Salvatore Garritano, l’antidivo

Salvatore Garritano, l’antidivo

Ottobre 21, 2023 0 Di Alfonso Esposito

Al giorno d’oggi è impresa tutt’altro che ardua confezionare in brevissimo tempo un mito o, almeno, un divo, basta un video ‘virale’ sui social e il gioco è fatto. Anche l’epica classica, a volte, inganna. Un po’ tutti, volenti o nolenti, abbiamo studiato le imprese di eroi illustri e, forse, proprio perché ci hanno propinato sempre la solita minestra, li abbiamo avuti anche un po’ in antipatia. Penso a quelli come Achille, che praticamente non perdeva mai e faceva strage di nemici, salvo morire alla fine per un solo colpo di freccia al tallone. Eppure, la pensata geniale di cogliere di sorpresa i Troiani col gigantesco cavallo di legno, imbottito di Greci, si deve ad Ulisse, per secolo tramandatoci come un ingannatore, tanto che perfino il sommo Dante, con la Divina commedia, lo precipita nell’ottavo girone dell’inferno, quello dei fraudolenti. Insomma, bisogna stare in guardia contro le facili mitizzazioni.

L’eroe inatteso dello Scudetto del Toro

Mi viene in mente il Torino dello scudetto ’75-’76: tutti a ricordare le valanghe di reti messe a segno dai ‘gemelli del gol’, Graziani e Pulici – ben 36 reti su 49 in totale, di cui 21 firmate da ‘Puliciclone’ e 15 da Ciccio – o i riflessi felini di ‘giaguaro’ Castellini, la lucida regia difensiva di Vittorio Caporale, ribattezzato ‘Caporalbauer’ in omaggio al ‘Kaiser Franz’ Beckenbauer, e le geometrie in mediana di Eraldone Pecci, per non parlare degli estri di classe pura di Claudio Sala, ‘il poeta del gol’, che devastava le difese avversarie con finte e cross. Gli eroi acclamati, insomma, sono sempre stati loro. Eppure…

… eppure, se si ha cura di rivisitare la cronistoria di quel campionato, ci si rende conto che la spinta decisiva verso lo scudetto non l’hanno assicurata solo loro. Anzi, a voler essere pignoli, è stata una ‘riserva’ a lanciare i granata verso il tricolore. Infatti, alla ventitreesima giornata il Toro era solo secondo, ad un’incollatura dai ‘detestati’ cugini della Juve. Vero è che gli uomini di Gigi Radice si erano appena aggiudicati il derby… per due volte, perché, dopo averlo vinto per 2-1 sul campo, si erano visti assegnare la vittoria per 2-0 a tavolino dopoché un petardo aveva messo fuori gioco Castellini (poi sostituito da Cazzaniga) al rientro negli spogliatoi dopo i primi 45’ di gioco. Ma è altrettanto vero che i torinisti restavano dietro i bianconeri, detentori in carica del titolo.

Salvatore Garritano e la firma sul momento decisivo del campionato

Nel turno successivo la ‘vecchia signora’ deve rendere visita all’Inter, mentre i granata ospitano il Milan, quindi è sull’asse del doppio incrocio Torino-Milano che si decidono le sorti del campionato. E il minuto ‘fatale’ è l’80’: a San Siro Mario Bertini trafigge Dino Zoff e decreta la sconfitta juventina, mentre in contemporanea, al ‘Comunale’, il Toro, in vantaggio per 1-0 con gol di Graziani, mette al sicuro il risultato con una rete da manuale di Salvatore Garritano.

Chi era l’uomo del match? Messosi in luce l’anno precedente nella Ternana di Enzo Riccomini e nonostante una retrocessione, Garritano suscita tutta l’attenzione della dirigenza granata, che lo ingaggia per l’oneroso compito di fungere da alternativa nientemeno che per i ‘gemelli’ Graziani e Pulici. Inoltre, Salvatore si era già guadagnato la maglia azzurra dell’Under 23 nazionale, mettendo a segno la rete del momentaneo 2-2 in una trasferta in Olanda, poi persa di misura (2-3) nel novembre del 1974.

Come anticipato, il destino si compie su entrambi i campi all’80’. Su quello del ‘Comunale’ quando il terzino sinistro Salvadori, defilatosi però sul centro-destra della trequarti, effettua un lungo spiovente in area proprio per Garritano, che circa un quarto d’ora prima era subentrato a Pulici: Salvatore, anche se marcato, non ci pensa su due volte e, in piena corsa, con un magnifico sinistro al volo incrocia sul palo lontano, mettendo fuori causa un altro mito del calcio italiano, Ricky Albertosi.

Una rete che non riscatta Garritano dal ruolo di comprimario

È grazie al suo gol che il Torino resiste anche al dimezzamento delle distanze da parte dei rossoneri, con Calloni – sì, proprio lo ‘sciagurato Egidio’ esecrato dal ‘vate’ Gianni Brera – su rigore al 90’. Ed è soprattutto grazie a lui che i granata sorpassano i bianconeri, issandosi solitari in vetta con un punto di vantaggio (36 contro i 35 dei rivali stracittadini). Un primato che non avrebbero più perso fino al termine, quando con due lunghezze di distacco (45 contro 43) avrebbero definitivamente scucito dal petto degli eterni rivali lo scudetto.

S’illude, però, chi pensa che tanto basti per riscattare Garritano dal ruolo di comprimario e renderlo ‘uomo del destino’: infatti, sotto la Mole Salvatore resterà per altre due stagioni, racimolando tuttavia appena 15 presenze, con una sola rete all’attivo. In seguito, vestirà le casacche di Atalanta, Bologna, Sampdoria e Pistoiese, prima di girovagare nelle serie inferiori e scolorire nel ricordo degli appassionati calciofili. Ma, forse, è proprio il fatto di non essere diventato uno dei tanti miti o divi che popolano la tradizione calcistica a rendere significativa la storia di Salvatore, emblema di quel football che, per essere amato, non ha bisogno a tutti i costi degli eroi consacrati e osannati da tutti. 

 

Testo di: Alfonso Esposito. Avvocato, docente di Diritto Penale alla scuola di specializzazione dell’Università Federico II di Napoli, ha appena pubblicato con la Urbone “LEGGENDAJAX: storia e storie di una svolta epocale”.

Di attaccanti che hanno fatto la storia azzurra ha scritto in “Napoli: segnare il tempo”.

A questo link trovate il suo libro “Il Mito che Insegna”, sul Napoli di Vinicio, edito sempre da Urbone Publishing, per la quale ha pubblicato anche “Alla Riscoperta dell’Est”.

Immagine di copertina tratta da Pinterest.