Il sogno delle Isole Marshall: l’ultimo Paese senza calcio

Il sogno delle Isole Marshall: l’ultimo Paese senza calcio

Maggio 29, 2023 0 Di Roberto Brambilla

Poco più di 180 chilometri quadrati, distribuiti in ventinove atolli e cinque isole, adagiate nell’Oceano Pacifico. A metà strada tra il Giappone e l’Australia. Le Isole Marshall, indipendenti dal 1986 e che dal 2008 partecipano ai Giochi Olimpici, sono l’unico territorio sovrano al mondo a non avere né un campionato, né una Nazionale di calcio. Una mancanza che sta provando a colmare la Marshall Islands Soccer Federation (MISF), fondata da un gruppo di appassionati di calcio e presieduta da Shem Livai, un cittadino marshallese che vive a Majuro, la capitale del minuscolo Stato, uno dei più minacciati dalle conseguenze del cambio climatico.

Il presidente della MISF, che aveva giocato quando era studente nelle Isole Vergini Americane, si è appassionato di nuovo vedendo il figlio Carter tirare calci a un pallone sulle spiagge del centro più grande dell’arcipelago. “È nato tutto alla fine del 2020 – spiega dall’Africa orientale dove si trova per fare il volontario, l’inglese Justin Walley, il direttore della comunicazione della Federazionepiù o meno in quel periodo si stava costruendo il Majuro Track and Field Stadium (costruito con l’aiuto economico di Taiwan n.d.R) che nel 2022 avrebbe dovuto ospitare i Giochi della Micronesia (poi posticipati al 2023 n.d.R). Lo sviluppo è stato lento, a causa del Covid e anche perché alle Isole Marshall il calcio organizzato non c’è. C’è qualcuno che gioca, ma non esistono né strutture né tornei, né tanto meno una cultura calcistica”. 

Il calcio negli avamposti remoti delle rotte di navigazione

La prima vera svolta sul finire del 2022. “Shem Livai – racconta Walley, un passato come selezionatore del Matabeleland, nazionale non riconosciuta dell’omonima regione dello Zimbabwe ha avuto alcuni colloqui con Lloyd Owers, un allenatore inglese e consulente della FA che si era messo in contatto con lui. C’è stata una buona intesa e Owers è stato nominato direttore tecnico della Federazione”.

“Ho accettato la sfida – dice Owers, che vive in Inghilterra e che non è mai stato alle Isole Marshall – quando ho capito che l’opportunità di aiutare un Paese è un’impresa ardua.

Volevo avere la possibilità di mostrare le mie idee su un palcoscenico globale, ma appena abbiamo iniziato a sviluppare il progetto tutto è diventato molto più grande. Essere capace di aiutare gli abitanti delle isole Marshall e il Paese, essendo coscienti della loro lotta con il cambiamento climatico è un compito enorme”. Il neo DT ha chiamato a collaborare Walley e Matt Webb, rispettivamente per la parte di comunicazione e quella di marketing, che lavorano insieme al consiglio direttivo della Federazione, con cui si confrontano periodicamente.

“Abbiamo iniziato nel gennaio 2023spiega Walley, che come tutti i membri della MISF svolge questo lavoro a titolo gratuitoabbiamo creato un account Twitter, con cui in poco tempo siamo arrivati a più di 2mila follower ed è stata indetto un concorso per disegnare la maglia della Nazionale, che è stato un successo. Siamo stati contattati da diverse persone interessate e che vorrebbero essere coinvolte”.

Il calcio alle Isole Marshall: un progetto a lungo termine

Owers invece si sta occupando della parte tecnica. “Vorremmo portare il calcio nelle scuole con un curriculum apposito – dice il direttore tecnico – formare gli allenatori, creare club e organizzare tornei, a partire da quelli giovanili”. Un progetto a lungo termine, dove non mancano le difficoltà, su tutti i fronti. “Il primo problema è il finanziamento, abbiamo raccolto una piccola somma – racconta Walley– i fondi servirebbero per pagare la formazione dei tecnici ma anche per acquistare materiale tecnico e palloni. In più far arrivare qualsiasi cosa alle Isole Marshall è estremamente costoso”.

“La cosa più difficile – gli fa eco Owers, che nei progetti della Federazione dovrebbe arrivare nell’arcipelago nell’estate 2023 – è la mancanza di strutture e spazi disponibili, come è difficile introdurre lo sport in un Paese dove si pratica tanto basket e baseball”. Nonostante gli ostacoli quella che non manca è la fiducia. “Sappiamo che è dura – dice Walley – la distanza rende anche tutto più difficile, ma siamo sicuri di potercela fare”.

I prossimi passi sono chiari.

“Cercheremo di creare squadre e organizzare competizioni, a partire da quelle giovanili – conclude Walley – continueremo a cercare partner e sponsor, oltre a portare il calcio nelle scuole”. E su questo punto che insisterà anche Owers. “Bisogna formare gli insegnanti” è il suo obiettivo a breve termine. Il sogno sul lungo periodo è ambizioso. “Con il tempoconclude il DT Lloyd Owersvorremmo essere riconosciuti come membri di una confederazione e magari prendere parte alle qualificazioni”.

Un obiettivo ambizioso per un Paese minuscolo in cui il calcio può essere un’occasione per parlare del proprio futuro e di quello della Terra.

 

Testo di: Roberto Brambilla. Milanese, si divide fra la professione di insegnante e quella di giornalista. Germanista, appassionato di tutto ciò che è sport, soprattutto in salsa teutonica. Ha scritto, fra gli altri, C’era una volta l’Est: storie di calcio dalla Germania Orientale. E, insieme ad Alessandro Mastroluca, Dónde está Daniel Schapira. Desaparecido.

Immagine di copertina tratta dall’account Twitter SoccerFedMI.