
Erik Lamela: El Coco contro il suo passato
Maggio 29, 2023Il 23 Ottobre 2011 la Roma si preparava a giocare all’Olimpico contro il Palermo di Maran. Nella giornata precedente, la squadra di Luis Enrique aveva perso il derby per un gol negli ultimi istanti di Klose e il sogno giallorosso-americano iniziava a mostrare sempre più crepe. La squadra, che era stata forgiata cercando di emulare lo stile Barça, a partire dall’allenatore che veniva da un incredibile terzo posto in Segunda Division con il Barcellona B, era già uscita nei turni preliminari di Europa League contro lo Slovan Bratislava e in campionato proponeva un gioco lento e prevedibile.
Luis Enrique e l’esordio di Lamela a Roma
“Lucho” chiedeva pazienza ai propri tifosi, ma nella Capitale la frase che si ripeteva più spesso era una sorta di “senza un giocatore come Messi questo gioco non si può fare”. Quel pomeriggio, al posto dell’infortunato Pjanic, lo spagnolo decise di far esordire Lamela. Il giovane argentino, arrivato il 6 Agosto dal River Plate, non aveva ancora messo piede in campo a causa di un infortunio, e tutto lo stadio era ansioso di vederlo all’opera. La Roma, fin dal fischio iniziale, sotto gli insegnamenti di Luis Enrique, presentava le caratteristiche del Tiki Taka: possesso palla e pressione alta.
Al minuto 7 i giallorossi recuperavano palla sulla trequarti, la palla arrivava a Lamela, che fece partire un sinistro preciso e angolato ad incrociare che si convertì in gol. Il numero 8 venne circondato dai compagni esultanti e le telecamere inquadravano un infortunato Totti in tribuna, mentre batteva le mani entusiasta. L’esecuzione del gol ricordava “la Pulga” e, come spesso accadeva ai tifosi della Magica, che si esaltano rapidamente, in città si sparse la voce: “se il Barcellona ha Messi, noi abbiamo trovato il suo futuro erede, e accanto al Capitano tutto è possibile”.
Alla fine di quella stagione la Roma arrivò settima, fuori dalle coppe europee, e Luis Enrique si dimise. Al suo posto tornava Zdenek Zeman, che aveva appena stravinto la Serie B con il Pescara di Immobile, Verratti e Insigne, con un gioco totalmente differente dall’asturiano. Il primo giorno di ritiro si passò dal “giocate con la palla e divertitevi” agli “scaloni”.
A Lamela, che aveva finito la sua prima stagione con 6 gol in 30 partite, il nuovo gioco ultra-offensivo piaceva e si trovava a suo agio, ma i risultati non arrivarono e Zeman, dopo la sconfitta per 2-4 contro il Cagliari venne esonerato. La stagione risultò essere un altro mezzo disastro. La Roma finì sesta, ma perse il derby nella finale di Coppa Italia e quindi per la seconda volta di fila mancò l’Europa a dispetto dei cugini laziali. Il “Coco” invece aveva dimostrato una grande crescita, finendo il suo secondo anno con 15 gol, e molte squadre si interessarono a lui. Il 25 Agosto all’esordio di Rudi Garcia contro il Livorno si alzarono i cori dei giallorossi in trasferta “Lamela non te ne andare”, ma la società aveva già deciso. Poco più tardi il talento argentino sarebbe volato al Tottenham per 30 milioni.
Erik Lamela contro il suo passato
Sono passati quasi 10 anni da quel giorno e questo mercoledì a Budapest, Lamela ritroverà il suo secondo amore dopo il River Plate: la Roma. Grazie ad un suo gol in semifinale contro la Juventus nei supplementari. Dopo otto anni in Premier League con gli Spurs, il “Coco” è arrivato al Siviglia di Monchi (altro ex della gara) in uno scambio per Bryan Gil. In questi due anni in Andalusia, Lamela ha ritrovato la luce che in Inghilterra aveva perso, e anche durante questo campionato tanto tormentato per il Siviglia, è risultato tra i migliori.
Difatti, i “nervionenses” hanno cambiato tre allenatori: Lopetegui, Sampaoli e Mendilibar. Quest’ultimo è riuscito negli ultimi mesi a ridare sicurezza ai propri giocatori e attraverso un gioco semplice, ma efficace, il Siviglia è riuscito a tirarsi fuori dalla zona retrocessione nella Liga e a eliminare in Europa League, in serie, PSV, Fenerbahce, Manchester United e Juve. Dalla finale di Eindhoven contro il Middlesbrough del 2006( con Maresca MVP grazie a una doppietta) per il Siviglia, questa sarà la sesta finale di Europa League. Per ora, mai sconfitto nell’atto finale.
Dall’altra parte la Roma, che dopo un campionato molto sotto le aspettative iniziali, è aggrappata a questa finale per poter entrare in Champions League e alzare il secondo titolo europeo di fila. L’unica persona capace di poter sconfiggere questo incantesimo che unisce il Siviglia e l’Europa League, sembra proprio essere Jose Mourinho. L’allenatore portoghese, vero condottiero di questa squadra, ha giocato 5 finali europee ed è riuscito sempre a portare a casa il trofeo. La stessa Europa League l’ha già vinta due volte, con Porto e Manchester United. Solo Unai Emery, con quattro successi, potrà vantarne di più in questa competizione, comunque dovesse andare la finale.
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All’entrare nella Puskas Arena il “Coco” alzerà lo sguardo, vedrà i 13 mila tifosi giallorossi e penserà a quelle due stagioni, tanto disgraziate quanto piene di amore nei suoi confronti, e probabilmente gli verrà un pizzico di nostalgia. Perché, come ha dichiarato: “Speravo in questa finale, Roma è una città unica”.
Testo di Philip Supertramp, redattore per F&L e autore della pagina Facebook Il Signore della Liga.
Immagine di copertina tratta da Pinterest.