa discografica per fargli leggere alcuni suoi testi. Pensava, chissà, che sarebbero potuti interessare a qualche cantante. Invece quelli gli proposero di interpretarli lui stesso. “Ma io non sono un cantante” , rispose Julio Iglesias. Salvo poi farsi convincere da tanta insistenza.

La vittoria al Festival di Benidorm fu solo il primo step di una gloriosa carriera. La Spagna aveva perso sì un portiere, ma aveva trovato un artista destinato a diventare una leggenda della musica. Il successo planetario di Julio Iglesias si deve anche al fatto che il cantante madrileno eseguì i suoi brani non solo in spagnolo, ma anche in inglese, francese, tedesco, italiano, portoghese, giapponese e persino in tagalog, la lingua ufficiale delle Filippine. Secondo alcune classifiche, infatti, Julio Iglesias è l’artista latino con maggior numero di dischi venduti nella storia e soprattutto un simbolo di un paese che negli anni Settanta e Ottanta cercava di allinearsi con il resto del mondo dopo quasi 40 anni di dittatura.

 

Testo di Juri Gobbini, autore della pagina Facebook Storia del Calcio Spagnolo e del libro “La Quinta del Buitre”.

Immagine di copertina tratta da marca.com