La rivoluzione filosofica del Fluminense di Fernando Diniz

La rivoluzione filosofica del Fluminense di Fernando Diniz

Ottobre 5, 2023 0 Di Alessandro Sanna

In Brasile c’è un uomo che in punta di piedi sta rivoluzionando il calcio con una proposta di gioco che abbandona ogni concezione di spazio e di posizione in campo. Quest’uomo risponde al nome e al cognome di Fernando Diniz. Dopo aver collezionato diciassette esperienze in panchina negli ultimi quindici anni, il tecnico mineiro sta portando avanti la propria filosofia calcistica al Fluminense.

Ma da dove nasce tale processo e in cosa consiste tatticamente?

Il contesto

Dal punto di vista calcistico il Brasile è un Paese che vive di dinamiche proprie. Differenti anche da quelle dei vicini contesti rioplatensi, figuriamoci rispetto a quelli europei. I campionati statali sono solamente uno degli esempi di come l’identità calcistica brasiliana sia radicata nel federalismo e non su una visione territoriale più ampia. Non va infatti dimenticato come il football sia arrivato a Rio de Janeiro e San Paolo nello stesso periodo storico, grazie a Oscar Cox e Charles Miller, ma che si sia poi diffuso, mutando in futebol, in modo totalmente autonomo.

Con la nascita del Campionato Brasileiro di Serie A, quello che oggi tutti conosciamo con il nome di Brasileirão, datata 1971, la stagione calcistica ha praticamente raddoppiato il numero di partite giocate.  La netta suddivisione tra tornei statali e campionato nazionale non riguarda solamente i due periodi dell’anno in cui vengono disputati. Molto spesso, infatti, tra la prima parte dell’anno in cui vanno in scena i campionati statali e la seconda parte in cui si disputano i tornei nazionali, varia anche la gestione tecnica delle squadre. Come ad indicare due stagioni differenti all’interno della medesima.

Se poi aggiungiamo, al già fitto calendario, anche le coppe continentali allora non deve proprio sorprendere l’eccessivo numero di esoneri ai quali erano e sono soggetti gli allenatori dei club. Tale fenomeno ha avuto il suo picco massimo nel 2020 quando gli avvicendamenti in panchina furono ventuno e ben quattro interessarono la stessa società: il Botafogo.

L’elevato numero di partite nell’arco di una stessa stagione non era comunque sufficiente a dare spiegazione a un atteggiamento totalmente lesivo nei confronti della progettualità tecnica di un club e, di conseguenza, della crescita dei calciatori, anche dal punto di vista del valore economico di mercato degli stessi. Per ovviare al problema, a partire dalla stagione 2021/2022 e per la sola Serie A, la Confederazione Brasiliana di Calcio (CBF) fissò a uno il numero di esoneri possibile nell’arco del campionato. Si trattava però di una norma facile da aggirare (bastava pagare una buona uscita e rescindere consensualmente) che durò ben poco. 

La fiosofia di Fernando Diniz

Nel contesto appena descritto si erge la figura di Fernando Diniz Silva, tecnico del Fluminense dall’aprile del 2022. A testimonianza di quanto scritto sopra, nel precedente anno e mezzo, da gennaio 2021 all’arrivo di Diniz, i cambi sulla panchina del Flu furono quattro.

Ma in cosa differisce il calcio di Diniz e in quali aspetti risiede la rivoluzione?

Nel calcio moderno siamo abituati a osservare i giocatori in campo a partire dal ruolo di ciascuno di essi. A titolo di esempio possiamo prendere il tiki-taka espresso dal Barcellona di Guardiola e dalla nazionale spagnola a partire dal 2008. In entrambi i casi. la volontà di imporre il possesso della palla è comunque un concetto relativo alle posizioni assunte in campo dai vari interpreti. 

L’impronta di Guardiola è infatti da ricercarsi proprio nel tentativo in fase di possesso, e da parte dei calciatori, di assumere le posizioni migliori all’interno del terreno di gioco.

Cosa c’entra tutto ciò con Diniz?

Riavvolgiamo il nastro. Il calcio posizionale è il padre di quel calcio che ha come obiettivo la gestione della partita, inteso come dominio del gioco attraverso il possesso del pallone e la costruzione di nitide occasioni da gol. Tutto ciò ricercando quel bel gioco con cui omaggiare i tifosi. Nel parlare del calcio posizionale potremmo entrare nella rete intricatissima dei dogmi tattici ma non è questo il punto. Per quanto affascinante potrebbe essere il concetto Cruijffiano che, nella ricerca del passaggio perfetto, non più di due giocatori debbano stare lungo la stessa linea orizzontale, si vuole sottolineare l’importanza della palla nel gioco di posizione.

Con Guardiola e soprattutto con Klopp, si è visto che per quanto dominante debba essere una squadra, il concetto alla base è quello del trovarsi pronti a ricevere il pallone, o in alternativa rubarne il possesso, tramite l’occupazione degli spazi (Guardiola) o con la riaggressione veloce e l’immediata ricerca della verticalità (Klopp). In entrambi i casi è il pallone ad andare verso le posizioni e gli spazi.

Ed è qui che entra in gioco l’innovazione apportata dal tecnico del Flu.

Con Diniz accade, infatti, il contrario. Egli impone che siano i giocatori ad occupare le sedi della palla. Nella sua visione calcistica potremmo dire che si ritorna ad un calcio più totale, dove la posizione del singolo giocatore è veramente relativa, molto più fluida. importante. Ciò che assume valore non è saper occupare gli spazi intorno agli avversari, ma occuparli intorno al pallone. 

Un calcio alla tradizione

In una classica manovra del Fluminense, costruendo l’azione dal basso, non è raro trovare anche sei giocatori davanti al portiere. Ad essere Interessanti sono poi gli sviluppi successivi. Può capitare che i giocatori più offensivi occupino una porzione di campo più arretrata da quella che normalmente occuperebbero secondo i comuni schemi di gioco. Ciò va in netta contrapposizione con la tradizione sudamericana. La quale predilige alla tattica collettiva la fantasia dei calciatori.

Diniz ha quindi generato una spaccatura totale con il calcio brasiliano. Ma, allo stesso tempo, non è copia imitativa di quello europeo. Il suo è un calcio in fortissima evoluzione dove il cuore è la palla. La si accompagna in undici. E, in undici, la si difende.

 

Da un’idea di Nicola Del Gaudio.

Testo a cura di Nicola del Gaudio e Alessandro Sanna.

Alessandro Sanna è un insegnante, tifoso del Cagliari ed esperto di calcio sudamericano. Ha scritto per la Rivista Sottoporta. Collabora con Carlo Pizzigoni a “La Fiera del Calcio”. Conduce su Twitch la trasmissione “BoxtoBox”ed è autore del Podcast “Que Viva el Fútbol”. Ha scritto due libri: “Fantasie calcistiche rioplatensi: Storie di fútbol tra fantasia e realtà e ¡Que viva el fútbol!: Storie, aneddoti e cronache delle più accese rivalità sudamericane”.

Immagine di copertina tratta da Wikimedia, di dominio pubblico.