Mohammed Salim: la leggenda indiana senza scarpini

Mohammed Salim: la leggenda indiana senza scarpini

Marzo 29, 2023 0 Di Philip Supertramp

“Dall’India è arrivato un gran calciatore, ma c’è un piccolo problema: gioca scalzo”.

Hasheem a Willie Maley (allenatore dei Celtic Glasgow), riferendosi a Mohammed Salim.

A inizio secolo scorso l’Impero britannico era considerato una superpotenza mondiale, grazie al mercato di materie prime che produceva nelle sue colonie.

Questa ricchezza, però, non migliorava le condizioni di vita del popolo indiano, il quale trovò in Ghandi una voce per loro sofferenze.

Nel 1921 Mahatma divenne il leader del movimento anticoloniale e portò avanti una politica di non violenza per opporsi al Raj Britannico. Una delle prime azioni che intraprese fu boicottare l’utilizzo dei prodotti stranieri, così da favorire una produzione interna. Ghandi pensava: “Un paese rimane in povertà, materiale e spirituale, se non sviluppa il suo artigianato e le sue industrie, e vive una vita da parassita importando manufatti dall’estero”.

Per questo decise di vestire il Khadi (vestito filato a mano) e invitò tutti gli indiani a utilizzarlo per favorire il mercato interno, a sfavore di quello Inglese.

Il 12 marzo del 1930, invece, dopo che fu messa una tassa sul sale, decise di marciare da Ahmedabad, per 380 km, fino a Dandi.

Partirono in 78 e, quando giunsero sull’oceano Indiano (24 giorni dopo), erano diventati un migliaio. Raccolsero il sale dalle saliere in segno di protesta, come gesto simbolico per rivendicare il possesso su esso.

La leggenda di Mohammed Salim

Mentre Ghandi, con le sue manifestazioni, affrontava il Raj britannico, a Calcutta c’era un ragazzo che, con i suoi piedi e un pallone, ricordava a tutti gli Inglesi che il suo popolo non era inferiore a nessuno.

Mohammed Salim era nato nel 1904 a Garden Rich, una località di classe medio-bassa a sud di Calcutta, sulla quale si affaccia il fiume Hooghly, famosa perché da lì partirono 64 velieri con 34300 indiani tra il 1873 e il 1917 per emigrare nel Suriname.

Mohammed era un chimico e farmacista, ma nel 1927 si fece notare da Pankaj Gupta (storico amministratore sportivo indiano), mentre giocava nella squadra B del Mohammedan SC, che lo portò nello Sporting Union dove giocò fino 1931. Ma fece il grande salto di qualità nel 1934, quando tornò nel Mohammedan SC (questa volta in prima squadra). Con Salim il club vinse per la prima volta la Calcutta Football League e riuscì a ripetersi per cinque volte di fila. Più il tempo passava più Mohammed diventava l’idolo di tutti gli appassionati di calcio, che andavano alle partite solamente per vederlo, o per toccarlo.

Nel 1936 in India arrivò la nazionale cinese, e la IFA decise di organizzare le prime due amichevoli internazionali per l’All India XI. Ad assistere a quella partita era venuto il cugino di Salim, Hasheem. Hasheem viveva in Inghilterra e, durante quei 90 minuti, rimase impressionato da suo cugino, e lo convinse a tornare con lui a Londra, con l’intenzione di presentarlo ad un allenatore di calcio. Quando all’All Star XI fu il momento di giocare la seconda amichevole, si erano perse le tracce del fantasista indiano: la polizia si mise alla sua ricerca, ma era troppo tardi perché Mohammed si trovava al Cairo per poi raggiungere la capitale inglese.

L’approdo al Celtic

Dopo pochi giorni a Londra si rimise in viaggio in direzione Glasgow. Al Celtic Park, Hasheem incontrò Willie Maley e gli disse: “Dall’India è arrivato un gran calciatore, ma c’è un piccolo problema: gioca scalzo”.

Mohammed Salim mentre viene assistito durante il bendaggio dei piedi, prima di entrare in campo (foto tratta da Wikipedia)

Lo storico allenatore dei Celtic si mise a ridere e rifiutò il provino, ma dopo vari tentativi, e vista l’insistenza, Mohammed fu messo alla prova davanti a 1000 soci e 3 allenatori. Tutti rimasero stupiti dall’indiano e decisero di aggregarlo alla prima squadra. Durante la prima amichevole contro l’Hamilton Acces, il Celtic vinse 5-1 e Salim segnò su rigore. Ma il gran giorno fu il 28 agosto contro il Galston. In quella partita Salim, con i piedi bendati, segnò una tripletta e il mattino seguente, sullo Scottish Daily, appariva il titolo: “Il giullare indiano” e seguiva con “Le dieci dita scintillanti di Salim, giocatore indiano del Celtic FC, l’altra notte hanno ipnotizzato una moltitudine al Parkhead nell’amichevole contro il Galston”.

Gli scozzesi rimasero stupiti per il controllo di palla, i passaggi millimetrici e per una finta che non avevano mai visto: “Tiene in equilibrio la palla sull’alluce, la fa scorrere fino al mignolo e poi la fa saltare intorno al difensore”. A chi non ricorda l’elastico di Ronaldinho?
Salim, dopo poco tempo a Glasgow, iniziò a sentire la mancanza di casa e annunciò a Willie Maley che sarebbe tornato in India. I dirigenti cercarono di convincerlo dicendo che lo avrebbero pagato con il 5% del botteghino. Rimase per giocare quelle ultime amichevoli e chiese che le 1800 sterline, che gli sarebbero dovute appartenere, fossero donate ai ragazzi dell’orfanotrofio. Poi, però, ripartì per Calcutta, in tempo per giocare il campionato con il Mohammedan.

Quando nel 1980 Mohammed si ammalò, il suo secondogenito, Rashid Ahmed, scrisse al Celtic di Glasgow dicendo che non avevano soldi per pagare le cure. La verità è che suo figlio non aveva bisogno di soldi. Voleva solo sapere se il club scozzese si ricordasse di lui. Con gran stupore ricevette una lettera dal club con un assegno da cento sterline: “Mi fece molto felice, non per i soldi, ma perché mio padre continua a essere un orgoglio per il Celtic. Non ho nemmeno preso i soldi dell’assegno. Volevo solo che il nome di mio padre figurasse come il primo calciatore indiano che giocò all’estero”.

Nel XX secolo per gli indiani sfidare l’impero britannico era diventato un compito difficile e pericoloso. Ma Salim, grazie ad un pallone e ai suoi piedi bendati, ci riuscì e dimostrò che nessuno poteva dirsi superiore al suo popolo.

 

Testo di Philip Supertramp, redattore per F&L e autore della pagina Facebook Il Signore della Liga

Immagine di copertina tratta da IFTWC