Luton Town: la storica scalata degli Hatters
Settembre 3, 2023“Perché un corvo è simile a una scrivania?” chiese il Cappellaio Matto ad Alice (dalle avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie, Lewis Carroll).
A 51 km a nord di Londra si trova Luton, una città con poco più di 200.000 abitanti, nota per il suo aeroporto Londra-Luton, l’azienda automobilistica Vauxhall Motors (General Motors) e il Kenilworth Road, che da quest’anno è lo stadio più piccolo della Premier League, con poco più di 10.000 posti.
Alla fine di maggio, il Luton Town, il club della città, dopo aver vinto contro il Coventry ai rigori nella finale dei play-off, è approdato in Premier League a 31 anni dall’ultima partita nel massimo campionato inglese, all’epoca denominato First Division. Era il 2 Maggio 1992, una sconfitta per 2-1 contro il Notts County (altro club storico, oggi neopromosso in League Two).
La lunga militanza nelle divisioni inferiori del Luton Town
Da allora, i tifosi degli “Hatters” hanno visto la propria squadra retrocedere fino alla National League (quinta serie inglese) nel 2009. Ma nel 2014 c’è stata la grande svolta: in meno di 10 anni, con 4 promozioni, il club è riuscito a uscire dall’inferno e a tornare nel paradiso del calcio.
A raccontare questo incredibile percorso è stato Mpanzu, che nel 2013, a 19 anni, è arrivato dal West Ham quando il club militava nella National League. Quest’anno, esordendo in Premier League, è diventato il primo calciatore a giocare in tutte e cinque le categorie con la stessa squadra: “È come se avessi completato il calcio. Ora potrei anche ritirarmi. È stato un viaggio fantastico”.
Il centrocampista di origine congolese ha esordito il 7 dicembre di 10 anni fa, davanti a 621 tifosi al Wheatsheaf Park di Staines-upon-Thames, in trasferta contro l’Alfreton Town, con una vittoria per 0-5. E, 364 partite dopo, ha giocato la finale vinta ai rigori per la promozione in Premier League a Wembley, di fronte a 85.711 spettatori.
Luton Twon: gli Hatters hanno radici profonde
Il Luton Town, però, non è soltanto una storia del presente, ma un club con radici profonde che è stato uno dei fondatori nel 1894 della Southern League e che ha iniziato a giocare nella Football League già nel 1897. Il club fu fondato l’11 aprile 1885 dalla fusione delle due squadre cittadine, il Luton Wanderers e il Luton Excelsior, e nel 1890 è diventato il primo club del sud a pagare i propri calciatori (all’inizio erano solo tre) con 25 pence a partita, una cifra considerevole per l’epoca.
Il simbolo del club è stato concesso dalla città nel 1876. Raffigurava uno scudo diviso in quattro sezioni (due rosse e due blu) con in alto un mazzo di spighe, in basso una scritta in latino “Scientiae et labori detur”. Al centro si trovava un’ape, mentre in alto a sinistra c’era un covone di grano e a destra un alveare; in basso a sinistra una rosa e dall’altra parte un cardo. Nel corso degli anni, il simbolo è cambiato: lo sfondo rosso è diventato arancione, al posto del mazzo di spighe c’è ora un cappello e intorno allo scudo non si trova più la scritta latina, ma “Luton Town Football Club EST 1885”. Tuttavia, l’essenza dello stemma è rimasta immutata.
I cinque simboli dello scudo degli Hatters
Questo perché i cinque simboli all’interno dello scudo rappresentano la storia del club e della città. Luton, durante il XIX secolo e la prima metà del XX secolo, divenne famosa per la produzione di cappelli, guadagnandosi la reputazione di centro dei cappellai. L’industria di Luton era conosciuta per la sua diversità e innovazione nella produzione di copricapi. Sebbene venissero prodotti vari tipi di cappelli, tra cui quelli di feltro, seta e paglia, questi ultimi erano sicuramente i più famosi. Questa industria ha notevolmente contribuito all’economia della città.
Da questa parte della storia della città derivano i vari simboli nella parte superiore dello scudo: l’ape è l’emblema araldico dell’industria, l’alveare rappresenta l’industria dell’intreccio della paglia e il covone di grano l’agricoltura. Gli ultimi due invece raccontano le origini dei Napier, la famiglia che ha portato il mercato dell’intreccio della paglia nella città. Infatti, la rosa bianca è il simbolo della loro famiglia, mentre il cardo è l’emblema della Scozia, da dove erano originari.
Il “cappellaio matto” intreccia la storia di Luton
Durante quegli anni in Inghilterra si è diffuso il detto “matto come un cappellaio”, frase che Lewis Carroll ha poi utilizzato per creare il cappellaio matto (personaggio che sembra essere realmente esistito – Teofilo Carter – un eccentrico fabbricante di orologi che portava un cilindro e costruiva orologi stravaganti, come quello indossato dal Cappellaio Matto nel libro). Questa espressione ha avuto origine proprio dalle industrie di Luton.
I cappellai, per separare la pelle dal pelo dell’animale con cui veniva realizzato il copricapo, la immergevano in una soluzione arancione di nitrato di mercurio, e successivamente per infeltrirla la facevano bollire in un’altra soluzione con diversi prodotti chimici. Ciò ha portato i lavoratori a soffrire di avvelenamento da mercurio, con sintomi come tremori, macchie gialle sulla pelle e, soprattutto, comportamenti stravaganti.
La storia di un club alla ribalta, ma con forti radici sia nel calcio che nella società britannica, e che non vuole smettere di stupire.
Testo di Philip Supertramp, redattore per F&L e autore della pagina Facebook Il Signore della Liga.
Immagine di copertina tratta da wikipedia.