L’anno dell’unicorno

L’anno dell’unicorno

Ottobre 24, 2023 0 Di Luca Sisto

Per definire sportivamente un unicorno, è necessario partire dall’ipotesi di esistenza di un essere mitologico.
Applicando quest’idea irreale agli atleti moderni, ci viene restituita la sensazione di qualcosa di unico, un prototipo di sportivo mai visto prima.
Gli americani, si sa, tendono ad esagerare. Eppure, ragionando per iperboli, da “GOAT” a “Unicorn”, riescono ogni volta ad ottenere l’effetto contrario: se troppi giocatori cominciano ad essere, nelle opinioni, “i più grandi di tutti i tempi” (GOAT è acronimo di greatest of all time) o degli unicorni (generalmente atleti molto alti e dotati tecnicamente di tiro da qualunque distanza e movimenti fluidi da guardia), l’unicità non esiste più.

Victor Wembanyama: il nuovo prototipo di unicorno nella NBA

Mentre la narrativa da show a tutti i costi dello sport americano, della ricerca di quell’effetto “wow”, per dare senso alle 82 partite di stagione regolare, prima di arrivare al vero gioco che è quello dei playoff, si dipanava senza troppe emozioni, fra un cinquantello e l’altro, in Francia cresceva un ragazzo filiforme, dal cognome di origine congolese e dalla famiglia di atleti tutti più alti del metro e novantacinque, mamma inclusa.

Victor Wembanyama fin dalla tenera età di 15 anni aveva avvisato tutti al di qua e al di là dell’Oceano, fino a raggiungere e superare i due metri e venti d’altezza.
Le sue partite nei Metropolitans 92 in Francia sono state trasmesse in mondivisione, in Italia in chiaro sull’app della NBA.

Tutti hanno potuto osservare, più o meno da vicino, un giocatore che non sembra reale, ma uscito da un videogioco. Chiunque ha potuto crearsi una sua neppure tanto richiesta opinione. Riuscirà ad imporsi nella NBA, così magro? Che rapporto avrà con gli infortuni? E soprattutto, in che squadra giocherà?

David Robinson. Tim Duncan. Vi dicono qualcosa? Decisamente sì: sono stati le due prime scelte degli Spurs, fra le più importanti nella storia del draft NBA. E la pallina magica, con l’affetto di Coach Pop, del connazionale Tony Parker, di Manu e dello stesso Tim, non poteva che finire nelle mani di San Antonio.
Un atleta unico, un vero unicorno. I più grandi giocatori della lega hanno apertamente affermato di essere entusiasti di potersi confrontare con un “Kevin Durant ancora più alto”. Il più grande prospetto della storia, un atleta capace di oscurare persino l’hype di cui godeva il Prescelto, LeBron James, ai tempi.

Un giocatore che sembra “il tipo di atleta che viene creato a NBA2K per spazzare via tutti, 2.20 capace di tirare da tre, stoppare qualunque giocata avversaria, difendere cinque ruoli”.
Ed è vero. Reale. Fra poco, nella NBA, potranno toccarlo con mano.
I più piccoletti faranno a gara per schiacciargli in testa. Chiunque vorrà prendersi il suo scalpo. Un po’ come accadeva con Yao Ming. Ma il fenomeno cinese non aveva la mobilità di Wembanyama. Non aveva i suoi piedi lontano da canestro, e neppure il range di tiro.

Ciò che diventerà il francese dipenderà molto dalla sua stabilità fisica e dalla squadra che gli Spurs sapranno costruirgli attorno. Ma ciò che già ad oggi fa la differenza, sono gli spaventosi margini di miglioramento di un atleta che, in questo momento, entra nella NBA come uno dei migliori 25 giocatori del Pianeta.
Senza aver ancora giocato un minuto ufficiale su un parquet NBA. Ma al termine di una preseason in cui ha mostrato già a tutti di cosa sia capace, e dopo una stagione da MVP in Francia, nella quale i suoi si sono arresi solo al Monaco in finale playoff.

The sky is the limit per un ragazzo classe 2004, che compirà 20 anni il prossimo 4 gennaio. Come lui stesso ha affermato: “il mio sogno è battere Team USA in una finale Olimpica”. Vi sembra poco?

Jude Bellingham è l’unicorno del calcio moderno

L’avevamo lasciato in lacrime, fra gli applausi del mitico Muro Giallo di Dortmund, dopo che, in sua assenza, il Borussia si era lasciato sfuggire dalle mani un titolo che sembrava già vinto. Incapace di battere il Mainz all’ultima giornata di Bundesliga, il club giallonero della Ruhr era stato superato sul filo di lana dal Bayern Monaco, campione di Germania per l’undicesima volta di fila, la numero 33 in totale.

Proprio i tedeschi avevano prelevato il centrocampista inglese dal Birmingham City nel 2020, appena diciassettenne. Una sola stagione da professionista era stata sufficiente per attrarre su di sé le sirene di mezza Europa. In tre stagioni al Borussia Dortmund, Jude Bellingham ha mostrato il suo immenso potenziale, guadagnandosi la nazionale inglese e le attenzioni del Real Madrid.

Alla corte di Carlo Ancelotti, che per lui ha fatto spendere 100 milioni cash, Bellingham si è trasformato tatticamente da mezzala, centrocampista box to box, in calciatore totale

Inserito in una zona ibrida fra il centrocampo e l’attacco, si è caricato il peso dei gol lasciato a terra da Karim Benzema andando a segno già otto volte in nove gare di campionato e due in Champions League.

Considerando che in Bundesliga ha firmato 12 gol in tre anni, è già un bel salto di qualità. L’abbiamo visto di recente, al Maradona contro il Napoli in Champions, e a Wembley contro l’Italia, dominare gli spazi del campo. Bellingham intercetta palloni che non gli appartengono. Come quel passaggio, pigro a dir la verità, di Di Lorenzo con cui innesca il gol di Vinicius per il momentaneo pareggio. Successivamente scappa via ad Anguissa e Lobotka, punta l’area di rigore e, una volta davanti a Ostigaard, gli nasconde il pallone con una giocata di un timing e di una sensibilità eccezionali, e batte Meret per il gol dell’1-2 madridista.

Migliore in campo anche in quella circostanza. Come in praticamente tutte le gare vinte dal Real Madrid in Liga (unica sconfitta, per adesso, nel derby contro i Colchoneros al Wanda Metropolitano).

Bellingham è migliorato tantissimo in pochi mesi a Madrid. Si lascia andare a giocate di fino che sembravano non appartenergli. La sua velocità di gamba, piede e pensiero (ha dichiarato di ispirarsi a Zidane, ma è un calciatore molto diverso se non per posizione in campo), il suo atletismo, la capacità di colpire il pallone indifferentemente di destro, sinistro e di testa. E il suo tempismo negli inserimenti in area e nei ripiegamenti difensivi, lo rendono il vero unicorno del calcio moderno. Difficile dire se vincerà a breve il Pallone d’Oro, che intanto Messi ha conquistato per l’ottava volta. Un record irraggiungibile, forse.

Molto dipenderà dai successi con il suo club. Jude sembra fatto per il Real Madrid, al quale manca forse un vero 9 di caratura mondiale per rimettersi al passo con il City in Europa. Eppure, fra tanti campioni, e di fuoriclasse a centrocampo il Real ne ha parecchi, il classe 2003 inglese emerge in tutta la sua strabordante potenza fisica e tecnica.

Come per Wembanyama nel basket, Bellingham nel calcio sembra non avere limiti. Solo il tempo ci dirà come ciò potrà tradursi in fatto di successi individuali e, soprattutto, di squadra. Nel frattempo, non ci resta che ammirarli.

 

Immagine di copertina tratta da Wikipedia. Particolare da La Dame à la licorne, arazzo fiammingo del XV secolo. Hôtel de Cluny.