Le avventure di Football Manager – Ep. 1: Afghanistan

Le avventure di Football Manager – Ep. 1: Afghanistan

Gennaio 2, 2023 0 Di Nicola Luperini

La stragrande maggioranza degli appassionati di calcio ha già giocato, almeno una volta nella vita, a Football Manager. Poi c’è chi se ne è innamorato e ammalato, rendendolo un compagno immancabile (quasi) ogni giorno e (quasi) in ogni luogo, sia nella calura estiva che nei freddi e noiosi pomeriggi invernali. Io rientro decisamente, ed orgogliosamente, nella categoria dei malati cronici di FM.

Con l’inizio del nuovo anno, tra i buoni propositi che mi sono imposto, non figurano né abbonamenti in palestra, né diete dimagranti, né chissà quali cambiamenti epocali. 

Ho invece deciso di vincere, con lo stesso allenatore e all’interno della solita carriera, ogni singolo campionato nazionale al mondo. Il database ridotto di Football Manager non mi bastava e ho perciò deciso di scaricare il Megapack completo, che mi consentiva di sbarcare in più di 250 tra nazioni e territori sperduti in ogni singola parte del globo.

Per rendere più equilibrato il gioco a livello di nazionali, inoltre, ho migliorato tramite un add-on il potenziale delle giovanili di tutte le nazionali del mondo: adesso i migliori talenti del calcio non possono nascere soltanto in Francia o in Brasile, ma anche in Siria o a Kiribati.

Per darmi una parvenza di disciplina ed evitare favoritismi o influenze strane, ho deciso di seguire l’ordine più neutro possibile: quello alfabetico.

Fu così che mister Nicola Luperini atterrò in Afghanistan.

EPISODIO 1 – AFGHANISTAN

Quando ho raccontato ai miei amici che la mia prima esperienza da allenatore professionista sarebbe stata al Milan, non ci credevano. In realtà facevano bene, ma la verità era che nemmeno io avevo torto. Avevo semplicemente omesso di dire che non ero stato contattato da Paolo Maldini, ma da un dirigente del Milan Kabul, squadra di seconda divisione afghana.

Football Manager - Afghanistan: l'assunzione al Milan Kabul

Football Manager – Afghanistan: l’assunzione al Milan Kabul

La call di Skype, grazie ad un solerte ed efficiente interprete, è stata più veloce e fruttuosa del previsto e dopo poche ore ero già sul primo volo per la capitale afghana. Ad attendermi all’aeroporto internazionale, lo stesso dove solo pochi mesi fa tantissimi civili hanno tentato la fuga per evitare di restare bloccati in un paese finito di nuovo in mani talebane, il medesimo interprete che mi aveva aiutato a trattare i termini del mio contratto. Da lì in avanti sarebbe stata la mia ombra.

Un taxi polveroso e scassato mi ha condotto diretto al centro di allenamento del Milan Kabul. La qualità delle strutture non era male e ho pensato subito che ci si potesse inventare qualcosa per iniziare la mia avventura col piede giusto. Dei giocatori, ovviamente, non sapevo nulla. Così come loro non avevano idea di chi fossi io. Ma importava poco. Avevo già deciso che avremmo giocato tutte le partite all’attacco, senza speculare e senza stare troppo a badare all’avversario. Come prima cosa volevo divertirmi, facendo divertire il (poco) pubblico e i miei calciatori. 

Pensare al campo e alle soluzioni tattiche mi risultava particolarmente facile. A Kabul non c’era poi granché da fare, nelle ore libere dal lavoro, se non imparare a giocare a backgammon. Cosa che feci, grazie ad infinite partite e numerose sconfitte col mio fido interprete.

Il primo anno a Kabul, quello di seconda divisione, fu un successo. La mia idea di calcio offensivo, basato su un pressing asfissiante con riconquista veloce della palla ed immediate folate verso la porta avversaria, si risultò vincente.

Vincere il campionato fu meno difficoltoso del previsto. Trascinati dalla coppia offensiva formata dai fratelli Kukcha, Mohammad e Ziaurahamn, la mia squadra ha preso il volo presto per poi calare nel finale, ebbra di un successo che nessuno si aspettava. A fine stagione poi, è arrivata la prima nidiata di giovani, reclutati dopo un’attenta perlustrazione della miriade di campetti in terra battuta che popolano Kabul. Alcuni di loro si sono affacciati in prima squadra subito, ponendo le basi per una stagione da protagonisti l’anno successivo in massima serie.  Dopo 19 vittorie su 24 incontri, con il miglior attacco (e una delle peggiori difese), eravamo riusciti subito ad ottenere la promozione.

La prima divisione afghana: una sfida per Mister Lupo e il Milan Kabul

Dopo qualche settimana di meritato riposo, io e i miei ragazzi ci tuffammo subito nell’aria della Premier League Afghana. Come potete immaginare, il livello della serie maggiore non era così diverso da quello della seconda. Ero convinto che con un’organizzazione di gioco ben precisa e un’idea chiara di quello che volevamo fare avremmo potuto raccogliere risultati da subito. 

Dal vivaio, poi, erano arrivati pezzi pregiati per il livello del calcio nel paese, che avrebbero potuto portare una ventata di entusiasmo nuova. 

I talenti più cristallini erano sicuramente Hassan Jabar Zada, centravanti filiforme ma veloce e preciso, e Omar Namdar, scattante esterno alto di centrocampo. 

Ad essere onesto, mi aspettavo di poter competere per il titolo sin da subito. Quello che non mi aspettavo era la marcia trionfale che i miei ragazzi mi avrebbero regalato. 

 

Nelle prime 14 partite, che servivano a dividere le 8 squadre della Premier League in due gruppi che si sarebbero giocati titolo nazionale e salvezza, arrivarono 13 vittore e 1 pareggio, con risultati che parlano oggettivamente da soli. 

L’ampio margine raccolto nella prima fase del torneo ci ha aiutato ad affrontare con entusiasmo e sicurezza la seconda, che si può definire come una specie di “poule scudetto” dove le 4 squadre più forti della prima parte di stagione si affrontano senza sosta per decidere chi vince il titolo. Anche se si può dire che rimaneva ben poco da decidere. 

La fase finale è stata poco più di una sfilata verso il successo, con l’esclusione di un paio di rilassamenti che non hanno inciso sul risultato finale. Il Milan Kabul era campione di Afghanistan, dopo soli due anni di regno-Luperini. 

Con addirittura il lusso di tre sconfitte consecutive, a titolo già raggiunto, nel finale di stagione.

Protagonista assoluto della cavalcata del Milan Kabul, il giovanissimo e già citato Jabar Zada: 31 gol in 25 partite, un modo niente male per affacciarsi al professionismo. Anche se il contratto non era esattamente da professionista, ma questo è un aspetto sul quale sorvolo.

Completano il quadro i 19 gol+13 assist del compagno di reparto di Zada, Mohammad Ajizadeh, e i 19+11 dell’imprendibile folletto di fascia Omar Namdar. 

A missione compiuta, non resta che giocare (e perdere, come sempre) l’ultima partita di backgammon col mio interprete, salutare commosso tutti i ragazzi e imbarcarmi verso la mia prossima avventura. E attendere, adesso, che si liberi una panchina in Albania…

 

Testo a cura di Nicola Luperini, per la rubrica “La Tana del Lupo”. Pisano, content editor per Sottoporta – il calcio internazionale, cura per Football&Life gli argomenti più caldi della settimana sul calcio italiano, dalla Serie A alle serie minori. Ma non solo. Appassionato di Football Manager, racconta anche qui le sue avventure.