Il ritiro di Eden Hazard: lettera aperta
Ottobre 11, 2023Quando, il 26 novembre 2019, Meunier, in una notte di Champions League tra Real Madrid e Paris Saint Germain, entrò duramente sulla caviglia del suo compatriota Hazard, non avrebbe mai pensato che quel fallo avrebbe segnato il momento del declino della carriera di Eden.
Alla fine di quella partita di Champions, il giornale AS scriveva di lui: “un’altra grande partita. Inizia l’azione del primo gol e fa impazzire Meunier durante tutto il match. È già l’Hazard brillante che il Real Madrid ha acquistato: dribbla e gioca con i compagni. Peccato che sia uscito infortunato”.
L’Hazard della campagna di Russia
E pensare che un anno prima, ai Mondiali di Russia 2018, le reti di Meunier e poi di Hazard erano servite a battere l’Inghilterra nella finale per il terzo e quarto posto.
Il centrocampista dei Blues, oltre a vincere la medaglia di bronzo, fu premiato come il secondo miglior giocatore del torneo, dietro Griezmann.
Quel momento è stato probabilmente il punto più alto della carriera del trequartista, insieme alla vittoria della Europa League a Baku con il suo Chelsea.
Grazie a una sua doppietta e un suo assist per Pedro, i Blues vincono il derby europeo contro l’Arsenal, per 4-1.
Dopo aver sollevato la coppa, alla domanda dei giornalisti sul suo futuro, risponde: “I think it’s a goodbye”. Lo stesso Sarri conferma quanto riferito dal suo numero dieci: “So che vuole andarsene ed è giusto accettare la sua decisione”.
L’approdo al Real Madrid
Due settimane più tardi, il ragazzo di La Louvière viene ceduto al Real Madrid per 100 milioni di euro e presentato al Santiago Bernabéu davanti a 50.000 tifosi con la maglia numero sette, che fino a un anno prima era stata di un’icona per i tifosi merengues come Cristiano Ronaldo.
La maglia è pesante, ma non c’è dubbio che Eden, a 28 anni, abbia le spalle abbastanza larghe per reggere quel peso.
A Madrid trova come allenatore Zidane, che già nel 2010, quando giocava al Lille, aveva detto di lui: “È il fenomeno del futuro, è molto forte tecnicamente e molto rapido. È forte, ma lo sarà ancora di più. Io lo porterei al Real Madrid ad occhi chiusi”.
Del resto, è in Francia che Eden diventa grande. A 14 anni lascia il Tubize, attraversa il confine e arriva al Lille. Alla famiglia Hazard erano arrivate varie offerte, ma preferivano che il figlio si trasferisse nel nord della Francia, a solo un’ora di macchina di distanza.
Si reca alla scuola pubblica Lavoisier, ma vi rimane solamente un anno, il tempo di vincere l’unico torneo nazionale di calcio della scuola. L’anno successivo entra nella residenza sportiva del LOSC, e nel 2008 viene promosso in prima squadra. È nella stagione 2010-11, con Rudi Garcia in panchina e insieme a Rami, Mavuba, Cabaye, Gervinho e Sow, che trascina il Lille alla vittoria del loro terzo scudetto, e viene premiato come miglior giocatore del campionato.
Se in Francia è diventato grande, a Londra è diventato una leggenda e uno dei migliori giocatori del mondo. A Stamford Bridge ha ricevuto il maggior affetto dai suoi tifosi, amore meritato e ricambiato grazie alle due Premier League (2014-15, 2016-17), una FA Cup (2017-18), una Coppa di Lega (2014-15) e due Europa League (Amsterdam contro il Benfica e ovviamente Baku).
Dopo sette stagioni, Hazard inizia a non vedere più il Chelsea come un paradiso. Forse inizia a pensare…“if the sky is Blues, the Eden is Merengues”.
Il triste finale di carriera e il ritiro di Hazard
Ma si dimentica dell'”Hazard”, perché davanti ad ogni cambiamento c’è sempre un rischio. A Madrid non riuscirà mai a toccare il paradiso come a Londra, nonostante i tanti trofei, dalla Liga alla Champions, che aggiunge in bacheca senza mai essere protagonista. A poco a poco, la voglia di tornare a giocare e divertirsi con il calcio, sbiadisce come un vecchio murales esposto alle intemperie.
Il 10 ottobre 2023, quattro anni dopo l’infortunio causato dall’intervento di Meunier, l’ex numero sette del Real Madrid ha deciso di lasciare il calcio.
Lettera aperta a Eden Hazard
Probabilmente la maglia numero sette non era quella che faceva per te, ed è per questo che hai scelto il 10 del 10, come il giorno dell’addio, come il numero di maglia con cui ti sei divertito a giocare a calcio, con cui ti sei sentito un Dio nel paradiso del pallone.
Forse nell’unico anno alla scuola in Francia avrai imparato che il chimico da cui prendeva nome il tuo istituto, scrisse il teorema che stabiliva: “nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”. La prima parte con te non si può dire vera perché tu hai creato il calcio. La seconda parte non si può negare, perché quello che hai fatto non verrà mai dimenticato, rimarrà sempre nella memoria di noi amanti del calcio e si potrà trasformare in nostalgia. Ma non verrà mai distrutto.
Testo di Philip Supertramp, redattore per F&L e autore della pagina Facebook Il Signore della Liga.
Immagine di copertina tratta da Wikimedia Commons.