Maradona e Messi, anche se…
Dicembre 20, 2022“Che ti devo dire? Non lo trovo un giochino divertente… Sai quanti ne hanno accostati a me? E non hanno nemmeno avuto il buon gusto di aspettare che mi ritirassi dal calcio…” Sbuffa, fissa gli occhi verso l’orizzonte, come a scoprire il senso di una domanda che da decenni si ripete martellante, ossessiva, ma più per soddisfare il narcisismo di chi se la pone, piuttosto che per dare una risposta davvero necessaria o, almeno, utile. Quesito che gli ho riproposto in uno scambio di battute a metà tra un dialogo interiore ed un soliloquio.
“Sai quanti – riprende quasi controvoglia – dovevano essere un altro me? “El burrito” Ortega, “el muñeco” Gallardo, “el mago” Aimar, “el conejo” Saviola; “el cabezon” D’Alessandro, “el mudo” Riquelme, perfino Diego La Torre, che di mio aveva solo il nome e forse a Firenze nemmeno più se lo ricordano, che assurdità.
Sì, un’assurdità, specie se fai caso al fatto che, tranne gli ultimi due, erano tutti del River e cercare un mio erede tra i “millionarios” è quasi un affronto per chi, come me, del Boca ha fatto una fede. Ho perso il conto di quelli che in campo dovevano proseguire la mia missione di divertire il popolo, non solo quello argentino…”.
“Messi? Lui è diverso – prosegue – è l’unico che sul serio mi ha ricordato quanto ho fatto, compreso “el gol del siglo”, quella serpentina metà angelica e metà diabolica che ha seminato come birilli gli inglesi e si è conclusa con la gioia più bella per chi, come me e lui, fa del calcio la sua vita.
Ora alza la coppa più bella proprio come me e se la gode, Leo, anche se…”. Anche se… “Anche se lui ha dovuto provare cinque volte prima di riuscirci, a me è andata bene al secondo tentativo, nell’86 in Messico, e se Menotti avesse avuto più coraggio ci sarei riuscito già otto anni prima, tra la mia gente. Senza contare i mondiali che non dovevo vincere…”.
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In che senso scusa? “Lo sai bene, non fare il tonto, Völler si tuffò in area e Codesal (l’arbitro, nds) abboccò subito. O doveva abboccare per forza, visto il clima che si respirava, la nostra bandiera strappata in ritiro, il nostro inno fischiato prima della finale con la Germania lì da voi, nel ‘90… Per non parlare della vergogna di quattro anni dopo negli USA, quando mi hanno bloccato e infamato per sempre”.
Qui si ferma, sputa un sospiro profondo, quasi un lamento prolungato, incessante, straziante. Poi mi guarda e aggiunge: “Ecco, se proprio volete fare un paragone tra Leo e me ricordatevi di quello che io non ho potuto vincere. Lui ne ha giocati cinque di mondiali e nel 2014 lo ha perso, sempre contro i tedeschi, ma per sfortuna, per un gol ai supplementari, mica per altro… In ogni caso, se proprio insistete a cercare qualcuno che mi somigli, ora potete dire di averlo trovato, Leo ci è riuscito, dopo che per una vita gli avete rotto l’anima e qualcos’altro per rinfacciargli che non era come me… Che idiozia!”.
Scusa, perché? È normale confrontare i campioni e notare somiglianze o differenze… “Sì, ma se giocano nella stessa epoca, in condizioni non dico uguali, ma simili. Però il mio calcio era diverso, i difensori erano diversi, non c’era la tecnologia a spiarti sempre, era molto più facile massacrarti di nascosto, senza tanti testimoni. Comunque…”. Cosa? “Comunque – aggiunge serio – se proprio volete accostarci, non fatelo per scegliere l’uno o l’altro.
Ancora non avete capito che il dilemma non esiste? Non è “Maradona o Messi”, semplicemente perché il paragone non esiste, perché siamo due facce della stessa medaglia. Non “Maradona o Messi”, ma “Maradona & Messi”, perché non siamo rivali, al massimo lui è un erede, anzi l’erede. Anche se…”. Anche se… lo incalzo. “Bueno…Anche se io – ammicca con una maliziosa strizzatina d’occhi – quelle cose le ho fatte molto prima di lui e non ho potuto vincere molto più di lui. Questa è la vera differenza”. E, alzandosi dalla nuvoletta a forma di divano, scuote i riccioli corvini, mi dà le spalle e ride. Ride, Diego…
Testo di: Alfonso Esposito. Ha scritto dei grandi attaccanti della storia del Napoli in: “Napoli: segnare il tempo”, edito da Urbone Publishing.
A questo link trovate il suo libro “Il Mito che Insegna”, edito sempre da Urbone Publishing, per la quale ha pubblicato anche “Alla Riscoperta dell’Est”.
Immagine di copertina tratta da Adnkronos.