Intervista a Marco Russi, pallone d’oro dilettanti 2022

Intervista a Marco Russi, pallone d’oro dilettanti 2022

Dicembre 19, 2022 1 Di Nicola Luperini

Chi conosce bene la storia del Pallone d’Oro sa che l’unico portiere ad aver mai sollevato il trofeo è stato il leggendario Lev Jascin.

Era il 1963 e il fenomenale sovietico riuscì a mettersi alle spalle il nostro Gianni Rivera, che dovette aspettare il 1969 per alzarlo a sua volta, e l’inglese Jimmy Greaves.

Da lì in avanti, nessun altro estremo difensore. Niente da fare per gente come Zoff, Buffon, Casillas o Kahn. La difficoltà dei portieri nel vincere il premio, ideato da France Football e poi preso in carico dalla FIFA, ha portato alla necessità di istituire un’apposita classifica per questo ruolo. Vinta, nelle prime due edizioni, da Alisson e Donnarumma.

Lontano dai riflettori e dal lustro del Balon d’Or, dal 2014 in Italia viene assegnato il Pallone d’Oro Dilettanti, organizzato da Tuttocampo.it. Ispirato al più prestigioso trofeo calcistico individuale del pianeta, il premio è dedicato alla miriade di calciatori che compongono la straordinaria costellazione calcistica delle serie minori italiane. I migliori 100 calciatori dilettanti vengono selezionati in base a un algoritmo che ne valuta le statistiche individuali in partita, per poi subire varie fasi di scrematura.

Solo chi arriva alla Top Ten può poi concorrere per il primo posto finale.

Non esistono distinzioni di ruolo: da chi indossa i guantoni a chi segna caterve di gol, tutti i partecipanti concorrono per la stessa classifica.

Ed è qui che entra in gioco la variabile portiere. Per il 2022, infatti, è proprio un estremo difensore ad essersi aggiudicato l’ambito premio. E’ la prima volta che un portiere ottiene questo riconoscimento. Diventando, nel suo piccolo, il Lev Jascin dei Dilettanti Italiani.

Il suo nome è Marco Russi, ha 43 anni e difende i pali dell’Audax San Severo, Seconda Categoria Pugliese. Russi ci ha raccontato il suo percorso, non sempre facile, ma pieno di piccole e grandi soddisfazioni.

Faccio il portiere da sempre. Il mio idolo d’infanzia è sempre stato Stefano Tacconi, un vero mito per me. Già da piccolo con i miei amici ero io ad andare in porta, provando ad emularne le gesta, e fu così che entrai nel settore giovanile del San Severo, la città dove sono nato. La mia carriera cominciò lì e presto arrivò quella che poteva essere una vera svolta. Dopo aver fatto bene nel campionato Esordienti Regionali, il Torino mi chiamò per entrare nel suo vivaio. Partii per il Piemonte, ma non riuscii a resistere al richiamo di casa. Avevo 14 anni, a Torino ero solo e San Severo mi mancava troppo. Dopo pochi giorni ero già di ritorno in Puglia, e non sarei più andato via.

Dopo una carriera dedicata a difendere i pali di tante squadre nelle varie categorie dilettantistiche pugliesi, per Russi arriva il ritorno a casa, nella sua San Severo. Ad attenderlo l’Audax, per una perfetta chiusura del cerchio.

“Per un portiere non è mai facile emergere e farsi notare, il nostro è il ruolo più difficile ma anche quello più speciale di tutti. Indossare una maglia diversa da quella dei tuoi compagni è particolare, ma è per loro che sei chiamato sempre a dare il meglio di te. Il mio impegno è sempre stato massimo, ho sempre dato il 100% sia in allenamento che in partita. Questo è il mio compito, non potrei fare di meno.”

La ricompensa, alla fine, è un Pallone d’Oro da alzare.

“Sensazione veramente inspiegabile. Ho vinto tante competizioni e tanti trofei di squadra, numerosi tornei, vissuto qualche promozione in serie superiori, ma mai avevo vinto qualcosa di così speciale a livello personale. E’ gratificante per tutto il sudore e la fatica spesi in 35 anni di calcio. Onestamente, aver ricevuto questo premio alza anche il livello di pressione. Tanti tifosi del San Severo, dopo l’annuncio della classifica, hanno cominciato a fermarmi per strada e farmi i complimenti, qualcuno addirittura mi abbraccia e mi ringrazia per ciò che ho fatto e faccio per loro. Questo mi responsabilizza: mi rendo conto che in campo non scendo solo per me e per i miei compagni, ma anche per loro. Devo ripagare l’affetto e la fiducia che nutrono nei miei confronti.

A proposito di compagni, non potrò mai dimenticare le scene negli spogliatoi quando si è saputo del Pallone d’Oro. Sono stato letteralmente annaffiato dalle bottiglie di prosecco aperte per festeggiare, hanno cantato cori per me e ci siamo lasciati andare all’entusiasmo. Un momento di condivisione davvero speciale. Devo ringraziare di cuore anche il presidente Mario Luminoso e il mister, Antonio Cozzola, che ancora credono in me. Un pezzetto di Pallone d’Oro è anche loro, così come di tutti i miei compagni e dei tifosi.”

Russi, però, non è solo un portiere. Nella vita di tutti i giorni fa il muratore, un lavoro non certo facile da far combaciare con l’attività fisica.

“Non posso nascondere che il mio mestiere sia abbastanza pesante. Gli acciacchi e la pesantezza di un’intera giornata di fatica sono dei nemici che attendono sempre dietro l’angolo, ma quando arrivo al campo e apro il borsone cambia tutto. La stanchezza scompare come per magia, e subito sono pronto ad infilarmi i guantoni ed allenarmi con gli altri due portieri della squadra. Sempre al massimo, senza mollare un centimetro.

I veri nemici, specie alla mia età, sono gli infortuni. Più passano gli anni, più diventa difficile accorciare i tempi di recupero.”

Di appendere i guantoni al chiodo, però, Russi non vuole neanche sentir parlare.

“Finché mi diverto e il fisico me lo consente, perché dovrei smettere? Ho ancora tanti obiettivi da raggiungere: il più immediato è quello di raggiungere la salvezza con l’Audax. 

L’unico momento in cui ho pensato di mollare è stato al momento della nascita del mio secondo figlio. Volevo più tempo per dedicarmi alla famiglia: visto che i nostri allenamenti iniziano la sera tardi e finiscono quasi a mezzanotte, non sarebbe stato facile far coincidere tutto. Ma pian piano, tutti insieme, siamo riusciti a mettere a posto ogni cosa: ed eccomi ancora qua. E’ alla mia famiglia che dedico il premio che ho appena ricevuto: senza il loro affetto e sostegno sarebbe stato impossibile.”

Da una passione grande e travolgente come quella di Russi si può solo lasciarsi trascinare, ed è inevitabile imparare qualcosa da personaggi così esperti, che del pallone fanno una delle proprie ragioni di vita. Per questo, Russi si sente di mandare un messaggio a tutti i giovani che vorrebbero diventare calciatori e, perché no, portieri.

“Al giorno d’oggi si fa fatica a trovare dei giovani portieri, perché è un ruolo di responsabilità e che richiede un impegno forse superiore agli altri. Serve una vera e propria scintilla per diventarlo, forse la stessa scintilla che ho trasmesso a mio figlio. Ha 12 anni e ha deciso di mettersi i guantoni proprio come me. Io gli do spesso consigli e cerco di essergli da esempio, ma il grosso del lavoro deve farlo col suo preparatore, cercando di affinare al massimo la tecnica e trovando il suo stile personale. 

Il calcio è una passione viscerale che non si può fermare. Ai ragazzi che lo amano, chiedo di lasciarsi andare a questa passione e buttarcisi fino in fondo, a qualsiasi età. Se lo amerete come l’ho amato io, troverete sempre una strada, che sia la Serie A o la Terza Categoria. Ma sarà la vostra strada e non la rimpiangerete mai.”

 

Testo a cura di Nicola Luperini, per la rubrica “La Tana del Lupo”. Pisano, content editor per Sottoporta – il calcio internazionale, cura per Football&Life gli argomenti più caldi della settimana sul calcio italiano, dalla Serie A al calcio minors.

Le immagini presenti nell’articolo sono state cortesemente concesse da Marco Russi, che ringraziamo per la disponibilità di questa intervista.