Lamine Yamal: l’ultimo erede di Messi
Settembre 10, 2023 0 Di Philip SupertrampCi sono certe eredità che è meglio non toccare e starne alla larga. La Roma e il Napoli l’hanno capito bene, e le maglie numero dieci, che furono di Totti e di Maradona, rimangono chiuse in un cassetto anche per un’altra stagione. Però, certe volte il destino ti mette davanti a esse e, preso dalla voglia, provi a sfidarle.
Come è successo al Milan, dove si stava sempre più creando la maledizione della numero nove. Pato, Matri, Destro, Fernando Torres, Luiz Adriano, Lapadula, André Silva, Higuain e infine Piatek. Tutti attratti da quella sfida. Appena arrivati a Milano, sponda rossonera, erano pronti a scegliere la maglietta di Superpippo nella speranza dell’eterna gloria. Un po’ come nella scena de La Spada nella Roccia, con i cavalieri in fila pronti ad estrarre Excalibur, ma che poi tornavano a casa a mani vuote. Ci sono voluti 13 anni, dall’addio di Inzaghi, per sfatare quel tabù con un campione del mondo come Giroud. Altre volte, invece, questa eredità ti viene data senza che tu la chieda, e non puoi far altro che accettarla e cercare di dimostrare il tuo valore.
È successo di nuovo a Barcellona con la ricerca del successore di Messi, come se fosse facile trovare un giocatore che possa anche solo avvicinarsi a ciò che è stato “La Pulce” per il mondo del calcio.
L’inutile ricerca del nuovo Messi: il caso Bojan Krkic
Il primo di tutti fu Bojan Krkic e, tra i due, c’erano solo tre anni di differenza. Il 20 ottobre del 2007, contro il Villarreal, a soli 17 anni, segnò diventando il più giovane marcatore della Liga, superando proprio il suo compagno di squadra. Terminò la stagione, con Rijkaard in panchina, con 27 presenze e 10 gol. I giornali non facevano altro che elogiare questo diciassettenne, che sembrava pronto a conquistare il mondo. Bojan, con l’arrivo di Guardiola l’anno successivo, trovò sempre meno spazio in campo, anche a causa della presenza ingombrante di giocatori come Messi, Henry, prima Eto’o e poi Ibrahimovic, e Pedro.
Guardiola al Barcelona B e la sua prima stagione da allenatore
Quando nell’estate del 2010 Zlatan tornò in Italia, il giovane spagnolo prese la maglia numero 9 e con più di 100 presenze in blaugrana sembrava pronto a guidare l’attacco di Guardiola. Tuttavia, anche in questo caso, l’arrivo di David Villa lo relegò spesso in panchina. Dopo quella stagione, Bojan lasciò il Barcellona alla ricerca del suo posto nel mondo, che alla fine non riuscì mai a trovare.
Il fallimento di Munir e la sfortuna di Ansu Fati
Nel 2014, la stessa sorte toccò a Munir. Il giovane attaccante fu chiamato da Luis Enrique per fare la preparazione con la prima squadra. Durante le amichevoli si dimostrò il miglior marcatore della squadra. Il 24 agosto, esordì e segnò alla prima di campionato contro l’Elche.
La precoce ascesa di Munir e la sua doppia nazionalità (nato in Spagna da genitori marocchini) portarono Del Bosque, nel settembre del 2015, a convocarlo al posto dell’infortunato Diego Costa e a farlo debuttare con la maglia della Spagna in una partita di qualificazione agli europei contro la Macedonia. Purtroppo, quella fu la sua unica presenza, e dopo anni di richieste alla FIFA per poter giocare con il Marocco, nel 2020 finalmente riuscì a esordire con la maglia dei Leoni dell’Atlante.
L’ultimo fu Ansu Fati, che ereditò non solo il titolo di futuro Messi, ma anche la maglia numero 10 blaugrana. Tra tutti, Ansu è stato quello che più si è avvicinato in termini di giocate ed efficacia sotto porta a La Pulce, ma un infortunio al ginocchio nel novembre del 2020 ha interrotto la sua crescita. Ora lo spagnolo è volato al Brighton di De Zerbi, in prestito, nella speranza di ritrovare se stesso e di emozionare di nuovo i tifosi “culés”.
Irrompe Lamine Yamal
Durante questa stagione, è emerso il giovane Lamine Yamal, che ha attirato l’attenzione di tutti durante le amichevoli estive ed è stato l’unico a brillare nel Trofeo Gamper di agosto contro il Tottenham. Una situazione simile a quella di Messi nel 2005, quando, all’età di 18 anni, fece impazzire la difesa della Juventus formata da Cannavaro, Zebina, Zambrotta e Chiellini.
I giornali catalani parlavano già del futuro Messi, come se affrontare Reguillon fosse la stessa cosa. Xavi, che ha visto troppi giovani talenti bruciarsi, ha preso il sedicenne e lo ha messo in panchina. Ma la squalifica di Raphinha ha costretto Yamal a scendere in campo comunque, e le sue prestazioni hanno impressionato tutti. Tanto da lasciare il brasiliano in panchina al suo ritorno e da fargli ottenere una convocazione con la selezione nazionale spagnola. Il giovane, che sembrava essere stato chiamato solo per fermare le sirene marocchine, ha stupito tutti i compagni.
Complice l’infortunio di Asensio a fine primo tempo, a soli 16 anni e 57 giorni, è diventato non solo il giocatore più giovane a debuttare con la nazionale spagnola, ma anche a segnare al minuto 75. La stella di Yamal è già brillante, e ora toccherà a Xavi fare in modo di non bruciarlo e mantenerlo con i piedi per terra. Perché, come abbiamo visto, diventare il presunto futuro Messi è facile, ma esserlo davvero è cosa ben più difficile.
Testo di Philip Supertramp, redattore per F&L e autore della pagina Facebook Il Signore della Liga.
Immagine di copertina tratta da wikipedia.