A tu per tu con Alessio Lisci: tra Levante e futuro

A tu per tu con Alessio Lisci: tra Levante e futuro

Gennaio 22, 2023 0 Di Philip Supertramp

“L’avventura permette che accada l’inaspettato”.

Richard Aldington.

La notte del 4 dicembre, Alessio Lisci, prima dell’esordio in Liga da allenatore del Levante contro l’Osasuna, si sarà guardato indietro e forse avrà pensato a quando, 10 anni prima, lasciò l’Italia su un aereo Roma-Valencia.

Un detto spagnolo recita: “tirar la casa por la ventana/buttare la casa dalla finestra” . Forse questa è la frase che più si addice all’avventura che intraprese l’allenatore romano, quando da neolaureato studente di Educazione Fisica, e con un tirocinio nelle giovanili della Lazio, decise di inviare a tutte le squadre della Liga la sua proposta per uno stage all’estero grazie alla borsa Leonardo.

A rispondere fu il Levante che gli offrì prima il posto come preparatore fisico nella “División de Honor” (Under-19) , poi come allenatore della squadra degli “Alevin” (10-11 anni). Da lì iniziò a scalare tutte le categorie fino al 29 Novembre 2021. Quel giorno intorno alla mezzanotte Quico Catalán, presidente del club, annunciò che Javier Pereira non sarebbe stato più l’allenatore della prima squadra. A sostituirlo, un giovane italiano di nome Alessio Lisci, che abbiamo il piacere di intervistare in esclusiva qui di seguito.

Alessio Lisci (Levante UD)

Alessio Lisci presentato dal club come allenatore delle giovanili (sito ufficiale Levante UD)

Ciao Alessio, a 26 anni ti trasferisci in Spagna, per allenare le giovanili del Levante. Com’è nato tutto?
Sì, mi sono trasferito a Valencia grazie a una borsa di studio dell’università per fare un tirocinio all’estero.

Successivamente, l’anno scorso è arrivata la prima squadra. Malgrado la retrocessione, che esperienza è stata?
Al Levante è stata una fantastica esperienza, di grande apprendimento. Da quando ho preso in mano la prima squadra abbiamo avuto ottimi risultati. I numeri sono stati molto buoni, anche se non sono bastati per la salvezza.

Alla tua prima esperienza in una prima squadra, sei stato l’allenatore più giovane della Liga, per di più straniero. Hai percepito un po’ di scetticismo nei tuoi confronti?
La società aveva molta fiducia in me e non ho mai percepito scetticismo. I giocatori sin dall’inizio hanno avuto una grande predisposizione nei miei confronti.

Prima la Lazio, poi ti trasferisci al Levante per allenare l’alevin fino alla prima squadra. Che differenze hai trovato nell’approccio italiano e spagnolo?
Quando sono arrivato 11 anni fa c’erano grandi differenze tra l’approccio italiano a quello spagnolo. Adesso parliamo sempre di più di allenamenti molto più analitici. In Spagna, prima, era molto più sistemico, e adesso è cambiato. L’Italia si sta avvicinando molto alla metodologia spagnola, e la spagnola forse si sta avvicinando un po’ a quella italiana, perché è importante fare un buon mix. Il calcio si sta globalizzando come più o meno tutto il mondo e adesso c’è molta similarità sulle tecniche di allenamento.

In Spagna, attualmente, non gioca nessun italiano, ma allo stesso tempo non è mai stato un porto per italiani (anche se Valencia rimane un po’ l’eccezione alla regola). Quelli che più vengono ricordati con affetto sono Carboni, Panucci, Maresca e Vieri. Mentre altri sono arrivati a fine carriera (Zambrotta e Albertini) o sono stati un fiasco (Cassano su tutti). Secondo te perché?
Tra tutti quelli che ci sono andati, molti hanno fatto bene come Carboni, Panucci, Maresca, e Vieri. Tommasi al Levante è ricordato con grande affetto. Come sempre quando si va fuori c’è bisogno di ambientarsi. Ci sono molti fattori che incidono, può andare bene o male, ma credo che, forse, a livello statistico la rappresentanza italiana all’estero non abbia avuto risultati peggiori di altre.

Conosciamo tutti Ancelotti come allenatore affermato del Real Madrid, che ne pensi invece della prima stagione di Gattuso?

Gattuso è un allenatore che a me piace molto e penso che stia facendo bene. Ha avuto un po’ di sfortuna con qualche risultato ultimamente, ma sicuramente la situazione migliorerà.

Hai vinto 1-0 al Civitas Metropolitano (ex Wanda) con un gol di Melero. Comè stata l’esperienza di vincere in uno stadio così grande con una squadra come l’Atletico Madrid?
Una bella esperienza perché Simeone è un allenatore che stimo molto. Per di più venivamo da un periodo un po’ complicato. Comunque ,vincere nella Liga fa sempre un grande effetto perché tutte le partite sono molto difficili e fortunatamente ne abbiamo vinte tante, alla luce delle possibilità che avevamo.

Con il Levante hai giocato spesso con il 4-4-2 o con il 3-5-2. C’e un modulo che preferisci? C’e un allenatore a cui ti ispiri?
Non c’è un modulo che preferisco. Mi piace giocare con la difesa a quattro senza palla, e poi costruire alternando tre e quattro difensori. Però l’anno scorso siamo dovuti passare a tre per vari motivi. Alla fine è importante che l’allenatore si adatti alla propria squadra e ai propri giocatori.
Cerco di prendere un po’ dagli allenatori che più più mi piacciono e rubare le cose buone che ognuno ha. Non ho uno a cui mi ispiro al 100% perché sarebbe limitante.

Da giugno, dopo tanti anni, sei fermo. Cosa fai adesso? Progetti per il futuro?
Adesso sono fermo e vado in giro a vedere gli allenamenti degli allenatori che che mi piacciono .Guardo molte partite per continuare a formarmi. Per il futuro sto aspettando una nuova opportunità.

Noi di Football and Liife siamo certi che presto Alessio avrà una nuova opportunità. E speriamo che come ogni avventuriero tra qualche anno potrà guardarsi indietro, ripensando a tutto il cammino, e sarà orgoglioso di tutta la strada percorsa.

 

Testo di Philip Supertramp, redattore per F&L e autore della pagina Facebook Il Signore della Liga

Immagine di copertina tratta da El Desmarque.