Argentina e Croazia: alle origini di un’identità duale
Dicembre 12, 2022Finalmente, dopo due giorni di pausa, si torna in campo con la prima semifinale dei Mondiali di Qatar 2022. Alle 20:00 ora italiana, sul prato del Lusail Iconic Stadium, scenderanno in campo Argentina e Croazia. Due nazionali distanti a livello geografico, ma con radici familiari più vicine di quello che si potrebbe immaginare.
A Malagueño, un paese con poco più di 10mila abitanti situato a 25 km da Cordoba (Argentina), i cognomi più diffusi sono Jekomarov, Jekominčićev, Vicencov, Gučev, Tonkov e Perov.
Nel 1885 in questa cittadina, situata nel cuore del Paese, venne inaugurata la linea ferroviaria che la univa a Córdoba. Questa nuova tratta portò a una grande crescita demografica e a inizio degli anni ’20 divenne la principale produttrice di pietre calcaree e calce dello Stato.
Con la fine della Prima Guerra Mondiale, in un paese a nord di Fiume di nome Prapoce, a causa della disoccupazione e dell’aumento costante dei prezzi, i giovani decisero di sposare il “sogno argentino”. La gran parte di questi ragazzi partì con l’idea di trasferirsi nel Sud America per una decina di anni, in modo da risparmiare soldi e poi tornare a casa. Arrivati a Buenos Aires, vennero tutti inviati a lavorare nelle cave di Malagueño. Da quando quel gruppo di amici e familiari partì per intraprendere il viaggio della loro vita è passato quasi un secolo ed ora, in quella cittadina, i cognomi più comuni sono di matrice croata.
La ricerca dell’identità fra Argentina e Croazia
Non fu un compito facile riconoscere le famiglie croate arrivate in Argentina. Ai tempi classificati come Austroungarici e Italiani, poi come Yugoslavi, nel 2020 i cittadini presero parte ad un censimento volontario online per chi volesse dichiarare di avere origini croate. Hanno partecipato 14526 persone, dichiarando di discendere da famiglie croate e, secondo il governo della Croazia, in Argentina vivono oggi 250mila persone che provengono dal loro Paese.
Molti sportivi hanno appoggiato questo censimento, tra cui vari calciatori come Dario Cvitanich, Daniel Bilos e Matko Miljevic. “Il mio bisnonno era croato e io ho la doppia nazionalità. Questa iniziativa ci permetterà di conoscere i discendenti della Repubblica Croata”, dice Cvitanich, che giocò in Europa all’Ajax e al Nizza e alla fine della stagione passata ha appeso le scarpe al chiodo dopo 20 anni di carriera e 142 gol.
C’è di più: persino Diego Maradona ha una lontana discendenza croata. Il nonno di Doña Tota (la madre di Diego) era un emigrante croato, Matej Karolić, che una volta giunto in Argentina diventerà Mateo.
Per Mirko
A quel censimento avrebbe potuto partecipare anche Mirko Saric, che morì a 21 anni. Il ragazzo, nato a Buenos Aires da genitori croati, aveva tutto per diventare una delle future stelle del calcio albiceleste. Saric era il classico numero 5, che giocava davanti la difesa. Il volante mancino, oltre a essere un gran colpitore di testa e ad avere un gran fisico, che madre natura gli aveva donato grazie al suo metro e novanta, abbinava una grande visione di gioco e un ottimo tiro. A 18 anni esordì nel San Lorenzo e, dopo poco, gli addetti ai lavori cominciarono a paragonarlo a Fernando Redondo.
Proprio il Real Madrid, dove giocava “El Príncipe”, offrì dieci milioni per Saric, ma il club rifiutò pensando che la cifra per il giovane centrocampista fosse troppo bassa. Poco dopo, il centrocampista entrò in depressione a causa di vari problemi familiari, a cui ci si aggiunse la rottura del crociato, infortunio che lo lasciò fuori dal campo diversi mesi.
Il 4 aprile del 2000, il ventunenne decise di farla finita, impiccandosi nella sua stanza di Buenos Aires.
Stasera, alle 20:00, quando verrà fischiato il calcio d’inizio per decidere chi sarà la finalista, prima di ammirare la sfida tra il mago Modric e il genio Messi, pensiamo a tutte quelle persone che, un secolo fa, hanno intrapreso il viaggio della loro vita per regalare un futuro diverso alla loro famiglia. E, soprattutto, ricordiamoci di Saric, che sarà lì, sulle nuvole, ad ammirare Argentina e Croazia sfidarsi sognando la Coppa del Mondo.
Testo di Philip Supertramp, redattore per F&L e autore della pagina Facebook Il Signore della Liga.
Immagine di copertina tratta da Guioteca.