Carlos Volante: l’uomo che ha dato il nome ad un ruolo

Carlos Volante: l’uomo che ha dato il nome ad un ruolo

Giugno 7, 2023 0 Di Alessandro Sanna

Se potessi scegliere di rinascere calciatore, chi sceglieresti?

Questa semplice domanda mi fu posta qualche tempo fa da un amico e, prima di rispondere, dovetti pensarci per qualche secondo. Nel corso degli anni, divertito dal giochino nel quale ero stato coinvolto, porsi a mia volta la questione a diversi amici calciofili. Due aspetti mi colpirono particolarmente: il tempo impiegato nel formulare una risposta e le risposte stesse. I più grandi calciatori della storia erano ovviamente i nomi più gettonati. A seconda poi dell’età dell’interlocutore la scelta cadeva tra Cruijff e Maradona, tra Cristiano Ronaldo e Messi.

La mia scelta, invece, era totalmente differente a dimostrazione di come non siamo noi a scegliere le storie ma siano le storie a scegliere noi. Storie come quella di un calciatore che, senza volerlo, ha dato il nome a un ruolo. Storia del cognome meno noto ma più utilizzato. Storia di un uomo la cui anima vive ancora oggi e vivrà per sempre ogni qualvolta rotola un pallone.

Che si giochi in strada o in uno stadio, ci sarà sempre bisogno di un volante.

Chi era Carlos Volante?

Negli anni ’20 del Novecento, Parigi era una città caratterizzata da una continua eccitazione culturale e sociale che però, una decina di anni più tardi, andava ad affievolirsi nel preludio di una guerra sempre più vicina.  Ultima ventata di gioia, la terza edizione del Campionato Mondiale di Calcio. All’epoca, nel capoluogo francese giocava, tra le file del Cercle Athlétique de Paris, un ragazzo nato in Argentina da genitori italiani.

Il suo nome era Carlos Martín Volante. Nato a Lanús, cominciò a giocare a fútbol proprio nel club della sua città. Esordì in prima squadra nel Campionato di Primera División del 1924 organizzato dall’Asociación Amateurs de Football e parallelo a quello patrocinato dall’Asociación del Fútbol Argentino (l’attuale AFA). 

Le due federazioni organizzarono congiuntamente il campionato del 1927, al quale Volante partecipò tra le file del Platense. Nonostante l’epoca amatoriale stesse comunque volgendo al termine, con il professionismo che ormai s’insinuava sempre più con insistenza, nella mentalità dell’epoca alcuni valori erano ancora molto sentiti. Per le tifoserie il calciatore era colui che portava avanti, attraverso i colori del club, i sogni della stessa hinchada.

L’amore per il club e i propri tifosi doveva quindi essere ciò che spingeva un calciatore a dare l’anima in campo. Quando nel 1929, a Lanús, nella gara inaugurale dello stadio La Fortaleza, la squadra di casa ospitò il Platense, il pubblico non esitò a far sentire al suo ex centrocampista tutto il proprio disappunto accusandolo di tradimento.

L’arrivo in Italia e la fuga in Francia

Il 1930 è l’anno in cui da ambe le sponde del Rio de la Plata una serie di calciatori presero il largo in direzione Italia. A quei tempi Volante, oltre ad aver esordito in nazionale, si era unito al Vélez per una serie di partite amichevoli in giro per il Sud America. A differenza del club di Liniers, il Gimnasia y Esgrima La Plata aveva scelto l’Europa come meta della sua tournée. Tra le partite disputate ce ne fu una in particolare, quella contro il Napoli, che vide al centro di una trattativa di mercato il centrocampista José María Minella, il quale rifiutò il passaggio al club partenopeo.

I dirigenti napoletani, davanti al rifiuto dell’argentino, gli chiesero consiglio in merito ad un calciatore dalle caratteristiche simili da poter porre sotto contratto. Fu tirato in ballo proprio Carlos Volante che, nel 1931, divenne il primo argentino della storia del Napoli.

Dal 1930 la colonia degli oriundi che arrivarono in Italia crebbe sempre più. Il regime fascista, attraverso la Carta di Viareggio del 1926 li considerava “rimpatriati” e li esibiva come il fiore all’occhiello di un movimento calcistico in netta crescita che arriverà poi a vincere i due mondiali nel 1934 e nel 1938. Nel mezzo, il successo olimpico del 1936.

Monti, Orsi, Guaita e Demaria sono i quattro oriundi campioni del mondo nel 1934 che lasciarono l’Italia nei due anni successivi per evitare di essere mandati al fronte perché italiani. Carlos Volante scelse la medesima opzione dei quattro suoi colleghi oriundi e calciatori. Dopo l’esperienza napoletana vinse un campionato di Serie B con il Livorno per poi passare al Torino. Proprio da Torino, sfruttando alcuni contatti legati alla famiglia della moglie, appartenente al mondo della diplomazia, riuscì a scappare in Francia evitando così la chiamata alle armi. 

Il Mondiale del 1938 e la nuova vita brasiliana di Carlos Volante

Nella mente di Volante, la Francia sarebbe dovuta essere una tappa intermedia prima del ritorno in Argentina. Nella capitale francese conobbe il chitarrista Oscar Alemán, suo connazionale, il quale, grazie ad un passato di vita in Brasile, poteva contare su qualche contatto all’interno della delegazione verdeoro, unica nazionale sudamericana presente in Francia per il Mondiale.

Grazie all’amico, Volante strinse rapporti con calciatori e dirigenti brasiliani riuscendo prima a partecipare al mondiale come massaggiatore, poi, a strappare, a trentatré anni, un contratto con una delle più importanti società dello stato di Rio de Janeiro e dell’intero Brasile: il Flamengo.

Volante sbarcò a Rio in un periodo storico nel quale le altre squadre della città si spartivano, da una decina di anni, il titolo di campione Carioca. Dal 1927 – anno dell’ultima affermazione del Flamengo – al 1938, il Botafogo vinse cinque titoli mentre Vasco da Gama, America e Fluminense si laurearono campioni per tre volte. In particolare, il Fluminense vinse gli ultimi tre consecutivamente. Con la maglia rossonera Volante vinse per tre volte il titolo statale e, cosa forse più importante, portò una mentalità totalmente rivoluzionaria nel modo di intendere e interpretare il ruolo del centrocampista centrale.

Evoluzione tattica: l’affermazione del centrocampista

Inizialmente il calcio non aveva particolari regole. Non a caso la sua nascita è convenzionalmente fatta coincidere con la fondazione della Football Association avvenuta il 26 ottobre del 1863. Furono, infatti, proprio gli inglesi a definire, e poi sviluppare, i primi regolamenti dando così un significato ai discorsi tattici. 1-1-8 e 2-2-6 danno l’idea di quanto la propensione offensiva dei club ne rappresentasse la caratteristica principale. Tutto può essere ridotto all’espressione kick and rush – calcia e corri. 

La prima evoluzione tattica fu quella del passing game il cui fine principale era di una maggiore collaborazione tra i differenti reparti. Ciò portò allo sviluppo della cosiddetta piramide rovesciata di Cambridge. Un 2-3-5 alla cui base vi erano gli attaccanti e al vertice il portiere. Con il sistema piramidale nasce un nuovo ruolo, quello del centrocampista. In particolare, dei tre centrocampisti, quello centrale era maggiormente libero dai compiti difensivi. Da lui dipendeva l’ordine del gioco. Come normale che fosse, in un’epoca in cui il calcio subiva continue analisi e riflessioni, gli stravolgimenti tattici erano all’ordine del giorno.

Nel 1925 fu modificato il fuorigioco, riducendo a due il numero degli uomini che l’attaccante doveva avere tra sé e la porta per considerarsi in posizione regolare. Principale conseguenza fu la possibilità data agli attaccanti di giocare in posizione più avanzata. Il numero di reti aumentò drasticamente fino a quando Herbert Chapman, allenatore dell’Arsenal, non ebbe l’intuizione di abbassare uno dei centrocampisti sulla linea difensiva e di spostare due giocatori offensivi in posizione più interna. Chapman aveva appena inventato il WM (3-2-2-3) o più semplicemente il sistema.

Al sistema si contrapponeva il metodo (2-3-2-3) semplicemente chiamato W e concezione calcistica preferita da Vittorio Pozzo e Hugo Meisl. Rappresenta sostanzialmente un’evoluzione della piramide ma, a differenza di essa, due dei tre centrocampisti erano posti lateralmente a contrastare gli attaccanti esterni avversari. All’unico centrocampista centrale, chiamato centromediano, erano affidate le sorti della squadra.

In Sud America nasce il volante

La rivoluzione tattica che aveva caratterizzato il calcio europeo arrivò ovviamente anche in Sud America dove, alla razionalità del metodo uruguaiano, si contrapponeva la fantasia messa in campo da Brasile e Argentina. 

Proprio attraverso le influenze europee, grazie a Fluminense e Flamengo, si diffuse negli anni ’40 un particolare modulo, la Diagonal, nel quale il gioco si sviluppava inizialmente sulle fasce laterali per poi convergere verso il centro. A questo punto il centrocampista centrale, vera mente della squadra, dialogava in totale sincronia con il centravanti posizionato leggermente più indietro rispetto ai compagni di reparto.

In questo, Carlos Volante era un maestro. Il primo ad accorgersene fu ovviamente il suo allenatore. Quel Flavio Costa che guiderà il Brasile nella disfatta del Maracanazo del 1950. Qualche anno prima però, nel 1943, nel tentativo di spiegare al paraguaiano Modesto Bría come avrebbe dovuto interpretare il ruolo lasciato libero proprio da Volante, disse semplicemente “juega como Volante”. In poco tempo l’espressione mutò in “juega de volante” trasformando quindi un semplice cognome in un ruolo, sinonimo di tenacia, dedizione e supporto per i compagni.

Alcune fonti sostengono che non fu Flavio Costa il padre di tale espressione bensì un giornalista, ma poco importa. Ciò che conta è che in tutto il Sud America e nei paesi di lingua spagnola il ruolo del centrocampista, con tutte le sue accezioni e varianti tattiche, è il volante. 

Chi non vorrebbe rinascere e imprimere per sempre il proprio cognome nella storia del calcio? Carlos Volante, senza volerlo, ci è riuscito.

 

Testo di Alessandro Sanna. Insegnante, tifoso del Cagliari ed esperto di calcio sudamericano, ha scritto per la Rivista Sottoporta; collabora con Carlo Pizzigoni a “La Fiera del Calcio”; conduce su Twitch la trasmissione “BoxtoBox”ed è autore del Podcast “Que Viva el Fútbol”. Ha scritto due libri: “Fantasie calcistiche riplatensi: Storie di fútbol tra fantasia e realtà e ¡Que viva el fútbol!: Storie, aneddoti e cronache delle più accese rivalità sudamericane”.

Immagine di copertina tratta da Wikipedia, di dominio pubblico.

Fonti/per approfondire

https://www.pagina12.com.ar/116161-un-mundial-una-guerra-y-un-jugador-especial 

https://www.tycsports.com/al-angulo/carlos-volante-la-increible-historia-del-hombre-que-le-dio-su-nombre-a-un-  puesto-id409407.html 

https://infocielo.com/deportes/maradona/volante-el-hombre-que-se-metio-maradona-y-messi-n730631 

https://www.goal.com/it/notizie/perche-5-sudamericano-si-chiama-volante/1txu2dvendldl11mwbyarbzdeb 

https://www.efdeportes.com/efd53/futbol2.htm 

https://storiedicalcio.altervista.org/blog/storie-di-schemi.html