Jordi Mboula: fenomenologia di una stella spenta

Jordi Mboula: fenomenologia di una stella spenta

Luglio 13, 2023 0 Di Nicola Luperini

Capita spesso, soprattutto a chi non è né esperto né appassionato di astrologia, di alzare gli occhi al cielo in una notte limpida d’estate e vedere sul tappeto nero una stella che brilla in maniera insolita. Magari non ci si ferma neanche più di tanto a pensarci, la guardiamo per qualche secondo finché l’effetto ottico non si placa e poi non facciamo più caso al fatto che sia lì. Torniamo a gustarci la nostra birretta al chiaro di luna, scordandoci della stella e del perché abbiamo, per un attimo, pensato di averne mai viste di così luminose.

Chissà se Jordi Mboula si è mai fermato a guardare il cielo, e se, scrutandolo, abbia mai avuto una sensazione del genere. Un’emozione che potrebbe anche fargli male perché, se ha mai visto una stella così, deve per forza aver pensato che gli somigliava parecchio.

Granollers è una placida cittadina catalana, a 40 minuti di macchina dai tentacoli di Barcellona. Un centro abitato in lento ma costante aumento demografico, pronto ad accogliere chi si stanca della vita della metropoli e sente l’urgenza di rallentare, col mare comunque lì, a distanza di sicurezza.

Jordi Mboula nasce proprio qui. Il padre Yves, congolese, si innamora di una ragazza catalana, Nuria Queralt. I due si conoscono lontano dai propri paesi: l’amore li sorprende quando entrambi si trovano in Cina, a migliaia di chilometri da casa. 

Quando Nuria scopre di aspettare un bambino, i due non hanno dubbi: Jordi nascerà a Granollers, la città della mamma. E così, in effetti, sarà. Ma il lavoro chiama: Yves e Nuria devono tornare per un paio d’anni in Cina e si portano con loro, ovviamente, il piccolo Jordi.

Quando la famiglia Mboula pianterà una volta per tutte stabili radici in terra catalana, Jordi inizierà a crescere con in testa la passione di tantissimi bambini spagnoli come lui. Il pallone.

Jordi Mboula, però, non è un ragazzino come gli altri. Gioca da attaccante, ovviamente. Sin da piccolissimo abbina doti tecniche pazzesche ad una velocità impressionante. Non lo prende nessuno, è praticamente impossibile farlo. Le squadre locali sono troppo piccole per contenerne il talento e a 40km da lì c’è una calamita fortissima, che attira talenti giovanissimi come tante briciole di ferro su di sé.

Gli inizi a La Masia

A 9 anni, Jordi Mboula entra nella più che florida cantera del Barcellona. Gli scout che vanno a vedere le partite del giovane Jordi, man mano che da bambino diventa ragazzino e poi ragazzo, riempiono pagine e pagine di bloc notes, esaurendo l’inchiostro delle loro biro. Jordi Mboula è un predestinato, un gigante tra i lillipuziani, un evidente bug del sistema. Come fa questo ad essere forte così?

Inevitabile che finisca nelle nazionali giovanili spagnole: nel 2016 arriva secondo con la Seleccion U16 agli Europei di categoria, segnando 1 gol nella competizione e arrendendosi solo ai pari età del Portogallo in finale. 

Nel gironcino quella Spagna aveva anche battuto l’Italia, estromettendola dal torneo. Con la 10, in quella Spagna, giocava un certo Brahim Diaz. Tra gli azzurri Frattesi, Bastoni, Pinamonti e Bellanova.

Le imprese in Youth League

Nel 2017, dopo quasi 10 anni di magie e fuochi d’artificio nella cantera, è il momento di mostrarsi al mondo.

Lo fa nella Youth League, la competizione parallela della Champions League dedicata alle formazioni giovanili. Nella stagione 2016/17 Mboula sembra, semplicemente, onnipotente.

Si piazza sulla destra dello schieramento blaugrana, con la 7 sulle spalle, e fa la fiera in ogni partita.

Strappa col pallone al piede, corre negli spazi aperti, punta l’uomo prima rallentando e poi bruciandolo all’improvviso, lasciando dietro di sé solo un refolo d’aria smossa. E’ il riferimento assoluto dei suoi compagni, il go-to guy che tutti cercano quando le cose si mettono male o quando c’è da respirare un po’. 

Segna 8 gol in 8 partite di Youth League, mettendo a ferro e fuoco tutte le difese che incontra. Ma la perla delle perle la tira fuori dal niente il 22 febbraio 2017 contro il Borussia Dortmund. 

Mboula riceve palla sulla destra, pochi metri più avanti della linea di centrocampo. Il primo difensore che lo affronta viene attirato verso il centro e poi viene irriso con una veronica fatta a velocità supersonica, che libera la fascia destra a Jordi. I giri del motore si alzano in tempi record, il 27 del BVB, dopo essere stato beffato bellamente, lo rincorre contando sull’aiuto di un compagno, che aspetta Mboula al centro.

A quel punto, quando i due tedeschi sembrano averlo ingabbiato, Mboula fa una cosa che non si spiega. In un nanosecondo si porta la palla dal destro al sinistro e di nuovo al destro, una specie di croqueta alla Iniesta, ma con tre tocchi invece di due. Risultato: Jordi manda al bar entrambi i difendenti e si trova da solo in area di rigore. Il povero 27 del Dortmund allarga le braccia, devastato dall’essere stato umiliato due volte in 5 secondi netti.

Magari per un attimo ha pure pensato di smettere, chi me lo fa fare di rincorrere questo qui? Ma l’azione di Mboula non è ancora finita. Un rapido sguardo al portiere, destro incrociato all’angolino evitando per tempo la scivolata disperata di un terzo avversario. Il sacco si gonfia, il video del gol fa il giro del mondo, in tanti discutono del nuovo fenomenale ragazzo della cantera del Barcellona.

Paragoni illustri: Jordi Mboula come Henry

I paragoni coi grandi campioni del presente e del passato si sprecano, qualcuno arriva a tirare in ballo un mostro sacro del gioco: Thierry Henry, uno che a Barcellona conoscono bene. Effettivamente, per quanto oggi il paragone possa sembrare azzardato, all’epoca non sembrava una bestemmia. Alto, elegante, circondato da un’aura di infallibilità, abile con entrambi i piedi. Capace di estrarre veri e propri conigli dal cilindro senza preavviso. Velocissimo, letale quando punta l’avversario quasi camminando per poi accelerare bruscamente e lasciarlo sul posto a chiedersi che fine abbia fatto quel tipo che lo puntava fino a un secondo prima.

Eppure, sembra impossibile, ma il Barcellona se lo lascia scappare a parametro zero.

Jordi si accorda con il Monaco, con la prospettiva di diventare nel giro di un paio d’anni un punto fermo della formazione biancorossa. Da lì in poi, il mondo da conquistare. Alla fine anche Henry era partito da lì…

La prima stagione in Francia la gioca soprattutto con i pari età, ancora una volta a fare il protagonista in Youth League, dove segna 4 volte in 5 match. Tuttavia, trova il tempo di segnare il suo primo gol tra i professionisti, in un Troyes-Monaco di fine stagione. Jordi segna, i tifosi e la proprietà si sfregano le mani, gli uni pensando di poter costruire su di lui le fortune del futuro, gli altri magari con un occhio meno romantico e più capitalistico intravedono una ricca plusvalenza.

Ma non succederà niente di tutto questo. Qualcosa si rompe nel meccanismo perfetto che sembrava regolare la carriera di Jordi Mboula e il ragazzo finisce per perdersi nei meandri dell’Europa del pallone.

Nel 18/19, sempre al Monaco, gioca poco e non segna mai. Ma non ha ancora 20 anni, magari ha bisogno di farsi le ossa fuori, di giocare con più costanza.

Sempre in prestito e ormai perso

La stagione successiva lo prendono in prestito prima il Cercle Brugge, in Belgio, poi lo Huesca, in Segunda Division Spagnola. Ma Mboula non lascia traccia. L’impatto col calcio dei grandi gli ha tolto sicurezze. Forse, abituato a dominare tra i pari età, non ha retto il passaggio successivo, dove pur restando un giocatore dotato di classe e velocità non riesce a fare la differenza come suo solito.

La stella di Jordi Mboula, da astro infiammato nel cielo di Barcellona, perde progressivamente potenza. 

Il ragazzo di Granollers partecipa, senza incidere più di tanto, all’ottima stagione del Mallorca nel 20/21, culminata con la promozione in Liga. 

L’anno dopo gioca nella massima serie spagnola con i maiorchini, ma non trova mai la via della rete e i baleari lo mandano in prestito in Portogallo, all’Estoril. Sulle sponde dell’Atlantico di sgasate se ne intendono, vista la presenza del circuito che ospita il Motomondiale, ma Mboula non riesce a far andare a pieno regime il motore neanche lì. 13 presenze e appena 1 gol, la desolazione di chi continua a credere in Jordi Mboula, lui per primo.

La stagione 22/23 sembra essere l’ennesimo capitolo della personale Guida Galattica per Meteore di Jordi Mboula. Ancora una volta prestato dal Mallorca, stavolta al Racing Santander in Segunda Division, non lascia traccia di sé fino a Natale. Tra prestazioni anonime e gol sbagliati, la luce della stella che fu sembra ormai spenta per sempre. 

La stella di Jordi Mboula torna a brillare: futuro in Serie A

Ma non è proprio a Natale che le comete brillano di più? A casa Mboula nel 2022 si festeggia con una settimana di anticipo: Jordi segna il primo gol in Segunda nell’ultima partita dell’anno solare, in casa del Cartagena. Qualcosa nello spirito e nei piedi di Mboula si sblocca, e la cometa diffonde la sua scia sui primi mesi del 2023. 

Tra gennaio e febbraio arrivano 5 gol, 4 segnati in tre partite di fila, con tanto di doppietta decisiva all’Andorra FC.

Poi di nuovo un’eclissi dopo la luce, senza più una gioia personale fino alla fine dell’anno.

Adesso Jordi Mboula ha 24 anni, una carriera ancora giovane davanti a sé, eppure il peso di mille rimpianti alle spalle. Il treno è passato ancora una volta per lui, e stavolta è un Intercity che porta diretto in Serie A. Ci ha creduto il Verona, forse ammaliato dai video di qualche anno fa e da quel lampo incandescente durato due mesi a inizio anno.

Certe stelle, quando le guardiamo nel cielo d’estate, sembrano brillare più forte delle altre per poi tornare esattamente come le altre. Forse anche meno luminose, considerando quanta potenza avevano sprigionato prima. 

Jordi Mboula è al bivio del suo personale sguardo al cielo: bruciare fortissimo e spegnersi velocemente, come Kurt Cobain andava professando, o mantenere costante la sua luce, magari con meno watt accesi, ma rendendola più duratura nel tempo.

Chi scrive spera sinceramente che Jordi Mboula non abbia mai ascoltato i Nirvana in vita sua.

 

Testo a cura di Nicola Luperini, per la rubrica “La Tana del Lupo”. Pisano, cura per Football&Life storie nascoste sul calcio dalla provincia ai Mondiali. Ma non solo. Appassionato di Football Manager, racconta qui le sue avventure.

Lo trovate anche nel podcast “Catenaccio”.

Twitter Account: @NicoLuperini

Immagine di copertina: Instagram Account di Jordi Mboula