Maglia Napoli, che passione! Il precedente della stagione 1965-66

Maglia Napoli, che passione! Il precedente della stagione 1965-66

Luglio 9, 2023 0 Di Davide Morgera

Come lo scudetto tanto desiderato e messo a “pappuliare” come il ragù, anche l’attesa per la nuova maglia del Napoli sta diventando spasmodica. Almeno per coloro che non vorrebbero stravolgere quelle che sono delle semplici caratteristiche della Storia di una maglia color del cielo e del mare di Napoli. In rete gira di tutto, attenti alle cavolate, anche se spesso due più due fa proprio quattro e quindi pare in fase ‘avanzata’ l’ipotesi della maglia azzurra col colletto tricolore e lo scudetto nel mezzo. In alternativa, un’altra azzurra con un colletto a strisce bianche e il tricolore sempre al centro.

Cose da exit poll, che sarà mai. E togli la macchia di “pummarulella” della Lete e va bene, togli il blu delle maniche che neanche va bene (però si è vinto  lo scudetto con queste sfumature…), escludiamo tutte le bufale che girano in rete (anche se la mozzarella ci piace ) e attendiamo con fiducia cosa accade su questa nave da crociera. “E il veliero va”, diceva Battisti.

Cosa verrà fuori dal cilindro di De Laurentiis stavolta? Staremo a vedere ma certamente un richiamo alle maglie dei due scudetti precedenti appare probabile ed auspicabile. Almeno nella semplicità del design. Che poi ad Halloween, a Natale, a San Valentino ( speriamo di no a Pasqua altrimenti ci tocca un “casatiello”! ) vogliamo andare in giro per gli stadi d’Italia con le ragnatele, i ‘babbinatali’, le labbra pronte a baciare, questo è un altro paio di maniche.  

Il numero di maglie diverse che il Napoli ha impiegato nello scorso campionato è stato di 15, se i miei calcoli non mi fanno sbagliare. Direte voi, un numero spropositato rispetto a quello che accadeva tanti e tanti anni fa. Certo, è così.

Un clamoroso precedente “multimaglie” nella storia azzurra

Eppure ci fu un ‘simpatico’ trascorso, anche se in maniera ridotta, addirittura 58 anni fa. Sì, c’è un clamoroso precedente, mai più verificatosi nella storia delle ‘camisetas’ degli azzurri, risalente al torneo 1965-66. Nell’anno del ritorno in Serie A, il Napoli di Pesaola usò, lungo le 34 giornate del campionato, ben sette divise diverse. Strano per l’epoca, dove al massimo c’erano due maglie differenti. Strano ancora oggi, dove la normalità parla di tre o quattro maglie.

Una per le gare in casa, una per quelle in trasferta, una per le occasioni speciali o per distinguersi dagli avversari ed una per le Coppe. Oggi c’è il marketing, Armani, la figlia del presidente che segue lo stile in prima persona. La voglia di novità che prevale nei giovani tifosi, la maglia per le occasioni del calendario, la maglia commemorativa/celebrativa ( Maradona, ovvio ). Ma ci sono anche i nostalgici che storcono il naso perché “la nostra unica maglia è l’azzurra” ed in quella si riconoscono. 

Una volta c’era Pippone Sport. Sì, avete letto bene. Prima dell’avvento della Puma nel torneo 1978-79, delle varie ‘Ennerre’, col Napoli di Krol, che diede la stura a tutto quello che verrà nel campo dell’abbigliamento sportivo e della fornitura tecnica successivamente (rispettivamente Umbro, Lotto, Nike, Diadora, Legea, Kappa, Macron, da Ferlaino fino a De Laurentiis ), c’era il negozio dell’ex terzino del Napoli, Innocenti. A fargli concorrenza in città una sola rivendita, la “Casa Sport” della signora Procaccino in Via S. Pasquale a Chiaia, che spesso ospitava giocatori del Napoli per la sua pubblicità.

Ma, come detto, chi forniva le divise alla squadra azzurra era “Pippone Sport” a Via S. Brigida. La ditta, intestata a Silvana, la figlia di Innocenti, aveva un vasto assortimento di articoli sportivi e non solo di calcio (tra gli altri scherma, nuoto, tennis, pallacanestro, sci, judo, atletica leggera, bocce, pesca, pattinaggio). Ma fu a lui, al popolare ‘Pippone’, così soprannominato per il grosso naso fin da quando era un tenace terzino napoletano, che pensò il presidente Fiore quando si trattò di ordinare le nuove divise del Napoli. Tra l’altro, c’era poco da scegliere in città. O Pippone o morte!

Il perché di sette maglie diverse utilizzate dal Napoli

Ed allora, col Napoli del boom e degli abbonamenti a rate, degli acquisti di Sivori ed Altafini, del contagioso entusiasmo che si respirava in città, con la ritrovata serie A, dei poster della squadra nei bar, nelle edicole e nelle officine meccaniche, di un gruppo di ragazzi che si divertiva da morire fuori e dentro il campo da gioco, nasce l’unica stagione in cui il Napoli utilizza sette divise da gioco una diversa dall’altra prima dell’avvento dell’Era Moderna. Il motivo di questo massiccio impiego di tre colori fondamentali non ci è dato sapere ma tutto ruotava intorno all’azzurro, al bianco e al rosso, spesso usato anche in casa per dovere di ospitalità.

Maglia Napoli 1965-66

La maglia della “scaramanzia”?

Scaramanzia? Probabile, sappiamo che Roberto Fiore, da buon napoletano del Vasto, lo era. La voglia di cambiare per trovarne una fissa? Può essere. Semplici rotazioni legate a nessuna origine in particolare? L’utilizzo di quelle dei campionati precedenti? Erano state lavate e non si erano asciugate in tempo? No, non scherziamo. Comunque e dovunque si giri la pizza, sappiamo solo che il San Paolo era sempre pieno e che lo stadio, quando negli ultimi 10 minuti si aprivano i cancelli per far entrare chi era rimasto fuori, diventava un’ulteriore bolgia e gli spalti iniziavano a tremare.

Da “le maglie” a “la maglia” del Napoli nelle successive stagioni

Come le case intorno al Tempio. Maglie o non maglie, era la Purezza di sentimenti e fedeltà (il bianco), la Passione (il rosso), il Panorama (l’azzurro del cielo e del mare della città) che sorreggeva una squadra fantastica. Ovviamente dominava l’azzurro ma non era importante come gli eroi di quell’anno scendevano in campo, con quale colore facevano gol. La gente si divertiva, il Napoli divertiva, andare allo stadio era un divertimento. Che Juliano o Panzanato, Bandoni o Sivori avessero questa o quella maglia poco importava. La “N” era stampata dentro al loro cuore.

Ecco in dettaglio le sette maglie di quel 1965-66, terzi in classifica, a cinque punti dall’Inter campione d’Italia. 

1) Azzurra con girocollo e bordi bianchi alle maniche. 

2) Azzurra con la N cerchiata, colletto e maniche bianche (con i bottoncini ).

3) Azzurra con colletto largo e maniche bianche.

4) Azzurra con righino bianco.

5) Azzurra con bordini bianchi sul collo e sulle maniche.

6) Bianca con bordini azzurri e lo scudetto con la N sul petto.  

7) Rossa con bordino bianco.

Lasciamo gli anni sessanta e tuffiamoci nel decennio successivo. Si sa come va la vita, a volte gli opposti sono così evidenti che sono sotto gli occhi di tutti. Infatti, solo quattro anni dopo quella sbornia di maglie, si ribaltò la situazione ed il Napoli, come molte squadre degli anni ’70, giurò eterna fedeltà ad una sola maglia. Una. Sarà la stessa per ben nove campionati consecutivi. Dal 1969-70 al 1977-78, sempre lei, sempre uguale.

Azzurro intenso, colletto a “V” col righino bianco, pantaloncino bianco, calzettoni azzurri. L’unica variante era quella bianca da trasferta ma anche lei sempre uguale. Un passaggio ‘conservatore’ che partì da Chiappella, arrivò a Vinicio, poi ancora a Pesaola e finì con Di Marzio. Non immaginiamo all’epoca quanto e come si parlasse di marketing (anche perché non c’erano gli store che vendevano maglie a 120 euro) ma ci sembra di sentire ancora la voce di Ferlaino che diceva ai magazzinieri: “Avete lavato le maglie dell’anno scorso?”

 

Testo di Davide Morgera. Professore e scrittore, cultore della storia del calcio e del Napoli. Ha pubblicato quattro libri:

Cronache dal secolo scorso: atti unici nella storia del Napoli (con Urbone Publishing).

Napoli, sfumature d’azzurro: beffe e belle partite, vittorie e sconfitte. Tutte le sfide nazionali ed europee dal 1909 ad oggi.

Azzurro Napoli. Iconografia inedita di una passione infinita.

Volevo essere Sergio Clerici. Memorie e storie di calcio.

Immagine di copertina tratta da wikipedia. Le foto del testo sono tratte dall’archivio personale di Davide Morgera e utilizzate su autorizzazione dell’autore.