Football Manager – ep. 2: il KF Gramshi alla conquista d’Albania
Gennaio 10, 2023Il volo che da Kabul mi riporta in Italia dura 8 ore e mi lascia il tempo per pensare e farmi massacrare dai dubbi. Sì Nicola, è vero, hai vinto due campionati in due anni in Afghanistan, hai 34 anni e sei in rampa di lancio nel mondo del pallone. Ma sei sicuro che ti chiami qualcuno? Chi se lo fila il campionato afghano? Non avresti fatto meglio a studiare, come diceva mamma?
8 ore così, a dubitare di me stesso e della strada che avevo intrapreso.
Atterrato a Roma, accendo il telefono e quasi mi esplode in mano. E’ Alessandro Amodio. Di mestiere fa l’avvocato, ma due anni prima fu lui a mandare, quasi per scherzo, la mia candidatura al Milan Kabul. Da quel giorno, un po’ per gioco e un po’ sul serio, è diventato il mio procuratore.
“Ma dove eri finito? Saranno quasi 6 ore che provo a rintracciarti!” Provo a spiegargli che sull’aereo i telefonini non si possono usare, ma non mi lascia neanche parlare: “Sei ancora in aeroporto? Perfetto! Fai due biglietti per Tirana e aspettami lì, poi ti spiego!”
Seduto di fianco a me sul volo low-cost che ci porta in Albania, Alessandro mi spiega tutto quello che devo sapere.
Mi vuole il KF Gramshi. La squadra milita nelle serie minori albanesi e il suo nome non è casuale.
La cittadina di Gramsch, neanche 25mila anime a un’ora e mezzo da Tirana, ha visto nascere gli antenati di Antonio Gramsci. Da lì, a seguito dell’invasione dell’Albania da parte dei turchi avvenuta nel XVI secolo, la famiglia si trasferì prima in Calabria, dove italianizzarono il cognome, e poi in Sardegna, dove venne alla luce Antonio. Il quale, successivamente, sarebbe diventato uno dei più importanti uomini di cultura del nostro paese e avrebbe contribuito alla fondazione del Partito Comunista Italiano. Gramsci significa, appunto, “nativo di Gramsh”.
Questa spiegazione storica, che avvicina il posto dove sto andando a quello dove sono nato, già mi fa capire che avrei firmato senza fare storie. E in effetti è così.
Dopo aver messo nero su bianco, Alessandro torna in Italia per pensare al suo vero lavoro e io prendo possesso di una camera singola all’Hotel Latifi, a pochi passi dallo stadio.
E’ tempo di cominciare a pensare al campo, visto che siamo a Novembre 2023. Il campionato di Seconda Kategoria è in pieno svolgimento e il Gramshi occupa la penultima posizione in classifica.
Il KF Gramshi e il calcio albanese: la necessità di una strategia diversa
A differenza dell’Afghanistan, questo non è un paese per attaccanti. C’è da difendersi, coprirsi e cercare di prendere meno gol possibili. Con questa filosofia, riusciamo ad ottenere una salvezza difficile ma meritata, e possiamo pensare alla stagione 2024/2025 con la giusta calma, cercando anche di attaccare con profitto e a divertire, come piace a me.
La stagione è buona, chiudiamo al quinto posto trascinati dai gol di un giovanissimo ragazzo arrivato a parametro zero, Christian Zeqiri: ne segna 23 in 15 partite, premiato da un sistema tattico che lo vede come unico terminale offensivo di una squadra che attacca per vie centrali. Non lo sa ancora nessuno, ma sarà l’inizio di una lunga storia d’amore tra lui e il Gramshi: totalizzerà 152 presenze con la maglia biancoblu, segnando ben 231 gol. Numeri incredibili.
Ancor più incredibile è il fatto che, nonostante la squadra possa giovare dei gol di questa macchina da guerra, manchi sempre un centesimo per fare una lira. In ogni senso possibile.
La proprietà non ha fondi sufficienti per fare mercato e l’arte dell’arrangiarsi non sempre porta a risultati straordinari. Devo scordarmi presto della fortuna lampo che ho avuto a Kabul e iniziare ad abituarmi all’idea che, molto verosimilmente, dovrò passare molti anni a Gramsh.
L’annata buona si fa attendere. Soltanto la prima classificata ha il diritto di salire di categoria e questo rende le cose più difficili. Ci andiamo più volte vicini, compreso un secondo posto alle spalle del KF Tomori nel 2026/2027, ma l’annata successiva è quella buona.
Nonostante una strenua resistenza offerta dal Pogradeci, il Gramsh riesce a laurearsi campione di Seconda Kategoria e a salire in….massima serie???
E invece no. La promozione garantisce l’accesso alla Prima Kategoria, che però a dispetto del nome è solo il secondo livello del calcio albanese. La cima della piramide si chiama Superliga, è lì che dobbiamo arrivare.
Non ci mettiamo molto, a raggiungere l’obiettivo. Dopo un anno di assestamento, sempre trascinati dai gol di Zeqiri (48 in due stagioni), il Gramschi vince anche la Prima Kategoria, rintuzzando gli assalti del KF Apolonia.
Il KF Gramshi finalmente in Superliga
In città l’entusiasmo è alle stelle: la squadra non era mai stata in massima serie e finalmente i tifosi potranno vedere arrivare in città le tifoserie delle squadre più importanti del paese: Dinamo Tirana, Skenderbeu, Vlaznia e tante altre.
Anche la dirigenza inizia a rendersi conto che abbiamo fatto qualcosa di grande e ci lascia esplorare il mercato degli stranieri. L’approdo in massima serie ci rende più appetibili anche ai giocatori che vengono da oltre confine, ed investire su un gruppo di giovani che possano competere contro i big team d’Albania sembra una buona idea.
Durante il mercato estivo che ci conduce alla prima stagione in Superliga arrivano, in ordine sparso: un vietnamita (da Gramsci a Ho Chi Min il salto è evidentemente più corto del previsto), tre ragazzi dal Botswana, due indonesiani, un senegalese, due panamensi, un algerino, una punta dalla Guyana Francese, un terzino della Giordania.
Amalgamare questo meltin-pot di lingue, culture e filosofie calcistiche differenti, rendendole adatte al clima del calcio albanese, è una sfida difficile. La tattica offensiva che avevo adottato e perfezionato nelle categorie inferiori non va bene per la Superliga, anche se un inizio di campionato tutto sommato buono ci illude. Da metà stagione in avanti non riesco più a trovare la quadra e le sconfitte si susseguono. Provo a tenere la barra dritta cambiando impostazione di gioco, cercando un equilibrio che non trovo mai, fino alla retrocessione inevitabile.
Mi aspetto che la mannaia dell’esonero atterri sul mio collo, ma la società mi sorprende concedendomi fiducia. Andiamo ancora avanti insieme, tutti questi anni bellissimi non si cancellano con una retrocessione. La squadra, non ancora pronta a disputare un campionato maggiore, è invece molto forte per una seconda serie. Otteniamo immediatamente la promozione, e adesso sappiamo cosa non dobbiamo più sbagliare.
Forse.
Perché le qualità che ho visto nei miei ragazzi mi portano a commettere lo stesso errore di due anni prima. Attacchiamo con troppo vigore, concediamo troppi spazi. Quello che conta è che, nella stagione 2032/2033 riusciamo ad ottenere la prima storica salvezza del Gramshi in Superlega, arrivata col brivido dopo aver vinto la finale playout contro l’Erzeni. Il gap con le prime 5 della classifica però è ancora troppo vasto: il campionato è a sole 10 squadre e non possiamo permetterci di ottenere solo rarissime vittorie e sporadici pareggi contro i top team del campionato, se vogliamo stare più tranquilli. E poi, ricordiamocelo sempre, anche noi prima o poi dobbiamo arrivare lassù, a competere per i posti che contano davvero in classifica.
Dalla salvezza all’Europa
Il 2033/2034 è l’anno del cambio di rotta, o meglio, deve esserlo. L’uomo chiave per la riuscita del piano è del mio tattico di fiducia, il vice-allenatore Valerio Vitale.
E’ lui che mi convince ad adottare una difesa con tre centrali e due fluidificanti veloci sulle fasce, tenendo i centrocampisti centrali bassi in costruzione ed affidandomi all’astro del trequartista principale della squadra, l’iraqeno Dawood, per innescare i due attaccanti, lo zimbawese Thomas Dube e il sudanese Ahmed Bashir.
Una filosofia di gioco che ci consente di chiudere a chiave la difesa nei big match, giocando un contropiede rapido e letale, anche se la tattica risulta un po’ farraginosa nelle partite più abbordabili. Ma la scelta di cambiare strategia paga, e il Gramshi si piazza al terzo posto in classifica, alle spalle di Skenderbeu e Dinamo Tirana, lontane ben 18 e 14 punti.
E’ un risultato epocale per il Gramshi, che ci consente di affacciarsi addirittura alle notti europee, visto che vale la qualificazione ai primi turni di qualificazione di Conference League.
La stagione 2034/2035 inizia molto presto: c’è da giocare il Primo Turno contro i lituani dell’Hegelmann, e lo superiamo nettamente. Il percorso europeo si interromperà al turno successivo, quando il sorteggio ci mette davanti i portoghesi del Chaves. Sconfitti 2-0 all’andata e 2-1 al ritorno, abbandoniamo le notti di Coppa e ci buttiamo a capofitto nei weekend di Superliga.
Qualcosa scatta nella testa dei giocatori. Decidiamo, visto il successo del 5-2-1-2 nei big match dell’anno precedente, di replicarlo. Ma non sarà l’unico modulo che utilizzeremo. Quando avremo partite alla portata ci schiereremo con un 4-3-2-1, che ci consente di tenere di più il pallino del gioco a centrocampo e di sfruttare la fantasia degli uomini sulla trequarti.
Campioni!
L’idea è un successo.
Nelle prime 6 partite di campionato arrivano 4 vittorie e 2 sconfitte: quelle macchie rosse sul calendario resteranno le ultime della stagione.
Il Gramshi, infatti, non perderà più una singola partita di campionato dal 16/09, infilando una serie di 30 risultati utili consecutivi, composta da 21 vittorie e 9 pareggi.
Alla penultima giornata, con lo Skenderbeu a 4 punti di distanza, allo Stadio di Gramshi arriva il Tirana. La notte prima della partita, nella stessa stanza di albergo che avrebbe dovuto ospitarmi per qualche mese e che invece occupo da più di 10 anni, mi giro nel letto senza riuscire a prendere sonno.
Riuscirò ad essere all’altezza? Porterò finalmente al successo questa squadra, che ormai amo e che fa parte di me? E se vinco? Avrò il coraggio di andarmene come avevo promesso? Troppe domande, nessuna risposta.
Arrivo allo stadio che sono a pezzi, tenuto in piedi solo dall’adrenalina e dalla voglia di vincere questa partita. I ragazzi sono carichi, riposati, hanno voglia di spaccare il mondo.
E lo faranno. Il Tirana viene spazzato via, vinciamo 4-0 e siamo campioni d’Albania.
Una storia cominciata 10 anni e mezzo prima che ottiene una conclusione straordinaria e divina. I tifosi mi portano in trionfo, ma in cuor loro sanno già che nel giro di poche settimane li saluterò.
Il tempo di vincere anche l’ultima partita, in casa del Vllaznia, per poi passare dall’Hotel Latifi a ritirare le mie cose e lasciarlo per sempre.
C’è un’ultima cosa da fare prima di andare via, ed è il checkout dall’albergo. Dieci anni e mezzo di soggiorno, anche se i prezzi in Albania sono abbastanza abbordabili, mi si presentano davanti con una cifra che non riesco neanche a pronunciare. Prendo subito in mano il telefono: stavolta sono io che chiamo Alessandro Amodio. “Sì ciao Alessandro, sono Nicola…come dici? Hai già una squadra interessata a me? Sì ok, adesso ne parliamo…ma prima di fare il procuratore, che ne dici di farmi da avvocato? Credo che avrò un problemino con l’hotel, tra qualche minuto…”
Testo a cura di Nicola Luperini, per la rubrica “La Tana del Lupo”. Pisano, content editor per Sottoporta – il calcio internazionale, cura per Football&Life gli argomenti più caldi della settimana sul calcio italiano, dalla Serie A alle serie minori. Ma non solo. Appassionato di Football Manager, racconta anche qui le sue avventure.
Nell’immagine di copertina tratta da wikipedia, la città di Gramsh e il campo sportivo.