C’era una volta il ritiro precampionato

C’era una volta il ritiro precampionato

Luglio 11, 2023 0 Di Philip Supertramp

Correva l’estate del 1998. Come ogni anno eravamo andati a Pedraces, piccolo paesino del Südtirol, a passare una settimana in famiglia al fresco, immersi nella natura delle Dolomiti.
Quell’estate però la aspettavo con uno spirito del tutto differente. La Roma, durante quei giorni, era in ritiro a Predazzo (Trento). Mio padre, emozionato per la giornata indimenticabile che avrebbe regalato ai suoi figli, decise di portarci a vederla.

Il viaggio fu più lungo del previsto. Quasi due ore interrotte di curve tra le montagne del Trentino Alto Adige, che ai miei fratelli (meno appassionati di me per la propria squadra del cuore) sembravano eterne.
Arrivati a Predazzo, il tempo di mangiare un panino velocemente, ci gettammo nella mischia. Mio padre aveva trovato un punto strategico. A metà strada tra l’hotel e il campo in cui la squadra si allenava, dove non c’era nessun tifoso e avremmo potuto salutare da vicino mister e giocatori.

Per i giallorossi si trattava del secondo anno della gestione Zeman. La voglia di vedere Totti, Cafu, Candela, e il nuovo acquisto Bartelt (grandissimo flop) era tanta.
Quando giunse il momento dell’esodo dei calciatori verso il centro sportivo, eravamo in posizione, con la nostra macchina fotografica, pronti a immortalare un ricordo di quella giornata.
Tutti si fermarono per regalare un sorriso a dei bambini emozionatissimi e ai genitori orgogliosi della splendida idea che avevano avuto.
In quegli anni, andare a vedere il ritiro della propria squadra era per molti quasi un dovere morale. E, allo stesso tempo, il momento in cui i calciatori regalavano ai propri tifosi un po’ del loro tempo. Ricordo ancora il padre di un amico, qualche anno più tardi, che al chiedergli cosa avrebbe fatto quell’estate mi rispose “come ogni anno lo stesso viaggio, prima il ritiro del Pisa e poi a Medjugorje per fare contenta mia moglie”.

Il senso perduto del ritiro precampionato: l’incontro fra i tifosi e la squadra

Negli anni, con l’arrivo delle società straniere e con le tournée per il mondo, questo momento in cui il tifoso e il calciatore riuscivano ad avere un contatto diretto è andato sempre più scemando.

Sono passati 25 anni da quel ritiro e ogni tanto, quando torno a casa dai miei genitori, apro quell’album e vado a rivedere le foto di quella giornata.
Nel mentre, mi sono trasferito a Valencia e ho tre bimbi. L’anno scorso, con l’arrivo di Gattuso come nuovo allenatore, iniziai a informarmi su quando sarebbe iniziata la “pre-temporada” del Valencia.

Il Valencia da Patrick a…Justin Kluivert

Quando riuscii a scoprire il giorno del primo allenamento e lessi che era a porte aperte, non ci pensai un attimo. Volevo regalare ai miei figli la stessa emozione che anni prima mi avevano dato i miei genitori.
Arrivai a Paterna (centro sportivo del club) un’ora prima dell’inizio segnalato dai giornali. Dopo aver parcheggiato andai al cancello per chiedere dove sarebbe stato il primo allenamento. La guardia mi rispose che l’avrei visto direttamente da dove avevo lasciato la macchina, perché era il campo accanto alla strada.

Anche se deluso dal non poter entrare nel centro sportivo, nascosi la tristezza, e dissi ai miei bimbi che l’avremmo visto benissimo dalla rete e che ora avremmo aspettato i calciatori e Gattuso per farci una foto.
Tutti arrivarono con la loro macchina, la parcheggiarono all’interno. Quando entrarono in campo iniziammo a gridare “Gattuso, Gattuso” , ma lui probabilmente non ci sentì. Era dall’altra parte del campo.

Dopo poco il sole aumentò di intensità e il caldo di luglio iniziò a farsi sentire sempre di più. Il più grande dei miei figli era stanco di restare arrampicato ad una rete, perché il muretto faceva sì che gli fosse molto difficile guardare l’allenamento, e le mie spalle iniziavano a sentire sempre di più il peso del secondogenito.

Quando iniziarono a lamentarsi di essere stanchi e assetati, deluso, decisi che non valeva la pena restare lì discutendo per qualcosa che non avrebbero potuto comprendere. Alla fine, si stava trasformando in una mia crociata personale.
Salimmo in auto e tornammo a casa. Nel pomeriggio, vidi delle foto di alcuni giocatori che si erano avvicinati alla rete per firmare degli autografi, ma ormai era troppo tardi.

 

Testo di Philip Supertramp, redattore per F&L e autore della pagina Facebook Il Signore della Liga.

Immagine di copertina tratta da wikipedia: foto di squadra AS Roma stagione 1998-99.