
Il mistero del primo gol olimpico ai Mondiali
Novembre 10, 2022Esiste un mistero calcistico, legato ad una prodezza raramente eguagliabile, che lega le avventure al Mondiale di Colombia e Cuba. Il mistero del primo gol “olimpico” ai Mondiali di calcio.
La storia parte dal Cile, precisamente dal 3 giugno 1962. I Cafeteros scendono in campo all’Estadio Carlos Ittborn di Arica per affrontare la fortissima Unione Sovietica. La Colombia è reduce dalla sconfitta all’esordio con l’Uruguay. Un risultato sancito da un gol di El Negro Cubilla, che sfrutterà le prestazioni di quel Mondiale per salutare il Peñarol, col quale aveva vinto 2 Libertadores, e andare a giocare in Spagna, nel Barcelona.
Le cose si mettono male per la Colombia, con i sovietici che si portano sul 4-1. Poi, però, i colombiani iniziano ad attaccare a testa bassa e riescono a rimontare fino al clamoroso 4-4 finale.
La partita, però, non verrà ricordata tanto per il risultato, né tantomeno per essere risultata decisiva nel cammino colombiano in quel mondiale cileno. I Cafeteros, infatti, persero 5-0 l’ultimo scontro, con la Jugoslavia, e tornarono in patria.
Il momento memorabile dell’incontro lo troviamo al minuto 68. C’è un calcio d’angolo per la Colombia e dalla bandierina si presenta Marco Coll, fantasioso centrocampista dell’America de Cali. Il corner non è per niente irresistibile. Basso, fiacco, e diretto verso il primo palo, lontano da ogni colpitore di testa. Eppure finisce direttamente in porta. Il sovietico di Georgia Givi Chokheli, a guardia del palo, si sposta improvvidamente. Forse crede che il suo fortissimo portiere, il Ragno Nero Lev Jascin, possa abbrancare comodamente il pallone. Jascin, però, non riesce ad arrivare in tempo per correggere l’errore del compagno e la palla si insacca. La Colombia ha appena segnato il primo (e fin qui unico) gol “Olimpico” della Storia dei Mondiali.
Diversi anni più tardi, Marco Coll, in un’intervista a El Tiempo, ricorderà la reazione del fenomenale Jascin a quello sfortunato e a suo modo storico evento.
“Jascin era furioso e ne diceva di tutti i colori a Chokheli. A fine partita, mi venne incontro per stringermi la mano. Mi parlò in russo e non capii niente di quello che mi diceva. Ma da come mi guardava, credo che si stesse congratulando con me per il gol.”
Tuttavia, c’è una domanda che negli ultimi anni sta colorando di dubbio la narrazione che vuole che quello di Coll sia il primo gol “mondiale” arrivato direttamente dalla bandierina. E se ce ne fosse stato un altro prima, che ha semplicemente avuto la sfortuna di non essere ripreso da nessuna telecamera?
A questo punto, è necessario riavvolgere il nastro mondiale e riportarlo al 1938. È il 5 giugno e al vecchio Stadio Chapou di Tolosa, demolito poi nel 1965 per far posto ad una cittadella universitaria, sono di scena Cuba e Romania. L’incontro è fermo sull’1-1, quando al minuto 69 José Antonio Magriña realizza il provvisorio vantaggio dei caraibici. Fin qui nulla di strano: la partita finirà 3-3 ai supplementari ed avrà una ripetizione, 4 giorni più tardi, che vedrà Cuba vincere e passare il turno.
Quello di Magriña, però, rischia di non essere un gol normale.
Nel 2020, il blog sportivo Futbol de Cuba rilancia la cronaca della partita scritta al tempo dal quotidiano Noticias de Hoy. Nel resoconto, si legge che “Magriña si presenta alla bandierina e la sua battuta supera la linea bianca”. L’alone di mistero intorno al gol di Magriña aumenta. Anche L’Auto, giornale francese antesignano de L’Equipe, parla di un “tiro diretto dal calcio d’angolo”. A suffragare l’ipotesi del blog cubano arrivano in soccorso le parole di Juan Tunas, attaccante, che quel giorno è in campo insieme a Magriña. Tornato a L’Avana dopo la sconfitta per 8-0 contro la Svezia, Tunas dichiara: “La giocata che mi ha procurato l’emozione più grande del torneo è stato il gol di Magriña, direttamente dal calcio d’angolo, senza che nessun’altro la toccasse”.
Le idee sembrano chiarirsi ancor di più leggendo le righe scritte a riguardo del match dal giornale francese La Croix, che nella sua cronaca della partita riferisce testualmente che “Magriña regala il vantaggio a Cuba dal corner, prima che la Romania pervenga al pareggio”.
Un altro periodico, L’Ouest-Eclair, arriva a raccontarci che il portiere rumeno Dumitru Pavlovici riesce a bloccare il tiro di Magriña, ma solo quando la palla aveva già attraversato la linea. L’arbitro, riuscendo a vedere entrare il pallone, assegna il gol a Cuba tra le vibranti proteste rumene.
A quanto pare, possiamo dedurre dai tanti indizi che negli ultimi anni si sono affastellati, che il primo gol “olimpico” della storia al Mondiale sia stato quello di José Antonio Magriña. L’attaccante cubano, che giocò per tutta la sua carriera con la maglia del Deportivo Centro Gallego, ebbe solo la sfortuna di non essere immortalato da nessun cineamatore francese mentre compiva il suo gesto tecnico, che oggi possiamo solo immaginarci.
Tutto questo, però, non toglie poesia al gol rocambolesco di Marco Coll. Al colombiano, fino al giorno del 2017 in cui ci ha lasciati, è sempre piaciuto scherzare sulla natura di quella rete.
Era solito dire a chi gliene chiedeva conto: “Yo creo que ese gol fue obra de Dios”. Un’intervento divino, insomma, che ingannò il portiere più forte del mondo e iscrisse Coll nella lista degli eroi del calcio.
Una lista dove da qualche tempo si è iscritto anche Magriña. Una nuova compagnia che, ne siamo certi, Marco Coll apprezzerebbe molto.
Testo a cura di Nicola Luperini, per la rubrica “La Tana del Lupo”. Pisano, content editor per Sottoporta – il calcio internazionale, cura per Football&Life gli argomenti più caldi della settimana sul calcio italiano, dalla Serie A al calcio minors.
Immagine di copertina tratta da El Tiempo