Germania-Spagna dal 1935: una sfida con quasi 90 anni di storia

Germania-Spagna dal 1935: una sfida con quasi 90 anni di storia

Novembre 27, 2022 0 Di Juri Gobbini

Spagna e Germania si affronteranno domenica sera per la seconda giornata del Mondiale, un incontro cruciale per il proseguimento del torneo – specie per i tedeschi- anche se nel recente passato non sono mancate sfide con pesante posta in palio, come la finale dell’Europeo del 2008 o le semifinali del Mondiale del 2010 e dell’Europeo del 1984. Entrambe le nazionali sono in fase di ricostruzione dopo i successi delle precedenti generazioni e il susseguente declino, e Luis Enrique sembra un passo avanti rispetto al collega Hansi Flick, che ha preso in mano la Deutsche Nationalmannschaft solo nell’estate del 2021.

Una Germania che negli ultimi due decenni ha cercato anche di cambiare il proprio dna, non solo provando ad instillare principi di tiki-taka nel fußball grazie al passaggio di Pep Guardiola sulla panchina del Bayer Monaco, ma pure rimodellando la propria struttura organizzativa, a partire dal dare maggior importanza ai settori giovanili e alla formazione di tecnici locali, soprattutto quelli con un “normale” passato da giocatore, come il campione del mondo Jogi Löw e il suo ex-assistente Hansi Flick, senza dimenticarci ovviamente di Jürgen Klopp e Thomas Tuchel.

Germania-Spagna: la ventinovesima volta

All’Al Bayt di Al Khor andrà così in scena la ventinovesima sfida fra Germania e Spagna, conteggio che tiene anche conto delle tre gare disputate dalla Furie Rosse contro la Germania Est quando i tedeschi erano ancora divisi. La prima volta, invece, accadde in amichevole nel lontano 12 maggio 1935, quando la Spagna guidata da Amadeo García de Salazar fece visita alla Germania nello stadio Müngersdorf di Colonia.

Entrambe le squadre erano reduci dal Mondiale del 1934. La Germania aveva mancato d’un soffio la finale perdendo in semifinale contro la Cecoslovacchia, ottenendo poi il terzo posto battendo l’Austria nella finalina. mentre le Furie Rosse si erano arrese nei quarti contro l’Italia. Gli Azzurri per l’occasione dovettero sudare le sette camicie per aver la meglio, e furono necessarie ben due gare, ovviamente ricche di polemiche.

Nell’occhio del ciclone finirono i due arbitri, il belga Louis Baert e lo svizzero René Mercet, quest’ultimo squalificato dalla propria federazione e poi radiato anche dalla FIFA al termine del Mondiale. Una sanzione che alla Spagna servì però a ben poco, visto che lo squadrone capitanato dal leggendario Ricardo Zamora aveva dovuto far rientro a casa in anticipo, con il portiere che saltò la ripetizione contro l’Italia per via di un paio di costole rotte, almeno così narra la versione ufficiale. Anche se a lungo si è speculato sul fatto che “qualcuno” avesse imposto la sua esclusione attraverso non troppo velate minacce.

Ricardo Zamora, El Divino tra mito e realtà

La storica amichevole Germania-Spagna del 1935

A Colonia, per l’amichevole fra Germania e Spagna del 1935, venne chiamato però un altro belga a dirigere la gara. Quel John Langenus che aveva arbitrato nientemeno che la finale del Mondiale del 1930 fra Argentina e Uruguay. Non che la partita in sé per sé – pur sempre un’amichevole – necessitasse di un trattamento speciale. Semmai, era il contesto che preoccupava. Qualche mese prima Adolf Hitler era stato proclamato Führer del Terzo Reich e in Germania bolliva in pentola una quantità d’odio che da lì a poco sarebbe esplosa producendo la Seconda Guerra Mondiale. Meglio andare sul sicuro, quindi. E affidare la direzione all’arbitro col polso più fermo fra quelli in circolazione.

Mentre in molte parti dell’Europa divampava l’estrema destra, la nazionale spagnola si presentava invece all’appuntamento come rappresentante di una nazione repubblicana, visto che nel 1931 il popolo si era pronunciato contro la monarchia, e l’allora Re Alfonso XIII, senza il necessario appoggio politico e militare, non ci aveva pensato troppo ed era scappato in esilio.

Il periodo repubblicano in Spagna durò però poco. Fece da ponte fra due dittature, quella corta di Primo de Rivera e quella quasi interminabile di Francisco Franco, il Caudillo, salito al potere nel 1939 al termine di tre anni di sanguinosa Guerra Civile. Franco che sarebbe rimasto al potere fino al 20 novembre 1975, giorno della sua morte. Per questa ragione, in uno stadio Müngersdorf pieno di svastiche, gli spagnoli furono gli unici che non effettuarono il saluto nazista durante l’inno tedesco, rimanendo a testa bassa nel cerchio di centrocampo.

Il fattore campo e l’ambiente caldo caricarono i tedeschi, che partirono in tromba andando in vantaggio dopo 11 minuti con Edmund Conen, attaccante del Saarbrücken autore di 4 reti nel Mondiale del 1934. Tuttavia, nonostante l’atmosfera decisamente intimidatoria, gli spagnoli riuscirono a reggere bene la sfuriata. Il portiere Guillermo Eizaguirre fu bravo a evitare il raddoppio in un paio di occasioni. Mentre alla mezz’ora salì in cattedra Martí Ventolrà, il cui cambio di passo mise in ginocchio la difesa tedesca. Le sue incursioni propiziarono sia il pareggio che il gol del definitivo 2-1, entrambi realizzati da bomber Isidro Lángara.

L’auto-esilio dei campioni baschi

Rispetto al Mondiale, García de Salazar aveva infatti presentato qualche novità in formazione, la più importante l’assenza di Zamora rimpiazzato da Eizaguirre, il portiere del Sevilla. Per il resto la squadra rispecchiava quella che ben aveva figurato in Italia dodici mesi prima, con Guillermo Gorostiza, Ventolrà, Luis Regueiro, José Iraragorri a comporre la linea offensiva, completata da Lángara, centravanti basco in forza all’Oviedo.

Isidro Lángara sulla copertina de El Grafico con la maglia del San Lorenzo (foto Wikimedia Commons)

Considerato uno dei bomber più prolifici della storia del calcio spagnolo, Lángara vanta 17 reti in 12 gare con la Selección, e fra il 1930 e il 1936 riuscì a segnare la bellezza di 139 gol in appena sei stagioni, nelle quali fu per ben tre volte il capocannoniere della Liga. Purtroppo, la carriera di Lángara in Spagna fu troncata dalla Guerra Civile, periodo nel quale fu inizialmente impegnato in una tournée mondiale con la nazionale basca dell’Euskadi, al termine della quale decise di fermarsi in Argentina, giocando con il San Lorenzo, dove continuò ovviamente a segnare a raffica. Lángara rientrò in Spagna solo nel 1946 per terminare una lunga carriera che lo vide giocare anche in Messico, dove coincise con Ventolrà, anche lui esiliatosi durante la Guerra Civile.

Ventolrà faceva infatti parte della tournée organizzata dal Barcelona in Nordamerica, ma, al contrario di Lángara, l’attaccante catalano non rientrò mai in patria, stabilendosi a Città del Messico. Suo figlio José – in Messico il cognome venne erroneamente registrato come Vantolrà – fu anche lui calciatore, e disputò il Mondiale del 1970 con la nazionale messicana.

Germania-Spagna e il riavvicinamento politico

La sconfitta di Colonia si rivelò comunque un colpo basso per le autorità tedesche, visto che misteriosamente le reti spagnole sparirono dal reportage della gara, cancellate per sempre. Come se non fossero mai esistite. La Spagna repubblicana che batteva la Germania nazista? Un affronto troppo duro da essere digerito dai seguaci di Adolf Hitler. I tedeschi si rifecero comunque qualche mese dopo, in una rivincita disputata a Barcelona e terminata 2-1, l’ultima gara di Ricardo Zamora in nazionale. Per l’occasione il “Divino” fu fotografato in una curiosa posa, giusto poco prima del fischio d’inizio, intento a sgridare un paio di giocatori avversari che dopo l’inno si erano dilungati troppo con il braccio alzato.

Ricardo Zamora riprende alcuni calciatori tedeschi che si erano dilungati nel saluto nazista, prima di Germania-Spagna del 1936, sua ultima partita in nazionale (Fonte: Diario AS)

Curiosamente, nel 1942 lo stesso Zamora, diventato nel frattempo allenatore, si trovò in panchina come assistente di Eduardo Teus quando la Spagna fu invitata allo Stadio Olimpico di Berlino, stavolta una “vera” amichevole, visto che dall’ascesa al potere di Franco le due nazioni erano di nuovo in sintonia, almeno a livello politico. La partita fu infatti organizzata per celebrare il coinvolgimento della División Azul, una unità di fanteria spagnola che andò a combattere al fianco dei tedeschi sul fronte russo, e rappresentò l’ultimo incontro fra Spagna e Germania prima della separazione tedesca in due Stati distinti.

 

Testo di Juri Gobbini. Autore della pagina Facebook Storia del Calcio Spagnolo e del libro “La Quinta del Buitre”.

Immagine di copertina tratta da Pinterest