
Carlo Sartori: una vita fra Manchester e Italia
Ottobre 17, 2023Si parla tanto nell’odierno calcio del mondo globalizzato di oriundi e assimilati. La polemica in Italia riguarda soprattutto i giovani che giocano da under per la nazionale del Paese in cui sono nati, per poi scegliere quella di origine dei genitori o dei nonni (o viceversa); oppure i mal di pancia di qualcuno che vede i propri beniamini superati da una selezione dove “non c’é un nativo” (anche se poi sono tutti piú o meno nati e/o cresciuti lí); o ancora una legge assurda che in questo Paese non concede automaticamente il passaporto sportivo ad un ragazzo nato in Italia da genitori stranieri. E ancora, il possibile impoverimento dell’accessibilità ai nostri vivai per i calciatori italiani.
Quest’ultimo punto, almeno, non rappresenta una novità rispetto a passato, anzi é una doverosa premessa per raccontare la storia di questo personaggio che si divide tra Inghilterra e Italia: Carlo Sartori.
Dopo la Corea
La prendo larga. Sono le cinque del pomeriggio di un giorno d’estate del 1966. Allo stadio della cittadina di Middlesbrough ci sono undici Nordcoreani che saltano e si abbracciano assieme al pubblico di una città operaia che in loro, nei “piccoli” si é subito identificata. Mentre dall’altra parte ci sono gli italiani sconfitti che magari condividono l’amarezza con qualche emigrante che, domani gli inglesi avranno un motivo in piú per canzonare chiamandolo “Dago”, “Maccaroni” e via declinando. Il piú scuro di tutti é Edmondo Fabbri, tecnico faentino che sarà indicato come il maggior responsabile della sconfitta coi “Ridolini” asiatici (in realtà termine coniato dal suo vice Valcareggi…che ne prenderà il posto!) e verrà inevitabilmente esonerato.
Oltre all’esonero di “Mondino” la FIGC prende un’altra decisione drastica: frontiere chiuse e divieto per le squadre italiane di tesserare non solo giocatori non in possesso del Passaporto Italiano ma nemmeno -dicitura esatta – “Provenienti da altra Federazione”. Basta insomma con tutti questi argentini, brasiliani e uruguagi vari che pretendono di vestire d’Azzurro solo perché un giorno un nonno si imbarcó su di un piroscafo per cercare fortuna.
Quel giorno poco piú a Nord, piú precisamente a Collyhurst, sobborgo della “Greater Manchester”, nella bottega di arrotino di Mister Sartori, mentre la radio sentenzia “And the referee whistles three times, the winner is North Korea!” Dopo l’immancabile bestemmia che nel Triveneto é usata come intercalare é partito un “Fab(b)ri, va in mona ti e cueo che ti gha meso!”.
Sartori Senior vive lì da quasi vent’anni, vi si é trasferito dal Trentino, Caderzone, tra i boschi della Val Rendana ed ha messo su bottega. Ha tre figli maschi mentre la bambina (gemella di Carlo), purtroppo é morta poco dopo la nascita.
Abbiamo accenato a Carlo, classe ’48, che sogna di fare il calciatore emulando il suo idolo Dennis Law, ex torinista in forza al Manchester United (mentre i fratelli tifano City!) e che a otto anni nella squadra della scuola é il piú bravo di tutti. “Un giorno – ricorda – mi chiama mia madre, c’é un signore a casa nostra per l’ora del the. Mi dicono di andare con lui, prendiamo l’autobus e mi porta al campo di allenamento dei Red Devils. C’erano tutti, anche Dennis. Iniziavo così il mio percorso giovanile con lo United”.
L’adolescente Carlo si divide tra Old Trafford e la Sartori Sharpening Services. Le giovanili, la Squadra B e poi Busby lo fa esordire in First Division nel 1968. É lo United di Bobby Charlton e George Best, (“il migliore di tutti ed un ragazzo d’oro. Non ha mai fatto male a nessuno se non a se stesso. Bobby invece era introverso, parlava poco”) e in quella squadra Carlo Sartori gioca una decina di partite come ala destra. Qualcuno lo vede addirittura al posto del suo idolo Law.
È anche il primo non britannico a vestire di Rosso (nonostante viva li da quando era in tenera età, avete presente le prime righe di questo pezzo?) anche se per via i capelli ramati ricorda forse piú un Irlandese che un Trentino.
Gli esordi di Carlo Sartori col Manchester United e il passaggio in Italia
Il 16 ottobre c’è il ritorno della finale di Coppa Intercontinentale: Manchester United-Estudiantes, una battaglia in tutti i sensi. Best perde le staffe e molla un diretto ad un “Pincharratas” e a poco servono le parole di Sartori che spiega in italiano a Lo Bello che il talento di Belfast è stato provocato. Esordisce anche in Coppa Campioni. Suo il gol decisivo contro l’Anderlecht e sempre nello stesso anno segna in campionato, su invito di Bobby Charlton, al portiere della Nazionale Gordon Banks.
Continua a vivere la sua favola senza mai prendere il Passaporto Britannico. “Sono italiano di origine e mentalità e poi ai miei compagni non interessa. E faccio il tifo per lo United, dove gioco”.
Poi peró succede qualcosa. Busby passa la mano e con Wilf MacGuinness dopo un buon inizio il nostro finisce un po’ nel dimenticatoio. Lo vorrebbero un po’ di squadre inglesi ma lui nel Regno Unito non vuole nessuno che non sia il suo United. E provare in Italia? Ma come fare se per regolamento non può essere tesserato da una squadra italiana perché proviene da federazione straniera? Ci mette lo zampino Gigi Peronace, manager calabrese che vive da tempo in Inghilterra. Curiosamente quello che aveva portato Dennis Law in Italia.
Com’é come non é la Federazione chiude un occhio ed emana una norma che esclude dal divieto i giocatori nati in Italia che giocano all’estero. A dicembre quando il campionato inglese è sospeso il giocatore viene portato in Italia e si allena per settimane col Bologna. E gioca quasi clandestinamente due amichevoli: Bologna-Forlì 5-0 e un incredibile 3-1 con cui i rossoblù battono la nazionale svedese. Ha peró ha anche un altro obbligo: se sei italiano devi sottoporti all’obbligo di leva. “Ero alla Compagnia Atleti di Roma dove giocavamo spesdo contro squadre minori. Poi tornavo a Bologna”. Ed é selezionabile per la Nazionale Militare.
Ci sono con lui Ivano Bordon, Vavassori, Oriali, Furino, Rampanti e Francesco Graziani. Vanno in Congo per i Mondiali Militari e vince per una rappresentativa nazionale anche se in campionato non puó ancora giocare. Nel frattempo ha esordito con la maglia del Bologna in gare ufficiali (anche se in un torneo non FIFA) giocando due partite del torneo anglo-italiano poi perso in finale coi rivali della Fiorentina: la prima al St. James’ Park contro il Newcastle, la seconda casalinga contro il Blackpool.
Ad Agosto c’é la Coppa Italia e con Sartori in campo Il Bologna batte il Genoa. Debutto in chiaroscuro: “Boh? Ma sarà cosí forte?” si dice e si scrive.
Presto viene fuori l’equivoco: Carlo Sartori non è una seconda punta da affiancare a Savoldi e nemmeno un’ala. E a qualche giornalista scappa: “Come lui in Italia ce ne sono diecimila”.
Ancora due presenze in Coppa Italia (di cui una, da subentrato, nel girone finale vinto) e due in campionato poi Pesaola decide che di Sartori ne ha abbastanza. Il carattere chiuso e poco comunicativo (in questo molto inglese) non lo aiuta di certo. Non sarà in campo nemmeno nella vittoriosa finale di Coppa Italia col Palermo (migliore in campo per i Rossoblú…Gonnella. E non dico altro).
“Qualcosa non andava con i compagni. Ero boicottato. Ho perso fiducia. Ero militare con la famiglia in Inghilterra”.
La nuova dimensione in cadetteria
Prova a ripartire dalla Spal, in serie B ma parlando di lui il pubblico ferrarese mormora: “Maial! El Corr tropp el dribbla tropp, el Sbaja tropp!”
Altro flop, valige pronte e serie inferiore. A Benevento peró trova Pietro Santin, istriano che fa ottime cose nel profondo Sud che lo sposta al centro in posizione di mediano. Splendida stagione che gli vale l’ingaggio da parte del Lecce dell’ex bolognese Mimmo Renna. Quel Lecce sarà la squadra rivelazione della serie B. E anche grazie ai suoi assist, Gaetano Montenegro va in doppia cifra.
In Coppa Italia poi i salentini eliminano il Torino Campione d’Italia ed impongono quattro pareggi a Inter e Juve, vincono la Coppa di Serie C – battendo gli inglesi dello Scarborough – anche nota come torneo anglo-italiano per semiprofessionisti.
Sartori ha finalmente trovato la sua dimensione. Gioca di solito numero 7 ma è ormai un jolly a tutto campo perchè imposta, tampona e poi lo ritrovi sotto le due porte. Dappertutto insomma e segna gol importanti.
É il 7 giugno 1979. I salentini non hanno più nulla da chiedere al campionato. Si va a Monza dove al vecchio Scida, tutto esaurito, una città intera aspetta la promozione in serie A. Ci sono bandiere dappertutto, spumante in frigo. Si aspetta solo la partita col Lecce, possibilmente in ciabatte. Sartori guarda i suoi compagni: “Io me la gioco, voi che fate?”. E il Lecce gioca. Il mediano dei Brianzoli Corti soffre terribilmente il nostro e viene cacciato per doppia ammonizione finché al quarantunesimo gli ospiti vanno in vantaggio condannando il Monza allo spareggio col Pescara che perderanno. Per il grande sogno in Brianza dovranno aspettare altri cinquant’anni.
Lo storico gol di Gytkjaer alla Juventus: primo sorriso Monza
L’anno dopo Sartori finirà a Rimini, in C, dove vincerà l’unico campionato della sua carriera con la fascia di capitano ricoprendo i ruoli piú disparati. Ad agosto batte anche il Milan in amichevole.
Gli anni avanzano, gioca meno e nonostante i quattro punti su quattro presi alla Lazio il Rimini torna in C per differenza reti. C’é ancora il tempo per il passo d’addio nella sua Trento con cui in precampionato batte 3-0 la Roma di Liedholm. “C’era ancora Di Bartolomei, contro cui giocai al mio esordio in serie A”.
Cosa fa Carlo Sartori dopo il calcio?
Nell’ultima sua stagione prende il patentino di allenatore per restare nel giro, ma nel 1983 viene a mancare uno dei suoi fratelli, mentre l’altro era a Liverpool per mandare avanti l’attività paterna da arrotino ed aveva bisogno di aiuto. Torna quindi a Manchester dove quando puó va ancora a vedere il suo United, e ogni tanto partecipa volentieri alle rimpatriate delle vecchie glorie.
Testo di Simone Rinaldi. Tifoso del Bologna e della Virtus, Simone vive lo sport a 360 gradi. Pubblica quotidianamente contenuti sui suoi gruppi “Calcio Caraibi” (con Davide Tuniz) e “Sportsaround” (con Luca Sisto). Per passione scrive su Football&Life.
Immagine di copertina tratta da Pinterest.