Pasquale De Vita: il mio viaggio dall’Italia all’Australia

Pasquale De Vita: il mio viaggio dall’Italia all’Australia

Febbraio 17, 2023 2 Di Philip Supertramp

Nel Queensland, Australia, sta per cominciare un’altra splendida stagione delle National Premier Leagues. Se al vertice della piramide calcistica, da due anni, la A-League è gestita dalla APL (Australian Professional Leagues, che ha ereditato la lega professionistica dalla Football Australian e gestisce anche la A-League Women e la A-League Young) e non ci sono “serie minori” con promozioni e retrocessioni, ma dodici franchigie, il “secondo livello” è rappresentato dai campionati statali, eredi della vecchia NPL: ed è proprio un calciatore della NPL Queensland che vi raccontiamo oggi.

Abbiamo deciso quindi di andare dall’altra parte del mondo, esattamente a Gold Coast, ad intervistare un nostro compaesano: Pasquale De Vita. Pasquale, dopo aver girato varie squadre tra Serie B e C (fra cui Verona, Monza, Trapani, Paganese), nel 2020 a ventisei anni, decide di provare un’esperienza all’estero e vola in Australia. Nella terra dei canguri Pasquale si adatta velocemente e diventa un vero e proprio idolo del posto, grazie al su carattere “italiano” e, soprattutto, alle sue prestazioni in campo.

Dopo essere stato vicino al titolo della National Premier League Queensland con i Thunder, nell’ultima stagione riesce a vincere la “grand final” con i Gold Coast Knights e a portarsi a casa la medaglia come miglior giocatore della finale, anche grazie a un suo gol.
Ora è diventato un vero e proprio punto di riferimento per tutti gli italiani che vogliono andare in Australia: nei Thunder al momento giocano due nostri connazionali che hanno seguito le sue orme. Speriamo che questa intervista possa aiutare altre persone a intraprendere quest’avventura, ma attenzione perché, come racconta Pasquale, il calcio australiano è in grande crescita.

Ciao Pasquale! Iniziamo con la prima domanda: a Gennaio 2020 ti trasferisci in Australia, esattamente a Toowoomba nel Queensland per giocare nei SWQ Thunder. Com’è nato il tutto? Prima di arrivare in Australia avevi ricevuto altre proposte estere?

Ciao a tutti! Prima di approdare in Australia ero andato nel Brunei dove mi era arrivata un’offerta dallo sceicco per giocare nella sua squadra. Dopo essere stato lì, anche se la proposta era molto allettante, ho rifiutato perché non mi ispiravano né la squadra né la città. Quando sono tornato in Italia ho ricevuto questa proposta dai Thunder e ho preso il primo volo per Toowoomba.

Con i Thunder rimani due anni: com’è stata la tua prima esperienza nella National Queensland Premier League? Cosa ti ha stupito di questo campionato? Che differenze hai trovato con il calcio italiano? Quali sono state le difficoltà del lockdown?

Sicuramente è stata un’esperienza molto positiva, anche se è stato un peccato perché abbiamo perso il campionato all’ultima giornata. Faccio fatica a comparare il campionato australiano a quello italiano perché è un calcio totalmente diverso. Qui guardano tantissimo la Premier League e cercano il più possibile di copiarne lo stile di gioco. Per questo è un calcio molto più fisico, basato sulla corsa e poco tattico. Rispetto al Covid, qui a Toowoomba non c’è stato il lockdown: era tutto aperto, anche se il calcio si è fermato ed è ripartito dopo 4 mesi. Comunque sono stato fortunato, perché per esempio a Melbourne sono stati fermi per 8 mesi.

A Febbraio 2022 ti trasferisci ai Gold Coast Knights e a Settembre vinci la finale della NPL Queensland, con un gol tuo, contro l’Olympic FC: inoltre ti premiano come miglior giocatore della partita. Che emozione è stata?

Una bellissima emozione, anche perché i Gold Coast Knights arrivavano da cinque sconfitte di fila in finale. Abbiamo preparato bene la partita e l’abbiamo voluta vincere a tutti i costi e per fortuna ci siamo riusciti.

Dopo tre anni in Australia, com’e vivere in un Paese dove gli sport principali sono il rugby, il football australiano, il cricket o addirittura le corse di cavalli? Come si sta sviluppando il movimento calcistico?

Bellissima domanda. Il calcio ha superato di gran lunga gli altri sport come numero d’iscrizione nei bambini. Tra una decina d’anni il calcio australiano sarà molto competitivo e ci sono già vari calciatori che giocano in Premier League e in Bundesliga. Io ho allenato per un periodo anche i bambini, adesso ho smesso un po’ per concentrarmi sul calcio, e ne ho visti di veramente bravi. Sono sicuro che potrebbero arrivare nel calcio che conta. Qualche tempo fa avevo letto che Diamanti aveva detto che il livello è simile alla serie B e secondo me è vero. Durante gli allenamenti usiamo i gps e i centrocampisti fanno 11 km a partita.

Anche in occasione dei Mondiali qatarioti, l’Australia ha sorpreso tutti ed è riuscita a passare il girone (davanti a Danimarca e Tunisia). Secondo te, com’è possibile che in un Paese di soli 27 milioni di abitanti, dove il calcio non è tra i tre sport principali, il livello della nazionale sia comunque elevato per gli standard internazionali?

In questi mondiali è uscita contro l’Argentina, ma ha fatto una bella figura. Sono sicuro che tra 10 anni dirà la sua perché è un Paese molto in crescita e hanno le strutture per migliorare. Anche perché secondo me il governo investirà di più nel calcio e questo aiuterà nello sviluppo di questo sport. Un fattore molto importante ce l’hanno le scuole. Qui è obbligatorio praticare uno sport e ultimamente tutti spingono, anche i professori, per il calcio: ci sono meno infortuni rispetto al rugby.

Il 24 Febbraio inizierà una nuova stagione: subito il derby contro i Gold Coast United. Che sensazioni hai per il campionato? Sei un centrocampista offensivo, come ti descriveresti? In quali abilità pensi di essere cresciuto durante questi tre anni? Quello australiano è un calcio molto fisico. Come ti sei adattato e cosa hai portato di tuo?

Sì è vero, la settimana prossima iniziamo con il botto con il derby, che qui è molto sentito. Io penso di essere cresciuto molto sulla corsa proprio per il tipo di campionato. Allo stesso tempo, mi sento un trequartista puro e mi piace questo ruolo, per questo cerco di migliorare sempre le mie qualità.

In squadra ci sono due stranieri, il resto sono tutti australiani. Com’è essere l’unico italiano in squadra? È stato difficile ambientarsi in un club con tifosi che vengono dalla tradizione croata dei fondatori?

In squadra siamo due visaplayer (giocatori stranieri) perché è il massimo che permette il regolamento. Non è stato difficile adattarmi perché come hai detto è una squadra di stile europeo. Scott McDonald (l’allenatore) ha giocato nel Celtic e in altre squadre europee e, anche se giovane, sa cosa fare ed è in gamba.

Hai idea di tornare in Italia nei prossimi anni o pensi di mettere radici in Australia?

Assolutamente no, non ho idea di tornare in Italia. Stiamo facendo un percorso qui con la mia ragazza per diventare cittadini australiani. Qui sto bene, non solo a livello economico ma anche come stile di vita.

Ultima domanda: posto e piatto preferito australiano.

il mio posto preferito è Gold Coast, che è dove vivo oggi, ma ovviamente per una vacanza tutta l’Australia è bellissima. Qui non esiste un piatto tipico, fanno sempre il barbecue. Sinceramente preferisco mangiare italiano, così so che non sbaglio mai!

 

La redazione ringrazia nuovamente Pasquale De Vita per la disponibilità, e augura a lui e ai Gold Coast Knights una grande stagione.

Testo di Philip Supertramp, redattore per F&L e autore della pagina Facebook Il Signore della Liga

Immagine di copertina tratta dal profilo Instagram di Pasquale De Vita.