La doppietta del Napoli in Nazionale

La doppietta del Napoli in Nazionale

Settembre 21, 2023 0 Di Davide Morgera

Un corteggiamento con alti e bassi, un fidanzamento con pochi momenti felici ed un amore quasi mai sbocciato, quello tra i tifosi del Napoli e la Nazionale italiana. Si dice che il presente abbia le sue radici nel passato e forse è vero. Il trauma, dunque, parte da lontano, dalle continue esclusioni di calciatori che potevano essere convocati e non lo sono mai stati. Questa è la ferita che si portano dentro anche le squadre che vincevano ogni tanto, come il Bologna di Fulvio Bernardini, il Cagliari di Giggiriva, la Fiorentina di De Sisti e Chiarugi, la Lazio di Maestrelli, il Toro di Radice, la Roma di Liedholm, il Verona di Bagnoli, il Napoli di Maradona, la Samp di Vialli e Mancini.

Formazioni che, con gli anni, hanno dato pochi giocatori alla Nazionale in proporzione al valore dell’intera rosa. Si parlava sempre di blocco Juve, blocco Inter, blocco Milan. Una volta tutto ruotava intorno ai famosi ‘blocchi’. Una squadra è forte e domina in campionato? Bene, prendiamola e facciamola diventare l’Italia.

E’ successo ciclicamente fino a quando il nostro torneo non è diventato la succursale di una città multi etnica con calciatori provenienti da ogni nazione del mondo. Oggi di ‘blocchi’ non si parla più, devi andare a scovare Gnonto e Retegui da altre parti e devi far correre in Italia, al capezzale del moribondo, Donnarumma e Tonali per far quadrare il cerchio. L’Inter con 5 giocatori, il Napoli, la Roma e la Lazio con 4 danno a Spalletti un totale di 17 atleti. Tutto il resto proviene da varie squadre che sciolgono come neve al sole l’idea e il concetto del ‘blocco’. 

Il Napoli e la Nazionale, oggi

Oggi il Napoli, come 35 anni fa, sposa la Nazionale italiana con un quartetto che, con Luciano da Certaldo, si presume sarà convocato spesso. Il precedente risale all’Europeo del 1988 quando Azeglio Vicini portò in Germania Ferrara, Francini, De Napoli e Romano, quattro delle anime belle di quel Napoli che dominava in lungo e in largo mentre Spalletti, con Meret, Di Lorenzo, Politano e Raspadori sta mettendo in chiaro come la squadra campione d’Italia possa dare il suo fondamentale apporto alla rinascita di una Nazionale che attraversa un periodo così e così. Tecnico ed ‘affettivo’.

Espiazione: i protagonisti del Napoli e lo Scudetto rovesciato

Basterà questo per far innamorare ancora il tifoso napoletano della Nazionale? Ai posteri l’ardua sentenza. La realtà dice che gli intrecci tra l’azzurro Napoli e quello della Nazionale (lo vogliamo dire una buona volta? La maglia dell’Italia è blu, non azzurra, mannaggia ai daltonici) non sono mai stati dolci.

Per trovare tre giocatori del Napoli in Nazionale bisogna addirittura risalire al 26 maggio 1957 quando a Lisbona, sconfitta per 3 a 0 col Portogallo, debuttarono Bugatti, Posio e Pesaola dopo i ruggenti anni ‘30 del calcio pioneristico, dove avevano ben figurato Sallustro, Mihalic, Colombari, Vojak e Ferraris. Nell’immediato dopoguerra anche Casari e Amadei approdarono in Nazionale prima della partita in Portogallo di cui sopra. Poi, i favolosi anni ‘60 sui quali ci soffermeremo in questa sede per analizzarne vari aspetti. 

Totonno Juliano e gli altri

Nonostante il campionato italiano offrisse una varietà di mezzali tra le più forti in Europa, da Bulgarelli a Rivera, e un continuo ostracismo per le squadre del sud, il nostro Juliano conquistò la nazionale il 18 giugno 1966 debuttando a Milano (Italia-Austria 1-0) entrando nel secondo tempo al posto di De Paoli che era un centravanti. Come sappiamo, Juliano di Mondiali ne fece tre, Inghilterra, Messico (dove giocò gli ultimi minuti della finalissima col Brasile) e Germania.

Il mitico Totonno Juliano

E proprio nel periodo in cui ‘Totonno’ era tenuto in alta considerazione dai tecnici federali si creò un po’ di ‘simpatia’ tra Napoli e Nazionale. Infatti, a lui si affiancarono altri due pilastri della squadra azzurra, ovvero Zoff e Bianchi. Il primo, dopo una guerra fratricida con Albertosi, si prese la porta (ed i pali!) dell’Italia fino a 40 anni mentre l’altro soffrì la sindrome del Sud Italia. Di mediani forti alla Lobotka, tanto per intenderci (oggi si chiamano ‘registi bassi’), non ce n’erano poi molti in Italia. E Bianchi lo era.

Ma sappiamo come sono cangianti gli umori dei tifosi di Partenope. Novembre 1966 è un mese cruciale per loro, è un mese dove i napoletani si esaltano e seguono la Nazionale come mai in precedenza, orgogliosi della presenza di due giocatori del Napoli, di cui uno ‘verace’, nella squadra titolare. Sarà anche perché Italia-Romania si giocherà al San Paolo, sta di fatto che l’entusiasmo del popolo azzurro diventa contagioso. Succede che Helenio Herrera, CT insieme a Ferruccio Valcareggi, decide che la Grande Inter, per diventare la Nazionale italiana, ha bisogno di due atleti napoletani che giocano agli ordini di Pesaola. Questi due campioni si chiamano Bianchi e Juliano a cui si aggiunge lo juventino De Paoli perché all’Inter mancava un vero centravanti. Boninsegna giocava ancora a Cagliari

Ottavio Bianchi, che a Napoli avrà fortuna soprattutto come allenatore nell’epoca d’oro di Maradona: il primo Scudetto, la Coppa Italia nella stessa stagione 1986-87, e la Coppa UEFA 1988-89, portano la sua firma in panchina

Tra Italia–Unione Sovietica a San Siro del 1 novembre 1966 e Italia-Romania del 26 novembre a Napoli cambierà solo il terzino destro. A Milano gioca Burgnich, a Napoli Landini, sempre dell’Inter. Per il resto la squadra è immutata. Così, in entrambe le gare, una valida per le qualificazioni ed una amichevole, nell’ossatura che recitava, come un rosario, Sarti, Burgnich, Facchetti, Guarneri, Picchi, Domenghini, Mazzola, Corso, a mediano gioca Ottavio Bianchi e a ‘dieci’ (sì, a 10) Juliano.

Dunque è una Inter…nazionale con 8 nerazzurri, 2 napoletani ed uno juventino, De Paoli appunto. Il ‘blocco’, in questo caso, è veramente granitico. Le ragioni di questa scelta sono facilmente deducibili. Il mediano di spinta ( che romanticismo, si chiamava proprio così ) nell’Inter è Bedin, 21 anni, considerato troppo giovane ed inesperto per i palcoscenici internazionali. Gli altri esclusi dalla convocazione, titolari nell’Inter, sono entrambi stranieri. Si chiamano Suarez e Jair. Juliano è un giocatore molto diverso dai due ma Herrera gli dà la maglia di regista ed il napoletano non delude. Mazzola, come risaputo, è sempre stato una mezza punta mentre Corso aveva il suo bel fazzoletto di terreno di gioco nel quale faceva le sue magie ed incantesimi.

L’esordio di Nardin

Dopo queste due partite in cui furono schierati contemporaneamente Juliano e Bianchi, l’Italia non mise più in campo due giocatori del Napoli fino a quando cominciò l’era Zoff. Ma, come in tutte le regole (questa si chiama ‘la regola del blocco’), ci sono anche le eccezioni. Infatti, in questa magnifica triade si inserì il pollicino della situazione, tale Stelio Nardin. Terzino destro di grinta, rossiccio di capelli, piaceva molto ad Herrera che, una volta divenuto CT della Nazionale, lo fece giocare a Roma contro il Portogallo il 27 marzo del 1967 approfittando dell’assenza di Burgnich.

Stelio Nardin con la maglia del Napoli

Il difensore del Napoli fece fuori prima Simoes, la pericolosa ala sinistra portoghese e poi la mezzala Coluna. Fu una gara sfortunata per la squadra nazionale perché Riva, schierato col 9, subì un brutto infortunio e dovette uscire per lasciare il posto a Cappellini. Quella di Roma fu una squadra con qualche esperimento in più nel consolidato telaio dell’Inter che vinceva tutto. Infatti Nardin in difesa, Lodetti, Rivera e Bulgarelli a centrocampo e Riva in attacco andarono a completare un team dove la litania era quasi sempre la stessa: Sarti, Facchetti, Guarneri, Picchi, Mazzola, Corso con Domenghini subentrante. Quella volta non ci fu ‘blocco’ e Nardin ricordò quel giorno come il più bel premio ad una carriera da sottovalutato. Anche nel calcio ci vuole fortuna.

 

Testo di Davide Morgera. Professore e scrittore, cultore della storia del calcio e del Napoli. Ha pubblicato quattro libri:

Cronache dal secolo scorso: atti unici nella storia del Napoli (con Urbone Publishing).

Napoli, sfumature d’azzurro: beffe e belle partite, vittorie e sconfitte. Tutte le sfide nazionali ed europee dal 1909 ad oggi.

Azzurro Napoli. Iconografia inedita di una passione infinita.

Volevo essere Sergio Clerici. Memorie e storie di calcio.

Le foto del testo e l’immagine di copertina (la Nazionale schierata a Milano contro l’URSS) sono tratte dall’archivio personale di Davide Morgera e utilizzate su autorizzazione dell’autore.