Onana, la kryptonite di Guardiola e il nuovo derby di Manchester

Onana, la kryptonite di Guardiola e il nuovo derby di Manchester

Agosto 5, 2023 0 Di Luca Sisto

All’alba del Guardiolismo, il Barcellona conta ancora nelle sua fila la leggenda Samuel Eto’o. L’attaccante camerunense realizza, nel 2009, il primo dei due gol con i quali il Barça scippa allo United di Cristiano Ronaldo la coppa per club più ambita. Prima che Leo Messi, galleggiando in aria, firmi di testa il gol della staffa, lasciando van der Sar impietrito.

Quell’estate, il Real Madrid avrebbe acquistato Cristiano Ronaldo e Benzema, cambiando la mappa del calcio europeo del decennio successivo. Eto’o, nel frattempo, prima di fare back to back, ma con la maglia nerazzurra, eliminando in semifinale proprio il Barça, stava coltivando la sua Academy in Camerun, dalla quale, invece che due attaccanti, sarebbero usciti due portieri, cugini.

Fabrice Ondoa sembrava il più promettente, e sarebbe diventato protagonista del trionfo dei Leoni in Coppa d’Africa nel 2017. André Onana, molto più grosso dell’amico e parente da parte di mamma, in porta ci era finito per caso. Le sue abilità con i piedi erano considerate molto più evidenti, rispetto alla tecnica fra i pali.

Fabrice Ondoa e il cugino André Onana: la tradizione del Camerun

Siamo nell’estate fra il 2010 e il 2011. Quella che, per intenderci, avrebbe riportato la “chiesa” di Guardiola, Messi e dei catalani immediatamente al centro del “villaggio” Champions. Semifinale vinta contro il Real Madrid di Mourinho. Finalissima, ancora una volta, contro lo United di sir Alex. Tre a uno e quarta Champions in bacheca per i catalani, la seconda da allenatore per Guardiola, la terza in totale, contando quella da giocatore nella maledetta, per i doriani, finale di Wembley del 1992.

Onana in orbita Guardiola: una storia di intrecci

Del resto, questa è una storia di intrecci, di evoluzione tattica sull’asse Olanda, Catalogna, Milano nerazzurra e…Camerun.

Se il connubio olandese-catalano è alla base dei successi del Barça sin dall’estate di cruijffina memoria del 1973, la variabile Camerun è senz’altro più recente.

I Leoni sono calcisticamente famosi per aver prodotto grandissimi attaccanti, come Milla e Mboma, oltre ovviamente a King Samuel, ed eccellenti portieri, con la Spagna come destinazione ideale. Senza per forza citare Bell e N’Kono, basterebbe pensare a Jacques Songo’o, protagonista dell’unica Liga mai giunta in casa (Super)Depor, allo scoccare del nuovo millennio, quando in Europa dominava il Real Madrid e in campionato l’alternanza era piuttosto frequente.

Non deve sorprendere più di tanto, quindi, che, dall’accademia dell’ex Eto’o, approdino a La Masia blaugrana due portieri. Nessuno dei due esordirà mai col Barcellona, ma Guardiola si innamora – sappiamo che Pep sia uno con l’innamoramento facile, ma stavolta aveva le sue ragioni – di André Onana, per le sue capacità tecniche e balistiche.

Il ragazzo si allena spesso con la prima squadra, al fianco di un altro che era noto più per i piedi che per i riflessi, un po’ ingenerosamente a dire il vero, come Victor Valdes.

Piedi da centrocampista e stacco da centrale difensivo, ma fisico da portiere, Onana sviluppa nelle giovanili blaugrana gioco corto e lungo. Non ha paura di costruire dal basso con i piedi quasi sulla linea di porta. Sembra un cecchino, quando pesca gli esterni del 4-3-3 con lanci di 40-50 metri. E, con la squadra che sale in pressione, non di rado lo si vede nel cerchio di centrocampo a godersi la scena da più vicino.

A Barcellona lo considerano una specie di Neuer, ma africano, che con la mentalità europea incide, purtroppo. Eppure, se lo coccolano fino a un certo punto. Perché una volta migrato Guardiola in Germania, su di lui mette gli occhi l’Ajax. Il passaggio nelle giovanili del club più importante d’Olanda è propedeutico al percorso nel professionismo. L’Ajax punta su di lui come portiere del futuro, superando lo scetticismo dei catalani sulle sue reali qualità da portiere.

Da Guardiola a ten Hag: il preferito degli allenatori che fanno giocare i portieri coi piedi

Onana fa benissimo negli anni all’Ajax. Ormai è un estremo difensore capace di arrivare quasi ovunque con balzi fuori scala. Ten Hag stravede per lui, arrivando con una squadra di giovani fino alle porte della finale di Champions, sfuggita per una rete di Lucas Moura all’ultimo secondo in semifinale contro il Tottenham.

Il caratteraccio di Onana, la sua voglia di vincere e il suo rapporto non sempre idilliaco con compagni e addetti ai lavori (molti lo accusano di polemizzare di continuo e parlare troppo), lo mettono però costantemente in cattiva luce nell’ambiente. E, quando chi lo apprezza al di là dei suoi difetti va via, succede sempre qualcosa che ne mina la presenza in squadra. La squalifica per doping a ridosso della fine del suo contratto con l’Ajax è la goccia che fa traboccare il vaso. Il quarantenne Pasveer è, persino, l’opzione migliore per rimpiazzarlo. E non le manda a dire nei confronti del collega, reo di “scarsa professionalità”.

Onana ha già l’accordo con l’Inter quando, per una serie di infortuni in porta, l’Ajax è costretto a rimetterlo in campo. Il tempo di sbagliare un’uscita contro il Benfica in Champions, che costa ai suoi il passaggio del turno, e l’avventura coi Lancieri volge al termine.

La stagione interista e la fine dell’avventura coi Leoni

Nella Milano nerazzurra, spinto dai buoni uffici del solito Samuel Eto’o, Onana impiega poco tempo prima di scalzare dai pali il totem, ormai a fine ciclo, Handanovic. Con lui in campo l’Inter gioca molto meglio, subisce meno gol e, soprattutto in Europa, le cose vanno per il verso giusto. Sì perché, l’Inter, nel frattempo, supera nei gironi proprio il Barcellona, che nel frattempo sta dominando la Liga, e si qualifica agli ottavi da seconda, alle spalle del Bayern schiacciasassi di Nagelsmann, prima che la pausa per i Mondiali si metta in mezzo per cambiare anche questa storia.

In Qatar, con la maglia dei Leoni Indomabili, Onana giocherà solo una partita.

Ho un flash, personalmente, di lui che col Camerun sotto 0-1 contro la Svizzera (gol del…camerunense Embolo!), sale a centrocampo palla al piede, oltre la linea dei due centrali, per rilanciare l’azione. Si intravede Rigobert Song dirgli qualcosa. Onana si volge verso la panchina e si mette ad urlare contro mezzo staff.

Durante il successivo allenamento, alla vigilia del secondo match, da dentro o fuori, contro la Serbia, Onana viene cacciato dal campo. Fa le valigie e torna a casa, non prima di aver fatto una visita nel suo villaggio in Camerun, dove ama rilassarsi su campi in terra e sabbia (spacca-legamenti per chiunque non sia abituato), giocando da attaccante nei tornei del paese. Un qualcosa di abbastanza comune, basti pensare ad Anguissa del Napoli e ad altri personaggi sportivi molto noti, seppur di altri sport, come il campione di MMA Francis Ngannou e il cestista Joel Embiid.

In Qatar, intanto, non basteranno i gol di Aboubakar contro la Serbia e la vittoria contro il Brasile. In porta ci va Epassy, che già aveva preso il posto di Onana ai tempi della squalifica, ma proprio contro i serbi la differenza è evidente. Anche il Camerun torna a casa, con qualche rimpianto, visto il passaggio del turno delle corazzate Senegal e Marocco, quest’ultimo giunto persino in semifinale, in un mondiale storico per l’Africa.

Vincent Aboubakar: ci vuole un leone per domare un leone

Onana si ritira dalla nazionale, forse definitivamente. A nulla serve la mediazione di Eto’o, che si schiera con l’ex capitano Song. Il ragazzo si concentra sull’Inter, e già a gennaio i nerazzurri cominciano una riscossa che li porterà alla qualificazione in Champions fra le migliori quattro. Alla vittoria in Supercoppa Italiana contro il Milan. E a quella in Coppa Italia contro la Fiorentina in finale. Ma, soprattutto, alla vittoria nel derby di Milano in semifinale di Champions, staccando il biglietto per Istanbul, dove Onana ritrova Guardiola, sulla panchina dell’imbattibile City e a cui manca l’ultimo tassello per un nuovo, mitologico triplete. O Treble, che dir si voglia.

Le qualità di Onana mettono in difficoltà il City

Sapevo bene delle qualità tecniche di Onana. E me ne accorsi, a maggior ragione, quando l’Inter inflisse al Napoli la prima sconfitta stagionale in serie A, in un girone d’andata da 50 punti, in cui gli uomini di Spalletti sono apparsi inarrestabili. Ma quella gelida sera di inizio gennaio, al ritorno dai Mondiali, il pressing del Napoli risultò poca cosa, anche grazie alla capacità di Onana di attirare la pressione degli attaccanti e distribuire il pallone. Sul corto, ai braccetti della difesa a tre, per cominciare l’azione. O sul lungo, lanciando con precisione chirurgica, e con la giusta potenza, Lukaku e Dzeko. Il Napoli non riuscì a trovare contromosse, e il messaggio all’Europa era lanciato.

L’Inter faceva sul serio.

Nella finale di Champions, lo schema tattico è perfettamente delineato. L’Inter vuole attirare il City esattamente come fece col Napoli a gennaio, per poi attraversare il centrocampo con lanci diretti sui centravanti, in modo da cominciare l’azione più in alto sul campo. Questo perché la costruzione del City non permette all’Inter di trovare ritmo in pressione. Al netto degli errori puerili di Akanji e del portiere Ederson, che a più riprese rischiano la frittata. Simone Inzaghi fatica a trovare risposte a Rodri, che risulterà poi il match winner. E agli inserimenti di Stones, schierato come centrocampista pendolo fra transizione difensiva e offensiva.

A fine partita, Guardiola stesso dichiarerà di aver preparato la gara con una preoccupazione. Quella di non poter conquistare il pallone in alto sul campo, come suo solito, a causa delle qualità di Onana. In più, Acerbi era stato un marcatore perfetto contro Haaland. E solo grazie ad una rete di Rodri e alla sfortuna e all’imprecisione degli attaccanti interisti, il City era finalmente riuscito a conquistare la sua prima Champions League. Chiedere delucidazioni a Lukaku, a riguardo.

Onana protagonista del nuovo derby di Manchester

La stagione finisce con l’amaro in bocca per gli interisti, e in trionfo per la metà blu di Manchester. La quale, nel frattempo, aggiunge l’ennesimo tassello ad una squadra già formidabile, con il difensore croato Josko Gvardiol. Reduce da un mondiale favoloso, in cui solo Messi era riuscito a fargli girare la testa, in semifinale, l’ex RB Lipsia giunge al City insieme al connazionale Kovacic, scelto per sostituire il partente Gundogan (destinazione, ovviamente, Barcellona, perché la Catalogna ritorna sempre).

Ma lo United, finalmente tornato in Champions con ten Hag, proprio lui, alla guida, non è rimasto a guardare. Il gap è profondo. Ma negli ultimi scontri diretti, come anche nella finale persa in FA Cup, i Red Devils sono apparsi in netta ripresa sui mal tollerati cugini.

E così, ten Hag ha pescato in Italia per rinforzare i suoi. A Bergamo, per il centravanti prototipico per il suo schema. L’acquisto di Hojlund per 70 milioni si aggiunge ai 60 spesi per il portiere, destinato a sostituire il partente De Gea, dopo una lunga decade. Una plusvalenza da 0 a 60, piena, per l’Inter, che vede partire Onana dopo solo una stagione, ripiegando sull’esperto svizzero Sommer, in uscita dal Bayern, dove aveva sopperito all’assenza di Neur.

Certi amori fanno giri immensi. Del resto, non so bene come si possa rendere questo concetto in lingua olandese. Fatto sta che ten Hag ha voluto fortemente proprio Onana per il suo gioco. E chissà che, anche stavolta, Guardiola non ci dormirà la notte, prima dell’esame…derby.

 

Immagine di copertina tratta da Wikipedia.