El Pajarito Valverde é diventato un Halcón

El Pajarito Valverde é diventato un Halcón

Settembre 24, 2022 0 Di Philip Supertramp

Questa é una storia apparentemente comune. Parte da Montevideo e racconta di un ragazzo, che come noi ha amato il calcio fin dalla più tenera età, svolazzando col pallone tra i piedi come un uccellino per casa.

Federico nasce il 22 luglio del 1998 in una famiglia semplice. Suo padre Julio Valverde lavora ovunque (dipendente di un casinò, poi venditore di giocattoli per le strade della città), mentre sua madre Doris fa la commessa in un negozio di vestiti di seconda mano.

Le origini del “Pajarito”

“Fede” cresce con suo fratello Diego, ma, appena impara a stare in piedi, passa le giornate nel cortile interno a tirare calci al pallone contro il muro. Il vicino di casa, Alfredo, non sembra molto contento del rumore costante. E neppure i suoi genitori, che ogni volta che tornano a casa trovano la parete danneggiata. Il secondogenito, all’età di tre anni, non ne può più di quello spazio, vuole iniziare a volare fuori da quelle quattro pareti.

Sua mamma, contro il parere di quelli che pensano che sia ancora troppo piccolo, decide di portarlo al Club Estudiante la Unión. Lì il piccolo Fede comincia a giocare, crescere e segnare allo stesso tempo. Il bambino, al primo gol in un’amichevole contro il Danubio, sotto gli occhi di sua madre Doris, inizia a esultare e, a un certo punto, si ferma e spontaneamente, tirando via, da sotto i pantaloncini, il pannolino che gli dava noia.

Quell’esultanza lo rende famoso nel club e tutti iniziano a parlare di lui. All’età di cinque anni, viene chiamato per giocare con quelli più grandi di un anno. Iniziano le partite “ufficiali” e Fede ha bisogno di scarpini da gioco. Il problema è che il piede del bimbo è ancora troppo piccolo e sua madre non trova il numero giusto in nessun negozio. In preda alla frustrazione, Doris va a una fiera dell’usato a Montevideo e in uno degli stand, miracolosamente, riesce a comprare l’unico paio di scarpini adatto.

Durante quell’anno nel club non si parla d’altro, c’è il bambino più piccolo di tutti che chiamano il “pajarito” (uccellino), perché invece di correre sembra volare e ovunque vada porta con sé il ciuccio.

Doris, infastidita da quel soprannome fa promettere a suo figlio che, se a fine anno vincerà la Coppa, dovrà smettere di portare il ciuccio. Fede vince il torneo e, come promesso alla madre, non usa più il “chupete”, ma il nome “pajarito” rimane perché, anche se è “diventato grande”, continua a volare per tutti i campi di Montevideo.

L’approdo di Valverde al Peñarol

Nel 2008 tutta la famiglia è in festa, finalmente un Valverde ha l’opportunità di poter giocare per la squadra del cuore, il Peñarol.

Il giorno del provino, tutti i ragazzini sono in campo, pronti a dimostrare di poter vestire la maglia “aurinegra”. Tutti, eccetto uno. Fede è sotto un albero accanto al campo. Incupito, intimidito. Lo nota Gonçalves (uno degli allenatori del Club) che va da lui e gli dice: “Ehi ragazzo, perché non stai giocando? Vai e gioca!”. Sorpreso da quella voce autoritaria, non ci pensa un secondo e corre in mezzo a al campo come un forsennato. Tra tutti quelli venuti a provare quel giorno, Gonçalves rimane sorpreso dal giovanotto timido che aveva gettato in campo, e dice all’altro allenatore: “Questo è diverso da tutti gli altri, va preso”.

Mamma Doris, avendolo sempre accompagnato al campo, ascolta inorgoglita questa conversazione. “Quello di cui parlate è mio figlio”, sussurra agli allenatori.

Un giovanissimo pajarito Valverde al Peñarol (foto fútbol.uy)

Un giovanissimo pajarito Valverde al Peñarol (foto fútbol.uy)

Federico cambia squadra, ma non il suo approccio in campo. Per il futuro centrocampista della Celeste, un’altra figura importante è l’allenatore Perdomo. Il Mister nota la pigrizia dell’allora adolescente nel difendere e nel rincorrere gli avversari. Dopo avergli ripetuto varie volte “Se vuoi diventare un grande giocatore devi saper attaccare come difendere”, lo punisce con la panchina per alcune partite. Impiega poche settimane a imparare la lezione e capisce di dover correre anche in ripiegamento, per aiutare i compagni.

Il pajarito Valverde spicca il volo

Il grande salto al calcio europeo arriva nel 2015, perché a inizio anno viene convocato per un provino nell’Arsenal. Finito il test, i Gunners offrono 3,5 milioni al Peñarol. A rifiutare è il pajarito che dice a sua mamma: “Ho sognato di giocare in una squadra dalla maglietta bianca”.

La famiglia è preoccupata, perché pensa che sia l’eterno rivale, il Club Nacional de Football, ma tardano poco a capire che il figlio ha fatto bene a non scegliere di trasferirsi a Londra. Il 4 marzo di quell’anno si gioca in Paraguay il sudamericano under-17 e tra i convocati dell’Uruguay c’è il giovane del Peñarol. Ad assistere al torneo ci sono gli osservatori delle grandi squadre europee e su tutti i taccuini c’è scritto Valverde. Il centrocampista della Celeste corre per tutto il campo: difende, attacca e segna. Segna tanto, alla fine del torneo conta 7 gol in 8 partite (uno solo meno dell’attaccante brasiliano Leandrinho, futuro oggetto misterioso del Napoli). Il 29 marzo si gioca l’ultima partita del sudamericano e alla “Celeste” basta un pareggio contro i padroni di casa per qualificarsi al mondiale.

Il Paraguay, che invece deve vincere, parte subito all’attacco e, dopo un’uscita sbagliata del portiere, Paredes segna di testa. Finisce il primo tempo e l’Uruguay è fuori dal Mondiale del Perù, ma nel secondo tempo ci pensa Federico su punizione a raggiungere il pareggio. Sembra che il peggio sia passato, ma al minuto 75 l’attaccante avversario Ferreira riesce a girarsi in area, vince un rimpallo e segna il gol della vittoria e della qualificazione al mondiale della nazionale guaranì. Federico al fischio finale esce in lacrime come tutti i suoi compagni.I

La rivincita del Pajarito Valverde

l giorno prima della finale il Peñarol e il Real Madrid avevano fimato per 5 milioni il trasferimento in Spagna di Valverde, ma come previsto sarebbe volato in Europa solamente compiuta la maggiore età. La famiglia appresa la notizia non ci può credere: “Allora il sogno non mentiva, Federico giocherà con i Blancos”.

Il Pajarito, in quell’anno che gli rimane con i carboneros, viene promosso in prima squadra e riesce a giocare con il suo idolo Diego Forlan (anche lui di Montevideo) e a vincere il campionato.

Compiuti i 18 anni vola a Madrid e viene mandato a farsi le ossa nel Castilla, ma finita quella stagione ha la sua grande rivincita. L’11 agosto del 2017 viene convocato da Tabarez per due partite di qualificazione al mondiale di Russia 2018. Contro l’Argentina la partita finisce 0-0 e il pajarito non entra in campo. Il 5 settembre il maestro Tabarez decide di farlo debuttare con la maglia Celeste dal primo minuto con lo stupore di tutto il Paese. Un ragazzino di 19anni in una partita così importante.

Il Maestro non ha dubbi: si gioca contro il Paraguay e Federico vuole la rivincita di quella bruciante sconfitta. Nello stadio “Defensores del Chaco” (Asunción, Paraguay) la partita inizia come due anni prima. I padroni di casa, per continuare a credere nella qualificazione al mondiale attaccano ininterrottamente.

Il gol del Pajarito Valverde contro il Paraguay (foto Diario As)

L’esultanza per il gol del Pajarito Valverde contro il Paraguay (foto Diario As)

Questa volta però la coppia colchonera Giménez-Godin, con l’ex Lazio Muslera in porta, respinge gli attacchi paraguagi. Il problema è che la “Celeste” non riesce a rispondere, Cavani si sbatte per tutto il campo in cerca di palloni giocabili e lascia solo un Suarez mezzo infortunato, a fare a sportellate. Al minuto 72, tutto l’Uruguay esplode, ma soprattutto papà Julio e mamma Doris che stanno ascoltando la partita alla radio. In mezzo a una tempesta di attacchi avversari, arriva un lampo nel cielo. Su un fallo laterale dell’Uruguay presso l’area avversaria, Federico fa partire un tiro basso e angolato, imprendibile per Silva. Come sempre, “il Maestro” ha avuto ragione.

La partita finisce 1-2 e la qualificazione al terzo mondiale di fila è a un passo grazie al pajarito di Montevideo.
Sono passati cinque anni da quella partita, Federico ha vinto due Liga e una Champions League, ha iniziato giocando al posto di uno tra Modric, Casemiro e Kroos e ha finito per diventare il signore della fascia destra.
Ora quel pajarito, come ha detto in un’intervista recente, è diventato un “halcón” (falco) e noi tutti ne siamo testimoni. Oggi che il pajarito Valverde é un’autentica stella del Real Madrid, é bene ricordare come, da una storia semplice, possano avverarsi i sogni più impensabili.

 

Testo di Philip Supertramp, redattore per F&L e autore della pagina Facebook Il Signore della Liga

Immagine di copertina: account Twitter Madrid Zone