Miro Klose, il falegname del gol

Miro Klose, il falegname del gol

Novembre 14, 2022 0 Di Philip Supertramp

Quando ci si innamora del calcio? In che momento della nostra vita decidiamo che gran parte delle nostre serate, o fine settimana, li passeremo guardando “ventidue scemi che corrono intorno a un pallone”?

Per molti nati negli anni ’90, probabilmente, il mondiale di Giappone e Corea del Sud fu uno di quei momenti: il primo mondiale del nuovo secolo e la prima coppa del mondo che non sarebbe stata giocata in Europa o in America.

Durante quell’estate ci si innamorò del Senegal di Fadiga, Diouf e Boupa Diop, del Brasile di Ronaldo, Rivaldo e Ronaldinho, del pallone bianco e dorato dell’Adidas e si offese durante Italia-Corea l’arbitro Byron Moreno.

Di tutto il mondiale, però, c’è una partita che ancora oggi ricordo benissimo, ed è Germania-Arabia Saudita. Era il 1° giugno (il secondo giorno della coppa del mondo) e a mezzogiorno scendeva in campo la squadra allenata da Rudi Voeller. In porta c’era il titano Oliver Khan, in difesa il gigantesco Metzelder (1,93cm), in attacco il pelato Carsten Janker, a centrocampo la cresta di Ziege. Inoltre, i tre finalisti dell’ultima Champions League del Bayer Leverkusen: Ramelow, Ballack e Schneider.

La partita iniziò subito forte e al minuto 7 venne annullato, dall’arbitro uruguaio, Ubaldo Aquino, un gol a Janker. Cinque minuti più tardi su un cross dalla destra appariva il numero 11 dei teutonici. Dietro la maglia c’era scritto Klose e, fino a quel momento, pochi avevano sentito parlare di lui. A differenza del suo compagno di reparto, che sembrava il cattivo uscito dall’ultimo film di 007, aveva la faccia da bravo ragazzo, con la linea in mezzo ai suoi biondi capelli e l’aria da secchioncello.

Qualche minuto dopo arrivava nell’area dell’Arabia Saudita un cross a mezza altezza, dove il futuro attaccante dell’Udinese tentava una complessa sforbiciata. La palla, però, continuò per la sua traiettoria dentro l’area piccola, fino a quando non ci si buttò Klose e di testa segnò il suo primo gol a un mondiale. Il giocatore si rialzò, fece un saltino, guardò la telecamera e mandò un bacio.

Al 25esimo, su un cross di Ballack, apparve un’altra volta il numero 11, che prendeva il tempo al difensore avversario e segnava la sua doppietta personale. Questa volta l’esultanza non fu un semplice bacio, o un balletto, o una scivolata, ma una capriola aerea che da quel momento lo identificherà per tutta la sua carriera calcistica.

Il giovane attaccante tedesco del Kaiserslautern, che aveva lasciato in panchina una leggenda come Oliver Bierhoff, aveva segnato in 5 minuti due gol.

Prima che finisse il primo tempo trovavano la via del gol anche Ballack, di testa su un cross di Ziege, e Janker, con un tiro di destro da dentro l’area.

Nella seconda frazione, il primo a segnare fu ancora Klose. Su un cross dalla destra di Schneider la schiacciò di testa in porta. Per l’esordiente al mondiale la prima tripletta fu tutta di testa.

Tre minuti dopo arrivò il secondo assist della partita per Ziege, con un perfetto calcio d’angolo. A realizzare fu Linke con un colpo di testa.

Al 70esimo l’attaccante del Kaiserslauter venne sostituito per far entrare Neuville, ma la Germania ancora affamata di gol non si volle fermare. Oliver Bierhoff, a 5 minuti dal 90esimo, per anticipare un difensore avversario, calciò in scivolata da 30 metri e segnò il 7-0. Nei minuti di recupero arrivò anche la gioia personale per Schneider con una perfetta punizione da poco fuori area.

La partita terminò con un rotondo 8-0 e la domanda sulla bocca di tutti era: “Chi è Klose? Da dove arriva?

Chi è Miro Klose?

Miroslav Klose nasce il 9 luglio del 1978 a Opole, una città di 150mila abitanti nel sud della Polonia, da Jozef Klose (calciatore professionista) e Barbara Jez (giocatrice di pallavolo, dalla quale erediterà la sua proverbiale elevazione). Quando Miro ha 9 anni, la famiglia decide di lasciare il Paese. Prima migra in Francia, a Marsiglia, e un anno più tardi si trasferisce a Kusel, un paese di 5000 abitanti della Germania vicino al confine con Francia e Lussemburgo.

Jozef e Barbara sono molto rigidi con lo studio e come racconta Miroslav: “I miei genitori mi avrebbero peemesso di coltivare il mio sogno di essere calciatore, solo se avessi preso prima il titolo di falegname”.

A 17 anni completa gli studi e fino ai 21 anni lavora nella falegnameria di famiglia. Quando raggiunge i 20 anni inizia finalmente a giocare a livello professionistico nell’Homburg. Dopo un anno nel campionato regionale della Germania, viene acquistato dal Kaiserslautern. Nella prima stagione gioca nella seconda squadra del club e, grazie ad una splendida annata con oltre 20 gol, viene convocato in prima squadra.

Nella stagione 2000-01, con una rapida ascesa nel calcio tedesco, a 22 anni, esordisce in Bundesliga. Con i “Roten Teufel” (diavoli rossi) gioca sempre e segna con regolarità, così da conquistare la prima convocazione da parte di Voeller per le amichevoli contro l’Albania e la Grecia.

In quelle due gare Klose parte dalla panchina. Ma appena entra fa quello che sa far meglio: due gol in due partite. Da quel momento il feeling dell’attaccante polacco con la maglia della Germania è strepitoso. Ancor di più quando in campo si gioca la coppa del mondo.

Capocannoniere dei Mondiali 2006

Dopo l’ottima impressione all’esordio contro l’Arabia Saudita, Klose continua a segnare in Giappone/Corea del Sud e arriva a 5 reti (secondo insieme a Rivaldo e dietro a Ronaldo con 8 gol). Anche la Germania non è da meno e si arrende solo in finale davanti al Brasile con il Fenomeno, in splendida forma, che con una doppietta regala la coppa alla Seleçao.

Quattro anni dopo si gioca il mondiale di Germania 2006 e Klose questa volta non è più un attaccante semisconosciuto, ma il più in forma della Bundesliga con 25 reti con il Werder Brema. Miroslav anche questa volta parte forte e segna una doppietta all’esordio contro la Costa Rica. Alla fine del mondiale, vedrà gli Azzurri vincere la Coppa del Mondo, ma avrà la soddisfazione di essere il capocannoniere del torneo davanti a Crespo e Ronaldo.

Nel 2010 ai mondiali di Sudafrica, Klose è l’attaccante del Bayern Monaco e anche questa volta parte al centro dell’attacco teutonico. Il suo apporto offensivo non manca. Segna contro Australia, Inghilterra e, soprattutto, realizza una doppietta importantissima contro l’Argentina ai quarti di finale.

Il sogno iridato si spegne nuovamente in semifinale, stavolta contro la Spagna futura campione.

Finalmente campione del mondo e miglior marcatore della storia dei Mondiali

L’ultimo mondiale lo gioca a 37 anni, questa volta Klose gioca nella Lazio e fa la staffetta con Gotze per il ruolo al centro dell’attacco. Per lui in questo torneo le reti sono solamente due. Ma entrambe importantissime. Segna la prima ai gironi contro il Ghana, quando la squadra è sotto di un gol. La seconda nel famoso 7-1 contro il Brasile. La partita allo stadio Mineirão nella località di Belo Horizonte è un vero e proprio passaggio di consegne.

Tra i 60 mila tifosi venuti a vedere la partita c’è Ronaldo, che proprio in terra tedesca 8 anni prima aveva stabilito, con i suoi 15 gol, il nuovo record di reti ai mondiali. Klose segna il momentaneo 2-0 e raggiunge quota 16 e supera proprio il Fenomeno, contro la Seleçao, nella sua terra. In quel mondiale, oltre a riscrivere la storia riesce finalmente a vincere contro l’Argentina la Coppa del Mondo, che tante volte aveva avvicinato (2 semifinali e una finale). Ma che non era mai riuscito a sollevare.

Miro Klose non è stato solamente un attaccante con il gol nel sangue. Ma anche un uomo da grandi gesti di Fair Play. Nel 2005, in una partita tra Werder Brema e Arminia Bielefeld, gli viene fischiato un rigore a favore per un fallo subito. L’attaccante va dall’arbitro a dirgli che il portiere aveva toccato prima la palla. E, di fatto, consente al direttore di gara di prendere la decisione corretta.

Una cosa simile accade nel 2012, in una partita contro il Napoli, dove segna un gol di mano, che l’arbitro non vede. L’attaccante biancoceleste va a confessare che la rete è stata segnata di mano. Il Napoli vincerà quella partita 3-0. Quello di Klose sarebbe stato il gol del vantaggio ospite. Anche uno spietato killer dell’area di rigore ha una morale.

Almeno per il mondiale di Qatar 2022 il record di Klose sarà al sicuro, visto che l’attaccante in attività più vicino è il suo ex compagno Muller a 10 reti e poi sotto Suarez, Cristiano Ronaldo, Neymar e Kane. Ma tutti dalla prossima settimana sogneranno di poter raggiungere il bombardiere tedesco dalle 16 capriole aeree.

 

Testo di Philip Supertramp, redattore per F&L e autore della pagina Facebook Il Signore della Liga.

Immagine di copertina tratta dal profilo Twitter “Squawka”.