
La maledizione degli Ottavi di finale Mondiali
Novembre 10, 2022La storia dei Mondiali non è fatta solo di grandi imprese e successi memorabili, ma anche di vere e proprie maledizioni, come quella degli ottavi di finale. Alcune nazionali, pur partecipando più di una volta alla competizione calcistica per eccellenza, non sono mai riuscite ad arrivare alla fase ad eliminazione diretta. Le loro navi, infatti, si sono sempre infrante sugli appuntiti scogli dei gironi. Per un paio di queste, in Qatar, ci sarà la possibilità di invertire questa deprimente tendenza. Per altre, invece, l’appuntamento è rimandato alla prossima occasione.
Slovenia (2000 e 2010), El Salvador (1970 e 1982) e Nuova Zelanda (1982 e 2010) ci hanno provato due volte senza successo. Altre, invece, hanno tentato e fallito più volte.
Ripercorriamo insieme quali sono queste nazionali.
Bolivia – 3 partecipazioni
Lo spauracchio di tutte le nazionali sudamericane, da sempre storicamente difficile da battere sui propri campi in altura, ha raggiunto per tre volte la fase finale di un Mondiale. Senza mai però superare i gironi.
La prima occasione arrivò col primissimo Mondiale della storia. La Bolivia fu, infatti, una delle selecciònes invitate a partecipare alla competizione nel 1930, in Uruguay. All’esordio contro i padroni di casa i boliviani si presentarono in campo in maglia bianca, ognuno con una grande lettera campeggiante sul petto, a comporre la frase “Viva Uruguay”. I ringraziamenti al Paese ospitante non furono sufficienti a fermare la furia della Celeste, che li travolse per 4-0. Stesso risultato della seconda e ultima partita in quel mondiale dei boliviani, demoliti e mandati a casa dalla Jugoslavia.
Nel 1950, la Bolivia riuscì a partecipare al Mondiale solo grazie alla defezione dell’Argentina. La Bolivia giocò una sola partita in quel girone: fu inserita infatti in un girone dove erano presenti Uruguay, Scozia e Turchia, ma le ultime due nazionali rinunciarono a partecipare al Mondiale. Quello con l’Uruguay si rivelò quindi un vero e proprio spareggio per accedere alla fase successiva: finì 8-0 per la Celeste.
Dopo 44 anni la Bolivia si qualificò al Mondiale di USA 1994, addirittura da seconda forza del girone sudamericano alle spalle del Brasile. Chi si aspettava un passaggio del turno fu però deluso. La Verde perse all’esordio contro la Germania per 1-0, subendo anche l’espulsione del proprio miglior giocatore, “El Diablo” Etcheverry. Dopo lo 0-0 contro la Corea del Sud, poi, la Bolivia perse contro la Spagna, realizzando però il suo primo e sin qui unico gol della propria storia in tre partecipazioni ai Mondiali. A realizzarlo fu il talentuoso Erwin Sanchez, noto in patria con l’apodo di “Platini”. Da quel giorno in avanti, mai più Bolivia in un Mondiale.
Honduras – 3 partecipazioni
La prima partecipazione della Bicolor risale al 1982. Dopo aver dominato il gruppo centroamericano, l’Honduras chiuse in testa anche il girone finale, orfano dei deludenti USA e con un Messico nettamente sottotono, qualificandosi a braccetto con El Salvador.
Inseriti nel girone con Spagna, Irlanda del Nord e Jugoslavia, gli honduregni colsero di sorpresa all’esordio la nazionale iberica. Dopo appena 7 minuti di gioco Hector Zelaya segnò il gol di vantaggio facendo cullare alla Bicolor il dolce pensiero di battere al debutto i padroni di casa, fino al gol del pareggio, siglato su rigore da Ufarte. Un gol che valse a Zelaya la chiamata del Deportivo La Coruña, a mondiale terminato. Tuttavia, “El Pecho de Aguila” non giocò mai per il Depor e tornò in patria presto. Lo stesso destino che toccò alla sua nazionale in quel Mondiale, seppur destando un’ottima impressione. Dopo il pari con la Spagna, l’Honduras costrinse all’1-1 anche l’Irlanda del Nord, prima di perdere lo scontro decisivo con la Jugoslavia, con un gol a tempo quasi scaduto.
Le ultime due partecipazioni dell’Honduras ad un Mondiale sono storia piuttosto recente. La seconda in assoluto è del 2010, figurando ben peggio di 28 anni prima. 1 solo punto e 0 gol segnati è il bilancio honduregno di quella competizione, con l’ultimo posto nel girone contro Cile, Svizzera e Spagna. Quella spedizione, per l’Honduras, risulterà memorabile solo per un dettaglio che finirà dritto nel libro dei record della Coppa del Mondo. Per la prima volta, infatti, una Nazionale porterà al Mondiale 3 fratelli: Wilson, Johnny e Jerry Palacios.
L’occasione per riprovarci capita all’Honduras ai Mondiali successivi, giocati in Brasile nel 2014. Non va meglio. Tre sconfitte, contro Francia, Ecuador e Svizzera. Appena un gol segnato, quello di Carlo Yair Costly contro i sudamericani. Il padre di Costly, peraltro, era uno dei convocati al primo mondiale honduregno, quello di Spagna ’82.
9 partite in totale per l’Honduras ai Mondiali e nessuna vittoria. Forse, l’occasione per rifarsi arriverà nel 2026, quando la Coppa del Mondo sbarcherà in USA, Messico e Canada.
Sudafrica – 3 partecipazioni
Per i Bafana Bafana la prima volta risale al 1998, quando volarono in Francia per affrontare i padroni di casa, l’Arabia Saudita e la Danimarca. Un Mondiale in cui brillò la stella di Benedict McCarthy. Dopo aver perso per 3-0 all’esordio contro i futuri campioni del mondo, il Sudafrica pareggiò per 1-1 contro i più quotati danesi grazie proprio ad un gol del velocissimo attaccante, che usò quel Mondiale come trampolino per una fruttuosa carriera in Europa. Il 2-2, con doppietta di Bartlett, contro i sauditi diventò sinonimo di eliminazione. Tuttavia, quella diventò presto una nazionale di culto. Merito anche di personaggi come Pierre Issa, capace, suo malgrado, di segnare due autogol nella stessa partita, quella contro la Francia.
La Corea del Sud ospitò il Girone B ai Mondiali del 2002, dove il Sudafrica era inserito insieme a Spagna, Paraguay e Slovenia. Dopo il pareggio a tempo scaduto contro i paraguaiani, con un rigore di Quinton Fortune, i Bafana Bafana trovarono il primo storico successo in un Mondiale grazie a Siyabonga Nomvethe, che piegò la Slovenia col suo sigillo. Uscire con 4 punti si può, ed è quello che successe ai sudafricani. Sconfitti dalla Spagna all’ultimo turno, pagarono il fatto di aver segnato un solo gol in meno rispetto al Paraguay di Cesare Maldini: il gol di Cuevas contro la Slovenia li condannò ad uscire ad un passo dagli ottavi.
Ancor più dolorosa l’eliminazione del 2010, aggravata dall’essere il paese ospitante della manifestazione. Pur consegnando alla memoria nostalgica alcuni nomi di culto come Lawrence Tshabalala, autore del primo gol della competizione nel pareggio inaugurale contro il Messico, il Sudafrica naufragò ancora una volta per opera della differenza reti. Decisiva l’imbarcata subita contro l’Uruguay di Diego Forlan, un 3-0 con due gol subiti negli ultimi 10 minuti. Inutile la vittoria conclusiva, seppur clamorosa, contro la pessima Francia.
Da quel momento, il Sudafrica non è più riuscito a qualificarsi per i mondiali, perdendo lo status di big del calcio africano.
Costa D’Avorio – 3 Partecipazioni
Se Città Del Capo piange, Yamoussoukro non ride. La Costa d’Avorio arrivò al grande palcoscenico internazionale nel 2006, sull’onda di una generazione dorata, guidata da fuoriclasse come Didier Drogba e Yaya Toure. Per 3 mondiali consecutivi, compresi quelli di 2010 e 2014, Les Elephants non seppero confermare i pronostici che li volevano come potenziali sorprese della competizione, arenandosi alla prima fase. Inserita in un vero e proprio “girone della morte”, la Costa d’Avorio non riuscì a superare Argentina e Paesi Bassi nel 2006, pur trovando una vittoria. Inutile ma a suo modo storico fu il 3-2 ottenuto contro la Serbia Montenegro, in rimonta da 0-2 e sigillato da un rigore di Kalou. Arrivò così la prima vittoria ivoriana in una fase finale di un mondiale.
Nel 2010 il sorteggio non andò certo meglio. Oltre alla Corea del Nord, le urne portarono in dote Portogallo e Brasile. Fu 0-0 con i lusitani, sconfitta per 3-1 contro la Seleçao ed eliminazione. Per la seconda edizione consecutiva risulterà inutile la vittoria nella sfida conclusiva, un 3-0 ai nordcoreani valido solo per le statistiche.
L’anno buono per arrivare finalmente agli ottavi sembrava poter essere il 2014, con Colombia, Giappone e Grecia sulla strada della nazionale africana. Il promettente esordio, con vittoria contro i nipponici grazie a Wilfried Bony e Gervinho, fu pesantemente smentito dalle due partite successive. Brucianti sconfitte contro Colombia e Grecia. La sliding door del destino ivoriano arrivò al 93° della sfida contro gli ellenici, quando, sul risultato di 1-1 che qualificava la Costa d’Avorio, l’arbitro ecuadoriano Vera assegnò un rigore alla Grecia. Samaras sul dischetto e palla in rete. Grecia agli ottavi e Costa d’Avorio ancora una volta con le valigie in mano. Da quella delusione enorme gli ivoriani non si sono più rialzati. Hanno mancato, infatti, le qualificazioni ai Mondiali di Russia e Qatar, mostrando di pagare a caro prezzo lo scotto di un ricambio generazionale mai avvenuto.
Tunisia – 5 partecipazioni
Arriva sempre dal continente africano una delle semper tristis per eccellenza della Coppa del Mondo. L’esordio in una Coppa del Mondo, per la Tunisia, fu nel 1978 in Argentina. Il principale riferimento tecnico di quella formazione era Tarak Dhiab, fresco vincitore del Pallone d’Oro africano. La prima vittoria assoluta di una squadra africana in un Mondiale fu proprio merito della Tunisia, che sconfisse 3-1 il Messico con un secondo tempo di puro spettacolo. Le Aquile di Cartagine non riuscirono però a passare il turno, per colpa della sconfitta contro la Polonia di Gregorz Lato. Un risultato che rese vano il pareggio nell’ultima giornata del gruppo contro la Germania Ovest campione in carica.
Dal 1998 in poi, la Tunisia divenne una vera e propria habituée del Campionato del Mondo. Nella kermesse francese di quell’anno i tunisini raccolsero un solo punto, contro la Romania, dopo aver perso le due partite precedenti contro Inghilterra e Colombia.
Nel 2002 un nuovo tentativo, anch’esso a vuoto, di superare i gironi. Anche in Oriente infatti, nessuna vittoria. Le sconfitte contro Russia e Giappone e il pareggio contro il Belgio non furono sufficienti ad arrivare alla fase successiva.
Le cose non cambiarono a Germania 2006. Spagna e Ucraina si rivelarono troppo forti per la compagine maghrebina, che si limitò a pareggiare l’unica sfida davvero alla portata del loro girone. Con l’Arabia Saudita, infatti, finì 2-2.
Dopo due edizioni di assenza, la Tunisia tornò a disputare un Mondiale nel 2018, in Russia. Belgio e Inghilterra tarparono subito le ali ai nordafricani, anche se gli inglesi riuscirono a vincere solo nei minuti di recupero con un gol di Harry Kane. Consolatoria fu la vittoria della Tunisia contro Panama, nella partita conclusiva. Un 2-1 in rimonta che permise alla Tunisia di festeggiare il ritorno al successo in un Mondiale a 40 anni esatti dall’ultimo.
In Qatar per la Tunisia sarà il sesto mondiale: riusciranno a superare per la prima volta il girone?
Iran – 5 partecipazioni
La stessa domanda che ci siamo posti per la Tunisia vale anche per la nazionale iraniana, che si presenta ai nastri di partenza del Mondiale qatariota senza mai aver superato il girone nei 5 tentativi precedenti.
Anche loro, come i tunisini, esordirono nel controverso mondiale argentino del 1978. L’Iran riuscì ad ottenere 1 punto in quella competizione, pareggiando contro la Scozia grazie ad un gol di Iraj Danaeifard. Era il primo gol in nazionale per il centrocampista, che dopo il Mondiale prese la via degli Stati Uniti, andando a giocare in Oklahoma con la maglia dei Tulsa Roughnecks. L’Iran però fu eliminato, a seguito delle due sconfitte contro due delle protagoniste di quel Mondiale: Olanda e Perù.
Passano gli anni, venti, son lunghi. Dopo aver eliminato l’Australia nello spareggio interzona, l’Iran trovò di nuovo la via del Mondiale nel 1998, esattamente come la Tunisia. Stavolta agli asiatici riuscì ciò che non gli era riuscito in Argentina due decenni prima: vincere una partita. E fu un successo pieno di significato. Grazie ai gol di Estili e Mahdavikia, infatti, l’Iran superò gli USA in un match dai connotati politici enormi.

L’esultanza di Mehdi Mahdavikia dopo la rete agli USA; non servì per approdare agli ottavi di finale, ma ebbe un enorme valore simbolico data la situazione politica (foto twitter Futbolismo)
Le relazioni tra i due paesi erano pessime dal 1979, quando la rivoluzione iraniana cacciò lo Scià, Reza Pahlavi, e sostituì il governo filo-occidentale con una Repubblica Islamica, guidata da Khomeini. L’Ayatollah, per questo incontro, vietò ai calciatori iraniani di andare incontro agli statunitensi per stringer loro la mano: furono allora gli americani ad avvicinarsi agli avversari.
I calciatori dell’Iran, tuttavia, non mancarono di sportività. Regalarono infatti ai calciatori degli USA delle rose bianche, in segno di pace, e accettarono di posare in una bellissima fotografia a ranghi misti. Una foto iconica e uno dei momenti più belli dell’intera storia dei Mondiali, che però non aiutarono l’Iran a superare il girone: Germania e Jugoslavia la fecero da padroni e passarono facilmente.
Mancato l’assalto al Mondiale nippocoreano, l’Iran si ripresentò ai nastri di partenza di Germania 2006, tornando però a casa con le ossa rotte. Due sconfitte, con Portogallo e Messico, e un misero pari contro l’Angola fecero guadagnare ben presto la via di casa alla nazionale di Teheran.
Mancò la fortuna, e anche un po’ di bravura, pure al mondiale brasiliano del 2014. L’Iran fu sorteggiato insieme ad Argentina, Nigeria e Bosnia-Erzegovina, tornando a casa con un solo punto, frutto di uno scialbo 0-0 contro gli africani, e un solo gol segnato, ad eliminazione praticamente certa, contro la Bosnia nell’ultima partita del girone.
Nel 2018, gli iraniani tornarono a gioire per una vittoria, ottenuta grazie ad un’autorete al 95° di Bouhaddouz nella partita d’esordio del girone contro il Marocco. Il contemporaneo pareggio tra Portogallo e Spagna proiettò addirittura l’Iran in testa al girone, prima di subire un brusco risveglio nei due incontri successivi. Sconfitta contro la Spagna e pareggio contro il Portogallo: i 4 punti totali, sebbene fossero un bottino di tutto rispetto, non bastarono a superare i 5 dei lusitani.
L’Iran lasciò il Mondiale di Russia con l’amaro in bocca e la sensazione di aver sfiorato l’impossibile.
Scozia – 8 partecipazioni: la maledizione degli Ottavi di finale Mondiali per antonomasia
La vera e propria “squadra maledetta” dei gironi mondiali è senza dubbio la Scozia. Una delle nazioni madri del gioco, che tuttavia non disputò le Coppe del Mondo degli anni ’30 per vari motivi.
Oltre che per vere e proprie diatribe con la FIFA per il concetto di professionismo dei calciatori, sia la Scozia che l’Inghilterra snobbarono le prime competizioni perché ritenevano, in quanto inventori del gioco, di essere “Campioni del Mondo” per diritto di nascita.
Il primo Mondiale che vide in scena la Scozia fu quello che si tenne in Svizzera nel 1954: fu un vero e proprio disastro. Presentatisi al Mondiale con appena 13 giocatori, gli scozzesi persero di misura contro l’Austria. Un risultato che non andò giù al CT Andy Beattie, che si dimise alla vigilia della sfida contro il fortissimo Uruguay, lasciando i giocatori in balia di se stessi. Gli uruguaiani fecero un sol boccone della Tartan Army, vincendo 7-0.
Nel 1958 la Scozia si presentò in Svezia con l’intenzione di far meglio, riuscendoci solo in parte. Nella partita inaugurale del torneo arrivarono primo gol e primo punto al Mondiale per gli scozzesi, contro la Jugoslavia, ma le successive sconfitte contro Paraguay e Francia mostrarono presto la via verso Edimburgo.
Dopo 20 anni, alla terza partecipazione mondiale, la Scozia ottenne la prima vittoria. Ad inchinarsi fu lo Zaire, che cadde sotto le reti di Andy Lorimer, leggenda del Leeds che aveva appena condotto al secondo titolo nazionale, e Joe Jordan. Quel girone si dimostrò una vera e propria camera delle beffe per la Scozia, che chiuse da imbattuta, costringendo al pareggio sia il Brasile, campione in carica, che la Jugoslavia. Tuttavia, la differenza reti fu fatale a Lorimer e compagni: Il gol di Valdomiro contro lo Zaire a 10 minuti dal termine costrinse la Scozia a tornare a casa, seppur a testa altissima, e portò il Brasile al turno successivo per il rotto della cuffia.
Per la Scozia fu la terza eliminazione al primo turno in totale, e la prima di una serie di ben 5 estromissioni precoci consecutive.
Nel 1978, infatti, gli scozzesi tornarono a casa dall’Argentina di nuovo per colpa della differenza reti. Dopo aver perso col Perù e pareggiato con l’Iran, la Tartan Army mostrò il proprio orgoglio nella partita decisiva contro i Paesi Bassi, vincendo 3-2 con una doppietta di Archie Gemmill. Gol che furono citati addirittura nel film cult “Trainspotting”, ma che non bastarono a passare il turno.
Altro giro, altra corsa, altra differenza reti a condannare la Scozia. Al Mundial dell’82, infatti, il roboante 5-2 di esordio contro la Nuova Zelanda portò a ben sperare gli uomini di Jock Stein, il leggendario coach del Celtic campione d’Europa. Non avevano, forse, fatto i conti col Brasile di Falcao e Zico, che li travolse per 4-1 nella partita successiva. Contro l’URSS, nell’ultimo match, serviva una vittoria per superare gli stessi sovietici in classifica, ma arrivò un 2-2 dal sapore di disfatta.
Joe Jordan scores for Scotland v the USSR in Malaga, in a 2-2 draw at the World Cup in Spain. (1982) pic.twitter.com/Ud0SKcJm3l
— PictureThis Scotland (@74frankfurt) February 22, 2021
Ancora una volta a casa presto, così come nel 1986. In Messico, però, non si presentarono problemi di differenza reti. La Scozia, orfana del compianto Stein ma guidata da un certo Alex Ferguson, chiuse all’ultimo posto il suo gironcino, perdendo contro Danimarca e Germania Ovest e pareggiando con l’Uruguay. Non poteva, però, mancare una piccola beffa. Tutte le altre tre formazioni del girone, infatti, passarono al turno successivo. Sarebbe bastato battere l’Uruguay, lontano dallo splendore degli albori, per sconfiggere il tabù dei gironi. Invece arrivò uno scialbo 0-0.
Lo spettro dell’eliminazione comparve di nuovo 4 anni dopo. Sotto il cielo di un’estate italiana, nel 1990, la Scozia terminò il girone alle spalle di Brasile e Costa Rica, pur vincendo la partita mediana contro la Svezia per 2-1. Per la quinta volta di fila, la settima assoluta, la Scozia salutava la compagnia prematuramente.
Non sarebbe stata l’ultima. La Tartan Army si presentò anche al Mondiale di Francia ’98, chiudendo senza vittorie il girone con Brasile, Norvegia e Marocco. Quello di Craig Burley nell’1-1 contro gli scandinavi è tuttora l’ultimo gol segnato dalla Scozia in una fase finale del Mondiale.
Da lì in avanti, mai più una qualificazione. Dalle Ebridi a Glasgow, adesso si aspetta solo di tentare la prova del nove, nella speranza che vada meglio delle altre otto.
Testo a cura di Nicola Luperini, per la rubrica “La Tana del Lupo”. Pisano, content editor per Sottoporta – il calcio internazionale, cura per Football&Life gli argomenti più caldi della settimana sul calcio italiano, dalla Serie A al calcio minors.
Immagine di copertina tratta da dailyrecords.co.uk