Le lacrime di Cristiano Ronaldo e il calcio autentico dei Mondiali
Dicembre 12, 2022Football and life, calcio e vita, vita e calcio. Cambiando l’ordine degli addendi il risultato non cambia, che si parli di calcio o di vita in fondo è lo stesso. Un binomio indissolubile, come un atomo e tutte le sue proprietà intrinseche, impossibile da scindere. Due parole che se si vanno a cercare sul dizionario dei sinonimi e contrari non appariranno mai come tali, ma che in fondo lo sono. Due facce della stessa medaglia, l’una il satellite dell’altro come la terra e la luna. Qui però risulta difficile capire chi sia ad influenzare l’altra. Il calcio influenza la vita, o viceversa? Ci sono domande alle quali è impossibile rispondere, questa rientra in quella categoria.
Il calcio è l’arte di comprimere la storia universale in 90 minuti, diceva saggiamente George Bernard Shaw. Il mondiale ci ha fatto da vademecum, ricordandoci tutta la veridicità di questa frase che non ammette dimostrazioni, ma va semplicemente accettata come un postulato matematico. Un vortice infinito di emozioni che nascono appena il pallone comincia a rotolare, spazzando così in un attimo tutte le polemiche (alcune ragionevolissime) che avevano preceduto quella che è ancora oggi la competizione più bella che il calcio ci regala.
La vita è felicità, la vita è sofferenza. Lacrime di gioia, lacrime di profonda tristezza. Quante ne abbiamo viste in queste giorni. Il Giappone che con l’orgoglio e la dignità di un magnifico popola lotta con tutte le sue armi e per poco non sfiora l’impresa di arrivare ai quarti, prima di uscire di scena a testa altissima.
L’inchino del Giappone
L’inchino del suo ct prima che cali il sipario è una delle immagini più belle che ci ha regalato un allenatore in campo. E’ il caso di dirlo, a volte ci sono sconfitte che insegnano più di alcune vittorie. Il cuore dei samurai prestati ad una ventina di giocatori in maglia blu. Un grande insegnamento per chiunque abbia voglia di avvicinarsi a questo sport. Sì perché, vuoi i social, vuoi l’evoluzione della società, il calcio negli ultimi tempi è stato visto più come un mondo fatto di paillettes e lustrini. Di post Instagram con migliaia di mi piace, di pubblicità, di macchine costose o scarpette griffate personalizzate. Ma il calcio è tutt’altro e dietro questi pseudo ologrammi proiettati sugli smartphone si cela tanto di più.
Il bello del mondiale è proprio questo, riportare ardentemente in vetrina quei valori del calcio che con la frenesia del quotidiano si perdono e che probabilmente dimenticano anche i veri protagonisti, per poi ricordarsene al momento degli inni nazionali.
Un mondiale che ci ha ricordato che il calcio è anche esultare in faccia agli avversari, al momento del rigore decisivo. Tra Olanda ed Argentina è stato uno scontro epico, che è cominciato dalle interviste pregara, fino all’ultimo rigore. Qualcuno che poco conosce cosa voglia dire questo sport si è scandalizzato all’esultanza dei sudamericani. Ma i calciatori hanno sangue nelle vene, che in quei momenti ribolle come non mai ed allora giù la maschera dell’ipocrisia, col bello di essere veri contro i canoni che vengono imposti. Questo perché il calcio è vita, e la vita è vera. Come la reazione assolutamente comprensibile dopo fiumi di parole al vetriolo.
Il fallimento della Spagna e il Marocco ammazza-grandi
Prendere carta e penna ed aggiungere questo agli insegnamenti del mondiale: non essere presuntuosi, perché poi lo scontro con la realtà può far male come un gancio di Alì in pieno volto. Lo sanno gli olandesi, ancor di più gli spagnoli, che avevano fatto i conti, ma senza l’oste. Una sconfitta col Giappone che era sembrata quasi pilotata a qualcuno, per evitare Croazia e Brasile, far fuori i tedeschi ed affrontare la Cenerentola Marocco.
Ma proprio come nella vecchia favola, il Marocco è stata la protagonista del ballo e lo è tutt’oggi. Prima ha fatto fuori proprio gli spagnoli, poi il Portogallo, raggiungendo una semifinale storica. Il coraggio enorme dei rossoverdi, che hanno lottato con le unghie e con i denti, raschiando fino in fondo al barile delle energie residue per portarsi a casa un risultato mai riuscito a nessuna nazionale africana. L’emblema di questa squadra che vince senza subire gol è senza dubbio il suo portiere Bounou. Eroe senza mantello, che ha nei guanti e nella sua capacità di volare tra i pali i suoi superpoteri. Lo sanno bene i portoghesi e tutte le altre compagini che lo hanno affrontato sino a qui.
Da Bounou a Livakovic: la rivincita dei portieri
Da un eroe all’altro. Da Bounou a Livakovic. L’altro splendido protagonista di questo mondiale, il portiere croato, decisivo ai rigori contro Giappone e Brasile. I due portieri, coloro che hanno il ruolo di ultimo baluardo, quelli messi sempre in bilico come degli equilibristi al circo ma senza rete sotto, oggi sono i principali artefici della gioia di due popoli.
E’ anche questo il bello del mondiale, capace di dare lustro a chi invece troppo spesso viene messo in ombra. Calcio e vita. Quante volte ci è capitato di sentirci al settimo cielo e poco dopo sprofondare tra le sabbie mobili della disperazione. Quello che è accaduto a Kane in pochi minuti, da riaprire i sogni di gloria degli inglesi, fino a farli terminare con quel rigore che è andato più alto delle ambizioni del fortissimo centravanti del Tottenham. Quello che è successo a Neymar, che in questo mondiale ci credeva come non mai, prima di uscire senza nemmeno aver avuto la possibilità di aiutare la squadra ai calci di rigore.
Cristiano Ronaldo e le sue lacrime
Quello che è capitato ad un uomo che fino ad un anno fa ci sembrava un robot, quasi privo di emozioni, ma le cui profonde lacrime lo riportano al pari di tutti noi.
Cristiano Ronaldo, che nel suo momento più fragile, uscendo in lacrime nella sua ultima partita in un mondiale ci ricorda di essere, soprattutto, umano, prima che implacabile goleador. Bistrattato dai media manco fosse l’ultimo arrivato, quando invece la sua storia e la sua fama lo precedono. Capita anche questo, di vederlo in panchina al pari di altri due talenti splendenti come Cancelo e Leao.
Scelte strane, folli, molto più che discutibili. Come le parole scagliate come dardi infuocati sull’attaccante portoghese, ormai ex United. La fugacità del tempo, che in un attimo cancella decenni di imprese. La mancanza di riconoscenza. Cose di tutti giorni, storie di vita di uomini comuni che si intrecciano con quelle di questi grandi campioni del calcio. Calcio e vita appunto, torna sempre tutto lì ed il mondiale ce lo ha urlato forte. Il grido di vita del calcio, oltre i petroldollari, le partite a dicembre, le polemiche. E questo non potrà cancellarlo niente e nessuno, nemmeno se i mondiali si giocassero a Marzo sulla Luna, in tuta da astronauti…
Immagine di copertina riadattata dall’account Instagram di Cristiano Ronaldo