Intervista a Riccardo Torresi: El Profe e la sua esperienza in Paraguay

Intervista a Riccardo Torresi: El Profe e la sua esperienza in Paraguay

Ottobre 18, 2022 0 Di Juri Gobbini

La storia di Riccardo Torresi sembrerebbe a prima vista una delle tante: una laurea – in Relazioni Internazionali – a marcire in un cassetto, scarse prospettive professionali e la decisione di fare le valigie e lasciare il Belpaese.

Semmai, la scelta curiosa del giovane toscano risiede nella destinazione finale del viaggio, il cui biglietto è stato fatto di sola andata. Mentre in molti preferiscono infatti rimanere in Europa, cercando fortuna in mercati lavorativi più solidi, Torresi è andato controcorrente, scegliendo una nazione poco glamour, senza accesso al mare e non certo fra le più ricche al mondo: il Paraguay.

Lasciare la nativa Terontola, frazione di Cortona, non è stato semplice. Anche se il lungo viaggio fino alle Ande è stato comunque agevolato dalla precedente esperienza fatta da Torresi durante gli studi universitari, in un Paese che dal 2013 lo ha di nuovo accolto a braccia aperte e dove ha trovato un impiego come funzionario all’ambasciata italiana.

Al contrario dell’olandese William Paast, colui che portò il fútbol in Paraguay, Torresi non si è però imbarcato con un pallone fra i bagagli, bensì con un patentino UEFA B di allenatore. A 30 anni, con una carriera da calciatore dilettante ormai alle spalle, Torresi ha pensato bene di proseguire la propria passione ai bordi del rettangolo di gioco. In un certo senso seguendo le orme del padre Giacomo, per decenni tecnico di numerose squadre dilettanti intorno al lago Trasimeno, sia dei campionati umbri che di quelli toscani.

Riccardo Torresi: com’è nato El Profe

«All’inizio è stata dura – racconta Torresi- soprattutto perché c’era poca chiarezza sul valore del mio patentino. Alla fine, ho fatto due intensi e tediosi anni di corso, ottenendo quello CONMEBOL PRO, il che mi permette di allenare in qualsiasi campionato sudamericano.»

Torresi è diventato così “El Profe”, abbreviativo di “professore”, la versione sudamericana di “mister”. Così sono chiamati gli allenatori a queste latitudini. «I ragazzi sono tutti volenterosi e ti ascoltano molto. Ovviamente l’obbiettivo è quello di non imporre le mie idee ma di adattarle al tipo di calcio che si pratica qui.»

I primi passi di Torresi in Paraguay sono stati con il settore giovanile del Libertad di Asunción, poi il passaggio all’Olimpia de Itá, l’inizio di una carriera da tecnico che lo ha portato a dirigere quasi sempre in Intermedia – la serie B locale – incluso l’ultima esperienza con il Club General Martín Ledesma di Capiatá, cittadina della periferia di Asunción.

«L’Intermedia è un campionato importante, che ti occupa completamente il tempo libero. Ci alleniamo quasi tutti i giorni e per le trasferte più lunghe [come, per esempio, quella di Ciudad del Este o di Pedro Juan Caballero] siamo costretti a lunghi viaggi in bus, per tanto stiamo fuori anche due giorni.»

Il neopromosso Martín Ledesma, l’ultima squadra di Torresi, è una piccola realtà, ma nell’attuale Intermedia vi erano club con ben altro spessore. «Il nostro stadio ha una capienza di 5000 spettatori, ma poi però altri club, come il Deportivo Luqueño, per esempio, hanno stadi di 25000 posti, e di solito sono sempre pieni, con tanto di calorosa “hinchada” a fare il tifo. Le gare poi sono tutte trasmesse in diretta TV. Questo per farti capire l’importanza del campionato.»

Il Deportivo Luqueño passò alla storia per essere stato il club in cui debuttò professionista, con soli 15 anni, José Luis Chilavert, mitico portiere ed icona del calcio paraguaiano. Proprio in casa del Deportivo Luqueño, il Martín Ledesma di Torresi ottenne lo scorso maggio un importante risultato, una vittoria 2-1 che illuse fin troppo di dirigenti del club, il cui obiettivo stagionale era la salvezza.

Una volta trovatosi nei piani alti della classifica, il club iniziò ad ambire a qualcosa di più. Così, ai primi risultati negativi, a pagare è stato proprio Torresi, esonerato a fine agosto. Malgrado la squadra fosse comunque in zone tranquille. Tant’è che il club sarebbe poi arrivato sesto nel torneo conclusosi ad inizio ottobre.

Riccardo Torresi (FB Martin Ledesma 3)

Riccardo Torresi (immagine tratta dall’account FB Martin Ledesma)

 

«La mia colpa è stata quella di aver conquistato troppi buoni risultati tutti assieme. E poi aver ottenuto solo 4 punti in 7 partite. Se quelle sconfitte fossero arrivate nel bel mezzo della serie positiva nessuno si sarebbe accorto di nulla.Visto che nel complesso stavamo facendo un campionato al di sopra delle aspettative.»

Come si vive il calcio in Paraguay

Resultadismo a parte, il calcio in Paraguay si vive in maniera positiva. Questo malgrado la nazionale non si sia qualificata agli ultimi tre Mondiali. Anche i club hanno perso prestigio nelle competizioni continentali, e l’ultima vittoria in Coppa Libertadores, quella dell’Olimpia Asunción, risale all’oramai lontano 2002.  La Selección, invece, dopo aver fatto un superlativo Mondiale nel 2010 – quelli di Larissa Riquelme e del rigore di Oscar Cardozo parato da Iker Casillas nei quarti – e raggiunto la finale di Coppa America nel 2011, si è spenta nell’ultimo decennio, incapace di produrre una nuova generazione competitiva.

Nel campionato di Primera stanno giocando ancora dei vecchi satanassi come Roque Santa Cruz (41 anni), lo stesso Cardozo (39), Cristian Riveros (38) o Ivan Piris (33) – che ricordiamo in Italia con Roma e Udinese – e fino a qualche mese fa era ancora in attività pure il difensore Victor Mareco, per anni perno difensivo del Brescia, e tanto innamorato dell’Italia da non poter fare a meno dei nostri prodotti tipici. «Ogni volta che vado in Italia mi ricorda sempre di riportargli una bottiglia di aceto balsamico,» racconta divertito Torresi.

Ovviamente, paraguaiani in giro per il mondo esistono. Fabian Balbuena ha giocato a lungo con il West Ham. Miguel Almirón “la rompe” a Newcastle, mentre il promettente Julio Enciso, classe 2004, è stato pagato la scorsa estate €12m dal Brighton, anche se ancora non ha debuttato in Premier League.

«Giocatori buoni ci sono, basti pensare alla nazionale giovanile che ben figurò al Mondiale U20 del 2013 con Antonio Sanabria, attualmente al Torino, e il difensore Gustavo Gómez, che giocò una stagione anche con il Milan. Molti vanno in Messico, Argentina o in Brasile, mentre altri arrivano anche in Europa. Ma non tutti approfittano delle chance. Credo che al giocatore paraguaiano manchi un pizzico di fame e ambizione per fare un ulteriore salto di qualità e imporsi in campionati importanti.»

Gli allenatori italiani in Paraguay prima di Riccardo Torresi

Prima di Torresi, in Paraguay avevano allenato solamente altri tre italiani, Mario Rossini, Vessillo Bartoli e Cesare Maldini. Maldini arrivò ad Asunción sul finire del 2001, con l’incarico di guidare l’Albirroja al Mondiale del 2002. Cesarone aveva già 70 anni e quella chiamata sembrò a prima vista motivata solo dal prestigio che l’ex milanista aveva guadagnato nell’arco della sua lunga carriera da calciatore e poi tecnico federale.

Con lui giunse anche Beppe Dossena per fargli da assistente. Ma ben presto i due incontrarono difficoltà per entrare in sintonia con i giocatori. In primis per via della lingua, perché, oltre allo spagnolo, in Paraguay si parla anche il guaranì, il secondo idioma del paese. Anche oggi capita, specie nelle partite contro altre nazionali latine, che i paraguaiani utilizzino proprio il guaranì per non farsi capire dagli avversari.

Cesare Maldini da allenatore del Paraguay, insieme a José Luis Chilavert (immagine tratta da Futbolred)

E poi, last but not least, in quello spogliatoio comandava Chilavert, un mito quasi intoccabile. E Maldini pensò saggiamente di non mettere troppo i bastoni fra le ruote ai leader della squadra. Il tecnico era pur sempre lui, e le decisioni erano le sue. Ma se il portiere avesse avuto un’opinione differente, sarebbe sempre stato il benvenuto ad esporla….

A ricordare un curioso aneddoto fu Nelson Cuevas, riferendosi alla vigilia della gara contro la Slovenia, quando Chilavert, poco convinto del discorso prepartita di Maldini, chiese il permesso di dare lui la charla motivacional. Il messaggio funzionò. E il Paraguay arrivò fino agli ottavi di quel Mondiale, soccombendo contro la Germania solo al minuto 88, cortesia di un gol di Oliver Neuville. Ma nonostante il buon risultato a Maldini non fu offerto nessun rinnovo di contratto.

Diverso invece il ricordo che hanno in Paraguay di Vessillo Bartoli, soprannominato il “Sergente di Ferro” per i suoi metodi di allenamento massacranti. Ligure di Vado, Bartoli aveva raggiunto il Sudamerica sul finire degli anni Quaranta. Fu lui a condurre il Deportivo Luqueño a suoi primi due titoli di Liga. Anche a Bartoli venne affidata la nazionale paraguaiana, per le qualificazioni al Mondiale 1954. Ma in quell’occasione l’Albirroja fu eliminata dopo essere arrivata seconda dietro dal Brasile nel gironcino sudamericano.

Bartoli rimase comunque in Sudamerica, acquisendo un’aria mistica dopo essere uscito vivo da un incidente aereo, dove si salvarono solo otto persone. Allenò anche in Perù ed Ecuador, dove conquistò un campionato con il Nacional di Quito. Prima di rientrare in Liguria, nella sua Vado.

«Noi italiani siamo ben visti, qua» – conclude Torresi – «La nostra è comunque una piccola comunità e la maggior parte di loro sono figli o nipoti di immigrati. All’ambasciata cerchiamo sempre di non far perdere le tradizioni italiane organizzando iniziative culturali. In questi giorni, per esempio, in una delle nostre sale proietteremo “Ennio, il Maestro”, un documentario di Giuseppe Tornatore dedicato a Ennio Morricone.»

Italia e Paraguay. Due Paesi lontani ma allo stesso tempo vicini nel proprio (triste) destino calcistico, visto che entrambe dovranno guardare i Mondiali da casa. Tempo che il profe Torresi impiegherà per ricaricare le pile e valutare qualche proposta per la prossima stagione, che ripartirà a marzo dopo la pausa invernale.

 

Intervista di Juri Gobbini, autore della pagina Facebook Storia del Calcio Spagnolo e del libro “La Quinta del Buitre”.

Immagine di copertina e foto all’interno dell’articolo tratte dalla pagina FB del Martin Ledesma.

Si ringrazia Riccardo Torresi per il tempo dedicatoci