Jorge Valdivia: l’ultimo 10 puro del Sudamerica
Luglio 11, 2023Cos’è la magia?
La risposta non può essere univoca ma deve essere, necessariamente, contestualizzata. Il mago è colui che ha la capacità di incantare, di meravigliare e che per farlo non deve indossare per forza un cilindro in testa. Possiamo quindi imbatterci in un mago anche su un campo da calcio. Numero dieci sulle spalle, fantasia e tanta imprevedibilità.
Jorge Valdivia non era un mago qualsiasi. Jorge Valdivia era il Mago con le scarpette che, con il pallone tra i piedi, era in grado di ipnotizzare gli avversari.
Dal Venezuela al Cile: l’esordio e la prematura avventura europea di Jorge Valdivia
C’è un Paese in Sudamerica nel quale il fútbol non è lo sport nazionale. In Venezuela, infatti, il baseball ha una tradizione molto più radicata nel tempo e che trova le sue origini durante il boom petrolifero a cavallo tra gli anni ’20 e 30’ del ‘900. Come per altri Stati dell’area caraibica (Repubblica Dominicana, Cuba, Puerto Rico) l’influenza degli Stati Uniti ha avuto un ruolo di notevole impatto sociale.
All’inizio degli anni ’80 i signori Luis ed Elizabeth Valdivia decidono di lasciare il Cile e trasferirsi più a nord, nella nazione più settentrionale del subcontinente, accettando l’offerta di lavoro che la Linea Aerea Nacional (compagnia aerea cilena) fece proprio al signor Luis, già suo dipendente. Jorge Valdivia nasce quindi in Venezuela e, di conseguenza, è attratto dal baseball prima di cedere al suo amore più grande, il calcio. Quando poi la famiglia Valdivia tornerà in Cile, tre anni più tardi, non ci sarà spazio per nessun altro sport.
La squadra del cuore è il Colo Colo e proprio tra le file de los Albos di Santiago, Valdivia cresce passando in breve tempo dalle giovanili alla prima squadra. La figura di Marcelo Espina, pari ruolo e bandiera del club, è però troppo ingombrante. Più opportuno allora trasferirsi in una realtà più piccola ma che gli permetta di giocare con frequenza. La scelta cade sull’Universidad de Concepcion, club neo promosso in prima divisione e nel quale Jorge si trasforma nel Mago riscrivendone la storia. Il club raggiunge la semifinale del Torneo di Apertura del 2003 e i quarti di finale del successivo Clausura chiudendo in testa la prima fase e guadagnando così, al primo anno nell’élite del calcio cileno, la qualificazione alla Copa Libertadores. Qualcosa di magico, impensabile solo qualche mese prima.
Il suo essere totalmente al di là degli schemi, dentro e fuori dal campo è un qualcosa che, soprattutto all’inizio, ne condiziona la carriera. Il Mago divide fin da subito, in patria e in Europa. Quell’Europa che accoglie troppo presto un calciatore mentalmente non pronto. Malissimo al Rayo Vallecano, meno peggio al Servette. A Madrid, quello che doveva inizialmente essere un prestito di una stagione e mezzo si trasforma presto in un calvario lungo sei mesi in cui colleziona solo cinque partite. Periodo ricco di incomprensioni sia con il tecnico sia con un calcio, quello della seconda divisione spagnola, troppo tattico per la fantasia individualista del cileno.
In Svizzera il discorso cambia ma non troppo e così, dopo altri sei mesi di prestito, nel gennaio del 2005 Jorge Valdivia fa ritorno al Colo Colo, senza grosse aspettative da parte di nessuno. A sorpresa, invece, la stella del Mago è pronta a splendere.
Aprite il sipario: è giunta l’ora del Mago
È il 10 ottobre 2009. A Medellin, contro la Colombia, il Cile di Marcelo Bielsa è alla ricerca della matematica certezza di partecipare al Mondiale in Sudafrica dell’anno successivo. Jorge Valdivia, come da abitudine, è comodamente seduto in panchina. Negli ultimi due anni e mezzo le sue presenze in nazionale non sono state tantissime. Undici, di cui otto da subentrato e, quando è stato schierato dall’inizio, in tre amichevoli, la sua permanenza in campo è durata meno di un’ora.
La situazione però non è delle più semplici. La Colombia parte forte e trova il gol, o meglio l’autogol di Vidal che nel tentativo di fermare la conclusione di Jackson Martinez diretta, inesorabilmente, in porta trafigge il proprio portiere.
Alla mezz’ora Bielsa si rende conto che ha solo un uomo in panchina in grado, come per magia, di raddrizzare un incontro iniziato male e che potrebbe solamente finire peggio. Valdivia prende il posto di Mati Fernandez e già pochi minuti dopo il suo ingresso in campo nasconde il pallone dalla vista di Mario Yepes. Il fallo commesso dal colombiano è una naturale conseguenza della prima magia. Valdivia calcia la punizione dritta sulla testa di Waldo Ponce che pareggia i conti. Passa solo un minuto e il numero dieci incanta ancora. Con l’esterno del piede, e tutta la calma del mondo, serve ad Orellana, sulla fascia destra, un pallone che l’ala cilena reindirizza al centro dove è posizionato, letale, Humberto Suazo. L’inerzia della gara è totalmente cambiata.
Nella ripresa la Colombia riesce a trovare il gol del pari con Giovanni Moreno, il cui ingresso in campo, per Guarín, ha un effetto simile a quello portato da Valdivia per il Cile.
Al minuto settantadue il trequartista cileno si riprende la scena. L’instancabile Orellana porta avanti il contropiede, entra in area dal vertice sinistro mentre Suazo, al centro, cerca di liberarsi con la forza dalla marcatura. A rimorchio arriva proprio Valdivia. Il Mago riceve il passaggio dal compagno piazzando il pallone all’angolo destro, alla sinistra di Ospina. La Roja è nuovamente in vantaggio.
La rete del definitivo 4-2 la si deve ancora una volta all’asse Valdivia-Orellana. Il Mago disegna un corridoio che in pochi avrebbero immaginato. Il pallone passa tra Zapata e Yepes là dove nessuno, forse, lo avrebbe fatto passare. Orellana lanciato in porta segna. Come per magia il Cile è qualificato per il Mondiale con un turno di anticipo.
Jorge Valdivia, genio e follia: la sintesi di un dieci puro
In Brasile Valdivia mostra quanto il numero che porta sulla maglia lo rappresenti in ogni sua sfaccettatura. Il Mago, ora Maguinho, è un’anima libera, priva di regole e capace di qualsiasi cosa, anche di diventare lo straniero più vincente della storia del Palmeiras.
A tratti è irriverente. Lo è specialmente quando, guardando dritto negli occhi l’avversario di turno, calcia il vuoto simulando una finta fine a se stessa palesemente provocatoria. In un Derby Paulista del 2011, a Jorge Henrique, calciatore del Corinthians, passa per la mente di imitare il “chute no vácuo” ovvero il gesto reso celebre proprio da Valdivia. Dopo pochi istanti si ritrova col sedere per terra. La rissa che interrompe il gioco per oltre cinque minuti è una naturale conseguenza.
Gli episodi da raccontare non sono pochi. Ce ne sono due che però vale la pena ricordare. Il primo è passato alla storia come Puerto Ordazo. Il tutto si svolge in Venezuela, a Puerto Ordaz appunto, sede del ritiro della nazionale cilena durante la Coppa America del 2007. La Roja ha appena pareggiato 0-0 contro il Messico e affronterà il Brasile, nel secondo dei quarti di finale in programma. Il passaggio del turno va celebrato a dovere. Il Mago è l’anima della festa e si trascina dietro Rodrigo Tello, Pablo Contreras, Reinaldo Navia, Jorge Vargas e Álvaro Ormeño.
I sei, in giro per i corridoi dell’hotel, provocano il personale e lanciano cibo a destra e a sinistra. Successivamente riceveranno anche pesanti accuse di molestie sessuali. Tre giorni dopo il Brasile passeggia per 6-1 sul cadavere di una nazionale scossa dall’accaduto. La reazione della Federazione è veemente. Venti giornate di squalifica, poi ridotte a dieci, e allontanamento della guida tecnica.
Il secondo episodio, invece, è noto come Bautizazo e risale al novembre del 2011, quando sulla panchina de La Roja siede il Bichi Borghi, allenatore di Valdivia ai tempi del Colo Colo. L’evento che fa scoppiare la bomba è la festa di battesimo della figlia di Jorge, Augustina. Festa che, con un tempismo magistrale, il diez cileno organizza nel bel mezzo del ritiro di una nazionale impegnata nel preparare la sfida contro l’Uruguay nel cammino di qualificazione al mondiale brasiliano. Il giorno seguente ai festeggiamenti, un gruppo di cinque calciatori tra cui, oltre a Valdivia, Carmona, Jara, Beausejour e Vidal si presentano all’allenamento con un pesante ritardo e accompagnati dai postumi della sbornia. Fatta eccezione per l’ex juventino, la Federazione infligge ai quattro dieci partite di squalifica.
Copa America 2015: un sogno che si realizza
Con il suo arrivo, nel 2007, Bielsa pone a livello strutturale e organizzativo le fondamenta di un progetto vincente. Borghi ne raccoglie l’eredità, Sampaoli e Pizzi, percorrendo il solco tracciato, ottengono risultati che nella storia del calcio cileno rimarranno unici. Oggi della “Generación Dorada”, capace di vincere due Coppa America consecutive, non rimane granchè. Solamente un’ultima fiammella in ricordo di un fuoco che però, tra il 2015 e il 2016, ardeva pesantemente.
Senza il Mago il Cile avrebbe ottenuto comunque quei risultati?
Forse sì, ma ciò che ha reso romantico quel periodo è proprio la presenza del fattore imprevedibile. Quel fattore che Borghi non ha perdonato ma che Sampaoli ha ripescato dall’oblio e ributtato nella mischia sia nella fase eliminatoria e poi direttamente in Brasile. Al Mondiale del 2014 segna una rete all’Australia prima di chiudere con la nazionale attraverso una lettera di scuse dopo l’ottavo di finale perso ai rigori contro il Brasile.
La Copa America, da disputare in casa, è però un richiamo troppo forte da poter essere ignorato. Tra il mondiale e il torneo continentale passa un anno nel quale disputa solamente due amichevoli. Sampaoli affida al Mago le chiavi della squadra schierandolo titolare in ogni partita disputata. Valdivia ricambia contribuendo in maniera determinante alla prima vittoria cilena in Copa America.
La storia tra il Mago e La Roja ha vissuto un amore tormentato ma con un finale decisamente lieto. Citando Valdivia stesso: “Andavo a dormire e mi svegliavo sempre con lo stesso pensiero: un giorno alzerò un trofeo con la mia nazionale.”
La finale contro l’Argentina si decide ai rigori. Il cucchiaio di Alexis Sanchez realizza finalmente il sogno del Mago.
Testo di Alessandro Sanna. Insegnante, tifoso del Cagliari ed esperto di calcio sudamericano, ha scritto per la Rivista Sottoporta; collabora con Carlo Pizzigoni a “La Fiera del Calcio”; conduce su Twitch la trasmissione “BoxtoBox” , ed è autore del Podcast “Que Viva el Fútbol”. Ha scritto due libri: “Fantasie calcistiche riplatensi: Storie di fútbol tra fantasia e realtà e “¡Que viva el fútbol!: Storie, aneddoti e cronache delle più accese rivalità sudamericane”.
Immagine di copertina tratta da Wikipedia, di dominio pubblico.
Fonti/per approfondire
– https://www.guioteca.com/seleccion-chilena/jorge-valdivia-una-historia-de-talento-e-indisciplina/
– https://www.latercera.com/noticia/diez-anos-del-puerto-ordazo-escandalo-precedio-la-revolucion/
– https://www.goal.com/it/notizie/jorge-valdivia-mago-cile-palmeiras-dove-gioca/bltd56a4c332ab2cbb2
– https://www.footballnerds.it/jorge-valdivia-il-mago-di-tutti/
– https://www.numero-diez.com/jorge-valdivia-il-diez-delle-ande/
– https://www.youtube.com/watch?v=4QN3uCVgSt4
– https://www.youtube.com/watch?v=6gNgzMOA744